sabato 1 giugno 2019
UN GOVERNO A BRACCETTO CON LA MALAVITA
Guai nel belpaese a mettersi contro i proventi della malavita,e ultimo caso si è avuto con la decisione di fare una caccia alle streghe contro i negozi che vendono canapa light e derivati,una decisione imposta dal governo figlia di un ignoranza di base che ne determina le scelte.
L'articolo proposto in principio perla dalla sentenza della Cassazione e del comunicato di Federcanapa,che evita allarmismi anche se in ballo ci sono centinaia di posti di lavoro in bilico se questa decisione potrebbe determinare che anche le percentuali basse di principio attivo venissero limate ulteriormente come i bacchettoni del governo vorrebbero(tg24.sky.it cannabis-light-chiusura-negozi ).
Nel successivo invece uno dei casi in cui vengono sequestrate piantagioni nascoste in zone di difficile accesso,stavolta nell'Aspromonte(www.quotidianodelsud.it )e che interessa direttamente la 'ndrangheta e il giro milionario di Euro che corre attorno alla produzione e allo spaccio dei derivati della cannabis.
Che andrebbe legalizzata del tutto e non solo quella light,per distruggere gli affari delle famiglie e dei clan malavitosi facendoli cadere in quanto molti dei suoi guadagni arrivano proprio dallo spaccio,mentre la maggior parte dei politicanti si vedono bene di non pestare i piedi ai mafiosi che lucrano su questo.
Cannabis light, Federcanapa: "Sentenza Cassazione non determina la chiusura dei negozi".
Per la Federazione la decisione della Suprema Corte, che ha sancito che la legge non consente la vendita di prodotti derivati dalla coltivazione della canapa sativa, non incide sui prodotti venduti, che sarebbero sotto la soglia del principio di efficacia drogante.
La decisione di ieri delle sezioni unite penali della Corte di Cassazione - che hanno stabilito che la legge non consente la vendita o la cessione a qualunque titolo dei prodotti "derivati dalla coltivazione della cannabis" - non determina la chiusura generalizzata dei negozi che offrono prodotti a base di canapa. È quanto sostiene in una nota Federcanapa, spiegando che "il testo della soluzione dice chiaramente che la cessione, vendita e in genere la commercializzazione al pubblico di questi prodotti è reato ‘salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante’. Pertanto la Cassazione ha ritenuto che condotte di cessione di derivati di canapa industriale privi di efficacia drogante non rientra nel reato di cui all'art. 73 del T.U. Stupefacenti”.
Federcanapa: “Non si crei clima da caccia alle streghe”
"Da anni - sostiene ancora la nota di Federcanapa- la soglia di efficacia drogante del principio attivo THC è stata fissata nello 0,5% come da consolidata letteratura scientifica e dalla tossicologia forense. Pertanto non può considerarsi reato vendere prodotti derivati delle coltivazioni di canapa industriale con livelli di Thc sotto quei limiti". "Ci auguriamo che anche le forze dell'ordine si attengano a questa netta distinzione tra canapa industriale e droga nella loro azione di controllo e che non si generi un clima da 'caccia alle streghe' con irreparabili pregiudizi, patrimoniali e non, per le numerose aziende del settore. Ogni ulteriore considerazione dovrà essere rimandata alla pubblicazione delle motivazioni della sentenza da cui potrà essere desunto l'impianto logico-giuridico seguito dalla Corte e che potrà fornire ulteriori spunti di riflessione”, conclude Federcanapa.
Cosa ha stabilito la Cassazione
La Cassazione ieri ha sancito che la legge non consente la vendita di prodotti derivati dalla coltivazione della canapa sativa, esclusi quelli medici: stop quindi anche ai derivati, come l'olio, le foglie, le inflorescenze e la resina e punibilità per chi mette in commercio prodotti derivati da infiorescenze o resine della cannabis con Thc inferiore allo 0,6%. "Mi dispiace per i posti di lavoro, ma la droga fa male", ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
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Scoperta produzione industriale di canapa in Aspromonte.
Decine di arresti, c'è anche esponente del clan Pelle-Vottari.
SAN LUCA (REGGIO CALABRIA) - Blitz dei carabinieri tra Reggio Calabria, Roma e Latina, denominato "Operazione Selfie" contro una organizzazione tesa a realizzare delle coltivazioni intensive di cannabis in Aspromonte, nascoste tra la vegetazione e video-sorvegliate.
Le indagini dei militari, dirette dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e coordinate dall’aggiunto Giuseppe Lombardo e dal pm Francesco Tedesco, hanno permesso di scoprire diverse aree in cui veniva coltivata la canapa con dei sistemi di produzione ad alta resa nascoste tra i boschi dell'Aspromonte.
I carabinieri hanno eseguito un provvedimento di custodia cautelare nei confronti di numerose persone, accusate a vario titolo di associazione finalizzata alla produzione e al traffico illecito di stupefacente, porto abusivo di armi clandestine e ricettazione.
Complessivamente sono state eseguite 27 ordinanze di arresto, 13 in carcere e 14 ai domiciliari, e una di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Secondo quanto riferiscono gli stessi militari, l’organizzazione aveva base nel territorio di San Luca e aveva strutturato, in maniera intensiva e industriale, la produzione di marijuana attraverso campi irrigati in area pre-aspromontana, nascosti tra la vegetazione e sorvegliati con sistemi di video ripresa. In seguito la droga veniva commercializzata sulle piazze di spaccio romane e pontine. Fra i destinatari della misura, un esponente della cosca Pelle-Vottari della 'ndrangheta di San Luca.
I componenti dell'organizzazione sono stati identificati grazie alle immagini catturate dalle foto-trappole da loro stessi collocate a presidio delle piantagioni di marijuana gran parte degli indagati nell’operazione "Selfie" (così chiamata proprio per questo motivo).
Dopo che i carabinieri hanno scoperto le prime due piantagioni, nel settembre del 2016 a Casignana, i militari dalla Compagnia di Bianco, che hanno condotto le indagini con il supporto operativo dello Squadrone eliportato "Cacciatori", hanno scoperto anche le foto-trappole. Dalle analisi effettuate con il supporto dei carabinieri specializzati del Racis di Roma, sono state estrapolate, seppur già cancellate dai supporti di registrazione, numerose immagini che ritraevano gli indagati intenti a curare la realizzazione e la conduzione delle due piantagioni.
Partendo da questo dato, i carabinieri hanno poi identificato i complici dei coltivatori, delineando i contorni dell’associazione e definendo i ruoli dei singoli all’interno del sodalizio, e poi i destinatari dello stupefacente.
In particolare, secondo gli investigatori, il principale promotore delle attività era Michele Carabetta, di 41 anni, già condannato in via definitiva ad otto anni di reclusione per associazione mafiosa, con pena già scontata, perché ritenuto un elemento di spicco della cosca Pelle-Vottari di San Luca, la stessa coinvolta nella faida culminata con la strage di Duisburg.
L’uomo, in particolare, avrebbe avuto il compito di introdurre in Italia armi da guerra, armi clandestine e munizioni. Dall’inchiesta "Fehida" condotta anni fa contro le 'ndrine di San Luca, era emerso il rapporto di Carabetta con il boss Antonio Pelle, di 57 anni, alias "La Mamma".
Carabetta ha diretto il traffico pur essendo sottoposto per tutta la durata delle indagini alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno a Roma, attraverso due articolazioni dell’organizzazione, una stanziata nella capitale e l’altra sulla piazza di Latina.
Per eludere i controlli durante il trasferimento della droga fuori dalla Calabria, in una circostanza, una donna in avanzato stato di gravidanza ha preso parte, insieme a tre complici, al trasporto a Roma di oltre 6 kg di marijuana provenienti dalle piantagioni della locride.
Complessivamente nel corso delle indagini sono state localizzate 8 piazzole adibite alla coltivazione di marijuana: due a Casignana (RC), località Marino, risalente al 21 settembre 2016; due a Bovalino (RC), località Bosco Sant’Ippolito, risalente al 18 maggio 2017; due a Siderno (RC), località Garino/Pezzillini, risalente al 2 giugno 2017; una a Bovalino, località Serro Mortilli, risalente al 30 giugno 2017; una a Casignana (RC), nei pressi dell’argine del torrente Bonamico, risalente al 18 luglio 2017.
Inoltre sono stati sequestrate circa undicimila piante, sono state arrestate in flagranza 10 persone col sequestro di 30,2 Kg di marijuana e sono stati sequestrati 6 fucili da caccia, privi di matricola o con matricola abrasa, 3 dei quali oggetto di furto.
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