mercoledì 1 febbraio 2017

LE RADICI PROFONDE DELL'ODIO


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A Quebec City l'altra sera il terrorismo ha colpito nuovamente,quello dell'odio e del razzismo che ha due volti che ben s'intersecano e corrono parallelamente sui binari della violenza che anche se in forme e modalità differenti(ma non troppo)portano al risultato medesimo.
Perché se da un lato il giovane attentatore franco canadese che ha mietuto sei vittime ed otto morti nella moschea della comunità del Quebec era fan di Trump,Marine Le Pen e le forze armate israeliane,non è di certo peggio degli attentatori di Parigi o di Bruxelles.
L'odio ed il fanatismo religioso fomentato anche in Italia da personaggi quali Adinolfi e Salvini,di certo è un presupposto per armare menti già di per loro poco equipaggiate d'intelletto,così come accade nel mondo dell'islamismo estremista,e questa storia va avanti da una quindicina di secoli e ancora non si vede minimamente la parola fine nonostante appelli sia dall'una che dall'altra parte che ci dicono che siamo tutti uguali.
E che forse per questo ci odiamo in maniera identica.
Articolo preso da Left:e-adesso-dove-lo-rimpatriamo .

E adesso dove lo rimpatriamo il terrorista canadese?

Giulio Cavalli31 gennaio 2017
Quindi alla fine si scopre che Alexandre Bissonnette, lo studente franco-canadese che ieri ha ucciso sei persone in una moschea di Quebec City, inneggiava a Trump, Marine Le Pen e alle forze di difesa israeliane. Xenofobo, insomma, oltre che criminale, accecato dall’odio religioso e razziale contro i musulmani: un jihadista, ma al contrario.
E così basta semplicemente invertire l’ordine degli elementi per osservare ancora una volta l’inceppamento patetico e tragico di uno schema d’odio che non sa cosa dire sulla strage canadese: la moschea al posto della chiesa, i musulmani piuttosto che i cattolici frenano le dita espansive di chi cavalca i morti per qualche zero virgola in più alle prossime elezioni. La banalità della violenza è un moccioso che ha bisogno di un mondo che gli assomigli perché è incapace di leggerlo; così ai destrorsi non riesce nemmeno un tweet di solidarietà finta. I politici leoni, ieri, cinguettavano patetici di tutt’altro.
E dove lo rimpatriamo allora il terrorista canadese? Lo infiliamo nei pantaloni di quelli che sono in tournée ad esaltare la superiorità cristiana con il mazzo da poker in mezzo ai denti? Lo prestiamo a quel politico verde chiedendogli di “portarselo a casa sua”? Chiediamo aiuto all’ex editorialista (di cui nessuno ha mai letto gli editoriali) che si è convertito un paio di volte alla ricerca dell’integralismo perduto (e di un seggio in Parlamento)?
Oppure, semplicemente, alziamo lo sguardo dalle miserie dell’odio e ci interroghiamo sulla violenza liberandoci delle categorie umane di cui ci vorrebbero ingozzare. Nel suo bel libro Tesi sulla violenza Friedrich Hacker scriveva che la violenza è semplice ma le alternative alla violenza sono complesse. C’è tantissimo da fare, quindi. Sapendo, sempre citando Hacker, che “la violenza è il problema di cui ritiene d’essere la soluzione”.
Buon martedì.

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