venerdì 20 dicembre 2019

UN CARCERE INTERO


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Quando si parla di potere non c'è alcuna distinzione tra i partiti di destra(FI e FdI)e quelli di centro(Pd),e il caso della Calabria con un numero talmente elevato di arrestati da riempire un intero carcere è emblematico dello schifo politico di questi anni e del forte legame tra lo Stato e la criminalità organizzata.
In un clima da tutti lo sapevano ma guai a parlarne,siamo comunque in una delle zone più omertose d'Italia,Giancarlo Pittelli,massone,avvocato e politico ex berlusconiano ed ora in forza dalla sorella d'Italia Meloni,è stato individuato come il tramite tra la 'ndrangheta(cosca Mancuso)e le istituzioni,uno che fa girare gli affari a suo piacimento e degli amici degli amici,uno di quelli che proprio si sapeva tutto ma che era riuscito ad andare in Parlamento(per l'appunto forse per questo).
Nei due articoli proposti(left gli-insospettabili-sospettati-da-sempre e contropiano retata-antimafia-in-calabria-decapitati-tutti-i-partiti )lo sdegno,la vergogna e forse l'inutilità di una maxi operazione che ha coinvolto non solo tutta Italia ma un bel pezzo d'Europa e anche gli Usa,perché questi criminali codardi hanno tessuto la loro rete infame di malaffare ovunque,nel nord grazie ai soggiorni obbligati degli anni novanta e nel resto del mondo per i loro traffici illeciti miliardari.

Gli insospettabili sospettati da sempre.

di Giulio Cavalli
Imponente operazione antimafia ieri in Calabria. Ne esce Vibo Valentia completamente assoggettata alla cosca dei Mancuso, ne escono cittadini lavoratori costretti a subire angherie di ogni tipo ed esce quella ‘ndrangheta che sembra essere completamente scomparsa dai radar delle agende politiche (ne parlavo proprio qui qualche giorno fa, che curiosa coincidenza) fatta di massoneria, mala politica e protezioni in alto.

Giancarlo Pittelli, ad esempio, a Catanzaro era (fino a ieri) uomo conosciuto e fin troppo riverito. Era lo stesso Pittelli che odiava pubblicamente De Magistris perché dodici anni fa aveva osato descriverlo in modo molto simile al suo ritratto che esce dalle carte dell’indagine coordinata da Gratteri. Più volte parlamentare di Forza Italia (e da poco passato a Fratelli d’Italia, come ogni buon annusatore del vento) è descritto come cerniera tra il mondo criminale e quello della politica, dell’imprenditoria, dell’università, sempre con la massoneria sullo sfondo. Eppure Pittelli a Catanzaro è il maestro di tanti avvocati che lo veneravano. Oggi, ovviamente, spariranno tutti: la caduta dei mostri sacri come Pittelli indica che sono cambiati i rapporti di forza.

L’ex vicepresidente della regione Nicola Adamo era anche lui nell’inchiesta di De Magistris di dodici anni fa. Altra sponda politica: ai tempi era il segretario regionale dei Ds. Poi è finito nell’inchiesta Eolo nel 2012, poi Rimborsopoli e a ottobre la procura di Catanzaro aveva chiesto il suo rinvio a giudizio per l’inchiesta sugli appalti riguardanti la costruzione della metropolitana leggera destinata a collegare Cosenza, Rende e l’Università della Calabria oltre al nuovo ospedale di Cosenza.

Persone insospettabili sospettate da sempre che rimangono dove sono perché la politica non ha gli anticorpi per prenderne le distanze. Ma mica solo la politica: sono sostenuti dai salotti, dai loro cortigiani, da pezzi interi delle città in cui vivono.

Gli insospettabili sospettati da sempre sono un classico letterario nelle nostre città: camminano fieri, a testa alta, fanno anche la morale agli altri (chiedete in giro di Giorgio Naselli, ex comandante del Reparto operativo nucleo investigativo dell’Arma di Catanzaro) e poi quando decadono sembra che non li conoscesse nessuno.

C’è bisogno di tanta vigliaccheria perché trionfino i prepotenti. E poiché la vigliaccheria non è reato quelli, i vigliacchi, si salvano sempre.

Buon venerdì.

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Retata antimafia in Calabria, decapitati tutti i partiti.

di  Alessandro Avvisato 
Non ci occupiamo di solito, delle retate antimafia. Non disponendo di inviati, e non volendo ridurci al ruolo di megafoni degli inquirenti (magistratura, polizie varie, ecc), preferiamo prendere atto e caso mai vede se c’è qualche ricaduta delle indagini sulla politica. Con questa logica, per esempio, abbiamo seguito “Mafia Capitale” o l’omicidio del fascista-tifoso-spacciatore Piscitelli (i media mainstream si sono fermati alle due ultime “qualifiche”, guardandosi bene dall’accennare alla prima).

Ma l’inchiesta calabrese del 19 novembre ha una dimensione tale (334 arrestati, 416 indagati) che avrebbe ricadute politiche a prescindere dall’identità degli arrestati. E’ comunque un pezzo di mondo regionale, una delle aree del potere.

Andando poi a guardare alcuni dei nomi coinvolti nell’inchiesta Rinascita-Scott (anche il nome richiederà qualche precisazione) si vede a occhio nudo che è stata devastata tutta la “politica” regionale, senza distinzioni di partito.

A cominciare da quel Giancarlo Pittelli, avvocato di primo piano ed ex parlamentare di Forza Italia, nonché a lungo coordinatore regionale della maison Berlusconi, sostenitore di rango della candidata proposta alle regionali, Jole Santelli, confermata nel ruolo mentre uscivano i lanci di agenzia sulla retata.

L’accusa nei suoi confronti è circostanziata e piuttosto secca: avrebbe “condiviso la modalità di gestione della cosca (Mancuso di Limbadi, che domina la provincia di Vibo Valentia. Ndr), aderendo alla politica gestionale di Luigi Mancuso”. Anche lui arrestato mentre fuggiva in treno verso Milano.

Ma Pittelli non è (o era) soltanto questo, visto il ruolo di primo piano rivestito nelle logge massoniche: “in quella particolare frangia di collegamento con la società civile rappresentata dal limbo delle logge coperte”. Un vero boss, secondo l’accusa, della ‘ndrangheta-massona, che avrebbe messo a disposizione delle cosche “il proprio rilevante patrimonio di conoscenze e di rapporti privilegiati con esponenti di primo piano a livello politico-istituzionale, del mondo imprenditoriale e delle professioni, anche per acquisire informazioni coperte dal segreto d’ufficio e per garantirne lo sviluppo nel settore imprenditoriale”.

Altro nome rilevante è quello di Gianluca Callipo, “cugino carnale” del re del tonno, individuato da Zingaretti come candidato presidente ideale del Pd alle ormai prossime elezioni regionali.

Agli arresti domiciliari, invece, ma non meno coinvolto, è Nicola Adamo, ex vicepresidente della giunta regionale Pd, marito di Enza Bruno Bossio, attualmente deputata dello stesso partito. Naturalmente al fianco dell’attuale governatore uscente piddino, Gerardo Oliverio.

Nelle peste anche Luigi Incarnato, commissario alla Sorical e coordinatore della campagna elettorale di Olverio. L’accusa nei suoi confronti è di aver ottenuto l’appoggio della cosca alle elezioni politiche del 2018, sempre per il Pd, finendo però egualmente battuto dal Cinque Stelle Massimo Misiti.

Poi una marea di professioni, funzionari, due capi o ex capi della Polizia Locale, un colonnello dei Carabinieri ex comandante dei Ros (reparti speciali!) di Catanzaro, imprenditori… Insomma: uno spaccato della “classe dirigente”, senza alcuna distinzione di partito, professionalità, specializzazione. Non c’è alcuna differenza tra “destra” (in questo caso Forza Italia, ma due anni fa Pittelli era passato a Fratelli d’Italia accolto con un post entusiasta di Giorgia Meloni).

Interessante, comunque, anche la “dedica” che il pool del giudice Gratteri ha voluto fare – intitolandogli l’operazione Rinascita-Scott – al capo della Dea, agenzia antidroga degli Stati Uniti, Hacker Scott.

Così, tanto per ricordare chi comanda ancora in questo paese…

2 commenti:

Francesca Paolucci ha detto...

Tanti Auguri di Buone Feste!

Lillo ha detto...

Grazie mille,scusa l'abissale ritardo.