martedì 7 marzo 2017

ERGASTOLO PER IL RESPONSABILE DELLA STRAGE DI GORNJ VAKUF

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Sembrerebbe aver trovato la parola fine,un briciolo di giustizia,la vicenda vecchia di ormai quasi un quarto di secolo che vide tre volontari italiani impegnati a far recapitare aiuti umanitari della Caritas di Brescia nella devastata ex Jugoslavia.
Guido Puletti,Sergio Lana e Fabio Moreni vennero giustiziati per ordine di Hanefija Prjic detto Paraga,un comandante fascista bosniaco che intercettò i due mezzi che stavano dirigendosi nella cittadina bosniaca di Zavidovici il 29 maggio del 1993.
Arrestato due anni fa in Germania è stato processato e condannato a Brescia,dove sono uscite altre informazioni che hanno visto direttamente interessata la presidenza bosniaca con gli interessi d'insabbiamento da parte dei servizi segreti della Nato e dell'Italia.
L'articolo di Radio Onda d'Urto parla brevemente della cronaca della strage di Gornj Vakuf(www.radiondadurto.org )mentre il successivo di ecn.org(ergastolo-per-il-fascista-bosniaco )parla maggiormente anche delle vite dell'esule argentino trentanovenne Puletti,del coetaneo cremonese Moreni e del giovane ventenne di Gussago Lana,con altri due pacifisti che riuscirono a fuggire a morte certa cercando rifugio nei boschi.

STRAGE DI GORNJ VAKUF: ERGASTOLO PER PARAGA, ORDINO’ L’UCCISIONE DEI VOLONTARI.

Il tribunale di Brescia ha condannato all’ergastolo il comandante bosniaco Hanefija Prjic, detto , per la strage di Gornj Vakuf, avvenuta il 29 maggio 1993, quando vennero uccisi tre volontari italiani di una spedizione umanitaria, il compagno esule argentino e i due pacifisti Sergio Lana e Fabio Moreni; Agostino Zanotti e Cristian Penocchio riuscirono invece a fuggire in modo rocambolasco ed a salvarsi. Il convoglio era diretto a Zavidovici, cittadina bosnica musulmana, per consegnare aiuti e soprattutto per riportare in Italia diverse decine di profughe,  donne e bambini.
Restano però ancora da chiarire diversi importanti interrogativi, a partire da quelli fondamentali: perchè ci fu questa strage? Ci sono responsabilità a livelli più alti rispetto a Paraga? In questa intervista  Ilario Salucci dell’Associazione Guido Puletti prova a fornire elementi di riflessione per formulare ipotesi sulle motivazioni di questo agguato mortale, aiutandoci a capire chi fosse Paraga e rispondendo nettamente anche alle insinuazioni avanzate dalla difesa dell’ex comandante bosniaco sulla natura poco chiara della spedizione umanitaria, sulla possibilità che fosse stata strumentalizzata, che ci possa essere stato un intreccio con il traffico di armi. ASCOLTA O SCARICA

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24 anni dopo, condannato a Brescia “Paraga”, fascista bosniaco che ordinò l’esecuzione di tre volontari italiani, tra cui Guido Puletti, di un convoglio umanitario

E’ stato condannato all’ergastolo davanti al gip del tribunale di Brescia Carlo Bianchetti Hanefija Prjic, detto Paraga (il nome del leader dei neonazisti croati). Si tratta del comandante paramilitare bosniaco che ha dato l’ordine di eseguire la strage di Gornji Vakuf, del 29 maggio 1993, quando vennero uccisi tre volontari italiani: Sergio Lana, Fabio Moreni e Guido Puletti che facevano parte di un convoglio umanitario insieme a Agostino Zanotti e Cristian Penocchio che riuscirono a scappare nei boschi e quindi evitare la morte. Paraga era stato arrestato dalla polizia tedesca il 27 ottobre 2015 all’aeroporto di Dortmund in esecuzione di un mandato di cattura europeo spiccato dal Gip di Brescia. Il suo gruppo paramilitare prendeva ordini direttamente dalla presidenza Bosniaca e nelle fasi successive alla strage sono risultati evidenti il coinvolgimento e i depistaggi da parte dei servizi Nato e italiani.

Guido Puletti, 39 anni, italo-argentino, militante comunista, per la precisione trotskista, era nato il 29 giugno 1953 a Buenos Aires, in Argentina. Alla fine degli anni sessanta, studente, si avvicina ai gruppi della sinistra peronista e dal 1973 svolge anche lavoro sindacale. Nello stesso anno pubblica una raccolta di poesie dal titolo Itinerarios.

Il 20 settembre 1977 viene sequestrato dall’esercito argentino, chiuso in un campo di concentramento e torturato. Dopo due settimane viene liberato e alla fine di ottobre esplulso dal paese. Arriva in Italia dove si ferma per un breve periodo. Nel 1981 inizia la sua carriera di giornalista scrivendo articoli per la pagina culturale del quotidiano Bresciaoggi. Nel 1988 va a New York per lavorare come redattore della pagina esteri de Il Progresso italoamericano. Il suo interesse si concentra sugli sconvolgimenti politici e sociali nell’Europa dell’Est e per questo si reca in Germania e in Cecoslovacchia alla fine del 1989. Su questi avvenimenti scrive molti articoli, reportages e saggi. Nel 1990 va in Croazia dove è scoppiata la guerra; nel settembre 1991 partecipa alla Carovana della Pace Zagabria-Belgrado-Sarajevo. Negli anni successivi compie diversi viaggi in Bosnia centrale per portare aiuti umanitari. Il 29 maggio del 1993 il convoglio di cui faceva parte viene fermato e derubato. Guido Puletti, Sergio Lana e Fabio Moreni vengono uccisi a sangue freddo. Nel 1996 la casa editrice “Datanews” ha pubblicato il libro Il mondo che non c’è, un’antologia di scritti di Guido Puletti curata da Cinzia Garolla e Francesco Germinario. Nel 2003, l’Arcilettore edizioni pubblica Il tempo cattivo della storia, a cura di Cinzia Garolla. In Italia venne colpito da cancro ed operato. Del suo esilio, della sua prigionia, delle sue torture e della sua devastante malattia, Guido non ne parlava mai. A lui sono dedicati diversi circoli di Rifondazione comunista.

A volte partiva da solo, altre volte in gruppo, ma comunque, per Fabio Moreni, 39 anni proprio come Puletti, non era il primo viaggio in Bosnia. Imprenditore di Cremona, laureato in informatica, dottore in scienze delle comunicazioni, la sua vita fu caratterizzata da un inarrestabile cammino di fede, che lo spinse a recarsi nella Bosnia allora segnata dalla guerra, da volontario, percorrendo un paio di volte al mese tra le 20 e le 25 ore di tragitto, pur di portare personalmente alla povera gente viveri, indumenti e medicinali.

Aveva solo 20 anni, Sergio Lana, la terza vittima di quell’eccidio: perito elettronico, 20 anni, figlio unico di una famiglia da anni impegnata nel volontariato, viveva a Gussago e si preparava a svolgere il servizio civile presso la Caritas di Brescia. Portava sempre con se un cartoncino che citava il motto di un famoso statista americano: “non serve a nulla cercare di immaginarsi di come saremo tra qualche tempo; magari non ci saremo più. Quindi, la cosa più intelligente da fare, è dare in ogni momento il meglio di sé”.
Gornji Vakuf, il luogo della strage Gornji Vakuf, il luogo della strage

Il 29 maggio 1993, verso le 4 di pomeriggio, un convoglio di aiuti della Caritas Bresciana, proveniente da Spalato, stava percorrendo la strada da Gornji Vakuf per portare aiuti agli abitanti della cittadina bosniaca di Zavidovici, da tempo assediati in un’area in cui era forte la tensione tra gruppi etnici. Su due automezzi viaggiavano cinque volontari: Fabio Moreni e Sergio Lana, su un camion con contrassegni della Croce Rossa; Agostino Zanotti, Guido Puletti e Christian Penocchio, su un fuoristrada con contrassegni “Press” e “Caritas”. In viaggi precedenti era stata stabilita l’evacuazione di donne e bambini della zona per sottrarli alla guerra in corso. Era stato redatto un elenco dettagliato ed erano stati ottenuti i permessi delle autorità croate, musulmane e dell’Onu. I camion trasportavano viveri, documenti, certificazioni e una grossa somma di denaro, indispensabile per il buon esito della complicata operazione di soccorso ed evacuazione.

Ad una curva della strada chiamata Diamond Route, il convoglio venne fermato da un gruppo di miliziani armati di una banda militare bosniaco-musulmana, agli ordini del comandante “Paraga” Hanefija Prijc, un trentenne di media statura e carnagione scura, con un berretto verde con una spilla con la mezzaluna e la stella. Gli automezzi furono dirottati sulla montagna: ai volontari vennero sequestrati i passaporti, il carico ed i beni personali. Dopo un breve tragitto furono costretti a salire su un trattore ed il sequestro continuò con un nuovo spostamento fino a una miniera abbandonata nei boschi di Gornji Vakuf.

In quel momento divennero chiare le intenzioni del commando: ucciderli tutti.

E’ dedicata a Guido, Sergio e Fabio la onlus Gruppo 29 Maggio ’93 con il suo impegno nella raccolta e distribuzione di generi alimentari e di prima necessità, affianca e supporta associazioni, gruppi e comunità che si occupano di combattere la povertà attraverso il sostegno a famiglie in difficoltà economiche, promuovendo solidarietà e pace.
il boia Paraga il boia Paraga

Ecco una delle poesie di Guido: Quando tornano i ricordi

sogno che interminabilmente / cambio treni nella nebbia / diceva e appena ti si udiva agitavi / le mani il cuore gridavi / di nuovo ho presentito stazioni / dove non si ferma nessuno / perché in questo stesso momento partivi / tra cigolii rumori della pelle / che in realtà erano una specie / di silenzio di smarrimento fin dentro / e già cominciavi ad essere questa immagine / che costantemente fugge dietro i finestrini / abbracci impazienti / fantasie di te molto prima / che iniziasse questa storia / o che era già cominciata / a giudicare dai modi in cui ti cercavo / questa maniera di sentire la solitudine / di presentire i miei viaggi che sarebbero stati i tuoi / sogno che finalmente trovo / un luogo mormoravi quasi / e chiudevi gli occhi sul mio petto / su tutto quello che si pensa sia una donna / una certa tenerezza un brivido particolare / nel fare e disfare la vita / ma non si farebbe in tempo / adesso il tuo sguardo stanco / si perde tra un rendez-vous e l’altro / quelli a cui non arriveresti mai / in città definitivamente estranee / troppa storia è passata / e ancora non sappiamo dove si trova il nostro luogo

http://popoffquotidiano.it/2017/03/02/ergastolo-per-lassassino-di-guido-puletti-lana-e-moreni/

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