giovedì 23 febbraio 2017

OBIETTORI DI CONVENIENZA


Risultati immagini per obiezione coscienza san camillo
A dire la verità quando ieri sera ho letto il titolo che parlava di obiezione di coscienza riguardo la legge 194 sull'interruzione di gravidanza apparso sul televideo avevo pensato ad un altro caso di impossibilità di praticare l'aborto ed in quella precisa notizia all'ospedale San Camillo di Roma.
Con stupore e anche con un sospiro di sollievo leggendo tutto il breve dispaccio ci si riferiva alla presunta scelta di assumere con un concorso ginecologi non obiettori,notando quindi che la polemica era nata dalla Cei,la conferenza episcopale italiana,che vuole interferire con l'ordinamento di uno Stato laico.
Il presidente della regione Lazio Zingaretti ha poi dichiarato che la maggioranza dei medici,per proprie ideologie o più per convenienza,è di fatto obiettore e l'articolo preso da Left(obiezione-di-coscienza )spiega che sono circa 21mila le donne che hanno dovuto spostarsi dalla propria regione di residenza per poter praticare l'aborto.
Lo stesso pezzo parla di come,a differenza del 1978 con ginecologi di ruolo già presenti negli ospedali pubblici,questi professionisti quando intraprendono la carriera medica sanno che nei suddetti presidi pubblici la pratica dell'aborto è libera e gratuita,sennò possono intraprendere la loro carriera in strutture private senza tanto menare il can per l'aia.
Rimando anche a questo post(madn pillole-e-clericopedofilia )che parla pure delle pillole del giorno dopo in molti casi impossibili da trovare ed il tentativo avvenuto nel 2013 in Spagna di illegalizzare l'aborto(madn in-spagna-vogliono-illegalizzare-laborto ).

L’obiezione di coscienza è una scappatoia anti storica.

di Simona Maggiorelli
La notizia di un concorso per ginecologi non obiettori all’ospedale San Camillo di Roma ha fatto molto discutere, ottenendo in risposta una levata di scudi da parte della Cei, quando si tratta di una misura assolutamente necessaria, dal momento che la la legge 194 sull’interruzione di gravidanza rischia di essere del tutto disapplicata, nel Lazio come in molte altre Regioni dove – anche per motivi di convenienza – sette ginecologi su dieci si dichiarano obiettori. Con la conseguenza che i rari medici non obiettori fanno solo quello. Una misura ragionevole e del tutto commisurata alla realtà però, ha fatto scalpore. E su questo c’è da riflettere. In primis perché sarebbe davvero una notizia se lo facessero tutti gli ospedali italiani. I bandi come quello del San Camillo andrebbero estesi a tutte le regioni, affinché nei reparti di ginecologia vi sia almeno di 50 per cento di personale non obiettore, come i Radicali italiano chiedono da tempo. Perché con tutta evidenza “La tutela dell’obiezione di coscienza prevista dalla 194 non può configgere con il diritto ad accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, sancito dalla stessa legge”. Le Regioni, infatti, devono garantire piena applicazione della legge mentre il ministero della Salute è chiamato a vigilare affinché ciò accada in tutta Italia. Cosa che non avviene oggi. Di fronte a questa drammatica evidenza di negazione del diritto delle donne a poter decidere sulla propria vita sessuale e riproduttiva molti giornali italiani preferiscono dare spazio e senza contraddittorio a ciò che dice la Chiesa, attraverso la Conferenza episcopale italiana (Cei).Che si permette di sentenziare: Il provvedimento preso dal San Camillo “snatura l’impianto della legge 194 che non aveva l’obiettivo di indurre all’aborto ma prevenirlo”. Così Don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei. Ancora una volta il Vaticano interviene a gamba tesa nelle questioni politiche e di piena applicazione della legge che riguardano lo Stato italiano. E una classe politica genuflessa come la maggior parte dei media italiana non solo considera tutto questo “normale”, ma fa proprio questo diktat oscurantista e anti storico. Chiudendo gli occhi di fronte alla realtà: sono 21mila le donne che si sono dovute spostare dalla propria Regione per abortire nel 2012, secondo l’Istat. L’interruzione di gravidanza continua ad essere osteggiata in Italia esponendo le donne a gravi rischi per la salute. E il ministro della Salute Lorenzin non può non tenerne conto.
Come abbiamo rilevato più volte, l’obiezione di coscienza in materia di aborto poteva forse avere senso nel 1978, quando entrò in vigore la legge sull’interruzione di gravidanza e tanti ginecologi erano già in ruolo. Quello che doveva essere un provvedimento transitorio per rispondere a quei medici che avevano scelto la specializzazione in ginecologia prima che l’impianto giuridico cambiasse, oggi è un ostacolo all’applicazione della legge stessa. Chi decide di specializzarsi in ginecologia sa che nell’esercizio pubblico della sua professione rientra anche la possibilità di fare interruzioni di gravidanza. Se questo confligge con un suo credo religioso, può intraprendere un’altra carriera, oppure può lavorare nel settore sanitario privato, dove gli aborti sono vietati. Ma a ben vedere c’è di più, perché lo Stato dovrebbe avallare un’idea anti scientifica che l’aborto sia un assassinio? La moderna neonatologia ha ampiamente dimostrato che il feto non ha alcuna possibilità di vita autonoma fuori dall’utero prima di 23/24 settimane di gravidanza. Solo alla nascita si sviluppa la vita psichica. Prima l’apparato cerebrale del feto è deconnesso e immaturo. La legge non può non tener conto dei progressi della scienza in uno Stato che si dica laico e moderno.
Dunque oggi dovrebbe rispondere eliminando dal testo della 194 l’articolo 9 che permette e regola l’obiezione di coscienza, di modo che gli stessi ginecologi obiettori, se antiabortisti per convinzione e non per mera opportunità, rifiutino da soli di intraprendere la carriera negli ospedali pubblici. Oppure deve legiferare per abbassare drasticamente le percentuali di obiettori-non obiettori negli ospedali, stabilendo ad esempio delle soglie minime di medici non obiettori nei reparti di ginecologia. Non ci sono altre strade.

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