mercoledì 11 marzo 2020

GIUSEPPE TAVECCHIO E FRANCESCO LORUSSO


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Negli anni settanta quando la lotta di classe era tutt'altra cosa rispetto ad oggi ed anche i toni erano decisamente differenti,l'undici marzo del 1972 e del 1977 segnarono due episodi della lunga striscia di sangue che caratterizzò gli anni di piombo e la violenta repressione poliziesca(vedi:madn quando-e-lo-stato-ad-ammazzare ).
Nel primo contributo(infoaut 11-marzo-1972-milano-il-pensionato-giuseppe-tavecchio )si parla del ferimento del pensionato Giuseppe Tavecchio colpito da un candelotto lacrimogeno sparato dalla polizia durante proteste che si tennero a Milano a margine di un raduno cui parteciparono anche i fascisti missini,le cui condizioni gravissime lo portarono al decesso dopo tre giorni.
Nel secondo(infoaut 11-marzo-1977-la-polizia-uccide-francesco-lorusso )a cadere a terra mortalmente fu a Bologna Francesco Lorusso che venne ammazzato da un colpo di pistola durante manifestazioni tenute in concomitanza di un'assemblea di cielle con le truppe di polizia e carabinieri mandate dal killer Cossiga a sedare con ogni mezzo possibile queste proteste.

11 Marzo 1972: Milano il pensionato Giuseppe Tavecchio.

A Milano, la Questura autorizza un raduno della maggioranza silenziosa e dell'Msi che raccoglie alcune centinaia di persone a piazza Castello; a margine di questa manifestazione, vengono malmenati un cronista del "Giorno" e un fotografo.

La Questura vieta per contro la piazza alla sinistra extraparlamentare (tra cui Potere Operaio, Lotta Continua, Autonomia Operaia) che vuole manifestare per la libertà di Valpreda, contro il governo Andreotti e la ‘strage di Stato’. I giovani si radunano egualmente in vari punti della città ed impegnano la polizia, tenendo il centro per tutto il pomeriggio.

Rimane ucciso da un candelotto lacrimogeno sparato ad altezza d’uomo dalla polizia il pensionato Giuseppe Tavecchio (per la sua morte sarà incriminato per ‘omicidio colposo’, il capitano di Ps Dario Del Medico, condannato in primo grado e, infine, assolto in appello perché ‘il fatto non costituisce reato’) e si contano 40 feriti. Nei giorni seguenti, perquisizioni a tappeto, la Questura annuncia 99 arresti: fra essi il compagno, Luigi Cipriani, ‘comandante’ delle forze di piazza di AO che dovrà rendersi latitante per sfuggire all’arresto, nonché l’avvocato Leopoldo Leon, non presente ai fatti, che raccoglieva testimonianze sul comportamento della polizia, per ‘concorso ideologico nei reati di resistenza aggravata e devastazione’.

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11 marzo 1977: la polizia uccide Francesco Lorusso 

Venerdi 11 marzo 1977, ore 10 del mattino, circa 400 persone partecipano ad un'assemblea di Comunione e Liberazione. Cinque studenti di medicina, appartenenti ai collettivi autonomi, che si erano presentati all'entrata, vengono malmenati e cacciati brutalmente dall'aula. La notizia si sparge nell'università ed un centinaio di compagni si raduna fuori dall'istituto di Anatomia dove si stava tenendo l'assemblea, lanciando slogan contro CL.

Dopo appena mezz'ora arrivano la polizia e i carabinieri con le autoblindo e le jeep. Un primo gruppo di carabinieri si schiera a difesa dell'istituto mentre un secondo gruppo carica inaspettatamente i compagni che scappano verso Porta Zamboni. Ritornando verso l'università, trovano uno sbarramento di PS e carabinieri che li carica sparando colpi di pistola. Sentendo gli spari, Francesco Lorusso, militante di Lotta continua, si volta e viene colpito trasversalmente. Con l'aiuto di quattro compagni viene portato ad un'autoambulanza. Giunge morto in ospedale.

La notizia che la polizia ha ucciso un compagno si sparge in fretta. Radio Alice la diffonde alle 13.30. Da quel momento in poi, la zona universitaria è un fluire di compagni, vengono chiuse le vie d'accesso alla zona per evitare nuove provocazioni e in tutte le facoltà si tengono assemblee.

Finite le assemblee parte un corteo di ottomila persone, colmo di dolore e rabbia, che si dirige verso la sede della DC, dove la polizia carica la testa del corteo, scatenando nuovi scontri.

Durante la manifestazione vengono dati alle fiamme l'ufficio del Resto del Carlino, due commissariati, la libreria di CL e diverse vetrine. Infine vengono occupati alcuni binari della stazione.

La giornata si conclude con un enorme assemblea al cinema Odeon.

Fin da subito è chiaro a tutti che l'omicidio di Francesco non è stato casuale ma un ennesimo attacco premeditato che ha visto in azione le truppe di Kossiga.

Dall'intervento di un compagno a Radio Alice:

"...ricordiamo dunque che di tutti i fatti avvenuti oggi a Bologna, tutti i compagni prendono la piena responsabilità. Tutti facevano parte di questo gigantesco servizio d'ordine che si è deciso di fare, tutti insieme, eravamo con le bottiglie incendiarie, con i sanpietrini in tasca, perché quella di oggi era una manifestazione violenta, che tutti avevamo deciso di fare violenta..."

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