lunedì 15 dicembre 2008

PENITENTE CUPEZZA DEL MIO SENNO

La mitomania arroccata oltremisura lungo i tornanti mollicci della massa cerebrale,catatonici di lividi e minacce.
Stanno affilando rasoi brillanti su coramelle fatte di nervi rinsecchiti di chi mi ha preceduto.
Smarrito l’occhio cerca un punto fisso,fermo,rifugge la luminosità e lacrima timidezza paranoide.
E’un pilotare noioso un niveo vascello fantasma per oceani immoti velati dalla nebbia,senza sirene,senza calamari e piovre giganti,senza pericoli.
Senza emozioni.
“Non mi sgridare,ti prego!”.
Abuso emotivo che mi mette in guardia,da chi o cosa non lo immagino.
“Non ho fatto niente!”.O è forse per questo che sono condannato.
Datemi un crisma per lasciare questo mio corpo maledetto.
Porgetemi del veronal per debellare immagini schiumose dai miei specchi intimi.
Corro per le strade e di lato ammassi di neve che mi ricordano quella volta che pisciando di sbieco con una birra in mano volevo lasciare i miei sensi appollaiati a stucchevoli menzogne.
Sento i miasmi del mio corpo accrescersi impetuosamente con l’odio che respiro e accumulo addentro.
L’odio saracinesca di vendetta e violenza,che col passare del tempo arrugginisce bagnata di lacrime e sangue,a poco a poco presa a sassi,
forzata,alla fine divelta;maschera concreta promotrice di azioni inimmaginabili.
Fatti colti e partoriti all’istante,e per questo forieri di possibili nefaste conseguenze,dal sapore ferroso proprio del sangue di un rosso cupo straziante che irrigidisce l’anima.
Una famelica rabbia questuante di dolori tangibili e astratti,di paure insegnate e inculcate nei nostri tremanti cuori gocciolanti di morte,
smaniosa di compiere quel passo in più,quei famosi cinque minuti di lucida follia,di rimembranze polverose,giacenze ghignanti di pura violenza.

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