mercoledì 27 luglio 2011

SONO SEMPRE LORO,CI ATTACCANO(FELTRI & CO.)

Ecco alcune considerazioni e riflessioni sui tragici fatti di Oslo compiuti da un inumano neonazista con molti problemi di confrontarsi con gli altri,tratti rispettivamente da Julienews,Indymedia Lombardia e Senza Soste,dove nel primo caso si parte dalle parallele riflessioni di un testa di cazzo come Feltri simili a quelle di Breivik(anche Porchezio ha fatto commenti simili)sul come la colpa di tutte queste uccisioni siano da attribuirsi solo ai laburisti(!!??).
Il commento di Indymedia anche se breve è molto interessante e fa eco alle dichiarazioni del presidente norvegese che ha detto che dopo la strage c'è bisogno di ancor più libertà:frase che ha fatto molto discutere perché se da un lato ha ribadito la voglia di democrazia del paese norvegese dall'altro pone quesiti su chi la democrazia la vuole annientare.
Secondo il commento di Indymedia e anche per me si devono individuare queste persone e non dare modo ad esse di poter parlare ed esprimere le loro idee malate in modo da proteggere veramente la democrazia da chi evidentemente non gliene frega niente degli altri visto come ha agito.
L'articolo di Senza soste riporta un articolo che è un colpo duro all'estrema destra norvegese e non,scritto da un autore della stessa nazione residente a Londra,che rimarca il fatto che tutti gli episodi di violenza avvenuti negli ultimi decenni siano stati provocati da merdosi neonazi che hanno fatto dell'odio per il diverso e del razzismo l'arma di diffusione del loro"pensiero"di cervelli ammuffiti.
Appena sotto ecco la foto del titolo di cui avevo parlato nell'ultimo post e che non avevo trovato prima in rete,dove c'era già una prima pagina de"Il Giornale"che tosto aveva accusato il terrorismo islamico,mentre la successiva è uno schema che elenca i nuovi e vecchi partiti nati dall'odio verso gli immigrati ed i diversi in generale(come si può evincere l'Italia non è elencata ma sappiamo che tutta la maggioranza fa parte di diritto ad essere rappresentata di diritto nello schema).
INCREDIBILE EDITORIALE SUL GIORNALE DI OGGI.

La strage in Norvegia? Per Feltri la colpa è delle vittime.

MILANO - Incredibile ciò che è giunto a scrivere oggi nel suo editoriale Vittorio Feltri. Dopo aver cercato inutilmente di accusare direttamente l'Islam della strage di Oslo (su Libero e sul Giornale domenica campeggiava in prima pagina il fatto che si trattasse di una strage degli estremisti talebani, che volevano punire la Norvegia per la sua partecipazione alla guerra in Libia o per alcune vignette satiriche pubblicate su un quotidiano nazionale), poi di accusarlo indirettamente ("il razzismo e il multiculturalismo, quindi l'accoglienza degli islamici) sono due facce della stessa medaglia. Se si vuole eliminare il razzismo, basta eliminare il multiculturalismo", aveva scritto lo stesso Feltri), non restava che dare le responsabilità al singolo attentatore.
E invece no. Oggi il giornalista trova un altro colpevole: le vittime. Infatti, secondo Feltri, visto che sull'isola c'erano 500 persone circa, quando Breivik ha cominciato a sparare e ad uccidere, non ci voleva molto a metterlo fuori combattimento: bastava gettarglisi addosso tutti insieme. Certo, probabilmente una decina o una ventina di persone sarebbero comunque state uccise; ma le altre avrebbero avuto la possibilità di aggredirlo e sopraffarlo con il numero. Non l'hanno fatto, continua il direttore editoriale di Libero, perchè ognuno ha pensato per sè e non hanno fatto fronte comune contro il nemico.
Argomentazione interessante. Quindi, mutatis mutandis, lo sterminio degli ebrei avvenuto sotto il nazismo è colpa degli ebrei: 6 milioni di persone (per non dire i 25 milioni di persone in totale uccisi dai tedeschi nei campi di concentramento, di sterminio e di lavoro, secondo i dati ufficiali) possono ben sopraffare le poche migliaia di SS che si occupavano dei campi di concentramento. E durante la Seconda Guerra Mondiale, perchè gli italiani ci hanno impiegato due anni per liberarsi dall'occupazione nazista? 50 milioni di persone potevano ben sopraffare i circa 120 mila soldati tedeschi che c'erano allora; anche perchè si poteva contare sull'appoggio di una parte dell'esercito italiano. Oppure in questi due esempi che ho elencato (e che possono essere moltiplicati per ogni strage compiuta nel passato, nel presente e nel futuro) cambia qualcosa.
Norvegia - Eccessiva tolleranza. Paletti rigidi per salvaguardare la democrazia.
autore:
Claudio Maffei
In Norvegia si è sottovalutato il terrorismo, però è anche vero che quello considerato dagli osservatori, soprattutto americani, era il terrorismo arabo. Il problema è più ampio e riguarda non solo la Norvegia, ma tutti i paesi democratici, dove vige la libertà di espressione e di fare quasi sempre quel che si vuole. La domanda è se la democrazia può accettare, in nome delle libertà individuali e collettive che circolino idee, informazioni, associazioni che minano i valori della convivenza civile, l’integrità della stato democratico e la sicurezza dei cittadini. E’ come se un oste ospitasse nella propria osteria, dei manigoldi sapendo che stanno tramando per fargli saltare in aria il locale. Questo vale anche per le questioni italiane inerenti terrorismi ed autoritarismi rossoneri. Tornando alla Norvegia, il paese paga lo scotto di un’eccessiva tolleranza, così come li pagano altri paesi nordici. La libertà è una condizione bellissima, ma il mondo non è sufficientemente evoluto perchè possa essere praticata da tutti indistintamente. Bisogna mettere dei paletti rigidi per salvaguardare il sistema democratico. Diciamo per essere espliciti, col rischio di essere brutali: serve la dittatura democratica e nessuna tolleranza per chi sgarra.
Le riflessioni di uno scrittore norvegese sulla tragedia del 22 luglio.

Come qualsiasi altro cittadino di Oslo, ho vagato per le strade e gli edifici attaccati. Ho visitato anche l’isola dove sono stati massacrati i giovani attivisti politici. Condivido il sentimento di paura e dolore del mio Paese. Ma la domanda continua ad essere perché: questa violenza non è stata cieca.
Il terrore in Norvegia non è venuto da estremisti islamici. Nemmeno dall’estrema sinistra, anche se entrambi sono stati accusati una volta o l’altra di costituire una minaccia interna per il "nostro stile di vita". Finora, comprese le terribili ore della sera del 22 luglio, il poco terrorismo che ha conosciuto il mio Paese è venuto sempre dall’estrema destra.
Per decenni la violenza politica in questo Paese è stata privilegio praticamente esclusivo dei neonazisti e di altri gruppi razzisti. Negli anni ‘70 realizzarono attentati con esplosivi contro librerie di sinistra e contro una manifestazione del Primo Maggio. Negli anni ‘80 due neonazisti furono eliminati perché sospettati di aver tradito il loro gruppuscolo. Negli due ultimi decenni, due giovani norvegesi non-bianchi sono morti a causa di aggressioni razziste. Nessun gruppo straniero ha ucciso o ferito persone in territorio norvegese, ad eccezione del servizio segreto di Israele, il Mossad, che ha assassinato per errore un innocente a Lillehammer nel 1973.
Tuttavia, nonostante questi eloquenti precedenti, quando ora ci ha colpito questo devastante terrorismo i sospetti si sono immediatamente diretti al mondo islamico. Erano i jihadisti. Dovevano essere loro.
È stato denunciato senza esitazioni un attacco alla Norvegia, al nostro stile di vita. Non appena si è saputa la notizia, ragazze che indossavano hijab e di aspetto arabo sono state minacciate per le strade di Oslo.
Naturale. Per almeno dieci anni ci hanno raccontato che il terrore viene da Est. Che un arabo è di per sé sospetto; che tutti i musulmani sono marchiati. Regolarmente, vediamo come la sicurezza aeroportuale esamina le persone di colore in stanze separate; ci sono infiniti dibattiti sui limiti della “nostra” tolleranza. Nella misura in cui il mondo islamico è diventato "l’Altro", abbiamo iniziato a pensare che quello che distingue "loro" da "noi" è la capacità di uccidere civili a sangue freddo.
C’è, bisogna dirlo, un’altra ragione perché tutti guardano ad al-Qaeda. La Norvegia ha fatto parte della Guerra in Afghanistan per 10 anni, per qualche tempo siamo intervenuti anche nella guerra in Iraq e ora tiriamo bombe su Trípoli. Quando partecipi a guerre all’estero per tanto tempo, può arrivare il momento in cui la guerra ti viene a far visita a domicilio.
Ma anche se tutti lo sapevamo, quasi non si è citata la guerra quando abbiamo subito l’attacco terrorista. La nostra prima risposta aveva le sue radici nell’irrazionalità: dovevano essere "loro". Io avevo paura che la guerra che stavamo facendo all’estero potesse arrivare in Norvegia. E dopo? Cosa sarebbe accaduto alla nostra società? Alla nostra tolleranza, al nostro dibattito pubblico, e soprattutto ai nostri immigrati e ai loro figli nati in Norvegia?
Ma non è andata così. Ancora una volta, il cuore delle tenebre si annida nel più profondo di noi stessi. Il terrorista era un maschio bianco nordico. Non un musulmano, ma un musulmanofobo.
Appena questo è stato chiaro, la macelleria ha cominciato ad essere discussa come l’opera di un pazzo; ha smesso di essere vista come un attacco alla nostra società. È cambiata la retorica; i titoli dei giornali hanno spostato lo sguardo. Nessuno parla più di guerra. Si parla di un "terrorista", al singolare, non al plurale: un individuo singolo, non un indefinito gruppo facilmente generalizzabile per includervi simpatizzanti o chiunque rientri in una fantasia arbitraria. Il terribile atto è ora ufficialmente una tragedia nazionale. La domanda è: sarebbe andata allo stesso modo se l’autore fosse stato un pazzo, ma di origine islamica?
Anch’io sono convinto che l’assassino è pazzo. Per cacciare ed eliminare adolescenti su un’isola per un’ora, devi aver perso il cervello. Ma come nel caso dell’11 settembre 2001 nel caso delle bombe nel metro di Londra, si tratta di una follia con una causa, una causa che è sia clinica che politica.
Chiunque abbia dato un’occhiata alle pagine web dei gruppi razzisti, o seguito i dibattiti online dei giornali norvegesi, , si sarà reso conto della furia con cui si diffonde l’islamofobia; dell’odio velenoso con cui gli anonimi scrittori sputano contro i "pijoprogres" antirazzisti e contro tutta la sinistra politica. Il terrorista del 22 luglio partecipava a questi dibattiti. È stato un membro attivo di uno dei grandi partiti politici norvegesi, il partito populista di destra Partito del Progresso norvegese. Lo ha abbandonato nel 2006 e ha cercato la sua ideologia nella comunità di gruppi antiislamisti su Internet.
Mentre il mondo credeva che questo fosse opera del terrorismo islamista internazionale, tutti gli uomini di Stato, da Obama a Cameron, dicevano che erano a fianco della Norvegia nella nostra lotta contro il terrorismo. E ora, in cosa consiste la lotta? Tutti i dirigenti occidentali avevano lo stesso problema all’interno delle loro frontiere. Inizieranno una guerra contro il crescente estremismo di destra, contro l’islamofobia e il razzismo?
Alcune ore dopo lo scoppio della bomba, il primo ministro norvegese, Jens Stoltenberg, ha detto che la nostra risposta all’attacco terrorista dovrebbe essere più democrazia e più apertura. Se si paragona con la risposta di Bush agli attacchi dell’11 settembre, c’è motivo di sentirsi orgogliosi. Ma dietro la più terribile esperienza che abbia conosciuto la Norvegia dopo la fine della II Guerra Mondiale, a me piacerebbe andare più lontano. È necessario partire da questo tragico incidente per lanciare un’offensiva contro l’intolleranza, il razzismo e l’odio, in aumento non solo in Norvegia, non solo in Scandinavia, ma in tutta Europa.

Aslak Myhre - The Guardian

(*) Aslak Sira Myhre è uno scrittore norvegese, direttore della Casa della Letteratura ad Oslo ed ex dirigente dell’Alleanza Elettorale Rossa norvegese.
Fonte http://www.sinpermiso.info/textos/index.php?id=4326
Traduzione Andrea Grillo

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