Esattamente novantun'anni fa nell'Unione Sovietica nata dalla rivoluzione d'ottobre che vede quest'anno il proprio centenario,cominciò l'ufficiale allontanamento dalla vita politica di Lev Trotsky,giunta all'apice con l'esilio concretizzatosi nel 1929.
Nell'articolo di Infoaut(storia-di-classe )che ricorda questa data quando il rivoluzionario russo venne rimosso dall'incarico ministeriale vi si trova pure un'analisi e molti riferimenti che vanno dalla fallita rivoluzione del 1905 fino alla morte avvenuta per volere di Stalin nel 1940 in Messico.
Ma la pubblicazione di questo post vuole essere contestualizzata alla situazione che vive il comunismo e di conseguenza il socialismo ai nostri giorni in un periodo di forti cambiamenti e di difficoltà a trovare un collante per unire in un unico raggruppamento le forze di sinistra.
Perché sia a carattere locale che nazionale siamo ben distanti dal trovare una linea unica,anche nel resto del mondo come scritto nell'articolo di ieri(presidenziali-francesi-e-marine-le-pen )la corsa all'Eliseo vede la gauche divisa tra quattro candidati col rischio di non arrivare nemmeno ad un eventuale ballottaggio a scapito del centro e dell'estrema destra.
A livello locale(Crema)si è smarrita la bussola ma già da parecchio tempo con divisioni interne sempre più pressanti e senza secondo me una soluzione radicale che doveva essere già decisa anni addietro.
Invece in tutta Italia c'è ancora la solita e autodistruttiva scelta di dividersi in partiti e partitini che mai raggiungeranno una percentuale per poter arrivare in Parlamento con qualsiasi legge elettorale che venga spero al più presto decisa.
Un lungo lamento di vari schieramenti che è già lì da vedere nella storia partendo dalla successione a Lenin quando morì nel 1924 con le varie correnti che portarono non solo alle rotture interne ma a omicidi e imprigionamenti.
La lotta di classe deve essere solo di sinistra perché i vari fascismi perché a differenza dei nomi e dei protagonisti che possono rientrare sotto quello di leghisti,grillini o caccapovndisti,sono più che mai pronti ad approfittarne per togliere linfa vitale alle ideologie di sinistra che a dispetto dei detrattori non sono per niente morte.
6 gennaio L'esilio di Trotsky.
6 gennaio 1925: inizia con la rimozione di Leon Trotsky dall'incarico ministeriale la serie di provvedimenti presi dal governo stalinista nei confronti del politico, che culminerà con il 17 gennaio 1929, quando egli viene esiliato insieme ad alcuni compagni del soviet di Pietrogrado ad Alma Ata. Così inizia la lunga diaspora che condurrà Trotsky fino alla morte in Messico il 20 agosto del 1940 assassinato da un agente stalinista in incognito. La vicenda di Trotsky è dal punto di vista autonomo molto interessante per una serie di aspetti e innanzitutto perché sancisce il fallimento di un certo tipo di socialismo reale e delle sue strutture politiche e sociali. Molti sono gli interessanti spunti che lasciò a chi attraversa in un'ottica marxista i movimenti, ma molti furono anche gli errori di valutazione che pesarono profondamente sia sul destino della rivoluzione russa, sia sui partiti comunisti istituzionali che staccandosi dalla sfera d'orbita sovietica aderirono a questo modo di intendere la lotta di classe. Come sempre sta a noi dare una lettura critica e attualizzata, in rapporto con le dinamiche storico-sociali che attraversiamo di alcune linee di tendenza intuite da Trotsky. Interessanti sono ad esempio gli approfondimenti sulla teoria della Rivoluzione permanente, molto meno le pratiche dell'entrismo nei partiti socialisti.
Trotsky insieme a Lenin leader della rivoluzione russa è stato molto presto visto dai burocrati del socialismo reale, oppressivo e mortificante come un pericolo, un pericolo capace di scatenare le contraddizioni palesi che attraversavano la teoria del "socialismo in un paese solo" e del capitalismo statale di cui era intrisa la ormai tradita rivoluzione bolscevica. Una paura che era lo stesso volto dei padroni dei paesi attraversati dalle lotte operaie e del proletariato.
Dal punto di vista autonomo e antagonista Trotsky ci insegna che una rivoluzione è sempre perfettibile e che le contraddizioni insite allo sfruttamento capitalista non sono conciliabili con il socialismo e con le sue espressioni. Ci insegna anche con i suoi errori che tentare di cambiare dall'interno una forma partito di stampo terzointernazionalista che è a sua volta rappresentazione del potere istituzionale e borghese è impossibile. Anzi anche questa va distrutta e delegittimata.
Presentiamo ora un documento di Danilo Montaldi su Lev Trotsky.
CURVA DISCENDENTE:TROTZKY, TROTZKISMO, TROTZKISTI Negli anni 1926-'28 il movimento operaio internazionale subisce una crisi i cui caratteri si presentano in una forma del tutto nuova. Non è più una crisi legata ad una battaglia perduta e sanguinosamente repressa, quale era stata la Comune di Parigi, non è più il fallimento della rivoluzione come nel 1905 in Russia, esperienze l'una e l'altra che serviranno di base alla ripresa politica del proletariato. Questa volta si tratta di qualche cosa di infinitamente più tragico in quanto è proprio questo stesso patrimonio, l'unico, se si eccettuano le ereditarie catene, che viene saccheggiato e manomesso precisamente da che usurpava in quegli anni la rappresentanza dell'avanguardia nel Paese che per primo aveva ceduto all'assalto vittorioso della Rivoluzione.
Le ragioni dell'arretramento politico degli operai vanno ricercate nell'impossibilità di mantenere il controllo in una situazione che si va sempre più evolvendo, tanto in Russia che nel resto del mondo, a svantaggio della classe nel suo complesso.
L'affermazione dell' "Opposizione di Sinistra" è legata strettamente all'evoluzione della lotta di classe in Russia che si esprime ancora in quegli anni in termini di contrasti ideologici prima di scendere sul terreno della lotta politica aperta fino all'eliminazione fisica di chi non aveva saputo rinunciare, in un modo non formale, alla tradizione e alle lezioni dell'Ottobre 1917. Il nuovo corso dell'economia sovietica, vale a dire il consolidamento della NEP e i primi piani di industrializzazione che in queste condizioni non porteranno ad altro che alla nascita di un capitalismo statale ed allo sfruttamento sempre più vasto del proletariato, induceva gli strati dirigenti della politica russa a forgiare nuove teorie e nuove tattiche che, coerenti con l'impegno della "Difesa dell'URSS", sono in netto contrasto con gli interessi della Rivoluzione mondiale. Di conseguenza i movimenti dissidenti dell'Internazionale si vanno sempre più intensificando. Sotto l'incalzare degli avvenimenti le coscienze individuali, i gruppi d'avanguardia sono costretti a definire la loro condotta, a cercare una loro giustificazione, e con questo stesso a proporre la validità della loro particolare esperienza sul piano più vasto della lotta del proletariato.
Lev Trotzky pur dibattendosi tra le infinite difficoltà che il ritorno alla vita d'esilio gli imponeva di superare, seppe improntare il movimento d'opposizione della sua personalità di vecchio combattente delle lotte sociali.
Da quando il ministro zarista Miljukov lo aveva usato con disprezzo per la prima volta, il termine "trotzkismo" aveva fatto molta strada, ma solo ora si presentava come una tendenza che si andrà sempre più definendo nel senso del movimento operaio. La Rivoluzione, immensa divoratrice di esperienze e di uomini non dovrà tardare molto a sottoporre all'esame delle situazioni la consistenza e la necessità. In questa fase il proletariato si presenta sotto la guida di una direzione che ha ormai smarrito il senso di una lotta di classe e di conseguenza fin dall'inizio è votato a sicura sconfitta.
gli avvenimenti cinesi non sono che il prologo sanguinoso di una lunga serie di disfatte. Lo slancio rivoluzionario delle masse viene soffocato dal mostruoso sviluppo di un capitalismo in crescita, i cui rappresentanti costituiscono la direzione del movimento.
La crisi apertasi nel senso del capitalismo nel 1917 stava per concludersi ancora una volta a svantaggio della classe oppressa: il mondo operaio europeo viveva gli ultimi fremiti operai in Germania dove, strada per strada si sparavano gli ultimi colpi disperati di tre lustri di lotte civili iniziate vittoriosamente a Kronstadt sotto la guida del partito bolscevico. Se la borghesia tedesca aveva represso nel 1919 Spartacus , il cui sangue sigilla i documenti costitutivi della Terza Internazionale, non aveva pertanto saputo li berrai altrettanto facilmente delle intime contraddizioni che tessevano il suo contenuto di classe, anche se in quegli anni stava finalmente generando "l'atteso rimedio" che non tarderà, quando si sfogherà nella violenza del suo terrorismo, ad essere benedetto non solo dagli strati più reazionari della popolazione, ma da tutti coloro che avevano ancora qualche superstizione da salvaguardare nella generale catastrofe dei sedicenti "valori tradizionali". La Germania della disfatta militare ed economico sfogava l'avvilimento in cui si concretizzava la sua vita quotidiana nell'istinto di conservazione, e si vennero a creare la premesse per la distruzione sistematica di tutte le istituzione del proletariato: a questo infatti si riduce la funzione essenziale del fascismo.
Fu l'assalto più brutale e completo nei confronti della classe operaia. Fu Hitler.
Di fronte ad una socialdemocrazia che si vedeva derubare del suo capitale eletto - la media borghesia -, e che non solo sui era già infinite volte rivelata incapace di guidare il proletariato nella lotta ma che sperava in una "pacificazione del popolo tedesco" puntando tutto su questa parola d'ordine lanciata alla sua giusta ora da quegli strati dell'opinione pubblica che si nutrono al contrario delle profonde divisioni sociali come un ultimo tranello nel momento in cui lo scontro si stava preparando più sanguinoso, lo stalinismo trova il bel tempo di forgiare la teoria del "socialfascismo", il più aberrante bubbone cresciuto sulla ideologia marxista.
"Il fascismo è l'organizzazione di lotta della borghesia che si appoggia sull'aiuto attivo della socialdemocrazia. La socialdemocrazia è oggettivamente l'ala moderata del fascismo" aveva detto l'antidialettico Stalin aggiungendo che " il fascismo e la socialdemocrazia non sono nemici, ma gemelli". Thälmann, allievo di tale maestro, ne applicò gli insegnamenti al punto che ripudiava la massa industriale tedesca, che dal tempo delle prime lotte sociali aveva sempre costituito la speranza del marxismo, e che come entità fisica rimaneva perlopiù inquadrata nei sindacati riformisti, creò a parte un sindacato di disoccupati che come tutti sanno non potranno mai costituire l'avanguardia del proletariato poiché nelle condizioni in cui si trovano sono assai vicini sentimentalmente alla classe avversa di cui subiscono più direttamente l'assalto.
La tattica disastrosa dell'Internazionale ha a sua scusante il fatto che gli interessi proletari e il proletariato stesso diventavano sempre più estranei alla politica dei dirigenti burocrati, i quali, date le nuove strutture economiche che si andavano a creare in Russia, erano costretti a portare altrove la lotta, ai fini della loro stabile affermazione. Le contraddizioni tattiche dell'Internazionale provengono tutte da questa origine.
Non vogliamo tornare a ripetere la storia ben nota dei fatti tedeschi dal 1928 al 1932, ma vedere unicamente in che modo il trotzkismo non seppe opporsi allo smarrimento in cui caddero i militanti e la classe e richiamare gli uni e l'altra ai loro compiti essenziali nei quali si raccoglie il senso stesso della loro esistenza fisica. Abbiamo detto "trotzkismo" appositamente perché sarà proprio in questa situazione che, sotto i colpi di maglio della lotta di classe, si andrà forgiando il movimento che diverrà la Quarta Internazionale. Ed è proprio qui che subisce la prova generale che ormai lunghi anni di vita gli impongono. Una prova fallita
Il Partito Comunista Tedesco non aveva saputo cogliere il momento di contraddizione, di divisione nel campo della borghesia, non aveva saputo metterlo a frutto al fine di mobilitare il proletariato, tutto il proletariato e lanciarlo alla conquista del potere.
Ben presto questa occasione mancata tornerà a totale vantaggio della borghesia che saprà riunirsi in vista della vittoria, eliminando dalla vita nazionale quelle forze che, se l'avevano rappresentata fino a ieri, sono oggi superate dai tempi. Così come ieri in Italia la socialdemocrazia viene messa in condizioni del tutto nuove e deve difendersi: deve abbandonare il terreno delle lotte parlamentari sotto la pressione della reazione incombente, ed è costretta a dover subire giorno dopo giorno l'offesa di chi non riconosce più diritti agli avversari politici.
Non era buona ragione per sollecitare un fronte unico con quei partiti che se non erano stati la causa principale della nascita del fascismo, pure non avevano nemmeno tentato di opporglisi nettamente come la situazione richiedeva.
Invece Trozky seguirà proprio questa sfida rifacendosi a quanto era accaduto in Russia nell'agosto 1917 al tempo di Kornilov, contro il quale Lenin sostenne un fronte dei partiti socialisti. Precedente che non era possibile riesumare per varie ragioni. Al giornale dei comunisti di sinistra "Rote Kämpfer" il quale ricordava che Kornilov rappresentava forze completamente diverse da quelle che si fanno sostenitrici di Hitler, Trozky non sa rispondere altro che con l'ironia. E sfoggiando la sua arte di polemista continua a sostenere una tesi che se rappresenta un tentativo di di comprendere le situazioni secondo un "metodo", che era stato ripudiato dai teorici dello stalinismo, non riuscirà meno dannoso, appunto perché il marxismo è usato come metodo e non dialetticamente, ai fini della questione maggiore che era messa in gioco: la Rivoluzione.
Vero è che Hitler giunto al potere eliminò ben presto il "kornovilismo tedesco" delle associazioni dei generali monarchici, che anch'esso era "rimasto indietro" con i tempi, e quindi era nocivo alla politica del nazismo. E non fu una eliminazione pacifica. Naturalmente Trozky non giunse mai a sostenere una identità di scopi nell'azione comune del fronte unico. Ma "marciare separati e battere insieme" significa rimanere sonni al momento opportuno. Bisognava dunque premunirsi nei confronti di questo pericolo, dato che la funzione della socialdemocrazia nell'azipne diretta si esaurisce ben presto: l'esperienza italiana insegni. Di fronte al fascismo che ha preventivamente battuto la socialdemocrazia sullo suo stesso terreno soffiandole la piccola borghesia per rilanciarla arrabbiata e delusa contro le organizzazioni del proletariato, massa di manovra ispirata dai grandi affari, solo il partito di classe aveva dimostrato di saper portare la lotta per l'emancipazione dei lavoratori fino alle sue naturali conseguenze. Dopo il fallimento del fronte unico in Germania nell'aprile del 1922 alla conferenza di Berlino, fallimento che fu sancito dalla "Pravda", e dopo l'insegnamento della lotta in Italia, non era necessario rifare a ritroso le esperienze già scontate, ma passare, nella misura in cui era possibile, al riarmo della classe e all'offensiva sul fronte borghese. Il Partito Comunista d'Italia era stato il primo a dover subire l'attacco fascista, era stato il primo a dover tentare il fronte unico con quelle forze "socialiste" che a un certo momento firmeranno con il patto di pacificazione il proprio suicidio, ma è rimasto anche il solo ad esprimere nelle Tesi di Roma l'insegnamento che aveva saputo trarre dalla amara situazione oggettiva. Se per il Partito Comunista d'Italia il fronte unico comportava soprattutto azione comune di tutte le categorie organizzate nei sindacati, non significa che nella formulazione delle tesi che sostenevano questa posizione vi fosse un particolare "vizio" sindacalista, ma che era stato impossibile raggiungere le premesse per il fronte unico sul terreno politico con quelle forze dalle quali il giovane partito si era salvato a tempo. Ora, l'avanguardia militante si riprometteva, secondo l'insegnamento di Lenin, di saper trasformare la lotta sindacale in lotta politica che ne è in fondo il suo naturale sviluppo. Staccatosi dal "glorioso" Partito socializza proprio nel 1921 mentre la battagli si andava facendo sempre più dubbiosa ("l'unità sta nella scissione", aveva proclamato il vecchio Maffi a chi col ricatto dell'unità del partito voleva evitare che si concretizzasse lo slancio del proletariato rivoluzionario) il Partito comunista non poteva, così come suggeriva Zinov'ev, solidarizzarsi con la compromessa socialdemocrazia: ascrivere il valore dell'atteggiamento scelto in nome di qualcosa che non fosse la Dittatura del proletariato significava arretrare e convalidare la sconfitta sul terreno ideologico prima, su quello pratico di conseguenza. . Dopo Lenin, l'organizzazione del marxismo non può dividere la sua strada con nessuno, questa era stata la lezione che il proletariato italiano aveva creduto trarre dall'Ottobre russo dove la Rivoluzione si era compiuta nonostante i partiti socialisti. Naturalmente si passò oltre le evidenze. Nessuno volle esaminare oggettivamente quella situazione: si parlò ancora una volta di "ultrasinistrismo" e di "malattia infantile". Ai metallurgici di Torino precipitati negli altoforni, ai contadini della Valle Padana uccisi nei luoghi stessi del loro lavoro, si aggiungeranno ora anche gli operai martirizzati di Essen e di Amburgo. L'avanguardia proletaria del Partito Comunista Tedesco dovrà arretrare colpo per colpo mentre il "fronte" dei disoccupati nel quale la politica dei dirigenti ha voluto isolarla, si sfascerà con la stessa inerzia con la quale si era formato. Solo qua e là gruppo di rivoluzionari raccolti attorno a qualche giornale sanno mettere a frutto queste esperienze negative per la futura nascita del movimento del lavoro.
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