martedì 24 ottobre 2017

RITROVATO IL CORPO DI SANTIAGO MALDONADO


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E'il corpo di Santiago Maldonado quello trovato la scorsa settimana a poca distanza da dove era stato visto l'ultima volta due mesi e mezzo fa dopo degli scontri con la polizia argentina intervenuta per sedare le proteste del popolo mapuche e dei suoi sostenitori(vedi:madn santiago-maldonadodesaparecido ).
Quella che era ancora una flebile speranza di ritrovarlo in vita è stato purtroppo smentito già dal fratello Sergio che aveva riconosciuto i tatuaggi senza aspettare gli esiti della scientifica e nei due articoli presi da Popoff(santiago-maldonado-forse-ritrovato-il-corpo e il fratello-di-maldonado-al-presidente-macri-sei-un-ipocrita )si parla di questi giorni e delle manifestazioni svoltesi a Buenos Aires e in tutta l'Argentina per questa scomparsa che vede la mano insanguinata della polizia essere armata dai politici ed industriali(Benetton è tra i principali artefici dello sfruttamento del territorio mapuche).

Santiago Maldonado, forse ritrovato il corpo.

Potrebbe essere quello di Santiago Maldonado il corpo ritrovato martedì a 300 metri dal luogo della sua scomparsa. Le foto della manifestazione a Buenos Aires.

di Marina Zenobio
Le autorità argentine hanno trovato, martedì scorso, il corpo di un uomo nella stessa zona dove è stato visto per l’ultima volta Santiago Maldonado , il tatuatore e militante mapuche di 28 anni scomparso 78 giorni fa. Il cadavere era appena nascosto tra i cespugli e l’acqua di una riva del fiume Chubut, a 300 metri dalla comunità mapuche dei Pu Lof, dove il 1° agosto si era tenuta un protesta indigena contro l’arresto di una attivista della comunità, a cui Maldonado aveva preso parte. La protesta è stata dispersa dalla polizia e da quel momento si sono perse le tracce del giovane.

Quello che si sa al momento è che il corpo ritrovato indossava vestiti molto simili a quelli che, secondo le testimonianze raccolte, indossava Maldonado il giorno della protesta indigena e della scomparsa, anche i capelli con i dreads corrispondono a quelli del giovane che viveva a El Bolsòn, nella Patagonia argentina, dove aveva aderito alle rivendicazioni del popolo mapuche per il diritto alla terra.

Tutto lascia tragicamente pensare che si tratti proprio di Maldonado, ma sia la famiglia che le autorità non confermeranno fino ai risultati dell’autopsia, a causa dell’avanzato stato di decomposizione del corpo. “Finché non avremo i risultati delle perizie non è possibile stabilire l’indentà né la causa della morte. Chiediamo per favore che si rispetti questo nostro difficile momento” ha dichiarato la famiglia in un comunicato alla stampa.

Il corpo, da quanto riportato dal quotidiano argentino La Naciòn, sarà trasferito presso l’istituto di medicina legale di Buenos Aires e all’autopsia presenzieranno esperti della Corte Suprema.
 La comunità mapuche di Pu Lof, si è stabilita in quella zona nel 2015 per rivendicare alla industria tessile Benetton la proprietà del territorio, è convinta che il corpo di Maldonado non sia morto per affogamento, come qualcuno sta ipotizzando. Quella zona è stata rastrellata tre volte, le acque del fiume scandagliate dai pompieri ma il corpo non era stato trovato. Secondo la teoria della comunità mapuche fino a tre giorni fa quel corpo non era lì. “Quel corpo è stato messo lì perché si potesse ritrovare facilmente” ha dichiarato alla stampa Soraya Maicoñ, portavoce dei e delle mapuche Pu Lof.

Se la perizia legale confermerà che quel corpo è di Santiago Maldonato, dovranno anche determinare la cause della morte, se affogato oppure vittima della repressione della polizia, tra le varie incognite di un caso che sta sconvolgendo l’Argentina in piena campagna per le elezioni legislative di domenica prossima.

La scomparsa di Maldonado ha prodotto decine di proteste sia in Argentina che a livello internazionale. Per domani, giovedi, altre manifestazioni sono state convocate in diverse città argentine.

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Il fratello di Maldonado al presidente Macri: “Sei un ipocrita”

Per la famiglia è della polizia la responsabilità della morte di Santiago Maldonado, e definisce “ipocrita” l’invito di Macrì alla vigilia delle elezioni

di Marina Zenobio
E’ di Santiago Maldonado il corpo ritrovato martedì scorso sulle rive del rio Chobut, in territorio Cushamen rivendicato dai mapuche Pu Laf ma targato Patagonia Benetton, a qualche centinaio di metri dal punto dove era stato visto per l’ultima volta, prima che si buttasse nel fiume per scappare ad una violenta carica della Gendarmeria nazionale. Il 1 agosto scorso decine di poliziotti hanno attaccato la comunità mapuche, dopo aver rimosso alcuni blocchi stradali posti in segno di protesta per l’arresto di uno dei loro leader. Santiago, come molti altri, ha tentato la fuga, buttandosi nelle acque del Chubut. O almeno questa è la ricostruzione giudiziaria.
 L’identità di Maldonado è stata determinata attraverso le impronte papillari, ha detto Gustavo Lleral, il magistrato che segue il caso, ma già tempo prima Sergio Maldonado, fratello maggiore di Santiago, aveva confermato l’identificazione dopo un riconoscimento visivo dei tatuaggi, che erano sia passione che lavoro per il giovane artigiano di 28 anni.

Secondo le prime conclusioni dell’autopsia il corpo non presenta ferite, potrebbe essere affogato ma ci vorranno ancora un paio di settimane per saperne di più e avere un quadro esaustivo di come siano andate le cose. Un piccolo esercito ha partecipato all’autopsia. 55, tra esperti medici forensi, un trentina di osservatori e avvocati. A guidare l’esame esperti medicoforensi della Corte Suprema, addirittura la prestigiosa Equipe Argentina di Antropoli Forensti (EAAF).

Sergio Maldonado, che per oltre due mesi e mezzo ha guidato le ricerche del fratello, è tornato ad accusare la Gendarmeria Nazionale per la morte di Santiago, e anche il governo di Mauricio Macri per non aver accettato la presenza di osservatori dell’Onu alle indagini. E ha rincarato ancora la dose nei confronti del presidente argentino definendolo “ipocrita” per aver inviato sua madre ad una visita a Palazzo, invito rifiutato. “Mi sembra un’azione bassa. Ha invitato mia madre poco prima delle elezioni, mi vergogno per lui” ha dichiarato Sergio alla stampa.

L’esito tragico di Santiago Maldonado è arrivato a poche ore dalle elezioni legislative a medio termine, per il rinnovo del parlamento argentino.
 Il movimento argentino resta comunque convinto che, comunque sia andata, la responsabilità resta della polizia e della sua aggressività.

Ieri pomeriggio a Buenos Aires in migliaia si sono ritrovati a Plaza de Mayo per esigere giustizia per il giovane attivista e artigiano Santiago Maldonado. La mobilitazione è partita dal Partito operaio, il Movimento socialista dei lavoratori e il Partito piquetero sotto lo slogan: “lo sapevo che ad uccidere Santiago Maldonado è stata la Gendarmeria assassina. Che i responsabili politici e diretti paghino”. Altre manifestazioni ci sono state a La Plata, Mendoza, Rosario, Cordoba, a Neuquén e altre comunità locali.

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