domenica 26 febbraio 2017

LO SPACCIO DI ARMI E I SUOI CONSUMATORI

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Altro tempo di rapporti ufficiali che constatano la continua richiesta di armamenti e la conseguente produzione di quello che è un commercio tra i più floridi e redditizi che si possano avere,e che in fondo non tramonterà e cesserà mai,un poco come le agenzie funebri,si fa la guerra sempre come si è certi che prima o poi si morirà.
L'articolo di Left(left.it )spIega la geopolitica che sta dietro la produzione delle armi da chi le"spaccia"ai"consumatori"più o meno abituali e assuefatti,col medio oriente che richiede sempre più armamenti e con gli Usa pronti a comprare e diffondere strumenti di morte(madn trump-e-il-gli-usa-piu-forti-di-tutti ).

Il commercio mondiale di armi? Va benone, grazie.

di Martino Mazzonis
Il volume dei trasferimenti internazionali di armi è cresciuto costantemente dal 2004 con un aumento dell’8,4 per cento tra il 2007-2011 e il 2012-2016, questo è quanto si legge nel rapporto pubblicato dal Sipri (qui la sintesi in italiano) l’International Peace Research Institute di Stoccolma, che confronta i due quinquenni. In particolare, i trasferimenti di armi nel quinquennio 2012-2016 hanno raggiunto il livello più alto dalla fine della Guerra fredda.
Il flusso di armi è aumentato in Asia, Oceania e Medio Oriente tra il 2007-11 e il 2012-16, mentre si registra un calo dei trasferimenti verso l’Europa, le Americhe e l’Africa. I cinque maggiori esportatori – Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Germania –  insieme vendono al mondo il 74% del totale delle armi circolanti.
Il boom più clamoroso si è avuto in Medio Oriente:
Negli ultimi 5 anni le importazioni nella regione sono quasi raddoppiate (+86%) rispetto ai 5 anni precedenti. L’Arabia Saudita è stato il secondo importatore mondiale di armi tra 2012 e ’16, con un incremento del 212% rispetto ai 5 anni precedenti. In Qatar l’aumento è del 245%. Anche se a tassi più bassi, la maggior parte degli altri Stati della regione ha comprato più armi che nel passato recente.I fornitori sono in primo luogo gli Stati Uniti e l’Europa.
Asia
Le importazioni in Asia e in Oceania sono aumentate del 7,7% e sono il 43% delle importazioni mondiali. L’India è il più grande importatore al mondo con il 13% del totale. Nel periodo preso in esame le importazioni indiane erano di gran lunga superiori a quelle dei rivali regionali Cina e Pakistan. Gran crescita anche per il Vietnam, economica in grande espansione. In generale, tutti i Paesi asiatici, crescendo, hanno ampliato i loro arsenali. La Cina è sempre più in grado di sostituire le importazioni di armi con prodotti autoctoni mentre l’India rimane dipendente dalla tecnologia straniera e si fornisce soprattutto da Russia, Stati Uniti, Europa, Israele e Corea del Sud. 
Chi esporta? 
Con una quota di un terzo delle esportazioni mondiali di armi, gli Stati Uniti rimane il primo esportatore di armi. L’export nel settore è aumentato del 21%. Quasi la metà delle esportazioni sono finite in Medio Oriente.
La Russia vende il 23% delle armi, soprattutto a India, Vietnam, Cina e Algeria.
La quota della Cina delle esportazioni è cresciuta dal  3,8% del periodo 2007-2011 al 6,2% del quinquennio preso in esame dal nuovo rapporto. Pechino è ormai stabilmente un fornitore di alto livello, come la Francia e la Germania che rappresentano rispettivamente il 6 e  il 5,6 per cento. Il tasso più basso continuo di francesi consegne di esportazione di armi potrebbe finire presto a causa di una serie di importanti contratti firmati negli ultimi cinque anni. La quota tedesca è calata in maniera costante, quella francese anche, ma risalirà nei prossimi anni grazie a una serie di contratti appena firmati.
E l’Italia?
Nel confronto tra i due quinquenni il dato sull’export italiano diminuisce leggermente. Ma in maniera molto relativa: diciamo che basta una commessa in più o in meno per far cambiare il dato generale. Negli ultimi 5 anni abbiamo esportato armi per 3,8 miliardi di dollari con picchi nello scorso anno e nel 2013 (3,9 miliardi nei 5 anni precedenti). I nostri migliori clienti sono stati Turchia, Emirati Arabi, Israele, Algeria e Pakistan. Tra gli altri anche Arabia Saudita, Egitto e molti Paesi europei. In generale, vale per noi come per tutti gli altri esportatori, la geopolitica e il ruolo regionale conta un pochino, ma i soldi contano molto e non hanno odore.

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