lunedì 27 settembre 2010

SBIRRI ALLA SBARRA

Due casi differenti che riguardano le forze del disordine con altri due esempi eclatanti di criminalità infiltrata e scoperta tra le maglie di chi dovrebbe vigilare e proteggerci:nel primo caso dello sbirro già pluripregiudicato che ha partecipato al massacro di Bolzaneto si sono aggiunte altre due denunce per stupro mentre per gli otto sbirri operanti a Napoli l'accusa è quello dello spaccio di sostanze stupefacenti che questi sequestravano ai loro colleghi-avversari(nel campo del commercio)pusher.
I due articoli presi da Indymedia Lombardia e Senza Soste tracciano un panorama sbirresco che in molti sanno già,ovvero un dedalo di favoritismi,cameratismo e corruzione degne di quello che siamo,uno Stato fondato sulla criminalità e la mafiosità dei politici che siedono a Roma,un branco di piccoli e grandi delinquienti che in città piccole come Crema credono di fare il bello e il cattivo tempo arrivando addirittura ad essere riconosciuti per nome e per le azioni criminali compiute in passato e ai nostri giorni.
Queste merde devono sapere che la ruota per antonomasia gira e che stiano pure ben attaccati a questa ruota che prima o poi si passa sempre verso l'asfalto e si rimane schiacciati.

Sbirri alla sbarra.
Gli agenti, tutti in servizio nel commissariato di Secondigliano, sono accusati di traffico di stupefacenti.
NAPOLI - Otto agenti, tutti in servizio nella squadra di Polizia giudiziaria del commissariato di Secondigliano a Napoli, sono stati arrestati dagli agenti della Squadra Mobile della Questura. Nei loro confronti l'accusa di traffico di droga. Le ordinanze di custodia cautelare emesse per questa inchiesta sono in totale 16.
Secondo quanto si è appreso in Questura, i fatti che hanno portato all'arresto di otto poliziotti in servizio al commissariato di polizia giudiziaria sono recenti. Determinante l'apporto alle indagini fornito, si fa sapere, dal dirigente dello stesso commissariato, il vice questore Giuseppe Pastore.(ANSA)

Torturatore di Bolzaneto rinviato a giudizio per stupro.
Anche questa settimana non mancano notizia di cronaca nera riguardanti alcuni esponenti delle cosiddette forze dell'ordine. Una riguarda Massimo Pigozzi, il poliziotto di 46 anni accusato di aver stuprato due prostitute romene e di averne palpeggiate altre due nello spogliatoio della questura, che ieri è stato rinviato a giudizio. La prima udienza del processo per violenza sessuale aggravata è stata fissata per il prossimo primo dicembre presso il tribunale penale.

I due diversi episodi alla base del processo risalgono al 2005: il poliziotto, all'epoca in servizio presso le camere di sicurezza della questura di Genova, era stato accusato da due diverse prostitute romene che si trovavano in stato di fermo, di essere state fatte uscire dalla cella ed accompagnate nello spogliatoio dove sarebbero state violentate.

Da notare che l'agente Pigozzi era stato già condannato a tre anni e due mesi di reclusione (in primo e secondo grado) nel processo per le violenze e le torture inflitte nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova del luglio 2001 ai danni di alcuni manifestanti inermi: è stato infatti riconosciuto colpevole di aver divaricato e rotto le dita di una mano a una persona che era stata fermata provocandogli lesioni gravi.

Ieri si è appreso che il ministero degli Interni presieduto da Roberto Maroni si è costituito parte civile nel processo a carico del poliziotto per il danno diretto in relazione all'abbandono del posto di lavoro e per quello all'immagine. Ma ci vorrebbe ben altro per rimediare al danno d'immagine creato dalle cosiddette ‘mele marce'.

Notizia di ieri è anche quella proveniente dalla Campania, dove ultimamente alcuni spacciatori di droga avevano denunciato di essere oggetto di furti da parte di alcuni poliziotti. Fatto confermato da alcune intercettazioni che hanno portato all'arresto di otto agenti del commissariato di polizia di Secondigliano - dove insieme all' adiacente Scampia si concentra la gran parte delle piazze di spaccio di Napoli - disposto dal gip Tommaso Miranda su richiesta dei pm Enrica Parascandolo e Vincenzo Ranieri. Significative le conversazioni intercettate in carcere tra Antonio Di Lauro, arrestato dagli agenti il 21 ottobre 2009 perché custodiva in casa una consistente quantità di droga, ed i suoi familiari. Dopo avere calcolato quanto denaro e quanta droga i poliziotti avevano portato via, lo spacciatore invitava i parenti a togliere dall'appartamento il denaro e gli oggetti di valore nell'eventualità di un nuovo blitz. Dalle intercettazioni emerge che gli agenti avrebbero sottratto denaro anche dalle tasche di indumenti trovati in casa, da portafogli e borsellini e si sarebbero appropriati anche di un paio di occhiali da sole. Ora le accuse nei confronti degli otto poliziotti arrestati sono di falso in atto pubblico, peculato e detenzione illecita di stupefacenti. Secondo quanto emerso dalle indagini in almeno tre episodi gli otto agenti si sarebbero appropriati di circa 15 mila euro e di circa mezzo chilo di droga. Alcuni degli agenti avevano rapporti di affari con informatori che li avvertivano sulle operazioni da compiere e venivano poi ricompensati con parte del denaro e della droga di cui i poliziotti si impadronivano. Gli arrestati venivano obbligati a firmare verbali di sequestro manipolati. Venivano falsificate anche le trascrizioni di intercettazioni ambientali ordinate dalla magistratura, da cui venivano espunte le parti per loro compromettenti.

La Procura ha aperto anche un altro fascicolo per la fuga di notizie che consentiva agli agenti indagati di ricevere informazioni riservate sullo stato delle indagini che li riguardavano e addirittura di prevedere l'imminente emissione di misure cautelari nei loro confronti.

tratto da radiocittàaperta

25 settembre 2010

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