lunedì 18 luglio 2011

LOW CAST

Alcuni dei personaggi che si dividono l'Italia a tavola presenti nella foto sopra per il momento si aggirano nell'ombra,alcuni sono ancora in carica e altri hanno cambiato padrone,ma l'effetto magna magna che volevo sintetizzare è lo stesso:cambiano le facce ma la ripartizione e l'arraffamento continua nonostante i nomi ed i volti.
Sempre più messa alle corde da attacchi giornalistici e non,la famosa"casta"dei politicanti italiani,che va dai parlamentari ai porta borse e tutti quelli che si spartiscono l'enorme torta dei soldi pubblici,comincia a dare segni di cedimento e chissà se la prossima legislatura non veda il numero dei professionisti della politica ridursi drasticamente,così come i loro stipendi ed i loro privilegi.
Due articoli proposti e tratti da Senza Soste,col primo che parla della nuova gola profonda che probabilmente era uno degli arraffoni di cui sopra e che tolta la sua fetta di torta si è sentito tradito e ha cominciato a sputtanare un pò quello che molti sapevano o potevano immaginarsi.
Il secondo parla di una nuova norma inserita come emendamento nella manovra finanziaria e che taglia i soldi(molti,troppi)che tutti i partiti politici si spartiscono,una sorta di assicurazione sul termine della legislatura che dovrebbe avere termine nel 2013,più varie idee sul come poter risparmiare tagliando comuni e provincie comunque non sulle e loro entrate(come sta succedendo in questo periodo)ma azzerando gli sprechi.
Tutti buoni rimedi ma comunque dovrebbero proprio cominciare dalla casta dei fannulloni seduti a Montecitorio che tra stipendi,vantaggi e pensioni d'oro dovrebbero dare il buon esempio al posto di mettere sul lastrico intere famiglie:sì avremmo tutti bisogno di una low cast!

I segreti della casta di Montecitorio: le rivelazioni di Spidertruman.

Sul suo profilo Facebook si presenta così. "Licenziato dopo 15 anni di precariato in quel palazzo, ho deciso di svelare pian piano tutti i segreti della casta".
Si tratterebbe di un lavoratore licenziato da Montecitorio che a qunto pare non l'ha presa per niente bene ed ha quindi deciso di svelare tutti i segreti in suo possesso circa i privilegi della "casta!". E ce n'è per tutti i gusti: costo e utilizzo delle famigerate auto blu, barbieri raccomandati dallo stipendio molto generoso (e un accento particolare), tariffe agevolate per gli "onorevoli"... e chi più ne ha, più ne metta.
Su facebook e gli altri social networks sta spopolando: in meno di un giorno 50000 fans (quasi 100.000 nell'istante in cui scriviamo). Qualcuno, proprio dalla rete, inizia ad insinuare qualche dubbio. Non tanto sulla veridicità dei contenuti, perché di quella davvero non dubita nessuno, quanto della reale esistenza del personaggio. La vicenda ricorda un po' quella di Amina, la blogger siriana. Già in quel caso facemmo notare come anche dietro l'inesistenza fisica (o meglio travisata) di una persona reale si potevano rendere note brucianti verità (con tutti i rischi del caso di manipolabilità per conto terzi). La cosa ci sembra tanto più vera quando si mette le mani nella merda di casa nostra.
Considerata a mente fredda la vicenda sembrerebbe l'ennesimo concentrato di rancore e passioni tristi facile veicolo di un nuovo populismo anti-politico. Ma la cosa non può che svestire ancora di più le nude (dis)grazie del ceto politico di casa nostra. E per questo, non possiamo non essere grati a spider Truman... chiunque esso sia!
Infoaut - www.infoaut.org

Per saperne di più:
Sacrifici per tutti...eccetto che per la Casta.

Elezioni anticipate? Niente rimborsi ai partiti
Così la manovra “salva” la vita al governo
L'esecutivo può dormire sonni sereni fino al 2013: l'articolo 6 del testo oggi all'esame della Camera prevede che in caso di anticipo del voto saranno interrotti i versamenti ai partiti
Se la legislatura finisce in anticipo i partiti non avranno i rimborsi elettorali. Silvio Berlusconi è riuscito a trovare l’escamotage per garantire al governo la vita fino al 2013. E l’ha inserito nella manovra approvata ieri a Palazzo Madama, oggi all’esame di Montecitorio. L’articolo 6 del testo, infatti, sancisce che “in caso di scioglimento anticipato del Senato e della Camera il versamento delle quote annuali dei relativi rimborsi è interrotto”. Per buona pace dei vari annunci e richieste di elezioni anticipate.
Con il ritorno alle urne prima del 2013 i partiti perderebbero la quinta tranche dei rimborsi elettorali. Circa cento milioni di euro. Con precisione un quinto di 503.094.380,90 euro. Una cifra enorme: equivale a poco meno di un quarto del debito dei conti pubblici. Entrate che garantiscono ai partiti lauti guadagni. Perché il “rimborso” non è calcolato sulle spese sostenute durante la campagna elettorale ma in base ai risultati. Così, per quanto riguarda le politiche del 2008, il Pdl ha dichiarato di aver speso 68 milioni di euro ma ne riceverà complessivamente quasi 207. Il Pd ha esborsato 18 milioni e dalle casse dello Stato ne riceve 180. Pierluigi Bersani e il Partito Democratico continuano a invocare elezioni anticipate. Forse non hanno ancora letto l’articolo 6 della manovra.
Difficile immaginare che ci sia qualcuno disposto a perdere i rimborsi elettorali pur di far cadere il governo. Del resto i parlamentari di questa legislatura sono già stati dei precursori per la durata del governo. Per maturare il vitalizio devono rimanere in carica quattro anni e sei mesi. E ci sono 246 deputati e 104 senatori che devono ancora maturare il diritto alla pensione, e quasi tutti lo matureranno solo se finiranno il loro mandato parlamentare. Con la manovra avranno un motivo in più ad arrivare fino al 2013.
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L’Italia stringe la cinghia. La casta non molla un euro
La Grecia ha ridotto Comuni e Province, da noi si eliminano i soldi ai partiti se la legislatura finisce prima
Su una manovra finanziaria complessiva che il relatore al Senato Gilberto Pichetto Fratin valuta (esagerando) avere un impatto vicino ai 70 miliardi di euro, quanto contribuirà la politica? Dai primi calcoli fatti dopo il passaggio a Palazzo Madama, si deduce che si tratti di una somma assai trascurabile.
L’unica norma inserita nel pacchetto – qualcuno maligna per far sì che i gruppi politici non facciano cadere il governo – è la soppressione del contributo ai partiti in caso di interruzione anticipata della legislatura. A questa norma, già prevista nella prima bozza della manovra, l’aula del Senato ha aggiunto una ulteriore soppressione. Quella relativa al “versamento della quota annua di rimborso, spettante (…) anche nel caso in cui sia trascorsa una frazione di anno”. Che vuol dire? Che non solo cade la norma odiosa per cui i partiti prendono rimborsi per i cinque anni della legislatura anche se questa si interrompe a metà, ma che i contributi pubblici, se la legislatura si interrompe dopo due anni e tre mesi, non copriranno per intero l’anno in corso.
In termini economici cosa vuol dire? I calcoli sono semplici: se la legislatura continua sino alla naturale scadenza il risparmio è zero. Se si interrompesse adesso, i partiti oggi in Parlamento non prenderebbero il rimborso degli anni 2012 e 2013, ma dei 500 milioni complessivi, otterrebbero solo le tre tranches (300 milioni totali) che hanno già incassato. Questo, ovviamente, non vuol dire che quei soldi non verranno spesi (le nuove elezioni porteranno nuovi rimborsi di simile entità), ma che, salvo modifiche da parte di Montecitorio, la norma che fino a quest’anno ha fatto si che Ds, Dl, Forza Italia e An incassassero i rimborsi relativi alle consultazioni politiche del 2006, non sarà più valida.
È questa, in realtà, l’unica legge che, messa a sistema, consente di operare dei tagli strutturali di una qualche rilevanza, evitando il “cumulo” di soldi ottenuti dagli stessi partiti per partecipare alle elezioni. L’altra norma individuata per gli stessi soggetti pesa assai meno: dal 2013, infatti, i partiti dovranno rinunciare ad una somma di rimborso di 7,67 milioni complessivi ogni anno.
Per gli “stipendi” di deputati e senatori si dovrà attendere l’apposita commissione che dovrà comparare indennità, diaria e benefit di tutti i parlamenti d’Europa per mettere in linea Camera e Senato con il Bundestag o con l’Assemblea nazionale francese.
Se il calcolo fosse fatto sulla sola “indennità” – che in Italia tocca gli 11mila euro (record continentale) contro i 2.921 della Spagna e i 6.892 della Francia – il livellamento la porterebbe alla cifra di 5.300 euro. La commissione ancora da istituire, però, dovrà prendere la cifra nel suo complesso, aggregando anche i “servizi” che eventualmente siano utilizzati dagli altri parlamentari d’Europa. Insomma, il calcolo pare assai complicato.
Gli altri tagli, quelli alle auto blu e agli aerei blu (di cui tra l’altro, per motivi di sicurezza, non si conosce l’utilizzo dall’anno 2009), non peseranno pressochè per nulla, visto che il grosso della spesa è dato dalla presenza degli autisti ormai in servizio effettivo per conto dello Stato (due autisti per ogni vettura).
Non sono toccate le grosse voci della spesa pubblica: gli 8 miliardi e mezzo degli enti territoriali, i 3 miliardi degli organi Costituzionali (1,7 solo per i bilanci di Camera e Senato),e i 2,5 miliardi delle “consulenze esterne” nella pubblica amministrazione.
In Grecia, con la crisi economica, hanno tagliato le Province da 57 a 13, i Comuni da 1034 a 325 e propongono di ridurre i deputati da 300 a 200.
Noi, che stiamo un po’ meglio della Grecia, conserviamo tutte le Province, le Regioni con o senza lo statuto speciale e contiamo 945 tra deputati e senatori contro i 661 parlamentari tedeschi. Toccateci tutto, ma non la casta.
I senatori nella notte si salvano i privilegi
“Si produce disaffezione, non parliamone”
In seduta notturna e lontano dalle telecamere la commissione bilancio boccia i tagli ai costi della politica. Con motivazioni diverse. Per Pastore del Pdl: "La dignità dei parlamentari è lesa da campagne diffamatorie che non rappresentano la realtà"
Come i ladri nella notte. A telecamere spente e in seduta notturna i senatori hanno bocciato i tagli ai privilegi della Casta. Il giorno prima che la manovra finanziaria arrivasse a Palazzo Madama, la commissione bilancio ha analizzato i provvedimenti da adottare per ridurre i costi della politica annunciati dal ministro Giulio Tremonti. E li ha bocciati. Escluso Francesco Pancho Pardi dell’Idv, che ha invocato dei tagli sostanziali an agli stipendi, tutti gli altri componenti della commissione sono intervenuti per non cambiare nulla. Marilena Adamo del Pd “ritiene che la definizione del trattamento economico debba tenere conto del costo della vita che è diverso da un Paese all’altro dell’area euro”. Tradotto: non si può portare lo stipendio dei parlamentari italiani (il più alto nella Ue) ai livelli medi degli altri Paesi membri. Anche Francesco Sanna del Pd si dice contrario, ma giustifica la sua posizione invitando a “tenere conto dei necessari fattori di ponderazione, con particolare riguardo alla consistenza demografica dei diversi Paesi”.
La notizia è stata riportata da Libero, stamani. Nel resoconto del Senato si trovato gli interventi integrali. Raffaele Lauro del Pdl “per quanto riguarda la questione dei costi della politica, lamenta come tale questione sia affrontata con modalità improprie, così alimentando la pubblicistica antiparlamentarista che produce una pericolosa disaffezione dei cittadini nei confronti delle pubbliche istituzioni e dei suoi rappresentanti”. In linea con Andrea Pastore, sempre del Pdl, che invoca “che si levino voci in difesa del prestigio del parlamento e della dignità della funzione parlamentare, gravemente lesa da campagne diffamatorie che non rappresentano la realtà e alimentano sfiducia nelle istituzioni e in chi le rappresenta”. Perché, spiega: “L’indennità parlamentare è infatti un istituto necessario per assicurare a deputati e senatori autonomia e indipendenza, e per scongiurare il rischio che alla vita politica accedano soltanto i titolari di redditi particolarmente elevati”.
Integralmente merita di essere letto l’intervento di Barbara Saltamartini del Pdl. La senatrice “ritiene che ciascuno debba assumere con senso di responsabilità i compiti ai quali è chiamato, nell’interesse esclusivo della Nazione. In primo luogo occorre ribadire, di fronte all’opinione pubblica, la legittimazione storica e giuridica dell’istituto dell’indennità parlamentare, nato per assicurare ai rappresentanti del popolo l’autonomia e l’indipendenza necessarie per svolgere con equilibrio – e senza condizionamenti – il mandato politico. Inoltre, l’indennità parlamentare serve al deputato e al senatore per poter svolgere con la massima efficacia la propria attività politica. Ciò che, a suo avviso, rappresenta un intollerabile onere a carico della finanza pubblica, difficilmente giustificabile davanti ai cittadini, è da una parte l’attribuzione di ulteriori indennità ad alcuni parlamentari in ragione di particolari cariche ricoperte all’interno della Camera di appartenenza e, dall’altra, l’insieme delle spese e dei costi per gli apparati burocratici, i quali spesso godono di trattamenti privilegiati. Di fronte all’esigenza di ridurre il debito pubblico, che grava ormai da diversi decenni sull’Italia, occorre a suo avviso dare piena attuazione al combinato disposto degli articoli 53 e 81 della Costituzione, responsabilizzando coloro che amministrano la cosa pubblica, a tutti i livelli di governo, ad un uso virtuoso delle risorse. Ciò anche al fine di rendere quanto più credibili gli interventi di contenimento della spesa, con gli inevitabili effetti a carico dei cittadini e delle famiglie”.
tratto da http://www.ilfattoquotidiano.it
15 luglio 2011

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