Breve articolo preso da"La Repubblica on line"che"celebra"la possibile azione giudiziaria,e lo si spera proprio,per sessantacinque tra assessori e consiglieri regionali lombardi che oltre a gonfiare per bene i rimborsi che spettano loro,hanno inserito in tali cifre delle somme che con l'attività politica non hanno nulla a che vedere.
Come evidenziato dal commento alla cronaca sembra che la discussione ed il lavoro politico si facciano prevalentemente in bar e ristoranti,e regali di vario genere e spese di trasporti inverosimili siano in una parola unica vergognosi per via della situazione attuale che i cittadini lombardi e non stanno vivendo.
Ebbene il pezzo comincia proprio con le spese del consigliere cremasco Giovanni Rossoni,che nel periodo toccato dalle indagini quand'era assessore ha speso migliaia di Euro in formaggi e torroni causa doni,ed i cittadini di Crema ovviamente l'hanno saputo in primis dalla stampa nazionale in quanto quella nostrana,soprattutto quella cartacea,tende ad insabbiare certe notizie in quanto i padroni di tali testate decidono cosa la gente possa o non possa sapere.
A tal scopo propongo il commento di Emanuele Mandelli scritto sul suo sito Sussurrandom(http://www.sussurrandom.it/site/considerazioni-sparse-sulla-liberta-di-stampa-anche-nella-citta-giocattolo/ )dove si rimanda ad un caso eloquente della disinformazione cremasca,ovvero la spretatura di Mauro Inzoli,l'ex sacerdote ciellino che faceva più politica e peggio rispetto che dire messe.
Le spese pazze del Pirellone:la Procura verso la richiesta di processo per 65 indagati.
Chiuse le indagini sui rimborsi utilizzati in maniera illecita da consiglieri ed ex consiglieri lombardi: i pm hanno quantificato la somma in 3 milioni e mezzo di euro. Fra gli indagati anche Renzo Bossi e Nicole Minetti
di EMILIO RANDACIONovanta provole di Auricchio per 3mila 405 euro spesi il 18 dicembre 2008 dall'ex assessore lombardo pdl Giovanni Rossoni come omaggio della vicepresidenza. Lo stesso Rossoni due anni dopo, sempre sotto Natale, ha pagato 4mila 273 euro di "latticini come regali istituzionali". Sono queste alcune delle spese contestate dalla Procura di Milano nella chiusura dell'inchiesta sui rimborsi illeciti al Pirellone che prelude alla richiesta di processo per 65 fra ex assessori ed ex e attuali consiglieri della maggioranza e dell'opposizione e un collaboratore di uno di loro. Per 63 l'accusa è peculato e per due truffa aggravata. Totale: 3,4 milioni di euro tra il 2008 e il 2012.
L'avviso di conclusione indagini, dalla guardia di finanza, è stato firmato dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Antonio D'Alessio, i quali hanno anche chiesto l'archiviazione per 20 ex assessori: nonostante alcune delle loro spese di rappresentanza siano "connotate da circostanze anomale, singolari" e "caratterizzate da inopportunità, sproporzione o incongruenza contabile" sono state ritenute "coerenti" con le disposizioni di legge. Tutt'al più, osservano i pm, si può configurare una responsabilità contabile. Alcuni degli ex assessori rimangono però indagati per i rimorsi percepiti indebitamente quando erano consiglieri.
Le spese ritenute illegittime sono in gran parte già note dal dicembre 2012 e gennaio 2013, quando vennero inviati una raffica di inviti a comparire, come a Renzo Bossi - detto 'il Trota - e a Nicole Minetti. Sebbene le migliaia di euro contestate a ciascuno siano in parte lievemente calate (gli inquirenti hanno fatto una scrematura). moltissime riguardano cene e pranzi tanto da sembrare, leggendo le carte, che la politica regionale si sia svolta in ristoranti, pizzerie, enoteche, bar e fast-food. Nella lista della spesa del Trota sono tante le voci sospette. Si va dalle caramelle alle patatine Fonzies e ancora a focacce, spazzolini, i-Pad e molto atro ancora, per un totale di 15mila 757,21 euro. Lungo è anche l'elenco di scontrini e ricevute presentati dalla Minetti, alla quale vengono contestate spese per 19.651 euro. Tra le voci anche l'acquisto del libro Mignottocrazia, pranzi e cene (soprattutto in ristoranti giapponesi). La Procura di Milano ha chiesto di archiviare la posizione di 20 ex assessori, tra cui Raffaele Cattaneo (Infrastrutture), Romano La Russa (Industria) e Stefano Maullu (Protezione civile), ritenendo che "le spese" da loro sostenute fossero "da un punto di vista formale sostenute da giustificazioni adeguate fornite dall'amministratore prima della presentazione di richiesta del rimborso".
L'ex presidente del consiglio regionale Davide Boni, come si legge nelle carte, sebbene "dal 2003 avesse trasferito la sua dimora abituale e il suo domicilio a Milano", avrebbe fatto credere alla Regione di vivere ancora a Sabbioneta (Mantova) "e da quel comune di raggiungere abitualmente il consiglio". Per tanto si è fatto liquidare a titolo di "spese trasporto" fra il 2003 e il 2011 oltre 32mila 300 euro. E poi "dichiarando in data 2/11/2010, contrariamente al vero, di aver fatto rinuncia al servizio di autista fornito da Regione Lombardia, si faceva liquidare, in virtù di una delibera di presidenza emanata dallo stesso Boni, 6mila 484 euro per il 2010 e il 2011".
Giulio Boscagli, come consigliere ed ex capogruppo del Pdl, è accusato per spese per oltre 20mila euro, tra cui 250 euro per "una corona di fiori per defunta", 2mila 800 euro per 120 bottiglie di vino acquistate in due round e in due anni diversi, probabilmente come doni natalizi, 164,40 euro per "il necrologio di Rosa Bossi Berlusconi", la madre dell'ex presidente del consiglio, e anche 6,45 euro per "spesa alimentare (tonno-insalata- mais e Coca-Cola)".
E se le persone sotto inchiesta sono in gran parte dell'allora maggioranza di centrodestra, l'avviso di conclusione indagine riguarda anche qualcuno dell'opposizione di centrosinistra. A Chiara Cremonesi, allora capogruppo di Sel, sono state contestate spese per 84.839: si va dai Waferini e Viennesi Armonia, a 101 euro per salumi vari; da un necrologio per 353,40 a fiori per 50 euro fino a molti rimborsi per il carburante o biglietti ferroviari e per pranzi. Luca Gaffuri, ex capogruppo del Pd, risponde di spese per circa 10mila euro. E il suo compagno di partito Carlo Spreafico di rimborsi non dovuti per 40mila 737 euro.
Nella richiesta di archiviazione, infine, sono spuntate anche le spese dell'Ufficio di presidenza di quando a governare la Lombardia c'era Roberto Formigoni (che non è indagato). Per "un incontro tra il presidente e la consulta degli architetti Bie" avvenuta l'11 marzo del 2009 per un "menù degustazione e vini per 14 coperti" sono stati spesi 2mila 520 euro. Lo stesso giorno al Ristorante Riccione per "un incontro con due parlamentari, un capogruppo di FI, un consigliere della IV commissione e due esperti del mondo accademico" per discutere sull'"inquinamento atmosferico" il conto è stato di 1.067 euro. Il 17 febbraio del 2010 è stata presentata una richiesta di rimborso di 14,50 (come riporta lo scontrino fiscale) "per l'acquisto di olio, aceto e stuzzicadenti per il bar di rappresentanza del presidente" e il 14 giugno 2011 di 1 euro e 59 centesimi sotto la voce "acquisti urgenti" sempre per "il servizio bar di rappresentanza e per l'ufficio del presidente".
Gli altri ex assessori per i quali il procuratore aggiunto Robledo e i pm Paolo Filippini e Antonio D'Alessio hanno chiesto l'archiviazione sono Valentina Aprea (Istruzione), Viviana Beccalossi (Agricoltura), Daniele Belotti (Urbanistica), Giulio Boscagli (Famiglia); Luciano Bresciani (Sanità), Massimo Buscemi (Pubblica utilità), Romano Colozzi (Risorse), Alessandro Colucci (Paesaggio), Andrea Gibelli (Industria), Franco Nicoli Cristiani (Commercio), Lionello Marco Pagnoncelli (Qualità ambiente), Pier Gianni Prosperini (Sport e turismo), Marcello Raimondi (Ambiente), Monica Rizzi (Giovani). Domenico Zambetti (Artigianato) e Massimo Zanello (Cultura). Per nove di questi, tuttavia, la Procura ha chiuso le indagini per le spese effettuate in qualità di consiglieri.
"E' una rapina ai lombardi quella che emerge dai risultati dell'indagine su ex consiglieri e assessori che hanno fatto man bassa di risorse pubbliche non giustificate", afferma in una nota Paola Macchi, portavoce del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale. Macchi sostiene che "per spendere
illecitamente oltre 3 milioni di euro ci vuole un certo impegno e altrettanta dedizione", mentre per il M5S "la politica si può fare meglio e con meno risorse e su questo stiamo dando il buon esempio. Abbiamo rifiutato oltre 2 milioni di euro di contributi elettorali e restituiremo l'extrastipendio: attendiamo che la casta restituisca ai cittadini il bottino di anni di illeciti".
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