martedì 4 dicembre 2018

LA VOCE(GROSSA)DEL PADRONE


Risultati immagini per vincenzo boccia 65% pil
La manica di gioppini vestiti con lo stampino presenti a Torino ieri durante la riunione delle maggiori dodici associazioni italiane dall'industria all'artigianato passando per il commercio e l'agricoltura,hanno alzato la voce in particolare con Boccia presidente di Confindustria(madn un-presidente-da-bocciare )nell'insistere non solo a completare la Tav ma a seguire la strada delle infrastrutture a tutti i costi,con i benefici per i padroni ed i costi per il resto dei contribuenti.
E fa la voce grossa e mette in chiaro il fatto che comandano loro rappresentando il 65% del Pil nazionale,e che il resto conta niente o peggio,ed il suo appello al governo di cambiare la manovra,fatto auspicato appunto da questa congrega e dalle opposizioni Pd e Forza Italia a braccetto,è un ultimatum più che un suggerimento.
Sia ben lampante che queste dichiarazioni siano di una gravità colossale,ma anche di una verità assoluta,quella del capitalismo schiacciasassi e persone,l'1% che detiene la maggioranza dei beni nel mondo(madn essere-l1-o-il-99 )e la palese potenza di questi che altro non sono che sfruttatori delle vite di milioni di uomini e donne.
L'articolo proposto(www.finanza.com )parla della lotta tra Boccia ed il governo,di come la pazienza degli italiani(qui gli industriali)sia finita,ovviamente un sito che parla di finanza riposta dichiarazioni che portano acqua al mulino a questi ceffi,ma è di sicuro interesse.

Ultimatum Confindustria a governo, Boccia sbotta: 'Conte convinca vicepremier su manovra o si dimetta'.

di Laura Naka Antonelli
MILANO (Finanza.com)

Chiaro e netto l'ultimatum che Confindustria, per voce dello stesso numero uno Vincenzo Boccia, lancia al governo M5S-Lega, in particolare al premier Giuseppe Conte. L'associazione degli industriali italiani sbotta, puntando il dito contro il caos manovra, le tensioni con Bruxelles, e lo spread.

Così Boccia, in occasione della manifestazione per la Tav alle Ogr, le ex Grandi Officine Riparazioni di Torino, dove si riparavano i treni dalla metà dell'800.

"Questa manovra quota 41 miliardi di euro, di cui 18 per pensioni e reddito di cittadinanza. Dall'Europa ci chiedono solo 4 miliardi. Conte chiami i vicepremier, è questione di 2 miliardi a testa e ne usciamo subito. Se non lo fanno, nei panni di Conte mi dimetterei e denuncerei subito chi non vuol fare un passo indietro".

Dichiarazioni pesanti, con tanto di ultimatum direttamente lanciato in direzione del presidente del Consiglio.

Boccia non si ferma qui, e rivolge due messaggi ai due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, nei confronti dei quali non fa nulla per nascondere la sua insoddisfazione:

"Faccio una promessa a Di Maio: se ci convoca tutti e dodici il 5 dicembre noi non lo contaminiamo", ha detto il numero uno di Confindustria, riferendosi all'incontro con il vicepremier sulla Torino-Lione, a cui sono invitati i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali locali.

A Salvini Boccia dà invece un consiglio: "Si occupi e preoccupi dello spread", visto che la Lega è stata votata da molti industriali.

La pazienza degli industriali italiani è ormai agli sgoccioli: "Se siamo qui è perché la nostra pazienza è quasi limite, per mettere insieme 12 associazioni tra cui alcune concorrenti tra loro. Se siamo qui tra artigiani, commercianti, cooperative, industriali, qualcuno si dovrebbe chiedere perché. La politica è una cosa troppo importante per lasciarla solo ai politici".

Boccia parla a nome di quei tremila imprenditori che sono arrivati da tutta Italia: presenti dodici associazioni d'impresa, che complessivamente rappresentano 13 milioni di lavoratori e oltre il 65% del Pil. Presenti i presidenti nazionali di Confindustria, Casartigiani, Ance, Confapi, Confesercenti, Confagricoltura, Legacoop, Confartigianato, Confcooperative, Confcommercio, Cna e Agci.

Il numero uno di Confindustria rincara la dose contro il governo più volte, bocciando la manovra: "Siamo contro questa manovra, perché non ha nulla della crescita. Serve un equilibrio tra le regioni del consenso e quelle dello sviluppo".

E ancora: "La stagione degli alibi è finita, ora serve uscire dalla dimensione della perenne campagna elettorale".

Non può non mancare, nel giorno in cui un report Goldman Sachs paventa chiaro e tondo il rischio recessione a inizio 2019 per l'Italia, il riferimento alla possibile contrazione dell'economia:

"Proprio perché si parla di recessione dobbiamo reagire, la decrescita non porta bene a nessuno. Vedere una fabbrica chiusa è come avere un lutto in famiglia, significa avere poca occupazione. Quindi è necessario tornare alla politica delle missioni, darsi un obiettivo grande, aumentare l'occupazione, avere un grande piano di inclusione dei giovani".

Insomma, "il rallentamento dell'economia globale, il rallentamento della Germania e i dati italiani ci devono fare riflettere su una manovra che deve essere più equilibrata e deve andare verso lo sviluppo e non guardare solo al contratto di governo".

Detto questo, "a noi imprenditori non interessa fare l'opposizione al governo. Non è questo il nostro compito anche se la debolezza dell'opposizione politica è un problema per la nostra democrazia. Il mondo della produzione sa che non può più stare zitto. Lanciamo un allarme: senza crescita rischiamo di finire dentro un'altra recessione".

PIERRE MOSCOVICI: UE NON CONCENTRATA SU RIFORMA PENSIONI, MA SU CONTI

Intanto, arriva l'ennesima dichiarazione sulla legge di bilancio da parte del Commissario agli Affari economici Ue, Pierre Moscovici.

Moscovici precisa che nella Commissione europea non si sta mettendo in discussione la riforma sulle pensioni che l'esecutivo giallo-verde vuole lanciare, smontando la riforma Fornero - come ha detto fino a ieri Salvini - pezzo per pezzo. Quella riforma, sottolinea il commissario, attiene infatti alle "scelte politiche italiane".

Piuttosto, la Commissione vuole che il governo punti al "rispetto del Patto di stabilità e di crescita" e che venga dunque assicurata "la compatibilità del bilancio italiano con le regole del Patto".

In un'intervista rilasciata ad Avvenire, il premier Conte sottolinea dal canto suo che con Bruxelles è in corso "un negoziato vero", che ha come obiettivo quello di "evitare all'Italia una procedura d'infrazione che fa male al nostro Paese e rischia di far male anche all'Europa".

La proposta che l'Italia intende fare all'Ue è una questione di ore: Arriverà 'ad horas', precisa il presidente del Consiglio, facendo anche riferimento alle misure chiave del contratto di governo:

"Ho alcune prime proiezioni sull'effetto economico di quota 100 e Reddito di cittadinanza. Ciò può darmi un margine di manovra da spendere e utilizzare nel negoziato".

Sulla riduzione del target sul deficit fissato nel NaDef al 2,4%, Conte afferma che, "se recuperiamo delle somme, ragionevolmente ci potrà essere. Ma in questo momento non fornisco nessun numero. Perché il negoziato riesca occorre riservatezza".

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