lunedì 18 ottobre 2021

LO STATO SI RIPRENDE ALITALIA COL NUOVO NOME ITA

L'operazione che ha portato al riacquisto da parte dello Stato della compagnia aerea nazionale che da Alitalia si chiamerà Ita ha avuto anni di confronti e di lotte che volendo vedere alla fine non hanno portato ad un risultato buono,con in parole povere l'Italia che ha privatizzato(svendendola)Alitalia con Berlusconi per poi riprendersela con Draghi(vedi:madn lalitalia-deve-tornare-pubblica ).
Nei due articoli seguenti di Contropiano(alitalia-ita-quando-lo-stato-si-fa-pescecane e politica-industriale-il-test-di-alitalia )il forte disappunto sindacale in una questione aperta da anni dove tutti ci hanno speculato e guadagnato alle spalle dei lavoratori e degli utenti,con i politici che non sono stati all'altezza di un nodo fondamentale per il lavoro e per il turismo,due argomenti spesso tirati in ballo ma che poi tragicamente vengono maltrattati.

Alitalia-ITA: quando lo Stato si fa pescecane.

di  Unione Sindacale di Base   

Muore Alitalia, subentra la neonata ITA in ossequio al diktat dell’Unione Europea di totale discontinuità con l’azienda dichiarata morta dall’Europa e sepolta da Draghi.

Giovedì sera ITA ha acquistato all’ultimo minuto per una cifra irrisoria, 90 milioni di euro, quel marchio Alitalia che solo due settimane fa era stato messo all’asta per 260 milioni di euro, cifra assolutamente congrua e che avrebbe potuto dare un po’ di ossigeno al ripianamento dei debiti Alitalia che ricadranno invece ovviamente sui cittadini italiani.

Ieri mattina, così, il primo volo della neonata compagnia ITA è partito con aerei con livrea Alitalia, con biglietti Alitalia, con personale che indossa divise Alitalia, con numero di volo AZ, cioè Alitalia.

E la discontinuità? Il solo fronte in cui è stata rigidamente applicata è quello dei lavoratori: da oltre 10.000 a 2.500, che sono stati riassunti con il jobs act e quindi senza tutela dal licenziamento; senza applicare l’articolo 2112 che garantisce, in caso di passaggio di mano da un’impresa all’altra, la garanzia del posto di lavoro a chi c’era prima; senza un contratto ma con un regolamento, visto che ITA come primo atto ha deciso di uscire dal contratto nazionale di lavoro di Assoaereo, con salari non negoziati che abbattono di oltre il 40 per cento quelli precedenti.

Un’operazione da pescecani che si sono gettati sulla preda fiutando l’odore del sangue, che se solo fosse stata compiuta da qualche padrone avrebbe fatto insorgere tutti, sindacati, politica, sinceri democratici. E invece l’operazione è stata condotta in toto da un rappresentante dello Stato italiano, perché ITA è una società ad intero capitale pubblico.

Quindi questa vera e propria truffa, questo attacco al contratto nazionale di lavoro, questo taglio drastico del personale, questo infischiarsene della legge, questa totale svendita di una compagnia di bandiera che aveva tutte le possibilità, se ben gestita e rilanciata, di tornare ad avere un ruolo importante nel trasporto aereo europeo e fare da traino anche a quella risorsa turismo con cui tanti con voce roboante si sciacquano la bocca, è stata pensata, voluta, realizzata in nome e per conto dello Stato italiano che è l’azionista unico della nuova azienda.

Non è dato sapere ancora quanto durerà ITA, nella feroce competizione internazionale, con una manciata di aerei e di personale prima di essere regalata a qualche compagnia europea. 

La lotta dei lavoratori e delle lavoratrici Alitalia certamente non si fermerà, ci sono 8000 lavoratori che da oggi in avanti hanno bisogno non solo di tutta la nostra solidarietà ma di essere difesi e accompagnati in una vera e propria battaglia per l’occupazione, i diritti, la dignità del lavoro.

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Politica industriale? Il test di Alitalia.

di  Marta Collot * - Portavoce nazionale di Potere al Popolo   

Cos’è una buona politica industriale? E che cosa vuol dire avere in mente quali sono i settori strategici di un’economia? Qualcuno penserà che questo Governo, e l’operazione ITA che ha rilevato Alitalia, dia una risposta.

La verità però sembra un’altra: ITA vola con i velivoli e con il marchio Alitalia, ed ha promesso acquisto di nuovi velivoli nei prossimi mesi. E allora cosa c’è che non va, se addirittura ITA riutilizza le risorse esistenti di Alitalia, e il marchio? Quello che non va è che gli unici a pagare per questo passaggio sono stati i lavoratori. Da 12000 a 2500, assunti con il Jobs act e quindi con meno tutele che in passato, con salari minori.

Ci si dirà, ma se era l’unico modo per salvare la compagnia di bandiera allora era un sacrificio necessario! E allora ci viene da rispondere: ma perché a fare sacrifici in questo paese devono sempre essere i lavoratori? 

Perché a pagare della cattiva gestione delle imprese sia di Stato che private (Alitalia era stata già privatizzata da Berlusconi e oggi se la deve riprendere secondo regole dettate dall’Unione Europea) devono essere i dipendenti, che per definizione non ne hanno responsabilità?

Ecco quale sarebbe un buon approccio di politica industriale: quello che mettesse almeno sullo stesso piano la sostenibilità economica e la vita delle persone.

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