domenica 29 gennaio 2017

CHI LA FA L'ASPETTI


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Bene,a distanza di sette anni dalla morte di Stefano Cucchi c'è ancora qualcuno che si sorprende e che sostiene ancora gli aguzzini che lo portarono alla sua dipartita e che ancora parano il culo agli assassini del giovane romano(madn ci-sara-la-verita? ).
Dai ministri di allora ai medici,agli sbirri ai carcerieri,la vicenda legata alla sua morte ancora è ben lontana dall'avere una parola fine e soprattutto avere una giustizia nonostante le ultime notizie di pochi giorni addietro che vogliono il caso Cucchi ancora aperto.
L'articolo di Infoaut(www.infoaut.org )parla delle"vicissitudini"ultime capitate ad uno dei responsabili principali della via crucis capitata a Stefano,il carabiniere Roberto Mandolini che tanto si vantava dell'arresto e della fine di un ragazzo,indagato assieme ad altri quattro colleghi per omicidio preterintenzionale cui negli ultimi giorni ha ricevuto dispetti che non sono nemmeno una piccola parte di quello che gli spetterebbe.

Furto e danni nell'abitazione di uno dei carabinieri coinvolti nel caso Cucchi.

E’ notizia di ieri che l’abitazione di Roberto Mandolini, comandante dei carabinieri coinvolto nel caso Cucchi, è stata danneggiata e derubata.
Il nome di Mandolini figura tra quelli dei 5 carabinieri coinvolti nell’inchiesta bis sull’omicidio di Stefano Cucchi, per la quale la Procura romana ha recentemente chiuso le indagini accusando formalmente 3 di loro per omicidio preterintenzionale. Mandolini è accusato di falso e calunnia per aver falsato i verbali, prima, e aver mentito ai pm della prima inchiesta dopo, il tutto per coprire il pestaggio perpetrato dai tre colleghi dell’arma.
A quanto si apprende dai giornali, nei giorni scorsi il comandante avrebbe ricevuto presso il proprio commando alcune buste contenenti carta igienica sporca, mentre è di giovedì sera l’irruzione in casa sua.
All’episodio è seguita la prevedibile sequela di messaggi di condanna del fatto e di solidarietà al carabiniere. Fa sorridere (amaramente) che - dopo 7 anni durante i quali l’instancabile battaglia per la verità portata avanti da Ilaria Cucchi si è continuamente scontrata con insulti, diffamazioni, umiliazioni, muri di menzogne e sentenze farsa - ora qualcuno parli di “campagna d’odio” scatenata contro i carabinieri dopo la decisione della Procura dello scorso 17 gennaio.
Tra i primi a sperticarsi in parole di solidarietà al carabiniere, ad esempio, c’è stato Giovanardi, quello che di fronte a una foto di Federico Aldrovandi ammazzato di botte dichiarò che quello sotto la testa di Aldro non era sangue bensì “un cuscino”, difendendo a spada tratta i suoi assassini.
E lo stesso Mandolini ha sempre respinto qualsiasi responsabilità sua e dei colleghi nella morte di Cucchi e a gennaio del 2016 aveva commentato sotto un post della sorella Ilaria scrivendo: “I carabinieri hanno fatto il loro dovere, arrestarono un grande spacciatore”. Alla sua posizione rispetto al caso Cucchi ha sempre dato grande visibilità pubblica anche sui social network e negli ultimi giorni figura tra i sostenitori della pagina “Io non li condanno”, nata per difendere e sostenere proprio lui e gli altri carabinieri coinvolti nel caso Cucchi, già chiusa una volta da Facebook e sponsorizzata – tra gli altri – dal sindacato di polizia Coisp (sì, quelli che manifestarono sotto l’ufficio di Patrizia Moretti per solidarizzare con i colleghi che uccisero Federico Aldrovandi).

Insomma, per quanto ci riguarda c’è ben poco da stupirsi per quanto accaduto al comandante Mandolini nelle ultime settimane…e tantomeno da dispiacersi.

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