venerdì 5 marzo 2021

GIANNINI E QUEL PASTICCIO KAZAKO NELL'ARMADIO

Dopo il giro di poltrone che hanno visto avvicendarsi nei ruoli che contano e dovuti al cambio di marcia sperato da Draghi(vedi:madn la-militarizzazione-dellemergenza-covid19 )ecco Lamberto Giannini come nuovo capo della polizia e direttore generale della pubblica sicurezza.
Romano e per anni a capo della digos della capitale ha esperienza almeno nella gestione dell'ordine pubblico in una città che mette a dura prova i nervi anche delle forze del disordine,ha anche fatto da tramite nel rimpatrio di Battisti ed è stato implicato ma senza essere condannato nel caso del dissidente politico kazako  Ablyazov.
Nel senso che in barba a regolamenti assieme alla polizia e alla digos sequestrò la moglie Shalabayeva e la figlia e l'Onu stessa oltre che numerose associazioni per i diritti umani tirarono direttamente le orecchie all'ex capo Giannini,mentre vennero incriminati e condannati Improta e Cortese(vedi:madn servi-di-tutto-e-di-tutti ).
Il caso nel 2013 ebbe un eco mondiale e si voleva sfiduciare l'allora ministro degli interni Alfano graziato dell'intervento dell'allora premier Letta:l'articolo proposto da Contropiano(draghi-nomina-capo-della-polizia-il-dott-giannini )parla di questo e della carriera di Giannini.

Draghi nomina Capo della Polizia il dott. Giannini.

di  Federico Rucco   

Quando è arrivata la notizia che il nuovo Capo della Polizia e “Direttore generale della Pubblica Sicurezza” sarebbe diventato Lamberto Giannini, la reazione spontanea di tanti compagni storici del movimento a Roma è stata: “Praticamente è uno di noi”. Ma per non dare adito a equivoci è bene mettere mano a biografie ben distinte.

Il dott. Giannini è romano, e per molti anni nonostante la giovane età, ha guidato la Digos nella Capitale, ragione per cui in centinaia di manifestazioni ci si è trovati a dover gestire le piazze, ovviamente su sponde diverse.

La gestione dell’ordine pubblico nella Capitale è una rogna immensa per i funzionari di polizia e un laboratorio iperattivo sul piano del conflitto e delle mobilitazioni di piazza. E in questi casi, spesso, conta anche la personalità e la flessibilità dei diversi soggetti, che magari consente di evitare scontri e tensioni quando non necessari.

Inutile dire che quando questo avviene per anni, in momenti facili e in momenti difficili, viene a crearsi quello strano rapporto di interlocuzione tra persone che esula dal ruolo che si è chiamati a svolgere, talvolta anche in ruoli contrapposti. Non solo. Di Giannini è nota la fede romanista, motivo per cui non è difficile incontrarlo alla stadio a sostenere animosamente i giocatori giallorossi. 

Insomma un poliziotto un pò sui generis, con il quale l’incanto delle battute e della reciproca ironia si spezza solo quando, ed eventualmente, dovessero scattare le manette e ognuno torna al ruolo che gli compete.

In molti lo ricordano nelle immagini televisive quando gestì l’arresto e il rientro in Italia di Cesare Battisti, militante dei Proletari Armati per il Comunismo latitante da anni in America Latina.

L’incidente di percorso della carriera del dott. Giannini di cui si ha memoria è il caso Shalabayeva. Ma ne è uscito indenne

Nel 2019 il dott. Giannini è stato convocato come testimone al Tribunale di Perugia nel processo per l’impiccio Shalabyeva, uno degli arresti più maldestri sul filo dell’intrigo internazionale, che ha portato alla condanna a cinque anni all’ex capo della squadra mobile di Roma Renato Cortese, e Maurizio Improta, ex responsabile dell’ufficio immigrazione.

In diversi video dell’imbarazzante irruzione del 2013 in una villetta di Casalpalocco a Roma, compare anche il dott. Giannini, spesso al telefono e in evidente difficoltà nel cercare di inquadrare una operazione nella quale era coinvolta la Digos di Roma, ma che si presentava con contraddizioni e irregolarità che sono poi emerse clamorosamente. Dalla clamorosa vicenda Shalabayeva il dott. Giannini è uscito indenne. Le responsabilità nella maldestra gestione dell’arresto, del sequestro e dell’espulsione sono ricadute infatti su altri due funzionari di polizia come Cortese e Improta. I fatti risalgono al maggio 2013,  con Ministro degli Interni Angiolino Alfano.

Il dott. Giannini è un allievo della “scuola” Gabrielli (adesso tornato ai servizi segreti per conto di Palazzo Chigi). Ragione per cui ha ottime relazioni con i servizi di intelligence, con i Carabinieri e con i terminali istituzionali della filiera dell’ordine pubblico.

E’ quindi un dirigente di polizia perfettamente adeguato ad un ruolo di comando strategico, in un fase in cui controllo e ammortizzazione sociale e potere coercitivo devono essere perfettamente dosati nella gestione di una pesantissima crisi sanitaria e sociale. Insomma il poliziotto giusto per un governo oligarchico come quello di Mario Draghi.

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