venerdì 10 marzo 2017

ARRIVANO QUELLI CHE SALVANO IL MONDO(A GIOCHI QUASI FINITI)


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Fate largo che ora stanno arrivando le truppe di terra statunitensi pronte ad entrare a Raqqa a giochi quasi avvenuti e per salire all'ultimo sul carro del vincitore ma con la voglia di farlo al posto di guida,dopo anni di battaglia casa per casa compiuta dai curdi,dai russi e dalle truppe siriane di Assad.
Si era già detto della situazione della città di Mosul lo scorso ottobre con un titolo eloquente di un post(madn mosul-e-le-bandierine-da-piantare )quando la cittadina nord irachena era ormai sotto l'assedio più totale e i media erano più occupati a raccontare dei presunti bombardamenti degli alleati con obiettivi sbagliati per cacciare l'Isis piuttosto che le nefandezze di questi ultimi.
Invece da quando sono intervenuti gli Usa a fianco dei ribelli siriani nella cittadina del nord della Siria tutte le atrocità comprese vittime e feriti che presentano segni di esposizioni ad armi chimiche queste sono sicuramente di origine Daesh.
Che nella zona compresa tra Raqqa e Mosul,nord Siria e nord Iraq(vedi la cartina)sta lentamente perdendo territorio(occupando dal 40 al 15% delle province)grazie agli interventi che da anni curdi,russi e siriani governativi stanno combattendo con gravi perdite.
Adesso che sono arrivati i liberatori del mondo pronti a dividere la posta in gioco,non la libertà delle popolazioni sotto assedio da anni ma gli appalti per le ricostruzioni ed il controllo di una zona strategica che corrisponde al territorio di tradizione curdo,assieme a Turchia e ai ribelli siriani anti Assad,ci sarà una guerra nella guerra dove l'Isis potrà giocarsi le ultime anche se remote possibilità di lanciare offensive.

Tra Mosul e Raqqa scontro finale con l’Isis? Truppe statunitensi in Siria.

di redazione
L’Isis controllerebbe ormai solo il 15 per cento del territorio della provincia irachena di Mosul. A dichiararlo alla testata russa Sputnik è l’ambasciatore iracheno a Mosca, Haidar Hadi. “Due anni fa Daesh controllava il 40 per cento del territorio iracheno, attualmente controlla solo il 15 per cento della provincia di Mosul”, ha detto Hadi. Fonti della Difesa americana dichiarano invece che lo sceicco Al Baghdadi, ritenuto la guida dell’Isis “Ha probabilmente lasciato Mosul prima che la città e Tal Afar venissero isolate dalle forze irachene”, ha spiegato il responsabile statunitense a condizione di anonimato. Secondo le stime ONU, circa 750​.000 persone restano intrappolate nella zona ovest della roccaforte jihadista, mentre almeno 45mila sarebbero riusciti a fuggire dalla città.
A Mosul, dodici persone, tra cui donne e bambini, sono state ricoverate nei giorni scorsi con gravi sintomi di esposizione ad armi chimiche. La denuncia arriva dall’Oms che ha attivato con le autorità sanitarie locali “un piano di emergenza per trattare in modo sicuro uomini, donne e bambini che possono essere esposti a sostanze chimiche altamente tossiche”, ha detto l'agenzia delle Nazioni Unite in un comunicato. Questa volta ad essere accusati di aver usato armi chimiche sono i miliziani jihadisti dell’Isis arroccati nella città. Una versione che che cambia continuamente a seconda degli scenari. Se ad attaccare le roccaforti dell’Isis sono i russi o le truppe governative le accuse si rovesciano su queste ultime, se ad attaccare sono gli Usa, la narrazione dell’orrore si dispiega sui miliziani dell’Isis.
Gli Usa di Trump adesso si apprestano infatti ad intervenire massicciamente sul piano militare in Iraq ma anche ridosso in Siria. La Cnn riferisce che un gruppo di marines statunitensi è gia' arrivato nel nord della Siria per sostenere le forze turche e le milizie anti-Assad che si apprestano a lanciare l'offensiva verso la città siriana di Raqqa in mano all'Isis. Il problema è che anche i guerriglieri curdi intendono liberare Raqqa per consolidare il loro progetto di confederazione democratica, una ipotesi questa osteggiata dalla Turchia che, insieme agli USA e ai ribelli siriani, vorrebbe battere sul tempo i curdi.
I marines giunti in Siria – riporta il Washington Post – erano gia' dispiegati nella regione sulle navi Usa nel Golfo Persico. Secondo la Reuters altri soldati Usa arriveranno prossimamente nella regione, per l’intervento militare sul territorio siriano.

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