martedì 19 ottobre 2021

MORTE DI UN'IMPOSTORE

Uno dei personaggi più potenti ed allo stesso tempo malleabili da chi di potere ne aveva ancora in ulteriore misura,è morto lasciandosi dietro se una carriera sia militare che politica di primo livello:infatti parliamo di Colin Powell,che fu capo di stato maggiore dell'esercito e primo segretario Usa e per di più come primo uomo di colore ad avere avuto questi incarichi.
Una delle sue più grandi fandonie che ha provocato anni di guerra e migliaia di vittime,fu quando portò come prova una boccetta piena di antrace all'assemblea generale dell'Onu dichiarando falsa testimonianza al mondo intero per quanto riguardava la fabbricazione,lo stoccaggio e l'uso di armi chimiche da parte dell'Iraq di Saddam Hussein nel secondo conflitto scatenato contro lui e la sua nazione nel giro di pochi anni(era il 2003,vedi:madn blair-bliar ).
Il redazionale di Contropiano(e-morto-quel-gran-bugiardo-di-coli-powell )parla di un complice di presidenti guerrafondai che con il prestigio della sua posizione ha fatto cominciare conflitti tragici per le persone attaccate e invase dalle forze straniere occidentali con pretesti mai approfonditi che anni dopo si sono rivelati frutto di menzogne.

E’ morto quel gran bugiardo di Colin Powell.

di  Redazione   

E’ morto per complicazioni da Covid l’ex segretario di Stato Usa, Colin Powell. Aveva 84 anni.

Powell è stato il primo segretario di Stato Usa afroamericano. Ha ricoperto questo incarico nell’amministrazione di George W.Bush. Powell è stato anche il primo capo di stato maggiore dell’esercito Usa afroamericano. 

Fin qui le “novità” rappresentate nella sua biografia. Ma questi “primati” – che fanno di solito ululare all’”inclusività” dell’establishment statunitense – non sarebbero stati possibile se Powell non fosse stato più che plasmabile come criminale di guerra e tra i più grandi bugiardi della storia recente.

Resterà negli annali e nei libri, infatti, la sua spudorata esibizione all’assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2003. Con in mano una boccetta piena di polvere bianca accusò l’Iraq, allora ancora governato da Saddam Hussein, di avere negli arsenali armi chimiche di distruzione di massa.

«Non posso dirvi tutto ciò che sappiamo», affermò. «Ma posso dirvi che l’insieme delle cose venute alla luce nel corso degli anni è molto preoccupante. I fatti e i comportamenti dimostrano come Saddam Hussein e il suo regime nascondano i loro tentativi di produrre più armi di distruzione di massa».

Con questa clamorosa menzogna – possibile solo per la forza militare degli Usa e il quasi totale controllo dei principali media – fu giustificata e in qualche misura “autorizzata” la seconda guerra contro l’Iraq, che portò all’occupazione permanente di quel paese… e delle sue risorse petrolifere.

Un discorso smentito poi proprio dalla guerra di conquista, visto che nulla del genere fu trovato in nessun arsenale.

Ma in ogni caso era stati affermata una “strategia della comunicazione” che aveva origini certamente più lontane – nella “propagandi di guerra”, in primo luogo – ma che da allora si è imposta come la “nuova normalità” per tutti i governi occidentali e neoliberisti. Basta guardare alle retoriche di Renzi, Salvini, Letta, Draghi o Macron.

Quella smentita fu però così clamorosa da bruciargli la carriera che gli veniva costruita nel frattempo. Invece di diventare “il primo presidente nero” – prima ancora che esplodesse l’astro Obama – fu ridicolizzato nel mondo, nonostante la sua solida carriera diplomatica.

Una menzogna, insomma, che mise fine alla sua quasi leggendaria fortuna: inviato per due volte in Vietnam negli anni Sessanta, era rimasto ferito in entrambe le occasioni e persino sopravvissuto a un incidente in elicottero.

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