domenica 29 marzo 2020

CARLO URBANI


Carlo Urbani, 10 anni dopo nelle parole del figlio (23/07/2013 ...
Oggi ricorre l'anniversario della morte del medico e microbiologo Carlo Urbani,deceduto diciassette anni fa in Thailandia per le gravi complicazioni dovuti alla polmonite atipica(Sars)contratta in Vietnam dove lavorava per conto dell'Oms(Organizzazione mondiale della sanità)in qualità di consulente per le malattie parassitarie.
Il medico marchigiano specializzato in malattie infettive e tropicali fin dagli inizi della sua carriera si prodigò in azioni solidali e di volontariato che lo fecero avvicinare e diventare membro di Medici Senza Frontiere(cui fu attribuito l'ultimo Premio Nobel per la pace dello scorso millennio)e mandato a lavorare soprattutto nel sud-est asiatico.
Proprio lì si accorse che un paziente che stava curando aveva un tipo di polmonite ancora sconosciuta(la Sars,il cui ceppo di coronavirus responsabile della malattia porta il nome Urbani a sua memoria)e tramite un costante lavoro con l'Oms e vincendo le ritrosie dei governi a chiudere le frontiere per evitare la pandemia,riuscì a salvare un numero indefinito di vite.
L'articolo(huffingtonpost 17-anni-senza-carlo-urbani-medico-martire-della-sars )parla della vicenda con la testimonianza dei parenti e ci fa capire soprattutto in questo periodo dove le somiglianze sono tragicamente simili che solo l'impegno nello studio e nel lavoro e purtroppo a volte il sacrificio possono permettere di curare le malattie,e non le preghiere,le benedizioni e i bei discorsi.

17 anni senza Carlo Urbani, medico martire della Sars.


Come esperto di malattie infettive per l'Oms contribuì a individuare la patologia, che gli fu fatale. Madre e figlio all'Ansa: "Governi faticarono a capire, poi lo ascoltarono".

“Se non riusciamo a fermare il contagio, questa nuova malattia sarà una nuova spagnola”. Parole profetiche, pronunciate nel 2003 da Carlo Urbani, esperto di malattie infettive per l’Oms, vittima, pochissime settimane dopo, il 29 marzo della Sars, la polmonite atipica che aveva contribuito ad individuare come nuova patologia.

Per l’emergenza coronavirus sono state cancellate le iniziative in programma a Castelplanio, la sua città, e in altre località delle Marche, domani per l’anniversario della sua morte. La moglie Giuliana Chiorrini e il figlio Tommaso, oggi 33enne, ricordano con l’ANSA quei giorni drammatici, tra Hanoi dove il medico abitava con moglie e 3 figli piccoli e Bangkok dove morì. “Ci fu un grande scambio di mail con l’Oms e con i governi, che non volevano chiudere le frontiere - raccontano -, ci vollero dieci giorni. Per lui però era troppo tardi”.

Urbani fu una delle oltre 700 vittime della Sars, meno contagiosa del coronavirus ma più letale. “Oggi abbiamo visto le stesse dinamiche - dicono la moglie e il figlio - anche il periodo è molto simile”. Urbani, che è stato anche presidente della sezione italiana di Medici Senza Frontiere, ritirando il Nobel nel 1999 per conto dell’organizzazione, cominciò a sospettare che un paziente dell’ospedale francese di Hanoi con una brutta polmonite fosse in realtà affetto da una nuova malattia infettiva, che aveva contagiato le infermiere che lo assistevano. Dal 28 febbraio cominciò un carteggio con l’Oms, lanciando l’allarme e chiedendo la chiusura di porti e frontiere per evitare la diffusione del contagio. Una decina di giorni dopo il Vietnam e altri Paesi adottarono le prime misure. Ma il 18 marzo lo stesso Urbani, in volo per Bangkok per lavoro avvertì i primi sintomi della malattia: “all’arrivo in aeroporto disse ai colleghi che erano venuti a prenderlo di stare lontani, si fece portare in ospedale per mettersi in isolamento” dice Tommaso, oggi operatore umanitario con Intersos e presidente del”Aicu (Associazione Carlo Urbani). Il medico, attivo in molti Paesi del terzo mondo, si è impegnato per garantire il diritto alla salute di tutti, per curare “le malattie dimenticate”, pagando un prezzo estremo: ma senza il suo allarme il bilancio delle vittime della Sars sarebbe molto più alto.

Inevitabile il paragone con medici, infermieri e operatori sanitari, in prima linea contro il Covid-19. Ma si pensa anche ai malati. “Mi addolora pensare a quelle persone che muoiono senza i loro cari vicino - osserva Giuliana Chiorrini -, io ho avuto la possibilità di stare con Carlo sin quasi all’ultimo, ovviamente con tutte le protezioni, camice, mascherina...”. Oggi a Urbani, il ‘medico-eroe’ della Sars sono dedicati libri, strade, scuole, premi e l’ospedale di Jesi per il quale l’Aicu ha lanciato una raccolta fondi. Per la moglie, i tre figli e la madre fu “un perdita enorme”, ma “poi con il tempo abbiamo capito l’importanza di quello che aveva fatto” dice ancora Tommaso, che ha un fratello e una sorella più piccoli. “Credo che se avesse potuto tornare indietro, avrebbe fatto le stesse cose - aggiunge - e noi saremmo comunque al suo fianco”.

Nessun commento: