giovedì 25 febbraio 2021

DRAGHI ED IL VIRUS DEL CAPITALISMO

Come era previsto la maggior parte dei mass media che influenzano l'opinione e le scelte politiche delle persone che sono più suscettibili a farsi imporre dei credo o delle ideologie,anche questi sono la maggioranza,sono sempre e comunque dalla parte del neo premier Draghi e nonostante(ed in alcuni casi a ragione)un inasprimento delle norme a contrasto del coronavirus non si è scatenata la bagarre dei giornalisti come contro l'ex premier Conte.
Come detto alcune misure extra in certe zone italiane sono necessarie anche se la gente continuerà ad andare al lavoro o ad affollare i centri commerciali e le strade,ma l'articolo oggi proposto(comune-info.net/la-variante-draghi )oltre a ribadire il servilismo di Draghi verso il capitale e Bruxelles parla di come voglia portare a termine obbiettivi ben precisi tralasciando però il come.
Infatti si parla di guarigione dal Covid-19 assieme al rafforzamento della salute della Terra,con una maggiore attenzione agli studi che porterà a risultati migliori nella tecnologia e nella ricerca rendendoci più competitivi a livello globale,ma non si fa nessun accenno alla società.
Infatti questi traguardi non arrivano senza fatica e sacrifici oltre che nutriti investimenti,e soprattutto vista la storia di Draghi,la sua devozione a Bruxelles ed al capitale come già detto,vuol dire una selezione di lavoratori che riusciranno a sopravvivere dopo la fine dei sussidi(come il blocco dei licenziamenti che presto cadrà)e dopo una lotta interna che aumenterà ancora le disparità e le disuguaglianze.

La variante Draghi.

di Antonio De Lellis 

Il capitalismo, come il virus, produce le sue varianti. La variante Draghi assorbe la transizione ecologica, impone quella tecnologica, seleziona al suo interno per rassicurare il capitalismo finanziario e, apparentemente, contrasta quello indebitante. Sembrerebbe dire Draghi: guariamo dal virus, guariamo la terra, studiamo, rendiamoci competitivi e innovativi e avremo una possibilità di crescita. Nei piani bassi ci restano molto domande. Che posto hanno i marginali, i vulnerabili, gli ultimi? Si può volere la transizione ecologica senza chiarire quella sociale? Come può orientarsi, in questo contesto, la società della cura nel suo ribellarsi facendo?

Il capitalismo, come il virus, produce le sue varianti. E Draghi, mi sembra di poter dire, rappresenta una variante a sé, autonoma, pragmatica, laicista, ma rispettosa della religione. Assorbe la transizione ecologica, digitale e tecnologica, seleziona al suo interno, in una sorta di capitalismo darwiniano, che rassicura quello finanziario e apparentemente contrasta quello indebitante. Noi, come i vaccini, dobbiamo implementarci, attrezzarci e imparare ad analizzare il mutamento di variante, dentro lo stesso schema.

La variante Draghi non può essere sottovalutata perché espressione di una nuova fase.

Di questa nuova fase, la propria consapevolezza dei problemi, dall’osservatorio sistemico attuale, e la visione apparentemente progressista e ambientalista, non lasciano spazio o almeno sono volutamente silenti sul futuro dell’umanità. Che ruolo avranno le persone in questa visione? Che fine farà il lavoro umano?

Sembrerebbe dire Draghi: guariamo dal virus, guariamo la terra, studiamo, rendiamoci competitivi e innovativi e avremo una possibilità di crescita. In un discorso tutto interno al proprio mondo finanziario, bancario e imprenditoriale sembrerebbe questo il messaggio: accettiamo le sfide per consentire all’economia di continuare, senza più sussidi e selezionando all’interno anche preventivamente.

Chi supererà la selezione vivrà. E chi non ce la farà? Che posto avranno i marginali, i vulnerabili, gli ultimi? È stato notato come non vi sia stato nel suo discorso alle Camere, un riferimento al carcere e agli altri luoghi della marginalità e della cura. Sì, si è parlato della vaccinazione, ma in un modo del tutto funzionale alla ripresa economica. Il concetto di cura è mancato totalmente e la visione della società della cura non ha asilo dentro il capitalismo che delinea la variante in atto.

Sbaglieremmo a entrare in conflitto con chi sta subendo l’affascinazione della sua sobrietà comunicativa e degli effetti di stabilizzazione sui mercati finanziari, della sua garanzia circa l’utilizzo dei fondi europei in arrivo. Perché non è sul terreno di gioco della variante che saremo incisivi, ma proponendo un altro piano in cui la centralità del vivente e dell’umanità siano consapevolezza e visione al tempo stesso.

In questa variante capitalistica che Draghi propone con la sua autorevolezza, parlando al suo mondo, non sono contemplati la cura del vivente e il ri-orientamento dell’economia e della finanza in funzione della cura, perché la selezione, la stessa che ha prodotto ingiustizia, disuguaglianze, riguarderà anche coloro che prima ne erano esclusi ed è a questi che bisogna pensare, perché gli altri verranno comunque disciplinati.

Dall’altro lato la società della cura, interessante convergenza in atto tra i movimenti non solo italiani, ha davanti a se una variante che la obbliga ad aggiornare la propria consapevolezza e implementare la propria visione. La consapevolezza e la visione della società della cura rappresentano una Vaccino formidabile contro la variante Draghi. Stiamo raffinando il nostro vaccino, ma dobbiamo raggiungere l’allargamento. La società della cura deve avere fissa la visione, lavorando sulla consapevolezza collettiva e l’allargamento territoriale, orizzontale e universale. A nulla serviranno le lotte settoriali senza una visione comune, alternativa e praticabile. Un inedito capitalismo, nella sua variante Draghi, abbiamo di fronte e un inedito alternativo va formulato e costruito.

L’idea che il sistema possa incepparsi vincendo una battaglia oggi appare debole. È impossibile inceppare un virus che varia continuamente. Meglio un vero vaccino, anch’esso mutante, e aggiungo una vera “cura”.

Proprio la visione alternativa deve spingere la consapevolezza a diventare, implementante, globale, territoriale e sempre collettiva. Si può volere la transizione ecologica senza chiarire quella sociale? La lettura della contemporaneità è un opera possibile solo se contestualizziamo la fase, sempre in mutazione, spingendoci in un’analisi prospettica che ponga al centro il ruolo e il futuro della persona umana in quanto vivente in un sistema aperto alla conservazione progressiva. Sbaglieremmo a dividerci in mille rivoli e ad assumere un ruolo di proposta settoriale senza porci come movimento convergente, alternativo e propositivo.

Cosa può fare la società della cura? Molto, senza farsi trascinare negli abissi della frammentazione, ma studiando e praticando una sperimentazione sociale, conflittuale e visionaria che nel mentre fa produca immunizzazione comunitaria alla variante capitalistica in atto.

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