martedì 19 marzo 2019

LORENZO,UN PARTIGIANO DEI NOSTRI GIORNI


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Un altro combattente italiano ha dato la sua vita per combattere nelle milizie curde dell'Ypg contro gli estremisti islamici dell'Isis,il fiorentino Lorenzo Orsetti,conosciuto come Orso o Heval Tekoşer"il lottatore",con questa notizia che ha avito un alto interesse mediatico e con una notizia positiva,quella che vede i curdi come protagonisti positivi in questa guerra che per ora non vede fine anche se Daesh ha perso numerose battaglie.
Ma non è ancora finita,negli articoli di Contropiano(lorenzo-orsetti-e-caduto )e Infoaut(a-lorenzo-partigiano-ucciso-dallo-stato-islamico )si spiegano i motivi che hanno portato questo ragazzo trentatreenne a unirsi ai combattenti curdi per la libertà e la democrazia,per difendere i suoi ideali e anche,purtroppo come si è avverato,pronto per dare il sacrificio estremo.
Un uomo,un anarchico che ha lasciato un messaggio postumo che dev'essere speranza e azione,che per forza di cose dev'essere costante e quotidiana,un monito per combattere(non necessariamente armandosi come ha fatto lui)contro i soprusi e contro le ingiustizie tutte.
Ricordo anche il combattente Giovanni Francesco Asperti che in situazioni simili ha perso la vita qualche mese fa:madn muore-miliziano-italiano-dellypg in rojava .

Lorenzo Orsetti è caduto combattendo in Siria, contro l’Isis.

di  Redazione Contropiano 
E’ caduto combattendo contro l’Isis, a Baghouz, in Siria al confine con l’Iraq, Lorenzo Orsetti.

Fiorentino, 33 anni, si definiva anarchico e ha lasciato, partendo, questo sintetico messaggio: “Mi chiamo Lorenzo, ho 32 anni, sono nato e cresciuto a Firenze. Ho lavorato per 13 anni nell’alta ristorazione: ho fatto il cameriere, il sommelier, il cuoco. Mi sono avvicinato alla causa curda perché mi convincevano gli ideali che la ispirano, vogliono costruire una società più giusta più equa. L’emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l’ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia. Per questi ideali sarei stato pronto a combattere anche altrove, in altri contesti. Poi è scoppiato il caos a Afrin e ho deciso di venire qui per aiutare la popolazione civile a difendersi”.

Nome di battaglia, Heval Tekosher, il “lottatore”. Qui una sua testimonianza: https://www.facebook.com/orso.dellatullo.1/videos/584167505432628/?hc_location=ufi.

Daesh ha diffuso foto e documenti su Instagram, accompagnando con l’ultimo insulto possibile per un compagno: «il crociato italiano è stato ucciso negli scontri nella località di Baghuz». Ma non si può pretendere che degli integralisti di qualsiasi religione capiscano l’ateismo…

Si era unito alle milizie curdo-siriane Ypg, e da un anno e mezzo era impegnato nelle operazioni contro le ultime sacche del califfato islamico intorno a Baghouz. Come altri in precedenza…

Non si nascondeva affatto, com’è giusto che sia per chi combatte per una causa giusta. Tant’è vero che lo aveva raggiunto una volta l’inviato del Corriere della Sera, Giulio Giri, cui aveva consegnato poche scarne frasi.

«Io non ho nessuna remora morale, sto facendo la cosa giusta, sono a posto con la mia coscienza. Siamo qua e qua resteremo fino all’ultimo. Un po’ perché non c’è nient’altro da fare, un po’ perché è la cosa giusta da fare. Combattiamo».

E’ impossibile spiegare lo stato d’animo dei combattenti a chi non condivide neanche un pelo della loro esperienza umana. Dunque è inevitabile ridurre le parole al minimo, scartare le tentazioni dell’autocelebrazione, le fisime dell’individuo asservito ai culti del consumo e dell’individualismo, guardare in faccia la nuda realtà e accettare le conseguenze delle proprie scelte. Serenamente e con grande determinazione.

Aveva conosciuto altri compagni italiani impegnati nello stesso fronte – e solo i compagni combattono contro l’Isis, chissà come mai… – gli stessi che vengono “attenzionati” da polizia e magistratura una volta rientrati in Italia. Strano, non vi sembra? Eppure si sono battuti e si battono contro un nemico del “nostro” Stato, ufficialmente…

Col tempo, era stato raggiunto al fronte persino da Fausto Biloslavo, sedicente giornalista di guerra, di matrice fascista (iniziò nel Il fronte della gioventù, organizzazione giovanile missina, a Trieste), poi arrestato (e prosciolto) per falsa testimonianza nelle indagini sulla strage di Bologna, inviato in Libano, corrispondente per testate di destra italiane e in “forte odore di Cia”, stando a corrispondenti di guerra di lungo corso. Un autentico nemico che finge di esserti amico…

Non a caso la breve intervista che Lorenzo gli concede parte proprio da una domanda sugli altri compagni combattenti in Siria.

Eccola qui:

Altri cinque volontari rientrati in Italia sono finiti nel mirino della Digos. Cosa ne pensi?

“Le misure di sorveglianza speciale per cinque compagni italiani Paolo, Jack, Eddy, Davide e Jacopo sono profondamente ingiuste. Chi ha imparato ad usare le armi contro l’Isis è stato considerato socialmente pericoloso”.

Nessuno è venuto in Siria per poi combattere anche in Italia?

“Alcuni di questi compagni non avevano nemmeno imbracciato le armi. In Italia sono legati al movimento No Tav, ma questo non li trasforma in terroristi a prescindere”.

Anche tu temi di avere problemi?

“Al momento non prevedo di rientrare, ma se dovessero accusarmi di qualcosa rispondo che sono fiero di quello che sto facendo in Siria. Sono pronto ad assumermi le eventuali conseguenze”.

Come è stata la guerra, quasi vinta, contro lo Stato islamico?

“Dura. Un paio di volte sono quasi riusciti ad accerchiarci. Nel deserto hanno contrattaccato e travolto le nostre postazioni. Quando iniziano a morirti i tuoi compagni accanto, soprattutto per le mine e  cecchini, non lo dimentichi. Adesso molti miliziani stranieri si arrendono, ma spesso si sono fatti saltare in aria quando non avevano vie di scampo. Lo Stato islamico è un male assoluto. Questa è una battaglia di civiltà”.

Vi state preparando al prossimo conflitto con i turchi?

“Ad Afrin (l’ultima battaglia in gennaio nda) ho visto i caccia e i droni turchi fare terra bruciata, i corpi carbonizzati dei miei compagni ed i civili sotto le macerie. Non è importante essere di destra o di sinistra per capire che la Turchia continua ad appoggiare le frange estremiste ed è una minaccia per l’intero Medio Oriente”.

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A Lorenzo, partigiano ucciso dallo Stato Islamico.

Con tanta rabbia questa mattina abbiamo appreso che il combattente YPG italiano Heval Tekoşer, Lorenzo Orsetti, è stato ucciso dai macellai di ISIS sul fronte di Baghouz, nella Siria del Nord-Est.

Orso era partito un anno e mezzo fa da Firenze, deciso ad unirsi alle YPG, a schierarsi dalla parte dei popoli che in Siria del Nord stanno portando avanti una rivoluzione. Deciso a difendere in prima linea le popolazioni civili della Siria e tutti quanti noi dalla barbarie dello Stato Islamico. Nel corso di questo anno e mezzo, Orso ha combattuto anche contro un altro nemico: il secondo esercito più grande della Nato, quello turco. Il boia Erdogan, oltre ad aver reso la Turchia corridoio di fuga per decine e decine di jihadisti nel corso di questi anni, ha schierato tutte le sue truppe all’attacco della rivoluzione del Rojava, bombardando civili in tutto il territorio del Kurdistan, dall’Iraq alla Siria, invadendo la città di Afrin e gettandola in pasto a milizie jihadiste che hanno saccheggiato villaggi, violentato e schiavizzato donne e uomini. E Orso, anche ad Afrin, ha combattuto in prima linea.

Orso è andato incontro a testa alta a una scelta difficile e grande, la scelta più grande: essere disposti a dare la vita per una causa giusta. Orso ha dato la vita per la libertà dei popoli della Siria, per una rivoluzione che parla a tutto il mondo di un’altra società possibile, che mette al centro le persone, che valorizza le differenze, che fa della lotta delle donne e dell’ecologia i suoi presupposti.

È grazie al coraggio di una scelta come la sua, che tantissime altre donne e uomini hanno fatto  in questi ultimi anni, che questa rivoluzione e le sue forze di difesa, le YPJ e le YPG, sono riuscite a resistere al secondo esercito della Nato, quello turco e a costringere lo Stato Islamico nella sua ultima roccaforte, Baghouz. Proprio lì, a un passo dall’annientamento di questi barbari tagliagole, Orso è caduto martire.

Orso era un ragazzo, come tante e tanti di noi. E il messaggio che ci manda ci dice una cosa molto semplice, ma la più vera: abbiamo la responsabilità di schierarci. Abbiamo la responsabilità di tracciare una linea tra noi e loro, tra la possibilità di una società giusta e la barbarie dell’oggi. Perché “ogni tempesta comincia con una sola goccia”, e insieme possiamo scatenare una tempesta addosso ai nostri nemici. Non può esistere libertà finché non saremo tutte e tutti liberi, non può esistere giustizia finché, insieme, non costruiremo un mondo più giusto, costi quel che costi. E la scelta di Orso ci insegna questo. Per questo lo ringraziamo.

Tutti noi abbiamo la responsabilità di portare avanti il suo esempio e la sua memoria, insieme a quella di Heval Hiwa Bosco, Giovanni Francesco Asperti, caduto lo scorso dicembre e quella di tutti i caduti della rivoluzione. Abbiamo la responsabilità di difendere il loro esempio e la loro memoria dagli sciacalli e dall’ipocrisia di chi alle nostre latitudini criminalizza coloro che hanno il coraggio di combattere dalla parte giusta.

Ciao Lorenzo, Orso, Heval Tekoşer Piling - partigiano dell’oggi. 
La rivoluzione è un fiore che non muore. I martiri non muoiono mai.

Ciao, se state leggendo questo messaggio è segno che non sono più a questo mondo. Beh, non rattristatevi più di tanto, mi sta bene così; non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli, e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, eguaglianza e libertà. 
Quindi, nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta comunque un successo, e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio.
Vi auguro tutto il bene possibile, e spero che anche voi un giorno (se non l’avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo.
Solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo in ciascuno di noi si può fare la differenza. 
Sono tempi difficili, lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza; mai!
Neppure per un attimo.
Anche quando tutto sembra perduto, e i mali che affliggono l’uomo e la terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza, e di infonderla nei vostri compagni.
E’ proprio nei momenti più bui che la vostra luce serve.
E ricordate sempre che “ogni tempesta comincia con una singola goccia”. Cercate di essere voi 
quella goccia.
Vi amo tutti, spero farete tesoro di queste parole.
Serkeftin!

Orso,
Tekoşer,
Lorenzo.

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