venerdì 14 dicembre 2018
SFORAMENTI SI,SFORAMENTI NO
Un piccolo risultato i gilet gialli francesi l'hanno ottenuto con le loro proteste che durano da un mese e che hanno provocato paralisi nei trasporti e violenti scontri a Parigi e in altre città:vedere il Presidente Macron con la coda tra le gambe in televisione dire di aumentare i salari minimi e alcune diminuzioni delle tasse,come le accise sui carburanti che hanno scatenato il tutto,non è cosa che si vede tutti i giorni in questi anni di crisi.
Infatti le misure di austerità introdotte dal governo d'oltralpe hanno visto la gente ribellarsi e scendere per le strade,non come in Italia dove gente senza palle e governanti pagliacci,come giustamente scritto nell'articolo proposto(contropiano la-francia-sfora-il-deficit-lue-approva )che evidenzia il fatto che i soldi utilizzati per salari e detassazioni verranno presi andando in debito con l'Europa,mossa che ha fatto infuriare i politici italiani visto che lo sforamento concesso ai francesi da Moscovici sarà aumentato al 3%.
Invece da noi si continua a pescare dalle tasche del proletariato(madn la-vocegrossadel-padrone)senza che nessuno faccia niente,e l'esempio da imitare ci è dato sempre dai francesi che grazie alla loro lotta sociale non delegano la politica a mera amministrazione e show televisivo.
La Francia sfora il deficit, l’UE approva…
di Salvatore Prinzi
Che cose incredibili fa la lotta di classe! Faccio un breve riepilogo e poi dico secondo me cosa dovremmo fare.
In Francia, di fronte all’ennesima misura del Governo Macron che penalizza attraverso la tassazione le classi popolari, nasce un mese fa il movimento dei gilet gialli. Un movimento cominciato da lavoratori autonomi e piccola borghesia impoverita che si estende poi ad altri segmenti di società (studenti, reti sindacali e politiche, fasce di proletariato marginale), che scende in piazza con forza e traduce la propria particolaristica rivendicazione in elementi politici ancora spuri ma più generali (ritorno alla sovranità, redistribuzione della ricchezza etc).
Blocchi, manifestazioni, pesanti scontri con le forze dell’ordine nel salotto buono degli Champs Élysées, fanno saltare weekend di shopping e creano un clima sfavorevole ai profitti.
Grazie a questa lotta – e sì, anche alla violenza che mette in campo – il Governo Macron, finora arrogante e teso solo alla repressione – deve andare in tv con la testa bassa a proporre una trattativa.
In realtà Macron mette poco sul piatto, ma mette qualcosa: piccoli aumenti di salario, detassazioni etc. Dove trovare però i soldi per finanziarie queste misure? Chiaramente non tassando i ricchi, che sono i suoi azionisti di maggioranza, ma drenando risorse dalla collettività attraverso la fiscalità generale e andando in debito. Una mossa da vecchia DC, insomma. Si calcolano 8-10 miliardi, che farebbero andare il rapporto deficit/PIL oltre il 3%, da sempre cifra indiscutibile per l’UE.
Incredibile a dirsi, l’UE sembra essere d’accordo ad allentare i cordoni della borsa: pur di tacitare la lotta di classe ed evitare che si contagi ad altri paesi, meglio dare il contentino e sperare nel Natale!
(Dunque non esiste qualcosa che è possibile o impossibile per decreto: il campo di possibilità è sempre aperto dalle lotte, da quello che fanno e inventano gli esseri umani liberi!)
Ovviamente la cosa non sfugge al Governo Italiano, che prova ad approfittarne: “ci state facendo due palle così sul 2,4% e ora alla Francia concedete il 3%? Allora sforiamo anche noi!”.
Potenza delle lotte in un modo di produzione economico ormai integrato! La mobilitazione del popolo francese – anche se non è consapevolmente internazionalista – ricade immediatamente sull’Italia e dà in teoria un assist per strappare meno austerità.
Ma l’UE se ne sbatte: sia perché da noi la mossa da vecchia DC di andare in debito per dare qualche briciola alle classi popolari senza toccare i profitti è stata fatta per 30 anni e ha prodotto debito altissimo, dispersione, corporazioni etc. Sia perché da noi non esiste un livello paragonabile di scontro sociale, ma solo un popolo passivo e un governo di buffoni.
Morale della favola: il governo italiano, al di là delle sceneggiate, si piegherà come al solito. Scordatevi quindi che un miglioramento delle nostre condizioni verrà da Lega e 5 Stelle, che non hanno alcuna intenzione di rompere con le politiche precedenti di centrodestra e centrosinistra.
Ma più in generale, scordiamoci che un miglioramento delle nostre condizioni possa avvenire senza scontro sociale, senza il ritorno a una generale conflittualità di classe.
La politica, senza spinta sociale, è soltanto o amministrazione o teatro. Se non ci prendiamo le strade e facciamo come in Francia, nulla cambierà. Ma le esplosioni non avvengono a caso: sono il frutto di accumulazioni carsiche, di processi culturali e materiali, anche di provocazioni del potere. Quindi se prima non ci organizziamo scientificamente sui territori, sui posti di lavoro, per accumulare forze, nessun cambiamento si potrà mai produrre, e ogni scintilla si spegnerà da sola.
Inoltre questo governo di buffoni non ha ancora bruciato il suo capitale di aspettative, i nodi non sono ancora arrivati al pettine agli occhi delle masse. Non è detto che accada subito: possono continuare a promettere e a rinviare dicendo “è colpa degli altri” ancora per un po’, inventarsi nuove elezioni politiche etc.
Ma proprio per questo dobbiamo approfittare di questi mesi per radicarci e costruire organizzazione, per farci trovare pronti a trasformare la delusione delle masse in protesta e consapevolezza politica.
Proprio per questo dobbiamo sostenere il movimento francese e renderne leggibili agli italiani temi e pratiche, spingere attraverso il gilet giallo un immaginario di rivolta intorno al tema della redistribuzione della ricchezza, creare connessioni europee.
E anche per questo come Potere al Popolo saremo in piazza a Roma il 15 dicembre, insieme a braccianti, badanti, richiedenti asilo, alle fasce di proletariato e sottoproletariato più sfruttate di questo paese, al sindacalismo conflittuale.
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