sabato 28 ottobre 2017

E' REPUBBLICA!


Finalmente la Catalunya ha avuto il coraggio grazie all'annuncio del Parlament dalla voce del Presidente della Generalitat catalana Puidgemont di dichiararsi  Repubblica,Stato indipendente e sovrano,di diritto,democratico e sociale.
Subito Rajoy da buon franchista l'ha commissariato così come tutti i Ministri della Generalitat,rimuovendo il capo dei mossos d'esquadra fissando per il 21 dicembre una nuova elezione regionale.
Coinvolte decine di dirigenti e funzionari che sono stati destituiti,anche il resto dell'Europa e del mondo non riconoscono ancora la Repubblica Catalana,anzi in certi casi come in Italia tramite il leccaculo Alfano,si riconosce Madrid come unica capitale di un unico Stato spagnolo.
Io invece riconosco questo nuovo Stato sperando che altre zone spagnole già autonome possano avere l'intraprendenza di dichiararsi al di fuori di una nazione che non ha mai chiuso i conti col suo recente passato fascista.
I due articoli presi da Infoaut(catalogna-e-repubblica-crack-totale-con-madrid )e Contropiano(madrid-soffocare-repubblica-catalana )parlano della grande gioia del popolo catalano e della repressione già promessa da parte di Madrid con l'applicazione del famigerato articolo 155 della Costituzione franchista spagnola.

Catalogna,è Repubblica: crack totale con Madrid.

Alle ore 15:30 di una seduta di fuoco, il Parlament ha proclamato la Catalogna come Repubblica indipendente e sovrana. Rajoy convoca il parlamento spagnolo a Madrid alle ore 19 per attivare l'articolo 155 che destituisce l'autonomia della regione pirenaica.

L'Assemblea Nazionale Catalana si appella alle decine di migliaia di persone che si stanno ammassando davanti al Parlament a rimanere a difenderlo, riempiendo anche le strade laterali.

- Un primo quadro mentre si sta tenendo la sessione parlamentare più importante della Catalogna del post-franchismo. In decine di migliaia ora nelle strade di Barcellona. La dichiarazione come risposta all' applicazione dell' articolo 155 -

ore 15:04: Carme Forcadell, presidente del Parlamento legge la risoluzione con cui si costituisce la repubblica di Catalogna

ore 15:01 - approvate le prime risoluzioni proposte dal FrentXSi e la CUP

ore 14:52 - rigettate le proposte di Ciudadanos e CPSQ, le opposizioni come annunciato abbandonano l' Aula durante la votazione delle risoluzioni del FrentXSi

ore 14:45: Rajoy convoca il CdM alle 19 per applicare l'articolo 155

Partita istituzionale e partita di piazza. La tensione non scende da due giorni in Spagna e in Catalogna. La dichiarazione di Indipendenza è a un passo; si avvieranno i lavori costituenti? Come reagiranno nell' immediato le alti cariche dello stato Spagnolo che fanno blocco unico per l'attivazione più dura possibile dell'articolo 155?

La sessione Parlamentare catalana che sta culminando con la Dichiarazione di Indipendenza Unilaterale ha visto gli interventi di tutti i sindaci della comunità a favore del Processo Costituente. Al contempo BILDU ha fatto sapere a mezzo stampa che non si tratta più di un problema legale con la Spagna, quanto di effettiva legittimità politica. Iñarritu ha rincarato con un “viva la Catalogna Libera”.
Parole che pesano e che saranno subito giunte alle orecchie dell' ala dura del Partido Popular, che non pago di avallare le misure dell' articolo 155 senza possibilità di appello, ha in questi giorni paventato la possibilità di estenderne l'attuazione alle altre Comunità del Paese che per motivi storico-politici e linguistici hanno connotazioni nazionali differenti da quella castigliana (si parla di Paesi Baschi, Andalusia, Galizia, Navarra e Castilla-la Mancha).
Anche il Governatore delle Canarie si è espresso in questi concitati minuti, dicendo che “non avrebbero voluto l'applicazione del 155, ma nemmeno la DUI; oggi vanno a rompersi 40 anni di mediazione”. Nel frattempo, il palesamento della dichiarazione di Indipendenza ha portato la dirigenza del PSOE ad affrettarsi a fare blocco compatto con il PP, dando via libera a quest'ultimo senza condizioni sulla nature delle misure che saranno adottate dal Governo Spagnolo.
Il Partido Social Catalano afferma che con la determinazione il govern catalano sta minando la pace sociale, anche i portavoce catalani del PP si sono espressi in questi istanti dichiarando gli avvenimenti in corso come errori dalle durissime conseguenze.

In Catalogna, il President, (neoliberale e di destra) ha toccato ieri con mano la gravosità e lo stress di tentare di tenere insieme il rispetto della volontà di autodeterminazione con la quale e per la quale ricopre il suo mandato cercado nel frattempo di mantenere a tutti i costi uno spazio aperto di dialogo e mediazione e rabbonimento delle istituzioni finanziarie internazionali. Un' equazione impossibile, che ha portato al continuo susseguirsi di dichiarazioni di intenti a tratti antitetiche tra loro e a destabilizzare il quadro mediatico spagnolo quanto internazionale.

Da una parte, Puidgemont è stato stressato dal suo partito e dai canali informali di comunicazione (unilaterali) tentati da PP e PSOE negli ultimi giorni al fine di preservare l'esistente e non creare rottura politica convocando nuove elezioni e sciogliendo il Parlamento. Una proposta che ha provocato subito la rottura interna del PdeCat che, sebbene concentrazione di interessi industriali e finanziari passibili di essere anche loro messi in discussione dagli eventi in corso, ha visto subito esponenti di rilievo distaccarsi e dichiarare dimissioni di fronte al cedere a una sorta di ricatto, quello di indire elezioni nella speranza di attenuare le volontà di imposizione del famigerato articolo 155 che saranno ufficializzate in tutta la sua articolazione nella giornata di domani. Teoricamente, in cambio dell'indizione di nuove elezioni, si chiedeva un dietrofont al Governo spagnolo su diversi fronti, compresi l'immediata liberazione dei presidenti di Omnium e ANC, in arresto da 12 giorni, il ritiro delle unità di polizia dal territorio catalano inviate da oltre un mese, nonché il mentenimento dello statuto di autonomia attualmente vigente nella regione.

Il tentativo di Puidgemont è stato osteggiato anche dai partiti del Fronte del Si con i quali si assicura la maggioranza, che hanno ritenuto inaccettabile tale decisione e hanno costretto al clamoroso dietrofont; non si patteggia con Madrid. E Madrid nel frattempo, tramite i portavoce del PP, faceva palesare la volontà di non fare alcuna retromarcia rispetto alla promulgazione dell'articolo 155 e ad eventuali concessioni. Nel frattempo le piazze studentesche si facevano sentire davanti al Parlament di Barcellona gridando “repubblica subito” e, come nel caso dello sciopero studentesco a Girona, contestando Puidgemont al grido di “traditore” della volontà popolare.

Una situazione politica insostenibile per le élites catalane, e di lì il rocambolesco dietrofont e nuove ferventi consultazioni tra i partiti sostenitori del processo indipendentista, con il peso centrale di ERC che av rebbe abbandonato il Govern in caso di indizione di nuov e elezioni, per arrivare alla sessione di oggi in cui si proclamerà l'agognata indipendenza in forma di repubblica sospesa nel discorso fatto da Puidgemont il 10 Ottobre per cercare un “dialogo” che a tutti gli effetti era e si rivela impossibile.

Si è giunti infine alla risoluzione del Fronte per il Si e della Cup che propongono di costituire la Repubblica Catalana. Attraverso un documento scritto di 10 pagine, ultimato ieri in nottata, ma probabilmente sulle scrivanie dei partiti sottoforma di bozza da almeno una settimana. Un documento che ribadisce il contesto politico per il quale si è arrivati alla DUI, con il Governo spagnolo ritenuto responsabile di tutte le chiusure a fronte di una attivazione di canali democratici rigettati dal tribunale Costituzionale che avrebbe violato i principi di autodeterminazione dei catalani macchiandosi di una colpevole mancanza di neutralità. Da qui il precipitare della situazione e l'incancrenirsi della crisi politica, che dopo le ulteriori indisponibilità al dialogo inter-istituzionale giunte da Madrid nelle ultime ore avrebbero reso irreversibile il processo di dichiarazione unilaterale di indipendenza in forma di Repubblica.

Si legge in alcuni passi:

“la Repubblica catalana è una opportunità per correggere gli attuali deficit democratici e sociali e imbastire una società più prospera, più giusta, più sicura, sostenibile e solidale.

In virtù di quanto finora esposto, noi, rappresentanti democratici del popolo catalano, nel libero esercizio del diritto all' autodeterminazione, e in accordo con i mandati affidatici dalla cittadinanza della Catalogna,

COSTITUIAMO la Repubblica Catalana, come stato indipendente e sovrano, di diritto, democratico e sociale.

DISPONIAMO l'entrata in vigore della legge di Transitortietà giuridica e fondativa della Repubblica.

INIZIAMO il processo costituente, democratico, dalla base cittadina, trasversale, partecipativo e vincolante.

AFFERMIAMO la volontà di aprire negoziazioni con lo Stato Spagnolo, senza condizionamenti previ, indirizzate a stabilire un regome di collaborazione a beneficio di ambo le parti. Le negoziazioni dovranno essere, necessariamente, in condizioni egualitarie.

PONIAMO A CONOSCENZA della Comunità Internazionale e le autorità dell' UNIONE EUROPEA della costituzione della Repubblica Catalana e della proposta di negoziazione con lo Stato Spagnolo.

APPELLIAMO la Comunità Internazionale e le autorità dell' UNIONE EUROPEA a intervenire per fermare la violazione dei diritti civili e politici in corso, e a garantire lo sviluppo del processo di negoziazione con lo Stato spagnolo e ad esserne testimoni.
...

Ci APPELLIAMO agli STATI e alle organizzazioni internazionali a riconoscere la Repubblica Catalana come stato indipendente e sovrano.

DEMANDIAMO al Govern della Generalitat di adottare le misure necessarie per rendere possibile la piena effettività di questa Dichiarazione di Indipendenza e delle disposizioni previste dalla Legge di transitorietà giuridica e fondativa della Repubblica.

Facciamo un appello a ciascuno dei cittadini e delle cittadine della Repubblica Catalana a farsi degni della libertà che ci siamo presi e a costruire uno Stato che traduca in azioni e modelli di condotta le aspirazioni collettive.

ASSUMIAMO il mandato del popolo della Catalogna espresso nel Referendum di Autodeterminazione dell' 1 Ottobre e dichiariamo che la Catalogna diviene uno stato indipendente in forma di Repubblica.”

Stamattina, la piazza di fronte al Parco della Ciutadella, a Barcellona, dove si trova il Parlamento Catalano, ha iniziato a gremirsi di persone col fiato sospeso.
Tutte le articolazioni dell' indipendentismo e del sovranismo catalano sono chiamate alla mobilitazione, dopo le mobilitazioni intraprese da tre giorni dalle ali giovanili e studentesche. Sta ora capire quali forme assumerà il crack con il Governo Spagnolo e che intensità e forme di resistenza di massa di fronte ai giri di vite che imporrà Madrid potranno darsi in un lasso di tempo che pare destinato ad essere breve, brevissimo, ma con risvolti a loro modo epocali.

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Madrid si prepara a soffocare la Repubblica Catalana

“Lo Stato si prepara a soffocare l’insurrezione” titola l’edizione cartacea di quello che passa come il quotidiano progressista di Madrid, ‘El Pais’.

I media la descrivono come la legittima risposta dello Stato Spagnolo alla violazione della Costituzione e della legalità, o comunque come una vendetta. La realtà è che il governo spagnolo del PP e i suoi alleati di Ciudadanos e Psoe non hanno mai messo in conto di abbassare i toni per fornire una sponda ai settori ‘pattisti’ del governo catalano. Come è stato chiaro quando giovedì Puigdemont offriva lo scioglimento del Parlament e quindi l’azzeramento dell’iter di proclamazione dell’indipendenza, Rajoy, Sanchez e Rivera non erano affatto disponibili a frenare il commissariamento della Generalitat.

Misura – l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione scritta da un parlamento egemonizzato da franchisti che avevano appena cambiato casacca, nel 1977-78 – che infatti ieri il Senato spagnolo ha approvato senza tentennamenti, tra gli applausi entusiasti degli ultrà del PP.
 Subito dopo, Mariano Rajoy ha tenuto una breve riunione del Consiglio dei Ministri al termine del quale ha annunciato una raffica di provvedimenti coercitivi, un vero e proprio colpo di stato contro quell’autonomia della Catalogna che i ‘costituzionalisti’ spagnoli affermano di voler difendere dagli eccessi degli indipendentisti.

Mentre decine di migliaia di catalani festeggiavano nel centro di Barcellona la avvenuta proclamazione d’indipendenza, il presidente del Governo elencava i provvedimenti coercitivi appena decisi e subito effettivi, vista la pubblicazione in tempi record sull’edizione digitale del Boe, la ‘gazzetta ufficiale’ di Madrid. Cinque i “Decreti Reali” approvati: il primo destituisce il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont; il secondo destituisce il vicepresidente Oriol Junqueras e il resto dei consellers, cioè dei ministri catalani. I loro dicasteri, nelle intenzioni di Madrid, dovrebbero essere controllati direttamente dai ministri del governo spagnolo a seconda delle loro competenze specifiche, e coordinati da quella che in molti già chiamano la ‘vicerè’, Soraya Saenz de Santamaria (PP), una delle leader più estremiste del nazionalismo sciovinista spagnolo.

Gli altri decreti impongono la destituzione di 141 dirigenti e funzionari della Generalitat, la destituzione del direttore generale dei Mossos d’Esquadra – la polizia autonoma catalana già parzialmente commissariata – Pere Soler e del loro comandante, quel maggiore Lluis Trapero che è già indagato perché accusato di aver disobbedito agli ordini del governo centrale lo scorso 1 ottobre, rifiutandosi di reprimere con la violenza i cittadini catalani in fila ai seggi. Inoltre le misure approvate prevedono che quei funzionari e dipendenti pubblici catalani che si rifiutino di obbedire alle indicazioni dei commissari siano accusati di “disobbedienza alla Costituzione e allo Statuto d’Autonomia”, incorrendo nelle sanzioni previste.

Oltre a sciogliere il Govern, i decreti varati dal Gobierno impongono anche l’immediato scioglimento del Parlament di Barcellona e la convocazione di nuove elezioni ‘regionali’ il prossimo 21 dicembre. Una misura che il capo del Partito Socialista Catalano, Miquel Iceta, ha incredibilmente definito “un raggio di sole in un giorno triste”.

La sinistra indipendentista (Cup) ha già fatto sapere ieri che boicotterà le elezioni attraverso le quali le forze della destra nazionalista spagnola, nettamente minoritarie in Catalogna (il PP ha solo l’8% dei voti nel Parlament uscente) tenteranno di impossessarsi delle istituzioni locali. Anche Albano Dante Fachin, leader di Podem – formazione catalana vicina a Podemos ma da tempo in polemica con la direzione spagnola del movimento – ha affermato che sarebbe una grande contraddizione per le forze progressiste e di cambiamento partecipare ad elezioni gestite dal governo di Madrid contro la volontà della maggioranza del popolo catalano.

Rajoy ha anche deciso la chiusura delle ‘ambasciate’ catalane aperte nell’ultimo anno in alcuni paesi europei, tra cui l’Italia. Il leader della destra nazionalista spagnola ha voluto ringraziare i leader del Psoe Pedro Sanchez e di Ciudadanos Albert Rivera, per il loro sostegno, e ha invitato i cittadini a confidare nell’esecutivo e ha chiesto “prudenza e serenità”: “lo Stato dispone dei mezzi per recuperare la legalità”.

Quale che sia la strategia repressiva spagnola – sicuramente l’Unione Europea consiglierà ‘moderazione’ per non replicare lo scenario di violenza indiscriminata del 1 ottobre, ma non è detto che Madrid sia sensibile ai richiami di Bruxelles – nelle prossime ore e nei prossimi giorni è lecito attendersi un’ondata di arresti e di denunce nei confronti di altri leader del movimento indipendentista, e degli stessi componenti di un governo catalano che, stando alle dichiarazioni di ieri di Puigdemont, ha chiesto alle istituzioni e ai cittadini catalani di resistere all’intervento spagnolo. Lo stesso President potrebbe finire dietro le sbarre, con un’accusa di ‘ribellione’ che potrebbe costargli fino a 30 anni di reclusione.

Ieri sera un centinaio di estremisti di destra ha reagito alla proclamazione di indipendenza improvvisando una razzia nel centro di Barcellona. Guardati a vista dai Mossos, i fascisti spagnoli hanno percorso in corteo alcuni chilometri nel centro di Barcellona aggredendo passanti e manifestanti indipendentisti (in tre hanno dovuto ricorrere alle cure ospedaliere) e tentando di assaltare la sede di Catalunya Radio, l’emittente pubblica accusata dai nazionalisti spagnoli di essere il ‘megafono’ dei ribelli. Gli estremisti hanno assediato la sede della radio catalana tentando di sfondare la porta principale e aggredendo i giornalisti che gli capitano a tiro, poi hanno ripreso la loro marcia verso piazza Sant Jaume ancora piena di manifestanti indipendentisti: a quel punto i Mossos li hanno bloccati impedendogli di continuare pur senza usare la forza. Domani a Barcellona il gruppo “Società Civile Catalana”, copertura associativa dei nazionalisti spagnoli in Catalogna, ha convocato una manifestazione ‘per l’unità della Spagna’ alla quale parteciperanno tutti i gruppi neofascisti e neonazisti dello Stato.

Continua intanto l’esodo delle imprese. Stamattina il consiglio d’amministrazione di Allianz Seguros ha comunicato la sua decisione di spostare da Barcellona a Madrid il domicilio sociale e fiscale della società.

Marco Santopadre

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