lunedì 23 maggio 2016

IL SEGNALE CHE ARRIVA DALL'AUSTRIA

Il ballottaggio austriaco per l'elezione del nuovo presidente è sicuramente un forte segnale per l'Europa anche se il candidato dell'estrema destra Hofer non sia riuscito a vincere per pochi voti.
Anche se ampiamente in testa durante il primo turno centinaia di migliaia di austriaci,soprattutto grazie al voto di quelli all'estero,hanno deciso di far confluire il loro voto per il candidato dei verdi Ven Der Bellen che così sarà alla guida dell'Austria per i prossimi anni.
Ma il segnale del risveglio di ideologie legate al passato tragico che aveva visto lo Stato alpino come satellite della Germania nazista fa riflettere sul senso di sconforto e di voglia di cambiamento che comunque troppa gente ha manifestato votando in massa l'estrema destra.
La questione del Brennero che sta tenendo banco nelle ultime settimane è stata cavalcata facendoci capire che l'odio verso il diverso,verso lo straniero e l'immigrato non è mai stato cancellato veramente dalla mente di austriaci ma anche di italiani visto le ultime vicende.
 
L’Austria si tinge di nero
Luca Fiore - tratto da http://contropiano.org

Corsa al photofinish per le presidenziali in Austria. Chiunque sarà eletto al termine dello spoglio lo sarà grazie ad una manciata di voti, poche migliaia, forse poche centinaia. Lo scrutinio delle schede deposte ieri nelle urne dagli elettori austriaci ha infatti sancito un sostanziale testa a testa tra il candidato dell’estrema destra, Norbert Hofer, in leggero vantaggio, e il candidato dei Verdi, Alexander van der Bellen (51,9% contro 48,1%), ma lo spoglio dei voti per corrispondenza potrebbe modificare il risultato, fino a capovolgerlo. Il computo delle circa 880mila schede elettorali inviate per posta da altrettanti elettori, pari a ben il 14% del totale dei voti emessi, si concluderà entro le 17 di oggi, quando verrà proclamato con certezza il nome del vincitore.
Se anche dovesse alla fine prevalere il candidato indipendente van der Bellen, l’ondata di destra che ha travolto il sistema politico dell’Austria – travolgendo i partiti tradizionali, i socialdemocratici e i popolari, ridotti al lumicino in queste elezioni presidenziali – non può e non deve essere sottovalutata. Anche perché quel temporaneo 52% ottenuto dal nazionalista e xenofobo Hofer è frutto di una mobilitazione dell’elettorato austriaco: ieri alle urne si è recato il 72,4% degli aventi diritto, un dato nettamente superiore rispetto al primo turno del 24 aprile scorso. Allora il leader del movimento di estrema destra FPOE – Partito Austriaco della Libertà – fondato nel dopoguerra da dirigenti e funzionari del Terzo Reich e per anni guidato, più recentemente, dal neonazista Jorg Haider, era arrivato ampiamente in testa con il 35% dei voti davanti a van der Bellen (ex socialista, professore di economia e figlio di immigrati dell’Europa orientale) con il 21,3%. Tutti gli altri candidati, arrivati dietro con notevole distacco, hanno fatto fronte comune contro l’esponente di una destra estrema ma in doppiopetto che unisce liberismo e nazionalismo, euroscetticismo e discorsi nostalgici, additando i profughi come fonte di tutti i mali in un paese che nonostante tutto è stato tenuto relativamente al riparo, in quanto satellite della Germania, dall’austerity e dai tagli draconiani che hanno squassato i paesi dell’Unione Europea mediterranea.
A tirare la volata all’ondata dell’estrema destra è stata paradossalmente la politica allarmistica dei partiti di centrodestra e centrosinistra, che nel tentativo di stoppare l’ascesa del Partito della Libertà hanno iniziato a cavalcare la tigre della xenofobia, a lanciare continui allarmi su una presunta invasione dei suoi confini da parte di milioni di profughi che ha spaventato i normalmente tranquilli austriaci. Minacciando più volte la costruzione di una barriera al confine con l’Italia e militarizzando la frontiera – alla vigilia del ballottaggio altri 80 poliziotti sono stati dispiegati al Brennero – il governo di grande coalizione tra Spoe e Oevp ha adottato molti degli argomenti di Norbert Hofer, pensando così di disinnescare il pericolo di un boom elettorale della destra nazionalista e xenofoba. Ma è avvenuto esattamente il contrario: dando di fatto ragione a Hofer il sistema politico austriaco ha legittimato il candidato estremista come alternativa allo status quo anche in settori dell’elettorato relativamente ‘moderati’ ma preoccupati che i famosi profughi rappresentino un pericolo per il locale stile di vita e un welfare che resiste agli assalti che lo hanno dinamitato più a sud. Da tempo imprenditori e leader politici europeisti affermano che la spesa sociale nel paese, necessaria a sostenere lo stato sociale, è troppo alta ed insostenibile, accusando anche in questo caso immigrati e richiedenti asilo di mettere in discussione il benessere raggiunto nei decenni scorsi.
Fa strano che a ricordare che in Austria non è in atto alcuna invasione di migranti – nel 2015 ne sono transitati quasi un milione ma solo 90 mila hanno chiesto asilo – sia stato ieri il premier italiano. “Non è vero che c’è un’invasione” e “il Brennero è stato utilizzato in modo demagogico” ha detto Matteo Renzi nel corso di una intervista a Radio 105. “Gli immigrati arrivati in Italia sono meno di quelli dello scorso anno, il 21% in meno e nel 2015 erano già meno del 2014. Non è vero che c’è un’invasione, va gestita, bisogna bloccare il flusso di persone, creare le condizioni in Africa per rimettere le cose in ordine, ma quando media austriaci dicono: ‘Stanno invadendoci’ dicono una cosa non vera” ha spiegato il presidente del Consiglio.
L’Austria non è spaccata a metà solo dal punto di vista delle percentuali dei due candidati, ma anche dal punto di vista territoriale. Se Hofer ha stravinto nelle zone rurali del paese, l’ex leader degli ecologisti Van der Bellen si è imposto in 8 dei 9 capoluoghi regionali dell’Austria, e soprattutto a Vienna, dove ha superato il 60% dei consensi anche se il FPOE ha vinto in due grandi municipi della capitale.
La funzione del presidente della Repubblica, in Austria – dal 1945 appannaggio dei partiti socialdemocratico e popolare – è poco più che cerimoniale, ma una vittoria di Hofer potrebbe accreditare l’FPOE come partito di governo, influenzando anche l’elettorato tedesco all’interno del quale le spinte xenofobe e nazionaliste hanno portato nei sondaggi il partito di estrema destra AFD al 15% circa.
23 maggio 2016

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