mercoledì 14 aprile 2021

APPUNTI PER PROSSIMI VIAGGI

Quello di oggi è un post leggermente differente dagli altri in quanto si parla di un futuro cui tutti vorremmo arrivare il prima possibile ma che è terribilmente condizionato dalla fine o da un forte ridimensionamento degli effetti pandemici del coronavirus.
Si parla di viaggiare,non di misero turismo che io l'ho sempre visto quasi come una tappa obbligata nel percorso di un anno,o di un arco di tempo più o meno lungo dipende dalle disponibilità di tempo e soprattutto di denaro.
No,viaggiare è un altro mondo o almeno una concezione di spostarsi da un luogo all'altro che non è visitare posti nuovi ma assaporarne l'essenza e cercare la conoscenza oltre che il primo impatto visivo ed emotivo,è lo scoprire se stessi confrontandosi con le altre popolazioni e le altre culture,un approccio più filosofico e spirituale che non ha nulla a che vedere col turismo.
L'articolo proposto(comune-info.net/i-nostri-viaggi-e-i-non-viaggi-degli-altri )parla sì della speranza di compiere nuovi viaggi in tutto il mondo senza limitazioni a partire da quelle cui siamo sottoposti a casa nostra,ma ci offre lo spunto per comprendere maggiormente qualcosa che comunque tutti sanno,la grande differenza economica che intercorre in alcuni paesi rispetto all'Italia.
Come l'esempio proposto in cui il prezzo del solo biglietto aereo possa corrispondere in troppi paesi del mondo al reddito annuale di una persona(ma anche molto peggio),certo chi viaggia ci pensa e chi fa turismo molto meno,e anche pensando ai tempi passati(i miei genitori fecero il viaggio di nozze a Firenze mentre oggi si punta verso mete esotiche)ci accorgiamo della nostra fortuna di essere nati per caso in un paese dove ci si possa muovere in giro per il mondo in maniera relativamente comoda e a prezzi accettabili.

I viaggi e i non-viaggi degli altri.

di Marco Aime 

Non servono grandi inchieste per accorgersi della riscoperta dell’escursionismo urbano, del viaggiare lento, a piedi o in bici. Poi ci sono i viaggi che non si arrestano, quelli dei migranti. Ma c’è anche chi ragiona e sperimenta, nei limiti del possibile, il viaggiare come straordinaria forma di educazione diffusa. Sul senso profondo del viaggiare scrive Marco Aime, antropologo: «Forse questa pausa forzata può servire a ripensare i nostri viaggi e a pensare ai non viaggi degli altri», cioè di coloro che non hanno mai avuto la possibilità di viaggiare per piacere, vale a dire la gran parte della popolazione del mondo. Insomma, c’è da comprendere che siamo stati fortunati a poter a lungo viaggiare, anche se oggi quella fortuna ci manca. «Torneremo a viaggiare? Credo di sì, ma sarebbe bello se lo facessimo con una coscienza diversa, allora questa sospensione sarà servita a qualcosa. “Al momento dell’imbarco fate che abbia cura di non portare in viaggio se stesso. Molti uomini – diceva Seneca – non ritornano migliori di quando sono partiti, si portano con sé nel viaggio”…»

A differenza di Claude Lévi-Strauss io amo i viaggi e ho sempre amato viaggiare. Per questo, come molti altri, ne sento la mancanza. Leggo, da mesi a questa parte, molti sfoghi di amici e conoscenti che si lamentano di questo blocco, che ci impedisce di viaggiare. Pur condividendo questa sensazione di vuoto, credo che questa situazione sia utile per riflettere sulla nostra condizione privilegiata.

Il viaggio è diventato per noi uno svago abbastanza accessibile. A partire dagli anni Settanta i costi dei voli aerei sono diminuiti fortemente e luoghi che prima erano “lontani” sono diventati a portata di mano di qualunque individuo di medio reddito. Il mondo si è rimpicciolito: Asia, Africa, America latina sono diventate mete facili da raggiungere, ottime per appagare le nostre curiosità e il nostro immaginario esotizzante e per costruirci un’identità di “viaggiatori” (non “turisti”, non sia mai!).

Abbagliati da questo scenario e ingolositi dalla voglia di viaggio, quante volte ci siamo resi conto che le genti che spesso incontravamo nei nostri viaggi, non avevano mai avuto la possibilità di “viaggiare” per piacere. Quante di quelle persone avrebbero trascorso la loro vita nel loro villaggio, perché persino la città più vicina era inaccessibile per i loro poveri mezzi? Oppure il loro viaggiare era una costrizione, non una scelta: viaggiare per trovare un destino migliore. È la condizione di molte persone nel mondo ancora oggi, con l’aggiunta di un paradosso: molte delle rotte frequentate dai viaggiatori, sono le stesse percorse dai migranti, ma contromano e molto più care e costose.

Il viaggio, se interpretato come esperienza, può essere una buona scuola: «Il mondo ci insegna a essere umili» ha scritto Ryszard Kapuscinski e se sappiamo leggerlo possiamo imparare molto su di noi. Possiamo farlo prendendo gli altri come specchio, che ci restituisca un’immagine di noi, diversa da quella che siamo abituati a vedere. Durante i miei soggiorni in Africa quanto volte mi è capitato di sentirmi chiedere quanto era costato il biglietto aereo per venire fino lì. E la risposta era: il reddito medio annuale di una famiglia locale. E con il denaro della mia macchina fotografica, si sarebbero potuti mandare a scuola decine di bambini. Spesso chi viaggia, al suo ritorno, racconta: “Ho visto quello, ho visto questo…”, ma troppo poco spesso raccontiamo di come siamo stati visti.

Forse questa pausa forzata può servire a ripensare i nostri viaggi e a pensare ai non viaggi degli altri. Comprendere che siamo stati fortunati e gioire per questo, anche se oggi ci manca. Proviamo a metterci dall’altra parte e forse le cose sembreranno molto meno pesanti di quanto non siano. Torneremo a viaggiare? Credo di sì, ma sarebbe bello se lo facessimo con una coscienza diversa, allora questa sospensione sarà servita a qualcosa. “Al momento dell’imbarco fate che abbia cura di non portare in viaggio se stesso. Molti uomini – diceva Seneca – non ritornano migliori di quando sono partiti, si portano con sé nel viaggio”.

Ecco, proviamo a non portarci con noi e a guardare con gli occhi degli altri. Il mondo sarà diverso.

Marco Aime, antropologo, insegna all’Università di Genova e vive a Torino. Tra i suoi ultimi libri Guida minima all’Italia cattivista (con Luca Borzani) per èleuthera e Il domani che avrete (con Adriano Favole e Francesco Remotti), UTET.. Questo articolo è apparso su un blog del fattoquotidiano con il titolo completo 

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