Il segnale forte,ma che di certo avrà dei retroscena che tra poco saliranno a galla un poco come le cacchette nell'acqua,che Zingaretti ha voluto dare al Pd rassegnando le dimissione da segretario ha sconquassato i dem soprattutto per le gravi accuse dell'anche Presidente della regione Lazio(e forse nuovo candidato sindaco di Roma)che ha accusato i suoi di ricercare in maniera spasmodica le poltrone.
E non è di certo il primo che ha avuto parole pesanti e come dice l'articolo(
contropiano il-partito-delle-porte-che-sbattono )ha lasciato la segreteria sbattendo la porta:lo fece per primo Veltroni dopo la fondazione del partito che si riteneva e che forse si ritiene ancora di centro sinistra.
Ed è proprio qui che nasce il peccato originale,un partito che si è sempre detto di centro sinistra ma che sia nei fatti che nelle persone ha da subito perseguito politiche che hanno sempre strizzato l'occhio ai padroni piuttosto che alle classi operaie,che hanno avvantaggiato i privati rispetto al pubblico e che quando hanno tentato d'imbastire discorsi su tematiche almeno progressiste hanno miseramente fallito,risultando dalla parte di Bruxelles e della Nato senza se e senza ma piuttosto che dalla parte del popolo.
E quelli che lo hanno capito fin dal principio sono stati i partiti ed i movimenti de destra o di centro destra che hanno saputo trarre beneficio dalle contradizioni di un partito che ormai era già distante anni luce dal Partito Comunista Italiano e che ormai è un'accozzaglia di democristiani,socialisti invischiati nel malaffare,opportunisti e di altri partiti decaduti della Prima Repubblica.
Qui di seguito un paio di articoli che già prevedevano la fine di Zingaretti e un forte ridimensionamento di tutto il Pd:
madn pdilnuovoche-avanzala-fine-che-si avvicina e
madn il-funerale-di-zingaretti .
Il partito delle porte che sbattono.
di Ascanio Celestini *
Il primo segretario del PD è Valter Veltroni.
Alle prime elezioni che si trova davanti decide lo strappo con la cosiddetta sinistra radicale. Ma è uno strappo nazionale in contraddizione con le romane (in quei giorni amministrava Roma). Così per la capitale si corre tutti insieme, cercando il consenso anche dei centri sociali.
Gli elettori di sinistra non afferrano il significato di questa dissociazione, ma quelli di destra capiscono benissimo.
Il PD lascia il governo nazionale a Berlusconi e quello romano a Alemanno. Siamo nell’aprile del 2008 e perde su tutto il fronte.
Regge fino alla batosta che prende in Sardegna (febbraio 2009). L’isola abbandona Soru per Forza Italia e Valter si dimette.
Berlusconi commenta dicendo che si è «fatto fuori da solo» e parla di «implosione» nel PD.
I successivi segretari si defilano praticamente tutti.
Tranne Franceschini che fa il ministro in attesa di un grande salto e Orfini che resta come il famoso Moretti di Ecce Bombo, …mi si nota di più se resto e me ne sto in disparte o se me ne vado? Ma intanto insinua che Zingaretti s’è dimesso per fare il sindaco a Roma.
Epifani e Bersani migrano in LeU, Martina scappa in FAO.
Renzi fonda un partito pirata con un manipolo di guastatori.
Dopo 14 anni anche Zingaretti se ne va sbattendo la porta.
Più o meno come tutti gli altri.
Si vergogna del PD, dice che «Non ci si ascolta più».
Ma a quale periodo si riferisce?
Quand’è che qualcuno nel partito era in ascolto se fu proprio Veltroni a andarsene dicendo «basta farsi del male» e aggiungendo che spesso si era «trovato i bastoni tra le ruote»?
* da Facebook
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