mercoledì 7 novembre 2018

TUTTI FELICI PER LE ELEZIONI DI META' MANDATO USA


Risultati immagini per midterm elections 2018
Le elezioni di metà mandato statunitensi non hanno visto la tanto prevista e in certi casi auspicata netta vittoria dei democratici che però hanno riconquistato la Camera dei Deputati mentre i repubblicani si sono tenuti anche con un certo aumento il Senato,ma questo scenario potrebbe mettere lo stesso in difficoltà Trump sia a livello personale che politico.
Nel primo contributo(contropiano internazionale-news )c'è più una geografia del voto,sottolineando il fatto che gli stati dell'Ovest devono ancora essere conteggiati ma comunque senza grosse sorprese finali,e la puntualizzazione che si sono votati anche diversi governatori oltre che tutti i deputati e un terzo dei senatori.
Nel secondo(infoaut midterm-usa-nessuna-sorpresa )una sorta di commento disilluso nel quale tutti gioiscono,un poco come accaduto nelle ultime elezioni italiane dove anche chi prende batoste è felice lo stesso di non averne prese troppe,e le rivalse legittime dei democratici che ora hanno i mezzi per indagare Trump per tutte le situazioni fumose nelle quali è implicato.

Usa. I Democratici si riprendono la Camera. Boom di elette, ma l’onda anti Trump non sfonda.

di  Rino Condemi 
Negli Stati Uniti procede il conteggio per le elezioni di metà mandato, ma dai dati è ormai certo che i Democratici Usa hanno riconquistato la Camera dei Deputati, mentre il Senato resta in mani repubblicane. Per Trump si tratta di un primo serio rovescio dopo che fino ad oggi aveva potuto godere dell’appoggio di entrambe le camere del Congresso Usa.

I Democratici ora sono in grado di bloccare i progetti di legge a firma repubblicana e di tenere il presidente sulla graticola con indagini sulle sue zone grige finanziarie e sulle interferenze russe nelle elezioni 2016. Non è escluso inoltre che possano lanciare un procedimento di impeachment.

Con le elezioni di medio termine erano in gioco i 435 seggi della Camera (dove il mandato ha durata biennale) e 35 dei 100 seggi del Senato (dove invece si resta in carica sei anni. Due di questi seggi, però, saranno occupati solo per due anni perché si tratta di elezioni speciali, necessarie per le dimissioni dei senatori in carica. Inoltre 36 Stati su 50 hanno votato anche per eleggere il proprio governatore.

I risultati mostrano che i Democratici hanno conquistato seggi in circoscrizioni repubblicane in Colorado, Florida, Kansas, Minnesota, New Jersey, Pennsylvania, Texas e Virginia. I Repubblicani hanno mantenuto (anzi lievemente incrementato) la maggioranza al Senato e vinto di stretta misura alcune sfide individuali per i governatori, come in Florida.

Alla Camera dei rappresentanti si è avuto il numero più alto di candidate elette. Anche la deputata più giovane del Congresso è una donna. Alexandria Ocasio-Cortez, con i suoi 29 anni, sarà la più giovane rappresentante del parlamento americano nella storia. I media italiani sottolineano soltanto questo dato “esteriore”, ma omettono di spiegare in cosa consista la sua “agenda radicale”, con cui ha conquistato il Bronx e New York: il socialismo. Declinato all’americana, ovviamente, come fa Bernie Sanders (per l’ennesima volta rieletto nel Vermont), ma si tratta pur sempre dello sdoganamento ufficiale di una parola – e un immaginario politico – fin qui assolutamente vietato e maledetto negli Stati Uniti.

Tra gli scranni siederanno per la prima volta due rappresentanti native americane: Sharice Davids e Debra Haaland.

Veronica Escobar e Sylvia Garcia, entrambe democratiche, saranno le prime ispaniche a rappresentare alla Camera lo stato del Texas.

Nei sondaggi prelettorali si era ventilata l’impressione di una “ondata blu” dei Democratici. I dati mostrano un risultato parziale. La Camera è stata riconquistata ma l’ondata blu non c’è stata.

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Midterm USA: nessuna sorpresa.

Prime considerazioni sul voto americano di midterm.

I Democratici hanno riconquistato la maggioranza alla Camera, mentre i Repubblicani hanno mantenuto quella al Senato. E' questo il risultato delle elezioni di midterm americane, più importanti di altre volte poiché test sulla presidenza Trump a due anni dalla sua per molti inaspettata elezione.

I democratici avranno il controllo dei lavori dell'assemblea legislativa e potranno eventualmente anche avviare ( ma non concludere, causa mancata maggioranza al Senato ) le procedure di impeachment verso Trump. Quest'ultimo manterrà però il potere di nomina di alcuni ruoli-chiave in ambito governativo, come ad esempio la Corte Suprema dove recentemente è stato eletto Brett Kavanaugh nonostante le accuse di violenza sessuale che gli erano state rivolte da una donna in un dibattimento che è stato tra gli elementi più discussi della campagna elettorale.

Proprio questo è un primo dato: non c'è stata un'ondata di sostegno femminile ai Democratici, o quantomeno è stata fortemente limitata. L'elettorato femminile che ha votato Trump sembra averlo riconfermato, dimostrando ancora una volta che l'economia domina sulle politiche identitarie al momento del voto. Le quote di sostegno ai Dem da parte di donne, giovani, minoranze etniche sono cresciute rispetto al 2016 ma non al punto di poter parlare di un vero e proprio processo mobilitativo.

E' proprio l'economia ad aver probabilmente assicurato a Trump i voti necessari: in questo momento i dati sulla disoccupazione sono ai minimi storici e per la finanza le cose non sono mai andate così bene in termini di profitti, a dieci anni dalla crisi globale. Il tycoon, che proprio sul riportare il lavoro in America ha costruito la sua vittoria del 2016 e questa campagna elettorale, ha puntato tutto su questo tema e sull'ostilità manifesta verso stati come la Cina e l'Iran, contro cui sono appena state reimposte le sanzioni cancellate nel 2015 con l'accordo sul nucleare.

Sul lungo periodo però, le previsioni sull'economia Usa sono fosche, sia per le conseguenze della guerra commerciale con la Cina, sia per gli effetti di lungo periodo dei tagli alle tasse per quanto riguarda il debito del paese, sia per i tagli al welfare per le fasce medio-basse della popolazione effettuati nei primi due anni di governo, che ne ridurranno probabilmente la propensione al consumo.

Su questo il fatto che uno Stato come il Michigan, che ospita la “Motor City” Detroit, sia tornato ai Dem può essere visto come un primo segnale della disillusione verso le politiche di Trump sul lavoro e sul ritorno della produzione manifatturiera negli Stati Uniti. Quella di Trump in questi due anni è stata una bolla in ambito economico che non è detto duri fino al 2020. Su questo dato probabilmente si giocherà la prossima campagna elettorale.

Inoltre la differente guida tra le due camere rallenterà l'azione di governo di Trump nei prossimi due anni, per quanto in passato chi si è trovato in questa situazione abbia sempre descritto gli avversari come “ostruzionisti” provando a scaricare la colpa dell'inazione. Dall'altra parte infatti molte figure del rinnovamento democratico hanno perso elezioni che si pensava potessero essere loro appannaggio in stati come ad esempio la Florida. E Trump senza dubbio è riuscito a mobilitare la sua base, assicurandosi la tenuta al Senato e evitando ogni prospettiva di “onda blu”.

Lo scenario sembra dunque non aver riservato nessuna particolare sorpresa, in un contesto globale dove da un lato l'ondata trumpiana prende forza con l'elezione di Bolsonaro in Brasile, dall'altro le convulsioni dei pro-Brexit iniziano a gettare luce sul consenso popolare alle dinamiche di isolazionismo e protezionismo. Prossima tornata elettorale rilevante per capire le tendenze a livello globale, le elezioni europee del 2019.

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