venerdì 2 dicembre 2016

IL NO SOCIALE


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Ultimo giorno di campagna elettorale in vista del referendum di domenica sulla riforma costituzionale presentata da chi,con la storia della rottamazione,preferisce per principio qualcosa di nuovo e di stupido al posto di qualcosa di vecchio ma forte e sapiente.
Nell'articolo preso da Informazione Indipendente(il-mio-no-e-sociale )riporta un pezzo condivisibile perché parla della riforma,che vista dal senso politico dei democratici nemmeno più di sinistra assume un significato negativo e foriero di tristi presagi.
Si parla delle persone che voteranno NO e della loro appartenenza ad ampio raggio ma anche degli illusi del Si che credono alle favolette del giullare fiorentino e della cricca delle banche e dei ministri raccomandati.
Una scelta sociale per il popolo e per le persone in difficoltà che con un esito positivo al voto perderebbero quel poco rimasto in materia sanitaria,previdenziale ed educativa:perché il liberismo imposto da questo governo nato senza votazione ha già scavalcato diversi articoli costituzionali.
Che col Si avrebbe la strada spianata verso una devastazione del bene pubblico accompagnato da slogan da ultim'ora e dalle balle sulle lungaggini per arrivare a decisioni legislative(ad esempio per le vergognose riforme Fornero e il job act non mi sembra che siano passati anni per approvarli).

Il mio NO è sociale. Di Franco Berardi “Bifo”.

l’inizio mi sono detto: perché dovrei votare come il razzista Salvini, o come D’Alema, l’uomo che ha violato l’articolo 11 della Costituzione bombardando la Serbia per ordine dei suoi compari Bill Clinton e Tony Blair e adesso si presenta come difensore della Costituzione repubblicana?
Poi vado a vedere chi mi consiglia di votare SI e trovo un signore che in gioventù fu fascista poi si convertì allo stalinismo perché lo stalinismo stava vincendo, e poi si convertì alla NATO perché lo stalinismo era venuto meno, e poi si converti all’europeismo finanziario e come presidente della Repubblica firmò disciplinatamente i decreti di Berlusconi e i diktat del sistema bancario.
Pensavo di astenermi, a quel punto per non trovarmi in un caso come nell’altro in compagnia di ipocriti mascalzoni.
Poi andai al comizio di Landini, un paio di settimane fa, e Landini mi ha convinto a votare NO.
Landini fece notare che il governo Renzi, a parte le velleità di riforma costituzionale, si distingue soprattutto per le sue politiche sociali. E’ il governo del voucher, cioè della totale distruzione dei diritti del lavoratore, anzi per la cancellazione del lavoratore stesso come persona. E’ il governo che propone ai lavoratori anziani di pagarsi un mutuo in banca (magari la Banca Etruria, vero?) per poter avere la pensione, dopo aver pagato una vita di contributi. Questo è il governo Renzi. Prima cade meglio è.
Dopo avere ascoltato Landini dissi a me stesso: il mio voto non sarà costituzionale né politico, il mio voto sarà sociale.
Sul piano costituzionale mi fido assai più di Stefano Rodotà che di Giorgio Napolitano, naturalmente. E mi pare evidente che l’efficienza della democrazia non dipende dalla abolizione del Senato né dal premio di maggioranza. Queste sono misure che riducono la democrazia, non la perfezionano. Ma per essere del tutto sincero, delle questioni costituzionali me ne importa il giusto, cioè quasi niente.
Non perché io consideri la democrazia una cosa irrilevante ma perché penso che la democrazia è morta, non per effetto di una riforma costituzionale, ma perché cancellata dal potere finanziario e non dall’eccessivo numero dei senatori.
Chi dice che la decisione politica deve essere più veloce prende in giro se stesso e gli altri. La decisione politica non dovrebbe essere veloce o lenta: dovrebbe essere coerente con gli interessi della maggioranza della società.
Al contrario la decisione politica è ostaggio della dittatura finanziaria, e poco importa se va veloce o lenta, in ogni caso distrugge la vita sociale per ragioni che non dipendono dalla politica, ma dagli automatismi finanziari di cui la politica è diventata una funzione dipendente.
Dal punto di vista costituzionale la riforma di Renzi e Napolitano è anti-democratica, perché è anti-democratico accelerare i tempi della decisione e aumentare il potere dell’esecutivo. Questo è elementare. Ma io non vado a votare per questioni di tipo costituzionale.
La Costituzione della Repubblica Italiana sarà forse la più bella del mondo, ma è da tempo inoperante.
D’Alema ha violato l’articolo 11, Berlusconi ha violato l’articolo 21 e Renzi ha violato l’articolo 4, e tutti coloro che hanno promosso la riforma neoliberale hanno violato l’articolo 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 e continuate voi.
Voterò NO perché occorre fermare la dittatura liberista, la precarizzazione del lavoro e l’impoverimento della società. Occorre fermare il governo Renzi che rappresenta l’efficientismo al servizio della devastazione neoliberista e del sistema finanziario.
Capisco che molti amici (anche amici carissimi della cui intelligenza e buona fede non dubiterò mai) propendono verso il sì per una ragione nobile. Temono il caos, temono di mescolare il loro voto con quello di gentaglia.
Li capisco. Chi ha scelto di spostare la discussione sulla questione (vuota) della democrazia e della Costituzione lo ha fatto perché su questo terreno sperava di vincere, e sbaragliare per sempre ogni resistenza contro la devastazione liberista. Renzi lo ha detto esplicitamente: se vinco il referendum la via della “riforma” è sgombra e più nessuno mi ferma. E sappiamo cosa vuol dire “riforma” nel new-speak neoliberista.
In questo modo Renzi pensava di mettere i cultori del nuovo contro i cultori del vecchio, e in qualche misura c’è riuscito. Molti dicono di votare sì perché hanno la (falsa) percezione di essere dalla parte del rinnovamento contro coloro che difendono la “vecchia” Costituzione. Sarà anche la più bella del mondo, dicono in cuor loro, ma ha settant’anni, meglio una giovinetta anche meno avvenente ma più croccante. Mi dispiace di banalizzare, ma il renzismo è questo: meglio un imbecille nuovo che un vecchio saggio, no?
L’imbecille nuovo tira la carretta con energia e corre dietro alla carota senza farsi troppe domande.
Io non scelgo tra il vecchio e il nuovo. Scelgo tra la stabilità dello sfruttamento precario e della miseria crescente e l’incertezza di un futuro in cui tutto finalmente ridivenga possibile. Scelgo il rischio, per rompere la certezza di un futuro di miseria depressione e di fascismo.
Franco Berardi “Bifo”
fonte: La Bottega del Barbieri

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