giovedì 24 marzo 2011

AMMAZZARE ALLE SPALLE SI PUO'

Inquietante la sentenza d'appello che ha assolto il tabaccaio milanese Giovanni Petrali dall'accusa di omicidio colposo per aver assassinato alle spalle il rapinatore Allfredo Merlino nel 2003 e aver ferito gravemente il suo complice.
Innanzitutto la mia è una critica al sistema giudiziario italiano e non al caso in sè,e condanno qualsiasi tentativo di furto e rapina a prescindere che si tratti di una necessità di fame o di mantenere un certo stile di vita.
Rubare qualcosa,anche se dettato da bisogni fisioliogici come aver lo stomaco vuoto,potrebbe essere sempre
più comprensibile che rapinare una banca o una gioielleria ma per questo non è giustificabile.
Il fatto che una persona ti possa inseguire e sparare alle spalle non è accettabile in uno Stato dove esistono giustizia e assicurazioni,e se poi la polizia o chi di dovere riesce a pescare solo una piccola percentuale dei ladri e dei rapinatori che compiono atti criminosi la colpa è(escludendo naturalmente chi commette il reato)solo loro e soprattutto di chi li comanda.
Per qualche semplice motivo,riferendomi ad una piccola città tipo la mia,in cui le forze del disordine sono impegnate soprattutto per beccare qualche ragazzino con qualche spinello o in controlli sulle strade per elevare più multe possibili.
Eppure le rapine ed i furti anche a Crema e nel cremasco non mancano,e nonostante le telecamere del grande fratello installate ovunque si vede che gli addetti al lavoro non sono preparati così bene come si vuol far credere senza cadere nell'ovvio che vorrebbe dire che i tutori della legge siano abbastanza degli incompetenti in questo campo.
Tornando al post con l'articolo tratto da"Indymedia Lombardia"concludo che nessun furto o tentativo di rapina possa giustificare che un commerciante possa ammazzare una persona come un cane in mezzo alla strada colpendolo alle spalle.

Quando lo stato assolve un assassino

Di che stupirsi?
Milano, assolto in appello Petrali.
Il tabaccaio che uccise il rapinatore.
I fatti nel maggio del 2003. In primo grado era stato condannato a un anno e otto mesi (pena sospesa). I giudici hanno riconosciuto la legittima difesa e ordinato che gli sia restituita l'arma.
Agì pensando di trovarsi in una situazione di legittima difesa Giovanni Petrali, il tabaccaio milanese che dopo aver subito un tentativo di rapina da parte di due malviventi, li inseguì e sparò uccidendone uno e ferendo l'altro. Proprio sulla base di una "legittima difesa putativa" il commerciante è stato assolto dalla prima Corte d'assise d'appello di Milano, che ha in sostanza ribaltato la sentenza di primo grado con cui l'uomo, più di due anni fa, era stato condannato per omicidio colposo e lesioni colpose a un anno e otto mesi (pena sospesa).
La decisione è stata accolta con grande soddisfazione dalla Lega Nord, che ha sempre seguito da vicino il percorso giudiziario di Petrali. "Speriamo che questa sia la parola fine sulla vicenda", ha commentato l'europarlamentare e capogruppo comunale milanese della Lega Nord, Matteo Salvini. Il leghista, presente alla lettura della sentenza, ha anche annunciato che il figlio del tabaccaio, Antonio Petrali, e il gioielliere Giuseppe Maiocchi - che venne condannato a un mese per lesioni colpose, assieme al figlio (omicidio colposo), sempre a seguito di una tentata rapina - saranno candidati nelle liste del Carroccio per le elezioni comunali milanesi. Per "mestieri come il tassista, il gioielliere, l'edicolante o il tabaccaio - ha aggiunto Salvini - ci vorrebbe in dotazione lo spray da difesa".
Sia il pm Laura Barbaini (in primo grado) sia il sostituto procuratore generale Piero De Petris (davanti ai giudici d'appello) avevano chiesto invece che venissero riconosciuti l'omicidio volontario e le lesioni volontarie e che Petrali fosse condannato a nove anni e mezzo di carcere. Secondo una consulenza tecnica, quel 17 maggio del 2003 il tabaccaio, 75 anni, dopo essere stato malmenato e minacciato dai rapinatori, aveva estratto la pistola e sparato quattro colpi, andati a vuoto, dentro il negozio di piazzale Baracca, e tre fuori, mentre i malviventi fuggivano. Il primo, Alfredo Merlino, era caduto a terra, morto, e il secondo, Andrea Solaro, era rimasto ferito a un polmone. "I rapinatori - ha spiegato nella requisitoria De Petris - erano in fuga e sono stati colpiti tutti e due alle spalle".

Per la Corte di primo grado si trattò di un omicidio colposo: la colpa era in quell'"errore di percezione", ossia di lettura della situazione, che ha portato l'anziano commerciante "sconvolto" a sparare. Per la Corte di secondo grado, presieduta da Maria Luisa Dameno, invece l'imputato "non è punibile" perché nonostante non ci fosse una situazione oggettiva di legittima difesa, l'anziano era convinto di agire per legittima difesa. Il secondo capo di imputazione, invece - la detenzione e il porto dell'arma all'esterno del locale - è stato dichiarato prescritto. Saranno le motivazioni, fra 90 giorni, a chiarire il dispositivo dei giudici. Intanto a Petrali, come ha deciso la Corte, verrà restituita la pistola sequestrata. "Mio padre, comunque, una pistola non la terrebbe più, per evitare qualsiasi tipo di decisione da prendere in quegli istanti", ha spiegato il figlio Marco, avvocato, che ha difeso il padre con il collega Marco Martini.

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