martedì 27 aprile 2021

VIOLENZA ED EDUCAZIONE

Un argomento forte e comunque trattato sempre in maniera non consona all'importanza che ha nella società come la violenza sulle donne,vista anche l'inefficacia degli appelli riscontrata nei numeri sempre elevati,viene trattato con più enfasi quando la vittima o l'aggressore porta un nome importante.
Come nel caso del figlio di Beppe Grillo indagato per stupro assieme a suoi amici e si pensa anche ad altri casi,con la questione finita in Parlamento ed un polverone mediatico in quando ricordiamocelo questo è solo la minima punta di un iceberg che percorre tutta Italia e tutti i giorni.
L'articolo di Contropiano(dedicato-ai-vari-grillo-che-parlano-a-vanvera )racconta la testimonianza di una donna che ha subito violenza e della sua personale reazione che può essere accomunata ad altre centinaia di esperienza così terribili e traumatiche.
Tutti siamo responsabili,tutti possiamo e dobbiamo cercare di avere comportamenti consoni ad un'educazione che c'insegna che le donne non devono essere oggetto di alcuna violenza sia fisica che verbale,e questo tutti i giorni dell'anno non solamente quando ci sono le giornate che ce lo ricordano.

Dedicato ai vari Grillo che parlano a vanvera.

di  * * *   

Una testimonianza di chi ha subito violenza sessuale. Per chi ancora fa finta di credere che a ogni “reato” segua automaticamente e immediatamente una “denuncia”, come se si trattasse del furto di un’autoradio…

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“Il giorno dopo” per me non c’è stato per tanto tempo, per me c’era “il tutti i giorni”, tutti i giorni c’era una violenza diversa, tutti i giorni dovevo fare cose normali, pulire casa, sentire i miei genitori, salutare i vicini… tutti i giorni dovevo mantenere una linea di normalità, quando era concesso uscire, mai da sola, dovevo fare la spesa, dovevo sorridere alla commessa, dovevo essere normale, quando di normale non c’era nulla. 

Una volta tornata a casa ci ho messo quasi un mese per dire parte di quello che avevo subito, ci ho messo 2 (!) anni di terapia per capire e ricordare tutto quello mi è successo. 

Eppure i carabinieri, l’associazione contro la violenza, alcune psicologhe, mi hanno detto che avevo una scadenza perché poi la violenza non è più valida. 

Ma… in che senso? Nella mia vita sarà valida per sempre, probabilmente per tutta la vita suderò quando una persona alzerà la voce, probabilmente per tutta la vita quando sentirò un rumore troppo forte avrò un sussulto, probabilmente per tutta la vita starò in allerta e mi sentirò a disagio se un estraneo mi fissa per troppo tempo. 

Ma a quanto pare per la legge la violenza ha una scadenza.

Non importa se per tutta la vita dovrò mostrare le mie cicatrici, ché non è stato possibile coprirle tutte con i tatuaggi, non importa se per tutta la vita dovrò spiegare perché non mi piace che le persone mi stiano troppo vicino, non importa se per tutta la vita io quelle violenze me le ricorderò e se, nonostante l’ottimo funzionamento della psicoterapia, per tutta la vita mi capiterà di avere flashback, incubi e ricordi nuovi, non importa.. o meglio, non importa agli ignoranti, perché se “il giorno dopo” o “ il giorno stesso” fai cose normali, probabilmente ti stava bene. 

Perché chi non vorrebbe una bella coltellata che lascia una cicatrice da sfoggiare come moda primavera-estate? Chi non vorrebbe ricordi indelebili? Chi non vorrebbe avere, per lungo periodo, paura di essere sfiorata anche dai suoi stessi genitori? Chi non vorrebbe provare a portare un bagaglio di vita così importante? Ci si fanno le spalle forti in fin dei conti! In fin dei conti si alza la soglia del dolore, della paura… in fin dei conti “si diventa più forti”.

Perché chi non vorrebbe sentirsi dire dai genitori del proprio “assassino”: te la sei cercata, se stavi lì stavi bene, avresti dovuto esplicitare meglio il bisogno d’aiuto.

Perché sì, si possono definire “assassini”, perché in qualche modo uccidono, anche se so che se una finisse veramente nella bara allora sì che sarebbe vittima, se no no, ti attacchi al treno e fischi in curva. 

Ma infondo questa è la società che si scandalizza ma non agisce, in cui ancora si dà importanza e visibilità all’ignoranza, dove ancora i carabinieri non sono in grado di fornire aiuto, e le volontarie che accolgono nelle associazioni ti chiedono di spogliarti per vedere le cicatrici al primo colloquio, quando nemmeno tu le hai ancora viste perché guardarti allo specchio è ancora troppo faticoso, dove ancora si ignora il fatto che gli eventi traumatici vengono COMPLETAMENTE RIMOSSI ANCHE PER LUNGHI PERIODI: GIORNI MESI ANNI!

Siamo la società dove si fa la pubblicità con la vagina che canta per sdoganare i tabù del ciclo, ma se una persona dice di aver subito violenze ancora viene vista come un’appestata e ancora vede lo sguardo delle persone scostarsi, vede persone prendere le distanze o peggio vede venir sminuita e minimizzata la violenza che ha subito, perché mi è stato anche detto “va beh anche a me è successo che il mio ex alzasse la voce, l’ho lasciato, a me nessuno mette i piedi in testa, non potevi farlo anche tu?” Grazie genio.

Non scandalizzatevi quindi per il video di Grillo, che fa scalpore solo perché è un personaggio pseudo-famoso, perché ha semplicemente riportato il pensiero di gran parte della società e, ve lo garantisco, anche di genitori non famosi.

Perché in fondo a me non interessa se è vero o no quello che ha fatto suo figlio, non sono io che devo scoprirlo, ma mi fa paura, sempre più paura questo mondo, questa ideologia, queste frasi e tante altre che si sentono ovunque.

Perché questo mondo è pronto a creare bambini in laboratorio, ma non è ancora pronto a proteggere una persona vittima di violenza.

Perché è più comodo legalizzare l’aborto facile che prevenire una violenza o fornire un vero accompagnamento alle vittime di stupro.

Una società che millanta apertura mentale su leggi per “difendere la sessualità di tutti”, mentre dovrebbe concentrarsi più su come si protegge una vittima, chiunque essa sia, senza metterla alla gogna o abbandonarla a se stessa.

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