mercoledì 5 giugno 2019

TRUMP DUMP


Khan replica a Trump: «Sei il volto dell’ultradestra mondiale»
La visita in Gran Bretagna del Presidente Usa Donald Trump sembra la gita turistica di un bullo col culo parato in questo caso da quella megera della Regina e di tutta o quasi la famiglia reale,mentre aizza la folla all'odio con espressioni rozze che ben si addicono al personaggio ma non credo proprio ad un Presidente.
Negli articoli seguenti(contropiano gli-stati-uniti-non-sono-un-paese-normale e www.cdt.ch khan-replica-a-trump )i tre giorni di Trump in terra d'Albione che culmineranno oggi con la ricorrenza dell'anniversario del D-day,con proposte economiche vantaggiose per i due paesi,una sollecitazione forte per una Brexit dura e le polemiche a distanza col sindaco londinese Khan,che ha definito un fascista ricciolo arancio,emblema dell'ultradestra mondiale.
Nei suoi proclami,che rientrano nella lunga campagna elettorale per le presidenziali del 2020,il sudicio Trump che si vede proiettato verso un secondo mandato ma che invece i dati non lo vedono così tanto favorito,continua nelle sue sozzerie planetarie sputando veleno contro tutti gli Stati che non osano piegarsi alla sua volontà(i vari Iran,Siria,Corea del Nord,Venezuela solo per citare i casi più clamorosi),compresa la Cina e la guerra dei dazi.

Gli Stati Uniti non sono un paese normale.

di  Alberto Negri * 
Pensare significa elaborare il reale, ricostruirlo nella mente e provare a restituire a sé e agli altri un concetto – una sintesi che coglie l’essenziale – che renda il caos del reale intelligibile.

Per questo è necessario ascoltare i contributi più stimolanti che arrivano dagli altri, anche quando non ci trovano del tutto d’accordo. Purché siano densi di informazione ed elaborazione.

A confrontarsi con gli asini si vince sempre facile, se ci si misura con i maestri, come minimo si cresce e ci si pone all’altezza dei problemi. A questo – lo ricordiamo spesso – serve uno spazio “interventi”.

Nei giornali seri, almeno.

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L’America di Trump non è un Paese normale. Il presidente si lamenta della guerra di russi e siriani a Idlib contro i jihadisti ma sono stati gli americani ad addestrarli per rovesciare Assad. Non una parola ovviamente su Israele che colpisce l’esercito di Damasco con i missili. E dopo il Medio Oriente medita di disgregare l’Europa.

L’America di Donald Trump, sbarcato ieri in Gran Bretagna, è un Paese «normale»? Dovrebbe dircelo Mike Pompeo che ha dichiarato, per la prima volta, che «gli Stati uniti sono pronti a negoziare con l’Iran senza precondizioni». Ma ha immediatamente aggiunto: «Lo faremo quando vedremo l’Iran comportarsi come una nazione normale», il che significa porre altre condizioni.

Più chiaro è che cosa sia Paese normale. Non gli Stati uniti che avendo scatenato guerre in tutto il Medio Oriente, dall’Iraq alla Libia, hanno destabilizzato un’intera regione, il Medio Oriente, e ora con la guerra dei dazi alla Cina si preparano a minacciare l’intero continente europeo e l’economia mondiale.

Da Londra Trump è partito per la sua lunga campagna elettorale e già che c’è per assestare una mazzata all’Unione europea e intromettersi negli affari interni di un altro Paese. Con una visita di stato ingiustificata, se non per ragioni mercantilistiche – gli accordi della Gran Bretagna con Pechino – la monarchia britannica ha così messo a disposizione Buckingham Palace per offrire a Trump una vetrina scintillante in vista di quando, tra un paio di settimane, annuncerà la sua candidatura per un secondo mandato: figuriamoci che gli importa a Trump di dialogare con un premier dimissionario. Al massimo gli interessa sostenere Boris Johnson come prossimo leader conservatore e dare una mano al suo beniamino Nigel Farage, vincente alle europee e in testa a tutti i sondaggi.

Il presidente degli Usa ha criticato in modo piuttosto violento l’accordo sulla Brexit negoziato da Theresa May che con questa visita chiude probabilmente la sua carriera nel peggiore dei modi. Trump ha sottolineato che se al posto di May ci fosse stato lui si sarebbe rifiutato di pagare i 42 miliardi di euro che Londra dovrà sborsare per la Brexit.

Ma c’è dell’altro, come rileva sul Financial Times il leader liberal democratico Vince Cable: l’America di Trump è una minaccia globale. Trump, sottolinea il giornale britannico, sta distruggendo tutti gli accordi multilaterali: da quello sul clima all’intesa nucleare con l’Iran, dagli accordi di non proliferazione in Europa fino al Wto. Anche i britannici si accorgeranno presto di cosa significa la Brexit e negoziare da soli con Trump.

La Gran Bretagna uscendo dall’Unione ha fatto conto sulla «relazione speciale» che storicamente lega Londra a Washington, ma quando gli inglesi dovranno trattare un accordo di libero scambio con gli Stati uniti si renderanno conto che Trump non regala niente. Quasi sicuramente rimpiangeranno l’Ue, soprattutto se ne usciranno con un no deal, come vorrebbero Farage e Johnson. Ecco perché lo show con la regina è utile solo a Trump e un giorno forse apparirà come una carnevalata inutile.

L’America di Trump non è un Paese normale. Il presidente si lamenta della guerra di russi e siriani a Idlib contro i jihadisti e Al Qaeda: ma sono stati gli americani ad addestrarli per rovesciare Assad. Non una parola ovviamente su Israele che colpisce l’esercito di Damasco con i missili. Tutto è concesso agli alleati di Trump, in particolare all’Arabia saudita e agli Emirati, due sponsor del piano Kushner per la Palestina, che vengono riempiti di armi per far paura all’Iran e condurre una guerra devastante in Yemen, sull’orlo del collasso totale. Per la verità anche noi con le bombe tedesche prodotte in Sardegna dalla Rwm gli diamo una mano: c’è poco da fidarsi anche degli europei.

E nel caso dell’Iran, prima dell’apertura di Pompeo – «giochi di parole», l’ha definita Teheran – c’è stata la decisione americana di inviare navi e truppe nel Golfo. In realtà la prima condizione per avviare trattative tra Washington e la Repubblica islamica sarebbe l’allentamento della pressione militare americana e dei suoi alleati non solo nel Golfo ma in tutta la regione: è forse una coincidenza che Israele abbia di nuovo colpito la Siria, alleato dell’Iran?

Il presidente iraniano Hassan Rohani è già stato chiaro: è disponibile al negoziato se gli Stati uniti dimostrano di rispettare la dignità dell’Iran. E Trump finora ha mostrato di non essere molto rispettoso della legalità internazionale visto che ha cancellato il trattato sul nucleare del 2015 senza nessuna vera ragione specifica.

Gli Usa non sono un Paese normale e non vogliono neppure che gli altri lo siano. Usciti dal trattato hanno imposto sanzioni unilaterali sull’Iran impedendo a tutti di fare transazioni con Teheran, sia per l’acquisto di petrolio, sia mettendo sanzioni su banche e società straniere che hanno rapporti d’affari iraniani. Gli Stati uniti di Trump non vogliono che l’Iran possa sopravvivere e neppure che gli altri Stati abbiano diritto alla loro sovranità. Gli Usa chiedono a Teheran di essere un Paese normale ma loro fanno tutto il contrario per diventarlo.

 * ilmanifesto.it

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Khan replica a Trump: «Sei il volto dell’ultradestra mondiale».

Il sindaco di Londra rilancia la polemica con il presidente americano in visita nel Paese: «Poster boy per i leader di Ungheria, Francia e Italia»

LONDRA - Sadiq Khan controreplica a Donald Trump e lo bolla come «il poster boy», il modello, dell’estrema destra mondiale e di leader dalla visione politica «ripugnante» in Paesi come «l’Ungheria, l’Italia o la Francia».

Il sindaco laburista di Londra, figlio d’immigrati pachistani, coglie l’occasione di un’intervista alla Bbc per rilanciare oggi la polemica con il presidente americano, a cui lui aveva dato del «fascista» e che aveva risposto via Twitter bollandolo come «un perdente totale», oltre a sbeffeggiarlo per la bassa statura.

«Io penso che in effetti, se guardiamo in giro per il mondo, ci sono molti leader i cui punti di vista io trovo ripugnanti - in Ungheria, in Italia, in Francia o qui da noi nel Regno Unito - i quali guardano a Donald Trump come al loro poster boy», insiste Khan rifiutandosi di ritirare l’accusa di fascista pur senza ripeterla.

Il sindaco nega di essersi offeso per la risposta di Trump, ma auspica che Theresa May gli rimproveri faccia a faccia il comportamento «infantile». «Io non sono un 12enne in un parco giochi e mi sorprende che Donald Trump pensi di esserlo», taglia corto, assicurando d’essere «pro-americano», ma libero di considerare sbagliato - al pari del leader del suo partito, Jeremy Corbyn - l’invito al presidente per una visita di Stato in pompa magna e di criticare la politica dell’amministrazione di un «Paese amico» su temi come le scelte di politica estera, l’atteggiamento verso l’immigrazione o il cambiamento climatica, «le porte chiuse ai musulmani».

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