martedì 28 febbraio 2017
I PALADINI DELLA SICUREZZA
Il tema della sicurezza si sa che è uno di quelli che fanno discutere e che fa portare a casa tanti voti,che accende gli animi e che fa audience televisiva,ma dobbiamo intendere bene sicurezza per chi o cosa e a che prezzo,e se davvero la sua ricerca sia il principio del calpestare i diritti di altre persone.
Nell'articolo preso da Infoaut(da-maroni-a-minniti )si fa ancora il punto sul decreto Minniti(madn i-decreti-fascisti-di-minniti )e sulle privazioni della libertà individuale che viene compromessa in parecchi punti a scapito degli emarginati della società.
Si fa riferimento alla tanto decantata tolleranza zero in moda dagli anni novanta e nata guarda caso negli Usa ancor ben prima dei fatti delle torri gemelle grazie al sindaco Rudolph Giuliani,ora stretto collaboratore di Donald Trump(madn trump-e-il-gli-usa-piu-forti-di-tutti )sempre più pericoloso per l'intera umanità.
E i parallelismi con Maroni quand'era ministro degli interni vengono fuori spontanei nonostante le etichettature differenti dei governi di appartenenza,ma di diversità tra centrodestra e centrosinistra,tra Maroni e Minniti,quando si parla di guerra,sicurezza e corsa agli armamenti non ce n'è.
Da Maroni a Minniti.
Il tema della sicurezza è un ambito sempre più presente nelle dimensioni esistenziali degli individui. Modifica le coscienze e le percezioni, struttura relazioni e ideali, incide sull'uso degli spazi e sulla fruibilità delle nostre città.
La sicurezza è uno dei tempi che da più di un quarto di secolo – precisamente dall'inizio degli anni novanta e della tolleranza zero in salsa americana – sposta consensi, voti, influenza campagne elettorali: è quindi campo di contesta per partiti politici di “destra” e di “sinistra”.
Partendo da queste considerazioni, avvalorate dalle recenti parole del ministro Minniti che mira a sottrarre tale tematica alle compagini più populiste di questo paese, pubblichiamo qui di seguito una riflessione in merito della Prof.ssa Tamar Pitch, apparsa sul blog di Studi sulla Questione Criminale.
Particolarmente interessanti sono i punti sollevati in merito alla definizione di sicurezza e alla ratio che regola tale definizione. Evidente infatti il tentativo che vi è di dividere soggetti inclusi e garantiti da quelli esclusi e non garantiti, in modo tale da disegnare nuove geografie metropolitane di accumulazione capitalista. Buona lettura.
CDunque, il nuovo decreto sicurezza definisce la sicurezza stessa non solo come “nuovo bene pubblico”, ma anche volta a “favorire l’inveramento dei diritti”. Minniti e i suoi ci hanno letto, o almeno hanno letto quanto alcuni di noi scrivevano negli anni novanta, ma non hanno capito. Oppure, come già all’epoca temevo, ci utilizzano nella vana rincorsa dei consensi di chi vota a destra. Perché non è vero che la sicurezza (questa declinazione della sicurezza, perché poi ci sarebbe pure la sicurezza sociale) non è né di destra né di sinistra: è così di destra che scimmiotta, a quasi trenta anni di distanza, la tolleranza zero del compare di Trump, Rudy Giuliani.
Intanto, non si dice dei diritti di chi la sicurezza favorirebbe “l’inveramento” (Baratta diceva, ad esempio: la sicurezza come sicurezza dei diritti di tutte e tutti). Non si dice, perché il decreto continua nella tradizione dei decreti e delle ordinanze sindacali degli ultimi venti anni: divide tra perbene e permale, dove i permale nemmeno veri cittadini sarebbero. I permale, poi, sono i soliti: poveri, emarginati, tossici, mendicanti, barboni, prostitute. E giovani di tutte le specie.
Per risolvere i problemi delle aree metropolitane –degrado, diffusa insicurezza percepita (sic), marginalità sociale— che si fa? Politiche sociali più incisive (o politiche sociali tout court, mi basterebbe)? No: sanzioni per l’accattonaggio invasivo (chi dice quando è invasivo? Una ordinanza sindacale fiorentina di qualche tempo fa si dilungava nella descrizione, citando chi fa la statua, o si sdraia per terra, o si dipinge la faccia di bianco, perché così si “turba” la brava cittadinanza). Sanzioni per chi si prostituisce in maniera ostentata (l’ordinanza Alemanno parlava di abiti succinti). Daspo (sic!) e sanzioni per gli spacciatori e chiunque danneggi il decoro urbano.
E il richiamo al decoro urbano è significativo: ciò che conta è che le città diventino pulite e asettiche vetrine di beni di consumo, attraenti per i turisti ricchi e gli investimenti delle grandi corporations. E’ proprio la filosofia di Rudy Giuliani, il sindaco di New York, all’epoca famoso per la tolleranza zero e ora, si dice, ispiratore del Muslim ban di Trump. Come quel ban, è molto probabile che, ed è già avvenuto, almeno alcune di queste misure siano alla fine giudicate incostituzionali. Perché questo decreto è forse addirittura peggiore di quello emanato a suo tempo dal leghista Maroni, poi svuotato dalla Corte. Il governo, all’epoca, era, diciamo così, di centro destra. Questo?
P.S. Ieri un ragazzino si è buttato dalla finestra mentre la polizia, a sirene spiegate, gli perquisiva casa alla ricerca di dieci grammi di hascisc. A Siena, poliziotti e cani sono entrati nel mio vecchio liceo, sempre alla ricerca di “droga”. La sicurezza di chi?
lunedì 27 febbraio 2017
CHE CONFUSIONE
La confusione che si sta creando a sinistra è materia da far venire il mal di testa a giornalisti,politici,addetti ai lavori e infine agli elettori che sono quelli che non riescono a capire bene questo periodo di scissioni nelle scissioni.
Ad intensificare la nebbia sono proprio i mestieranti della politica che si svegliano in un partito e che quando vanno a dormire probabilmente fanno parte di un'altra coalizione,ed il contributo preso da Left(breve-guida )cerca di dipanare questa fumosità di quello che sta succedendo a sinistra della sinistra.
Nomi vecchi e pochi nuovi,aggregazioni possibili col Pd e gente che col Pd non vuole proprio averci nulla a che fare,nuovi partiti già nati con scissioni interne,gruppi parlamentari che sembrano accozzaglie di persone attaccatissime alle loro preziose poltrone in questo scenario di spaccature in un clima di incertezza evidente.
Breve guida per orientarsi nella sinistra a sinistra del Pd.
di Luca Sappino
Prossimamente su Left vi racconteremo del grande valzer delle alleanze, un ballo che si aprirà molto presto, al ritmo delle trattative sulla legge elettorale, e che vedrà al centro della pista Bersani e Pisapia, che faranno probabilmente coppia fissa, come Nicola Fratoianni e Pippo Civati. Ora che, dopo quella nel Pd, si è però consumata anche la scissione in Sinistra Italiana – con 17 parlamentari, tra cui Scotto e D’Attorre, salpati verso gli ex dem – utile è prima fare un punto, una breve guida per capire la sinistra a sinistra del Pd.
Cominciamo allora proprio dalla scissione di Arturo Scotto, per un momento candidato alla segreteria di Sinistra italiana (di cui era già capogruppo alla Camera) e ora guida di una pattuglia di parlamentari (la maggioranza del gruppo, in realtà) che daranno vita a un nuovo gruppo insieme ai bersaniani. «Con Speranza, Pisapia, con tutte le forze che puntano a unire i progressisti italiani, vogliamo dare vita a un percorso costituente», ha detto infatti Scotto in conferenza stampa: un percorso «che dia una ‘casa’ ai progressisti».
deputati che vanno con Scotto e D’Attorre sono Francesco “Ciccio” Ferrara, Donatella Duranti, Arcangelo Sannicandro, Carlo Galli, Florian Kronblicher, Lara Ricciatti,Gianni Melilla, Vincenzo Folino, Giovanna Martelli, Franco Bordo, Claudio Fava, Marisa Nicchi, Michele Piras, Filiberto Zaratti e Stefano Quaranta. Sono tanti, più di quanti sperasse Nicola Fratoianni, che giusto domenica scorsa è stato eletto segretario della neonata Sinistra italiana (qui alcuni video del congresso), accusata da Scotto&co di esser destinata a una deriva minoritaria. Nel gruppo – ma fuori dal Parlamento – ci sono anche dirigenti come Marco Furfaro, Maria Pia Pizzolante (con la rete Tilt) e soprattutto Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della regione Lazio, una vita in Rifondazione: non per nulla Smeriglio ha parlato dopo Michele Emiliano, Roberto Speranza e Enrico Rossi, all’iniziativa del Teatro Vittoria.
Fratoianni (e con lui Stefano Fassina, Vendola, Natalicchio e altri esponenti e fondatori di Si) respinge l’accusa degli ex e cerca di spiegare che prima di pensare al Pd (mentre nelle intenzioni sia di Pisapia che di Bersani c’è quella di mantenere un legame, magari proprio un’alleanza) sarebbe opportuno organizzare il campo della sinistra. Proprio per questo, rimasti solo in 14, alla Camera, i deputati di Sinistra Italiana dovrebbero unirsi ora con i civatiani e alcuni ex 5 stelle, tipo Artini, per ora nel misto. L’unione, peraltro, anticiperebbe quello che è un disegno buono anche per le prossime elezioni. Senza aver l’ambizione di fondare un unico partito, l’idea è quella di organizzare una galassia, un po’ sul modello Podemos, che – come vi abbiamo raccontato su Left del 18 febbraio – governa Barcellona e Madrid con una “coalizione sociale”, liste composte da diversi movimenti e partiti, compreso il partito di Iglesias, tutti autonomi, ma con programmi e processi decisionali condivisi e duraturi.
A sinistra del Pd, così, possiamo individuare per ora due aree. Quella più pronta all’alleanza (e che sosterrà il governo Gentiloni, pur – come dice Scotto – con l’idea di spostarne a sinistra la barra), e quella che alle elezioni vorrebbe andare con una posizione autonoma. Lì ci sono Sinistra Italiana e Possibile di Giuseppe Civati, che proprio questo week end, a Roma, ha organizzato una costituente delle idee, al centro congressi Roma Eventi, in via Alibert. «Tutto il materiale», è l’idea, «sarà messo a disposizione anche di altri soggetti associativi, sociali e politici interessati. Senza alcuna esclusività, senza alcuna proprietà, se non quella di tutti».
E se Civati sta ultimamente interpretando il ruolo di collante per l’area più radicale, stessa vocazione ha da tempo Rifondazione Comunista di Paolo Ferrero e Eleonora Forenza, europarlamentare (l’unica che ancora si vede di quelli eletti con la lista Tsipras: che fine ha fatto Barbara Spinelli?). Rifondazione farà il suo congresso a Spoleto dal 31 marzo al 2 aprile. Ferrero non sarà più segretario ma la linea resterà la stessa: nessuno si scioglie ma tutti si impegnano a cedere una quota di sovranità al soggetto unitario. Dentro cui dovrebbe esserci anche DemA, il movimento (dal nome velatamente autobiografico) di Luigi De Magistris. Prima prova, i referendum della Cgil.
domenica 26 febbraio 2017
LO SPACCIO DI ARMI E I SUOI CONSUMATORI
Altro tempo di rapporti ufficiali che constatano la continua richiesta di armamenti e la conseguente produzione di quello che è un commercio tra i più floridi e redditizi che si possano avere,e che in fondo non tramonterà e cesserà mai,un poco come le agenzie funebri,si fa la guerra sempre come si è certi che prima o poi si morirà.
L'articolo di Left(left.it )spIega la geopolitica che sta dietro la produzione delle armi da chi le"spaccia"ai"consumatori"più o meno abituali e assuefatti,col medio oriente che richiede sempre più armamenti e con gli Usa pronti a comprare e diffondere strumenti di morte(madn trump-e-il-gli-usa-piu-forti-di-tutti ).
Il commercio mondiale di armi? Va benone, grazie.
di Martino Mazzonis
Il volume dei trasferimenti internazionali di armi è cresciuto costantemente dal 2004 con un aumento dell’8,4 per cento tra il 2007-2011 e il 2012-2016, questo è quanto si legge nel rapporto pubblicato dal Sipri (qui la sintesi in italiano) l’International Peace Research Institute di Stoccolma, che confronta i due quinquenni. In particolare, i trasferimenti di armi nel quinquennio 2012-2016 hanno raggiunto il livello più alto dalla fine della Guerra fredda.
Il flusso di armi è aumentato in Asia, Oceania e Medio Oriente tra il 2007-11 e il 2012-16, mentre si registra un calo dei trasferimenti verso l’Europa, le Americhe e l’Africa. I cinque maggiori esportatori – Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Germania – insieme vendono al mondo il 74% del totale delle armi circolanti.
Il boom più clamoroso si è avuto in Medio Oriente:
Negli ultimi 5 anni le importazioni nella regione sono quasi raddoppiate (+86%) rispetto ai 5 anni precedenti. L’Arabia Saudita è stato il secondo importatore mondiale di armi tra 2012 e ’16, con un incremento del 212% rispetto ai 5 anni precedenti. In Qatar l’aumento è del 245%. Anche se a tassi più bassi, la maggior parte degli altri Stati della regione ha comprato più armi che nel passato recente.I fornitori sono in primo luogo gli Stati Uniti e l’Europa.
Asia
Le importazioni in Asia e in Oceania sono aumentate del 7,7% e sono il 43% delle importazioni mondiali. L’India è il più grande importatore al mondo con il 13% del totale. Nel periodo preso in esame le importazioni indiane erano di gran lunga superiori a quelle dei rivali regionali Cina e Pakistan. Gran crescita anche per il Vietnam, economica in grande espansione. In generale, tutti i Paesi asiatici, crescendo, hanno ampliato i loro arsenali. La Cina è sempre più in grado di sostituire le importazioni di armi con prodotti autoctoni mentre l’India rimane dipendente dalla tecnologia straniera e si fornisce soprattutto da Russia, Stati Uniti, Europa, Israele e Corea del Sud.
Chi esporta?
Con una quota di un terzo delle esportazioni mondiali di armi, gli Stati Uniti rimane il primo esportatore di armi. L’export nel settore è aumentato del 21%. Quasi la metà delle esportazioni sono finite in Medio Oriente.
La Russia vende il 23% delle armi, soprattutto a India, Vietnam, Cina e Algeria.
La quota della Cina delle esportazioni è cresciuta dal 3,8% del periodo 2007-2011 al 6,2% del quinquennio preso in esame dal nuovo rapporto. Pechino è ormai stabilmente un fornitore di alto livello, come la Francia e la Germania che rappresentano rispettivamente il 6 e il 5,6 per cento. Il tasso più basso continuo di francesi consegne di esportazione di armi potrebbe finire presto a causa di una serie di importanti contratti firmati negli ultimi cinque anni. La quota tedesca è calata in maniera costante, quella francese anche, ma risalirà nei prossimi anni grazie a una serie di contratti appena firmati.
E l’Italia?
Nel confronto tra i due quinquenni il dato sull’export italiano diminuisce leggermente. Ma in maniera molto relativa: diciamo che basta una commessa in più o in meno per far cambiare il dato generale. Negli ultimi 5 anni abbiamo esportato armi per 3,8 miliardi di dollari con picchi nello scorso anno e nel 2013 (3,9 miliardi nei 5 anni precedenti). I nostri migliori clienti sono stati Turchia, Emirati Arabi, Israele, Algeria e Pakistan. Tra gli altri anche Arabia Saudita, Egitto e molti Paesi europei. In generale, vale per noi come per tutti gli altri esportatori, la geopolitica e il ruolo regionale conta un pochino, ma i soldi contano molto e non hanno odore.
sabato 25 febbraio 2017
TRUMP E IL GLI USA PIU' FORTI DI TUTTI
Se col Presidente Obama,cosa che non credo,gli Stati Uniti abbiano perso la leadership mondiale il nuovo elemento a capo del mondo Trump vuole riprendersi o ribadire questo ruolo di nazione più forte e potente dell'intero mondo mostrando i muscoli.
Volendo espandere il proprio arsenale nucleare dopo decenni di disarmo che nella realtà è stato poco seguito e praticato,con bombe e mezzi atti al loro trasposto e/o lancio ben nascoste o comunque non dichiarate,e che riguarda tutti gli Stati che hanno nel loro repertorio di armi la possibilità di avere la bomba atomica.
L'articolo preso da Contropiano(trump-rilancia-la-supremazia-atomica-statunitense )fa un ritratto di Trump come un bambino dell'asilo(e molte sue dichiarazioni fanno pensare che lo sia),ancora col giocare a fare il più potente e dimostrarlo a tutti,amici e nemici.
Trump rilancia la supremazia atomica statunitense.
Almeno su questo Donald Trump non si è rivelato una incognita. Il neopresidente statunitense ha riaffermato infatti che gli Stati Uniti devono rimanere il Paese più potente sul piano degli armamenti nucleari, anche espandendo, se necessario, l'arsenale atomico di cui dispongono al momento. La dichiarazione del presidente americano, destinata a scatenare una nuova corsa agli armamenti, è stata rilasciata all'agenzia Reuters e rilanciata da tutti i media americani. Il capo della Casa Bianca, che in precedenza ha parlato di un possibile "patto" con la Russia per ridurre gli arsenali atomici, ha spiegato che mantenere gli Usa al "top of the pack", nella posizione più forte, è una necessità.
Trump è ricorso al solito gioco retorico del "non vorrei ma" affermando che "Sono il primo che non vorrebbe vedere nessuno, dico nessuno, con la bomba nucleare, ma non rimarremo mai indietro rispetto ad un altro Paese, anche se si tratta di un Paese amico". Perchè "sarebbe fantastico, sarebbe un sogno che nessun Paese avesse le armi nucleari, ma se invece le hanno, allora noi saremo i più forti". In realtà non è la prima volta che Trump argomenta il bisogno per gli Usa di mantenere la supremazia atomica nell'attuale contesto. Lo scorso dicembre, appena eletto, commentando una dichiarazione del collega russo Vladimir Putin sul rafforzamento delle capacità nucleari, Trump disse che gli Usa "devono rafforzare fortemente ed espandere la propria capacità nucleare sino a quando il mondo non rinsavirà riguardo l'arma atomica".
Il trattato Start sulla riduzione degli arsenali strategici, prevede limiti alla quantità di testate possedute da Usa e Russia. Ma secondo Trump si tratta di "un altro cattivo accordo sottoscritto, così come l'accordo con l'Iran. Cominceremo a fare buoni accordi". Il presidente Usa ha anche detto che solleverà con Putin, "se e quando ci incontreremo", la questione dello spiegamento di un nuovo tipo di missile balistico da parte della Russia, in violazione al trattato di non proliferazione delle armi atomiche.
venerdì 24 febbraio 2017
TROPPO POCO SAPENDO COME VANNO LE COSE IN ITALIA
La notizia della sospensione di tre carabinieri tra i responsabili diretti della morte di Stefano Cucchi è un piccolo passo verso la ricerca della verità che per amici,familiari e tantissime persone è già stata portata a termine ma che la giustizia non ha ancora purtroppo deciso in questa vicenda che si protrae dal 2009(madn ci-sara-un-processo-per-lomicidio-di cucchi ).
Dopo la notizia che un processo ci sarà e che i responsabili tutti saranno alla sbarra,dai carabinieri responsabili del pestaggio agli agenti della polizia penitenziaria ai medici del Regina Coeli,questa decisione è giunta tardiva ed è inefficace e offensiva in quanto il posto di quelle bestie in divisa è il carcere e toglierli momentaneamente il lavoro con lo stipendio dimezzato è un affronto alla famiglia Cucchi che comunque ha preso abbastanza bene la notizia(contropiano malapolizia ).
Sospesi dal servizio i carabinieri accusati della morte di Stefano Cucchi.
I tre carabinieri accusati dell’omicidio di Stefano Cucchi, sono stati sospesi dal servizio con stipendio dimezzato. Si tratta dei carabinieri scelti Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro e del vicebrigadiere Francesco Tedesco. La sospensione e' stata disposta a titolo precauzionale, dopo la richiesta di rinvio a giudizio, dal Comando generale dell'Arma per i primi due, mentre per il graduato e' stata decisa dal Ministero della Difesa, sempre su richiesta del Comando generale. I tre sono i carabinieri che il 15 ottobre 2009 (sono passati sette anni e mezzo dal fatto) arrestarono Stefano Cucchi per detenzione di droga. Secondo l'accusa sarebbero i responsabili del pestaggio che il giovane avrebbe subito e che ne determino' la morte, una settimana dopo, nell'ospedale 'Sandro Pertini' di Roma. Per altri due carabinieri, Roberto Mandolini e Vincenzo Nicolardi, e' stato chiesto il rinvio a giudizio per calunnia (il primo anche per falso): in questo caso il Comando generale dell'Arma non ha ancora adottato alcun provvedimento.
"Apprendo la notizia che le tre persone coinvolte direttamente nel 'violentissimo pestaggio' (come definito dalla Procura di Roma) di Stefano sono state sospese dall'Arma dei Carabinieri. Credo che questo sia giusto e sacrosanto proprio a difesa e a tutela del prestigio dell'Istituzione. Ora non potranno piu' nascondersi dietro una divisa che non meritano di indossare" è stato il commento pubblicato su facebook da Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano.
CHI BENEFICIA MAGGIORMENTE DEI VOUCHER
Gira oggi on line la lista delle aziende che più hanno beneficiato del modo di pagamento molto criticato,ed a ragione,dei voucher,stilata dall'Inps e che si può vedere a fine pagina con i primi quindici posti dove primeggia la Best Union Company(biglietti,concerti,eventi)seguita dalla catena di gioielleria Stroili e Gamestop Italy(videogiochi).
Presenti Juventus(steward)Mc Donald's,Sisal e le agenzie interinali Manpower(con due società)e Adecco,pioniere a metà anni novanta della degenerazione del mondo del lavoro volute dall'allora governo Prodi tramite il ministro Treu successivamente peggiorate dalla legge Biagi(2003)col governo Berlusconi.
Fino ad arrivare al famigerato job act della premiata ditta Renzi & Poletti,luminare quest'ultimo(madn poletti la-storia-di-un-paraculo-e-del suo cervello in fuga )nel campo lavorativo avendo mai alzato un dito in vita sua,ma questa è storia recente ed i risultati li abbiamo tutti sotto agli occhi(madn primi-risultati-del-job-act ).
L'articolo preso da Contropiano(campioni-del-lavoro-nero-legalizzato )spiega il disastro della politica nel mondo del lavoro negli ultimi vent'anni avvenuto in Italia e di come i sindacati che promuovono il referendum di cui non si sa ancora la data(madn la-giusta-scelta-della-corte )siano tra i primi posti di questa classifica di chi ha beneficiato maggiormente dell'introduzione dei voucher.
I “campioni” del lavoro nero legalizzato. Voucher a mani basse e scheletri nell’armadio.
L’Inps ha fornito alla Cgil, con cui c’era stata una aspra polemica, la lista delle prime duecento aziende che nel 2016 hanno utilizzato massicciamente i voucher come retribuzione per le prestazioni lavorative.
La lista è stata pubblicata in esclusiva da Il manifesto, ma la classifica si ferma alle prime quindici aziende.
In testa c’è la Best Union Company, società specializzata in gestione di biglietteria e organizzazione di eventi (per un importo di 3.123.980 euro), subito dopo c’è il prestigioso marchio di gioielleria Stroili con la sua rete in franchising (2.948.310 euro).
Al decimo posto c’è McDonalds (1.428.590 euro). In dodicesima e tredicesima posizione il gigante delle agenzie interinali Manopower con due delle sue società (la prima per 1.149.480 euro, la seconda per 1.117.710 euro), al quindicesimo posto c’è un altro gigante del lavoro in affitto, l’agenzia Adecco per un importo di 1.010.000 euro.
Ma poi la lista pubblicata su Il manifesto si interrompe qui invece di proseguire, magari arrivando alle prime cinquanta società che hanno abusato dei voucher. Forse per ragioni di spazio, o magari non solo. Scendendo nella lista si sarebbero trovate presenze meno scontate di quelle dei giganti del lavoro in somministrazione o della ristorazione o degli eventifici. Presenze decisamente più imbarazzanti ma non sorprendenti.
Era stato infatti il presidente dell’Inps Boeri a rendere noto che nell’ultimo anno la Cgil aveva investito 750 mila euro in voucher e che anche altri sindacati avevano massicciamente usato questi strumenti. Ad esempio la Cisl ne ha utilizzati per un valore di 1 milione e mezzo di euro, anche se dalla lista fornita dell’Inps questo dato non compare (in teoria avrebbe dovuto precedere la McDonalds e collocarsi subito dopo la Juventus).
Del resto se andiamo a “sfrucugliare” le responsabilità sul boom del lavoro nero legalizzato – oggi sotto i riflettori per gli arresti in Puglia per la morte di una bracciante ammazzata dalla fatica – dovremmo riavvolgere il nastro fino a quel Pacchetto Treu varato dal governo Prodi nel 1997 che introdusse – tra l’altro – le agenzie per il lavoro interinale oltre ad altre forme di precarietà del lavoro. Lo fece anche i voti dei parlamentari della “sinistra” (il Prc) in cambio della promessa di una conferenza nazionale sul lavoro che non si fece mai.
Il Pacchetto Treu fu peggiorato dalla Legge Biagi nel 2003 (governo Berlusconi) che estese le possibilità dell’interinale al “lavoro in somministrazione”, spalancando definitivamente i portoni alla legalizzazione del lavoro nero, del caporalato, della precarietà totale, della dannazione nella vita per milioni di persone di cui solo oggi qualcuno si è accorto. Purtroppo e per fortuna tendiamo a ricordare tutto.
Su questo terreno è bene essere consapevoli che non c’è alcuna possibilità di dialogo con le controparti. Ascoltando in tv il fratello vecchio dei De Benedetti – Franco, ultraliberista dichiarato ed ex senatore DS – difendere Amazon, i ritmi ossessivi e i bassi salari nella logistica come fattore di crescita, si comprende bene che con questi “nemici di classe” non c’è punto di incontro possibile. Hanno e usano altri parametri. Conoscono solo il linguaggio dei rapporti di forza e quando hanno compreso di aver vinto (a partire dalla sconfitta operaia alla Fiat nel 1980), non hanno più avuto né remore né scrupoli sulla coesione sociale per affondare le loro lame contro il lavoro e i lavoratori, scavando fino all’osso.
Ma adesso le cose non gli stanno andando troppo bene. Cominciano a sentire che l’aria potrebbe cambiare, che lo "sciopero del cuore" di tante lavoratrici e lavoratori non era convinzione ma sordo rancore in via di accumulazione. I più avveduti stanno cercando di capire dove e se mettere una pezza, i più avventuristi si preoccupano solo di essere sicuri di poter disporre di apparati di controllo e repressione più efficaci per tenere a bada quella che per “loro” sta diventando solo umanità eccedente, capitale umano in eccesso e ormai inservibile. Gente in carne e ossa che può anche morire di fatica o di malattie, l’importante e che non disturbi i manovratori.
Il socialismo nel XXI Secolo, potrebbe diventare a questo punto non più e non solo un processo di emancipazione sociale ma una vera e propria lotta per la sopravvivenza per milioni di persone.
giovedì 23 febbraio 2017
IL CASO NARDUCCI E IL SAP CHE SBATTE LA TESTA CONTRO IL MURO
Settimana scorsa si è messa la parola fine ad una vicenda frequente in Italia,che racchiude assieme l'abuso di potere poliziesco,le calunnie ed il cameratismo delle merde in divisa coadiuvate dai loro sindacati fascisti(madn sindacati-di-polizia-fascisti )e il tentativo d'insabbiare le indagini stavolta non riuscito.
Perché la Cassazione di Cesena ha definitivamente assolto Filippo Narducci,aggredito durante un controllo nell'aprile 2010 in un'area di servizio e per fortuna sua il tutto filmato dalle telecamere di sorveglianza,sennò la sua testimonianza sarebbe caduta nel vuoto come mille altre con sicuramente una condanna cucita addosso a tavolino.
Già martedì col caso che ha portato alle dimissioni il direttore dell'Unar(madn l'unar )la trasmissione televisiva delle Iene hanno incastrato il gruppo di poliziotti(Marco Pieri,Giancarlo Tizi e Cristian Foschi)che avevano accusato il Narducci di averli aggrediti e di conseguenza accusato di violenza,resistenza e lesioni a pubblico ufficiale ma saranno loro stessi giudicati a maggio per calunnia,falsa testimonianza,falso ideologico e sequestro di persona.
Già stati condannati a quattro mesi ciascuno per le lesioni subite dal giovane ieri hanno fatto nuovamente la figura dei polli nel servizio televisivo che ha lasciato basiti credo molte persone vista la faccia di culo del segretario nazionale del Sap Gianni Tonelli che ha fatto l'ennesima collezione di figure di merda,un personaggio spregevole che difende tutt'ora gli indifendibili assassini di Cucchi e Aldrovandi(a-calci-in-faccia ).
Articolo del Resto del Carlino(www.ilrestodelcarlino.it/cesena ).
Filippo Narducci assolto anche in Cassazione.
Si conclude la vicenda giudiziaria del giovane barista fermato da una pattuglia della polizia una notte dell'aprile 2010 nell’area di servizio del bar Notturno di via Zuccherificio.
Cesena, 17 febbraio 2017 - È stato assolto anche in Cassazione Filippo Narducci, il barista 37enne fermato da una pattuglia del Commissariato della Polizia di Stato la notte tra l’8 e il 9 aprile 2010 nell’area di servizio del bar Notturno di via Zuccherificio a Cesena. Narducci era già stato assolto con formula piena dal giudice monocratico di Cesena Camillo Poillucci l’8 marzo 2013 e in corte d'appello a Bologna il 22 ottobre 2015, davanti al collegio presieduto dal giudice Daniela Magagnoli, affiancata da Margherita Chiappelli e Luca Ghedini.
Il giovane era stato accusato di violenza, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale dagli agenti della Polizia di Stato Marco Pieri, Giancarlo Tizi e Cristian Foschi che lo fermarono. Durante il controllo, ripreso dalle telecamere dell'impianto di videosorveglianza, ci fu un movimentato alterco e Narducci fu steso a terra, ammanettato e condotto in commissariato dove fu trattenuto per alcune ore senza che venisse avvertito il magistrato di turno alla Procura.
A difendere il barista in questi sette anni sono stati gli avvocati Fabio Anselmo di Ferrara e Umberto Calzolari di Cesena. I tre poliziotti, invece, sostenuti dal sindacato Sap il cui segretario nazionale Gianni Tonelli nei giorni scorsi ha fatto uno sciopero della fame in loro solidarietà, si erano costituiti parte civile con gli avvocati Riccardo Luzi di Cesena e Marco Martines di Forlì, e sono stati condannati al pagamento delle spese.
Gli agenti sono stati anche condannati a quattro mesi di reclusione ciascuno (pena sospesa) per le lesioni causate a Narducci, e il 25 maggio saranno processati in tribunale a Forlì per calunnia, falsa testimonianza, falso ideologico e sequestro di persona.
OBIETTORI DI CONVENIENZA
A dire la verità quando ieri sera ho letto il titolo che parlava di obiezione di coscienza riguardo la legge 194 sull'interruzione di gravidanza apparso sul televideo avevo pensato ad un altro caso di impossibilità di praticare l'aborto ed in quella precisa notizia all'ospedale San Camillo di Roma.
Con stupore e anche con un sospiro di sollievo leggendo tutto il breve dispaccio ci si riferiva alla presunta scelta di assumere con un concorso ginecologi non obiettori,notando quindi che la polemica era nata dalla Cei,la conferenza episcopale italiana,che vuole interferire con l'ordinamento di uno Stato laico.
Il presidente della regione Lazio Zingaretti ha poi dichiarato che la maggioranza dei medici,per proprie ideologie o più per convenienza,è di fatto obiettore e l'articolo preso da Left(obiezione-di-coscienza )spiega che sono circa 21mila le donne che hanno dovuto spostarsi dalla propria regione di residenza per poter praticare l'aborto.
Lo stesso pezzo parla di come,a differenza del 1978 con ginecologi di ruolo già presenti negli ospedali pubblici,questi professionisti quando intraprendono la carriera medica sanno che nei suddetti presidi pubblici la pratica dell'aborto è libera e gratuita,sennò possono intraprendere la loro carriera in strutture private senza tanto menare il can per l'aia.
Rimando anche a questo post(madn pillole-e-clericopedofilia )che parla pure delle pillole del giorno dopo in molti casi impossibili da trovare ed il tentativo avvenuto nel 2013 in Spagna di illegalizzare l'aborto(madn in-spagna-vogliono-illegalizzare-laborto ).
L’obiezione di coscienza è una scappatoia anti storica.
di Simona Maggiorelli
La notizia di un concorso per ginecologi non obiettori all’ospedale San Camillo di Roma ha fatto molto discutere, ottenendo in risposta una levata di scudi da parte della Cei, quando si tratta di una misura assolutamente necessaria, dal momento che la la legge 194 sull’interruzione di gravidanza rischia di essere del tutto disapplicata, nel Lazio come in molte altre Regioni dove – anche per motivi di convenienza – sette ginecologi su dieci si dichiarano obiettori. Con la conseguenza che i rari medici non obiettori fanno solo quello. Una misura ragionevole e del tutto commisurata alla realtà però, ha fatto scalpore. E su questo c’è da riflettere. In primis perché sarebbe davvero una notizia se lo facessero tutti gli ospedali italiani. I bandi come quello del San Camillo andrebbero estesi a tutte le regioni, affinché nei reparti di ginecologia vi sia almeno di 50 per cento di personale non obiettore, come i Radicali italiano chiedono da tempo. Perché con tutta evidenza “La tutela dell’obiezione di coscienza prevista dalla 194 non può configgere con il diritto ad accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, sancito dalla stessa legge”. Le Regioni, infatti, devono garantire piena applicazione della legge mentre il ministero della Salute è chiamato a vigilare affinché ciò accada in tutta Italia. Cosa che non avviene oggi. Di fronte a questa drammatica evidenza di negazione del diritto delle donne a poter decidere sulla propria vita sessuale e riproduttiva molti giornali italiani preferiscono dare spazio e senza contraddittorio a ciò che dice la Chiesa, attraverso la Conferenza episcopale italiana (Cei).Che si permette di sentenziare: Il provvedimento preso dal San Camillo “snatura l’impianto della legge 194 che non aveva l’obiettivo di indurre all’aborto ma prevenirlo”. Così Don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei. Ancora una volta il Vaticano interviene a gamba tesa nelle questioni politiche e di piena applicazione della legge che riguardano lo Stato italiano. E una classe politica genuflessa come la maggior parte dei media italiana non solo considera tutto questo “normale”, ma fa proprio questo diktat oscurantista e anti storico. Chiudendo gli occhi di fronte alla realtà: sono 21mila le donne che si sono dovute spostare dalla propria Regione per abortire nel 2012, secondo l’Istat. L’interruzione di gravidanza continua ad essere osteggiata in Italia esponendo le donne a gravi rischi per la salute. E il ministro della Salute Lorenzin non può non tenerne conto.
Come abbiamo rilevato più volte, l’obiezione di coscienza in materia di aborto poteva forse avere senso nel 1978, quando entrò in vigore la legge sull’interruzione di gravidanza e tanti ginecologi erano già in ruolo. Quello che doveva essere un provvedimento transitorio per rispondere a quei medici che avevano scelto la specializzazione in ginecologia prima che l’impianto giuridico cambiasse, oggi è un ostacolo all’applicazione della legge stessa. Chi decide di specializzarsi in ginecologia sa che nell’esercizio pubblico della sua professione rientra anche la possibilità di fare interruzioni di gravidanza. Se questo confligge con un suo credo religioso, può intraprendere un’altra carriera, oppure può lavorare nel settore sanitario privato, dove gli aborti sono vietati. Ma a ben vedere c’è di più, perché lo Stato dovrebbe avallare un’idea anti scientifica che l’aborto sia un assassinio? La moderna neonatologia ha ampiamente dimostrato che il feto non ha alcuna possibilità di vita autonoma fuori dall’utero prima di 23/24 settimane di gravidanza. Solo alla nascita si sviluppa la vita psichica. Prima l’apparato cerebrale del feto è deconnesso e immaturo. La legge non può non tener conto dei progressi della scienza in uno Stato che si dica laico e moderno.
Dunque oggi dovrebbe rispondere eliminando dal testo della 194 l’articolo 9 che permette e regola l’obiezione di coscienza, di modo che gli stessi ginecologi obiettori, se antiabortisti per convinzione e non per mera opportunità, rifiutino da soli di intraprendere la carriera negli ospedali pubblici. Oppure deve legiferare per abbassare drasticamente le percentuali di obiettori-non obiettori negli ospedali, stabilendo ad esempio delle soglie minime di medici non obiettori nei reparti di ginecologia. Non ci sono altre strade.
mercoledì 22 febbraio 2017
TASSISTI,AMBULANTI,CURVAIOLI E CRIMINALI DI DESTRA
Forse la tiritera portata avanti da una delle categorie lavorative meno amate di tutti,i tassisti,è finita dopo quasi una settimana di proteste in cui l'opinione pubblica appoggiata dai mass media ha supportato(e sopportato)nonostante i disagi arrecati alla collettività.
Lungi da me la solo lontana idea che lo sciopero legittimo non possa portare a situazioni critiche poiché è l'essenza del diritto all'astensione del lavoro,mi è parso fin troppo lampante il messaggio di un certo giornalismo che se si parla di scioperi di un solo giorno di mezzi pubblici di lavoratori legati a certi sindacati non confederali tipo Usb e Cobas si grida allo scandalo per aver paralizzato le città.
Mentre la protesta della casta dei tassisti è cosa buona anche se ottiene gli stessi risultati bloccando parzialmente il traffico e il servizio "pubblico" anche con metodi violenti con minacce e pestaggi,con scene di fascismo ben documentate nelle foto e nei filmati di ieri.
Perché a Roma durante lo sciopero dei tassisti uniti con quello degli ambulanti,gli uni per la regolamentazione del servizio dei mezzi di noleggio con conducente e di contrasti per gli abusivi e gli altri per l'obbligo di messa al bando delle concessioni in scadenza di spazi pubblici e beni demaniali,ci sono state infiltrazioni di fascisti noti in città e che stanno lottando tra di loro per avere spazio sia tra la politica dei palazzi che il predominio di lotte tra ultras.
Perché tutti si sono accorti di una manifestazione guidata da capi ultras legati chi a Ca$$a Povnd e chi a Fogna Uova,con tre arrestati di chiaro pensiero nazifascista e colpevoli già in passato di spaccio,di proteste contro i migranti e l'assegnazione di case popolari a chi secondo loro erano più abbronzati di altri,oltre che partecipanti alle proteste dei forconi e alle manifestazioni per Priebke,e curvaioli romanisti o laziali,insomma un'accozzaglia di criminali pericolosi.
A cui l'articolo preso da ecn.org(www.ecn.org/antifa )da nome e provenienza politica ed ideologica,in una battaglia che fa l'eco a quella degli ultrà romani per le barriere nello stadio e per il diritto di spacciare in curva come avviene a Milano e Torino,che cercano spazio ed agibilità mettendosi in mezzo a gente che comunque gli strizza l'occhio mentre protesta più o meno legittimamente.
Interessante anche questo:contropiano taxisti-la-scissione-reale.
Dopo gli scontri alla manifestazione dei tassisti si era diffusa una teoria del complotto, messa in giro da Roberto Fiore di Forza Nuova, che lo accusava di essere un poliziotto "della compagnia di San Paolo". La realtà è ben diversa
Si chiama Domenico Ciammetti, ha 30 anni, è un ambulante romano ed un ex simpatizzante di CasaPound oltre che tifoso della Lazio l’uomo con il tirapugni immortalato in foto e video ieri. Durante la serata si era diffusa una teoria del complotto, messa in giro in particolare da Roberto Fiore di Forza Nuova, che lo accusava di essere un poliziotto (“della compagnia di San Paolo“, aggiungevano altri fantasiosamente e senza alcuna prova) e di aver picchiato l’uomo a terra, ovvero Giuliano Castellino, 40 anni, leader di “Roma ai Romani“, arrestato poi ieri per resistenza a pubblico ufficiale insieme a Claudio Ciaburro, 38enne.
Ciammetti è stato denunciato a piede libero per porto d’arma impropria e per lui dovrebbe arrivare anche il Daspo. Il nome e il cognome di Ciammetti sono riportati oggi dal Corriere della Sera in un articolo di Rinaldo Frignani, dove si dice che i disordini scoppiati ieri sono frutto dell’infiltrazione nella protesta di tassisti e ambulanti da parte di gruppi di estrema destra.
«Non era successo niente fino a quando non si sono palesati insieme con un gruppo di attivisti fra gli ambulanti che protestavano», sottolinea chi indaga: il sospetto è che la mobilitazione di ieri possa essere un nuovo fronte dove cercare consensi, dopo quello delle occupazioni di immobili per dare un alloggio ai senza casa — sull’impronta di quanto da anni fanno i movimenti legati ai centri sociali — e anche quello del tifo ultrà all’Olimpico, soprattutto romanista, in agitazione per la questione delle barriere nelle curve.
Castellino, assolto da un’accusa di spaccio di droga all’inizio del 2015 (un etto di cocaina «per uso personale» e 30 petardi da stadio), un mese fa aveva guidato con il suo movimento “Roma ai romani” la protesta contro l’assegnazione di una casa popolare, occupata abusivamente, a una famiglia composta da padre, madre e cinque figli di nazionalità egiziana. Castellino aveva partecipato anche alle proteste dei Forconi e alle manifestazioni in ricordo di Erich Priebke. Era stato protagonista anche della rivolta contro l’arrivo dei migranti a Casale San Nicola. Castellino, ex Fronte della Gioventù e Casapound, secondo Carlo Bonini di Repubblica è anche amico di Daniele De Santis, l’assassino di Ciro Esposito, e sarebbe parte di una strategia che vuole Forza Nuova alla conquista dell’egemonia delle proteste di Roma, con un occhio particolare a quelle della Curva Sud dello Stadio Olimpico. Un altro arrestato è il militante di Forza Nuova Claudio Ciaburro.
A Roma, dove oggi erano arrivati migliaia di tassisti da tutta Italia, si sono consumati gli scontri più violenti, soprattutto davanti alla Camera e alla sede del Pd, tra manifestanti e polizia, con un paio di partecipanti al corteo che sono finti in ospedale per trauma cranico. Diverse le bombe carta esplose davanti a Montecitorio. Lanci di bottiglie, finestre in frantumi e tavolini dei bar rovesciati. Traffico in tilt e il centro città nel caos. La categoria era al sesto giorno di proteste contro l’emendamento al milleproroghe, per il cui superamento il governo stasera si è impegnato ad approvare un decreto. I tassisti hanno manifestato in diverse città d’Italia ma è nella capitale che hanno dato vita a blocchi, lanci di oggetti, e anche saluti romani. La mobilitazione a Roma si è tra l’altro oggi allargata anche alla categoria degli ambulanti che protestano contro la direttiva Bolkestein. I cortei si sono uniti, confusi, con lo stesso obiettivo, quello di far sentire il proprio malessere ai palazzi della politica.
I saluti romani alle proteste dei tassisti
L’agenzia di stampa DIRE ha pubblicato su Twitter una fotografia che ritrae i tassisti che si sono ritrovati davanti alla sede del Partito Democratico di Roma mentre fanno il saluto romano.
La protesta dei tassisti è iniziata giovedì 16 febbraio contro il decreto Milleproroghe. I tassisti contestano la prevista sospensione per un altro anno dell’efficacia di una serie di norme che dovrebbero regolamentare il servizio degli ncc e contrastare le pratiche abusive. Per i tassisti sarebbe una sanatoria che favorisce Uber, il servizio per il trasporto che funziona attraverso il telefonino. Il Milleproroghe prevede che il ministero dei Trasporti abbia tempo fino al 31 dicembre 2017 per emanare il decreto che contiene le norme contro l’esercizio abusivo del servizio taxi e del servizio NCC. Le disposizioni dovrebbero prevedere il divieto di sosta in posteggi nei Comuni ove sia esercitato il servizio taxi e che le prenotazioni siano effettuate in rimessa. La sede del vettore e la rimessa devono essere situate nel Comune che rilascia l’autorizzazione. Questo pacchetto di norme fino a ora non è entrato in vigore perché non sono mai stati approvati i decreti attuativi.
https://www.nextquotidiano.it/domenico-ciammetti-luomo-tirapugni-non-un-poliziotto/
Si chiama Domenico Ciammetti, ha 30 anni, è un ambulante romano ed un ex simpatizzante di CasaPound oltre che tifoso della Lazio l’uomo con il tirapugni immortalato in foto e video ieri. Durante la serata si era diffusa una teoria del complotto, messa in giro in particolare da Roberto Fiore di Forza Nuova, che lo accusava di essere un poliziotto (“della compagnia di San Paolo“, aggiungevano altri fantasiosamente e senza alcuna prova) e di aver picchiato l’uomo a terra, ovvero Giuliano Castellino, 40 anni, leader di “Roma ai Romani“, arrestato poi ieri per resistenza a pubblico ufficiale insieme a Claudio Ciaburro, 38enne.
Ciammetti è stato denunciato a piede libero per porto d’arma impropria e per lui dovrebbe arrivare anche il Daspo. Il nome e il cognome di Ciammetti sono riportati oggi dal Corriere della Sera in un articolo di Rinaldo Frignani, dove si dice che i disordini scoppiati ieri sono frutto dell’infiltrazione nella protesta di tassisti e ambulanti da parte di gruppi di estrema destra.
«Non era successo niente fino a quando non si sono palesati insieme con un gruppo di attivisti fra gli ambulanti che protestavano», sottolinea chi indaga: il sospetto è che la mobilitazione di ieri possa essere un nuovo fronte dove cercare consensi, dopo quello delle occupazioni di immobili per dare un alloggio ai senza casa — sull’impronta di quanto da anni fanno i movimenti legati ai centri sociali — e anche quello del tifo ultrà all’Olimpico, soprattutto romanista, in agitazione per la questione delle barriere nelle curve.
Castellino, assolto da un’accusa di spaccio di droga all’inizio del 2015 (un etto di cocaina «per uso personale» e 30 petardi da stadio), un mese fa aveva guidato con il suo movimento “Roma ai romani” la protesta contro l’assegnazione di una casa popolare, occupata abusivamente, a una famiglia composta da padre, madre e cinque figli di nazionalità egiziana. Castellino aveva partecipato anche alle proteste dei Forconi e alle manifestazioni in ricordo di Erich Priebke. Era stato protagonista anche della rivolta contro l’arrivo dei migranti a Casale San Nicola. Castellino, ex Fronte della Gioventù e Casapound, secondo Carlo Bonini di Repubblica è anche amico di Daniele De Santis, l’assassino di Ciro Esposito, e sarebbe parte di una strategia che vuole Forza Nuova alla conquista dell’egemonia delle proteste di Roma, con un occhio particolare a quelle della Curva Sud dello Stadio Olimpico. Un altro arrestato è il militante di Forza Nuova Claudio Ciaburro.
A Roma, dove oggi erano arrivati migliaia di tassisti da tutta Italia, si sono consumati gli scontri più violenti, soprattutto davanti alla Camera e alla sede del Pd, tra manifestanti e polizia, con un paio di partecipanti al corteo che sono finti in ospedale per trauma cranico. Diverse le bombe carta esplose davanti a Montecitorio. Lanci di bottiglie, finestre in frantumi e tavolini dei bar rovesciati. Traffico in tilt e il centro città nel caos. La categoria era al sesto giorno di proteste contro l’emendamento al milleproroghe, per il cui superamento il governo stasera si è impegnato ad approvare un decreto. I tassisti hanno manifestato in diverse città d’Italia ma è nella capitale che hanno dato vita a blocchi, lanci di oggetti, e anche saluti romani. La mobilitazione a Roma si è tra l’altro oggi allargata anche alla categoria degli ambulanti che protestano contro la direttiva Bolkestein. I cortei si sono uniti, confusi, con lo stesso obiettivo, quello di far sentire il proprio malessere ai palazzi della politica.
I saluti romani alle proteste dei tassisti
L’agenzia di stampa DIRE ha pubblicato su Twitter una fotografia che ritrae i tassisti che si sono ritrovati davanti alla sede del Partito Democratico di Roma mentre fanno il saluto romano.
La protesta dei tassisti è iniziata giovedì 16 febbraio contro il decreto Milleproroghe. I tassisti contestano la prevista sospensione per un altro anno dell’efficacia di una serie di norme che dovrebbero regolamentare il servizio degli ncc e contrastare le pratiche abusive. Per i tassisti sarebbe una sanatoria che favorisce Uber, il servizio per il trasporto che funziona attraverso il telefonino. Il Milleproroghe prevede che il ministero dei Trasporti abbia tempo fino al 31 dicembre 2017 per emanare il decreto che contiene le norme contro l’esercizio abusivo del servizio taxi e del servizio NCC. Le disposizioni dovrebbero prevedere il divieto di sosta in posteggi nei Comuni ove sia esercitato il servizio taxi e che le prenotazioni siano effettuate in rimessa. La sede del vettore e la rimessa devono essere situate nel Comune che rilascia l’autorizzazione. Questo pacchetto di norme fino a ora non è entrato in vigore perché non sono mai stati approvati i decreti attuativi.
https://www.nextquotidiano.it/domenico-ciammetti-luomo-tirapugni-non-un-poliziotto/
martedì 21 febbraio 2017
L'UNAR
C'è da fare sicuramente chiarezza e controllo per quanto riguarda la vicenda Unar che ha portato il direttore Francesco Spano alle dimissioni col rischio che questo ufficio dalle funzioni molto importanti soprattutto in questo periodo possa avere i fondi tagliati se non addirittura una completa chiusura visti gli attacchi delle forze della destra più o meno estrema.
Come spiegato nell'articolo di Left(adinolfi-meloni-co-col-caso-spano )un servizio delle Iene ha scoperto un giro di prostituzione omosessuale anche minorile in un locale che dovrebbe beneficiare di alcuni dei fondi destinati all'Unar e reindirizzati all'associazione Andoss che proprio tra gli affiliati ha il locale/circolo in questione.
Una bufera mediatica si è scatenata contro l'Unar(dopo spiego brevemente cos'è)e i più grandi detrattori che ne vogliono la chiusura guarda caso sono proprio i bigotti razzisti ed omofobi che vanno da Adinolfi ad Alemanno passando per Salvini e la Meloni oltre a tutta la cricca dell'estremismo di destra nazifascista.
L'Unar(www.unar.it )è l'ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali istituito durante il governo Berlusconi II(nel 2003),un organo molto importante che raccoglie testimonianze e la voce delle vittime che subiscono attacchi discriminatori per la loro preferenza sessuale o religiosa nonché quelle basate sulla razza o la provenienza etnica.
Quindi va da se che questo ufficio sia di un'importanza enorme in quanto aiuta non solo il movimento italiano lgbt ma anche migranti e rifugiati con opere ed aiuti in materia giuridica ed istituzionale ed è giusto e sacrosanto come detto in principio monitorare all'interno chi meriti l'aiuto o come nel caso dello scandalo un'opportuna denuncia.
Questo è un ufficio valido e creato sotto i più buoni propositi e la sua funzione non dev'essere minata da ciarlatani xenofobi e omofobi che non perdono tempo di far prendere aria alla bocca per la loro propaganda dio,patria e famiglia.
Adinolfi, Meloni & co. Col caso Spano e gli attacchi all’Unar, a rischio i fondi contro le discriminazioni.
di Luca Sappino
Che sarebbe uscito il servizio delle Iene, Francesco Spano, lo sapeva o meglio lo temeva da qualche settimana. Ed era preoccupato perché sapeva che, con ogni probabilità, gli sarebbe costato il posto e che sarebbe stato soprattutto un colpo durissimo per lo stesso Unar, l’ufficio nazionale contro le discriminazioni che dirige. O meglio dirigeva.
L’Unar è un dipartimento di palazzo Chigi, ed è per questo che le Iene, raccogliendo una segnalazione – che Left sa esser arrivata dallo stesso mondo Lgbt, composto ovviamente da anime diverse e molte associazioni, di orientamento politico diverso tra loro e spesso in competizione – può titolare “Orge e prostituzione, e palazzo Chigi paga”.
Nel servizio si accusa l’Unar, che si occupa di tutte le discriminazioni, sia razziali che di genere e sessuali, di aver finanziato, o meglio finanziato un progetto, di un’associazione, la Anddos, di cui fanno parte anche alcuni circoli ricreativi, dallo spiccato profilo commerciale, nei quali oltre a organizzare serate hard si praticherebbe però prostituzione maschile (qui la replica dell’Anddos). Spano, poi, l’ormai ex direttore dell’Unar, sarebbe socio di questa associazione e – è il teorema – sarebbe dunque in conflitto di interesse per i 55mila euro assegnati per «la realizzazione di centri di ascolto e supporto contro la violenza omofobica».
Nel riportare la vicenda – che ha subito innescato una girandola di reazioni politiche – si può notare che Le Iene nel servizio indugiano molto sui dettagli piccanti, come loro solito, non risparmiando battutine omofobe, a commento delle immagini raccolte nelle dark room di alcuni locali o notando persino l’«appariscente cappottino arancione» di Spano. E si può notare che avere la tessera di un’associazione di quel tipo non dimostra affatto un conflitto di interessi, perché il modello di Anddos è simile a quello dell’Arci e a quelle reti di associazioni dove tutti quelli che entrano anche solo una volta in uno dei locali affiliati vengono registrati («Potrei aver fornito i miei dati per l’ingresso in un locale di tutt’altro tipo, ma associato a quel circuito», dice infatti Spano, che nel video è comunque evidentemente imbarazzato).
Il più crudo fatto però, che in alcuni circoli si pratichi la prostituzione e che questi circoli siano parte dell’associazione finanziata da palazzo Chigi, resta. E andrà verificato nel merito. A restare però è anche la sospensione dell’intero bando in questione, decisa da palazzo Chigi per reagire alla polemica. Una sospensione che colpisce molti progetti (un milione, in totale, i fondi assegnati), peraltro prevalentemente diretti all’integrazione di migranti, rom e sinti.
Ed è qui che arriviamo agli attacchi politici. Perché a poco servono le parole e le dimissioni di Spano: «Mi sono dimesso, sì», dice al Corriere, «ma questa bufera che hanno creato è infondata, mi hanno messo in mezzo. La procedura seguita è trasparente, esiste una graduatoria. Inoltre era il primo bando e quei fondi non sono stati assegnati o spesi, ma tuttora in cassa». A poco servono perché il servizio delle Iene è ghiotto per Giorgia Meloni, che chiede la chiusura dell’Unar e che con l’Unar si era già scontrata, richiamata a maggior prudenza nell’uso propagandistico degli stereotipi sull’immigrazione. Ed è buono per Mario Adinolfi, per Gianni Alemanno, per Forza Italia. È buono per la Lega, e cade proprio in un momento in cui l’Unar, guidato da Spano, non certo esponente della sinistra radicale, stava promuovendo, l’incontro tra le cause del movimento Lgbt – e in particolare quelle delle persone transgender – con pezzi del mondo cattolico e della curia. Un peccato.
Maria Elena Boschi, titolare della delega alle Pari opportunità, ha però chiesto e ottenuto la testa di Spano. Ma l’Unar, tornato così senza guida (dopo che già l’anno scorso aveva girato a vuoto per mesi), rischia di dover restituire oltre venti milioni di euro di fondi europei, oltre lasciare in difficoltà chi contava sui fondi (tutti a consuntivo) del bando ora sospeso, fondi che dovrebbero esser spesi entro dicembre e che erano attesi, ad esempio, tra i progetti Lgbt, per aprire – ad aprile – a Bologna una residenza per persone trans, rifugiati che scappano da Paesi dove li attenderebbe morte certa.
lunedì 20 febbraio 2017
TITOLI DI CODA?
Sembra essere giunta la parola fine all'esperienza nemmeno decennale del Partito Democratico,o almeno di quello che abbiamo conosciuto fin'ora,composto per lo più da membri dei democratici di sinistra e rimpolpati da parecchi ex Dc e qualcuno deluso dal Pdl o Forza Italia(madn pdforza-italia-e-democrazia-cristiana ).
Sempre più diventati un partito centrista,anzi io o collocherei proprio in questo comparto ideologico con sfumature più o meno marcate di destra,in questi giorni su parecchie emittenti tv è andato in scena in diretta il loro congresso con continui appelli al rimanere assieme o spallate sempre più vigorose per una scissione ormai vicina.
Il redazionale di Contropiano(renzi-spacca-pd-si-rompe )parla di quest creatura politica nata già morta se vista nell'ottica del proseguo dell'ideologia della sinistra dura e pura che già s'era staccata ai tempi della Bolognina e che non gode di molta salute allo stato attuale.
In questi giorni non a Roma ma a Rimini si è tenuto il congresso costitutivo di Sinistra Italiana,leggi Sel,abituale ed abituata stampella del Pd in ambito locale e nazionale che ha già avuto una scissione record già al suo primo giorno(un record)con alcuni transfughi passati alla stancante minoranza Pd(madn stufi-del-pd-e-della-sua-minoranza )che forse come detto creerà un suo partito.
Mentre tiene banco il congresso Pd con Renzi dimissionario da segretario ma prontamente ricandidato per tutto e di più,ed è questo il motivo primo della scissione,non essersi levato dalle balle come promesso a più riprese,i grillini tirano qualche sospiro di sollievo fino al prossimo scandalo e il resto della politica spera in qualche voto in più,con Salvini che fa dichiarazioni sempre più gravi e le destre si uniscono in un abbraccio di maschile ardore tra Alemanno e Storace nel Movimento nazionale per la sovranità che già ammicca a Lega e Fratelli d'Italia.
Renzi spacca il Pd, si rompe l’ultimo partito di regime.
Difficile dire per quale ragioni il Partito Democratico si avvii stancamente alla scissione. Difficile, vogliamo dire, invidividuare ragioni “programmatiche e ideali”, come si sente dire in questi giorni, che distinguano effettivamente il campo renziano (molto scosso anche al proprio interno) dai vecchi tromboni ulivisti. Ovvero da Bersani – che rivendica ancora oggi di esser stato “l’unico ad aver fatto liberalizzazioni” – D’Alema (che ha regalato Telecom alla cordata guidata da Colaninno), il governatore toscano Rossi (che privatizza l’acqua regionale violando il risultato e quindi il vincolo referendario) e via elencando.
Sul piano pratico, sulle cose fatte – che sono poi le uniche che si possano giudicare in politica – l’assemblea nazionale del Pd è composta da una folla indistinguibile di neoliberisti senza se e senza ma. Gente che ha votato la riforma Fornero sulle pensioni, il jobs act, la “buona scuola”, e ancor prima quel “pacchetto Treu” (1997!) che ha aperto le dighe alla precarietà di massa, legalizzata e perenne, in questo paese. E non basta davvero canticchiare qualche strofa di “bandiera rossa” (peraltro epurata della parola “comunismo”), o sbrodolare qualche frase contrita sulle “disuguaglianze intollerabili”, la “precarietà diffusa”, “i giovani”, “i lavoratori”.
Eppure stanno scindendosi. Matteo Renzi, come previsto, ha azzerato il finto lavoro dei finti “pontieri” che nelle ultime ore facevano mostra di preoccuparsi di “mantenere l’unità”, al puro scopo di conservare voti e iscritti in una comunità disossata che reagisce automaticamente e si affida ancora fideisticamente ai “comandi del partito” (non è un caso che le uniche regioni in cui è prevalso il “sì” al referendum siano proprio Toscana e Emilia Romagna).
L’ex premier si è dimesso anche da segretario solo per poter aprire immediatamente la fase congressuale, nel disperato tentativo di concluderla in tempi rapidissimi e provocare quindi – subito dopo – la caduta del governo per potersi ripresentare come candidato premier. Stringe i tempi per ritagliarsi un partito indistinguibile dalla sua persona, nonostante gli sconquassi delle tre ultime tornate elettorali (regionali, amministrative e referendum).
Stupisce, in questa macchina da guerra apparentemente inarrestabile, l’assoluta indifferenza al fatto che la legge elettorale – dopo l’intervento della Corte Costituzionale – non sia affatto improntata al bipartitismo obbligato col sistema maggioritario (l’ossessione irrisolta di 25 anni di “seconda repubblica”), ma un proporzionale con sbarramento che non garantisce l’elezione di nessun premier la sera stessa del voto; rinviando dunque la formazione di un governo alle trattative tra coalizioni, come ai tempi della prima repubblica.
Evidente come il sole a mezzogiorno, le mosse renziane hanno senso solo in un caso: puntare esplicitamente a un governo Pd-Berlusconi (con l’apporto di qualche cortigiano comprato con qualche poltrona), dopo una campagna elettorale fatta di finte contrapposizioni tra “centrodestra” e “centrosinistra”.
Calcolo peraltro rischioso, nell’attuale panorama sociale dominato dal massiccio rifiuto popolare dell’establishment politico (anche i Cinque Stelle potrebbero pagare caro il mesto spettacolo della giunta capitolina), che potrebbe creare un futuro Parlamento di fatto senza una vera maggioranza (stante anche le grosse differenze tra i modi di eleggere le due Camere).
Eppure vanno alla scissione. Pur consapevoli che un Pd solo renziano varrà tra qualche mese assai meno del 25-27% oggi attribuito dai sondaggi (a maggior ragione se dovesse imbarcare esplicitamente gente come Alfano e Verdini). Pur scontando, la cosiddetta “vecchia guardia”, una ripartenza da zero che non è assolutamente nelle proprie corde e abitudini (è appena il caso di ricordare che tutti loro hanno scalato le posizioni in un partito costruito da altri, ma non ne hanno mai costruito uno). Le precedenti esperienze di “scissione a sinistra” (da Rifondazione in poi) lasciano sperare al massimo in percentuali intorno al 10%, che a noi sembrano decisamente ottimistiche.
In ogni caso, questa scissione – fatta con le movenze di un “lungo addio”, che concretizzerà le prime mosse con la formazione di gruppi parlamentari autonomi, nei prossimi giorni – pone le basi per la disgregazione dell’ultimo “partito” sopravvissuto alla grande moria del dopo-Tangentopoli. Da allora in poi, infatti, sono avute solo formazioni fortemente localizzate (la Lega, i post-democristiani di Mastella, Casini, Alfano, ecc), oppure comitati elettorali più o meno larghi e fortunati (Forza Italia) se riuniti intorno a una figura per qualche ragione “carismatica”.
Il panorama prossimo venturo sarà popolato di nanerottoli politici incapaci – ognuno per contro proprio – si ergersi sopra gli altri e fare da punti di aggregazione convincente. Specie se la partecipazione popolare al voto dovesse accentuare la sua tendenza a diminuire.
Uno spappolamento del sistema politico destinato al massimo a fornire i mattoni per un qualsiasi governo di obbedienza assoluta alla Troika. Zero idee, zero ideali, zero programmi, pura comunicazione. Come si vede già ora nel Pd.
Non ci sfugge che questa scissione produrrà i suoi effetti più vistosi – nel suo piccolo, ovvio – sull’arcipelago di disperati che usa autodefinirsi “sinistra”. In questa area i “programmi” sono stati dimenticati da un pezzo (se ne parla a ridosso delle elezioni, ma solo per darsi un tono), la dinamica dei “contenitori” assemblati alla meno peggio ha sostituito da quasi 30 anni qualsiasi altra prospettiva razionale. Si può scommettere che il giorno in cui verrà formalizzata la “nuova formazione di sinistra” si metterà in moto una fibrillazione irrefrenabile per ”creare un contenitore più largo”, dai contorni ancora più vaghi, assolutamente indigeribile per il nostro “blocco sociale”, già da tempo sordo a ogni richiamo di questo tipo.
Non è il caso di farsi distrarre. Questa roba è morta prima di iniziare a vivere.
domenica 19 febbraio 2017
23 MILIARDI DI EURO
Il report annuale per quel che riguarda lo scorso anno sulla spesa militare italiana redatto da Mil€x,ci mette davanti alla cifra enorme di 23 miliardi annui che al giorno corrispondono a 64 milioni di Euro.
Negli scorsi giorni è stata fatta anche una prima stima dei danni causati dagli eventi sismici avvenuti nel centro Italia che corrisponde ad una cifra appena superiore a quella destinata per l'appunto a quella delle spese militari sostenute dallo Stato,che è l'1,4% del Pil in costante aumento negli ultimi anni.
Armamenti e missioni all'estero sono le voci più corpose di tutto questo giro miliardario che lievitano a causa del continuo stato d'emergenza dovuto all'allarme terrorismo,alla questione migranti e per contrastare la criminalità.
L'articolo preso da Infoaut(rapporto-mil€x )parla più ampiamente di questo spreco enorme di risorse e senza fare discorsi fin troppo semplicistici sul come questi soldi possano essere investiti,partendo proprio dalla ricostruzione delle zone terremotate alla sanità e all'educazione pubblica,so benissimo che da un giorno all'altro non si possano traslare questi stanziamenti ne possono essere azzerati:sicuramente con politiche in prospettiva molti di questi miliardi potranno essere utilizzati molto meglio.
Spese militari in Italia, al giorno: 64 milioni di euro.
64 milioni di euro al giorno, 23 miliardi l’anno: sono queste le cifre che
presenta il rapporto 2016 del Mil€x, l’Osservatorio sulle spese militari
italiane. Praticamente l’1,4% del Pil, una cifra cresciuta solo nell’ultimo
decennio del 21%. Nel particolare ciò in cui spendiamo maggiormente sono gli
armamenti, +10% nell’ultimo anno, +85% in 10 anni e le missioni all’estero, +7%
rispetto lo scorso anno.
Questo è quanto emerso in soldoni rispetto a quanto ha speso
l’Italia nell’ultimo anno con la scusante del terrorismo, dell’immigrazione e
del rischio criminalità. Scusante perché, come lo stesso Mil€x sottolinea nel
suo rapporto, siamo sempre più immersi in una “democrazia” manipolatoria
dell’opinione pubblica dove, per giustificare l’acquisto di nuovi armamenti o il
potenziamento di sistemi di difesa, si fa leva sulla paura o su cronache che
fanno scalpore.
Terrorismo, immigrazione, criminalità sono tra gli argomenti più
gettonati, ma se analizzati non giustificano affatto tali spese, in particolar
modo il loro aumento: se per far fronte al terrorismo vengono acquistati i
famosi caccia F-35, cosa si pensa di ottenere col loro impiego? Ulteriori
bombardamenti, distruzione e morti tra le popolazioni locali non faranno che
accrescere l’odio verso l’Occidente. L’acquisto di navi da guerra per il
contrasto all’immigrazione poi, in che modo lo farebbero? A colpi di cannone?
C’è già la guardia costiera, piuttosto si acquistino navi di soccorso. Per non
parlare dell’operazione “strade sicure” con mezzi blindati e militari schierati
con tanto di enormi mitragliatori nei centri città: pura operazione
d’immagine.
Questi sono gli espedienti cui i governi ricorrono per continuare i
loro scellerati sperperi di denaro pubblico. L’industria delle armi rappresenta
da sempre una delle maggiori sfere di potere, d’altronde chi controlla le armi
controlla i governi e le lobby delle armi rappresentano quei pochi settori che
della crisi non ne ha risentito, anzi, ne ha tratto profitto come le banche.
Anzi da questo ragionamento un altro dato curioso da leggere sono i tassi
d’interesse con cui il governo paga le aziende che vanno dal 30 al 40%!
Addirittura, visto che la crisi pesa, ulteriori pressioni sono
arrivate in questi giorni da Nato e Usa con la richiesta di alzare il budget al
2% del Pil! Se per l’Italia c’è stata una bacchettata negativa visto il suo
“scarso” 1,4% (in realtà 1,1 secondo stime Nato), un plauso c’è stato per la
Grecia al 2,4%!
Questo fa ben capire a chi dobbiamo i nostri indebitamenti visto che
nonostante la situazione Greca sia la più tragica fra gli stati Europei, il
budget in spese militari è enorme e continua ad essere ingiustificabile nonché a
strozzare la stessa.
Agli antipodi, quindi paradossale, è la spesa per la “cyber-difesa”
e quella informatica che nonostante gli attacchi recenti subiti da uomini
politici ed imprenditori. Oltre i casi più grandi scoppiati da Wikileaks in
avanti, spende ancora cifre quasi “irrisorie”. Se, chiaramente, dal punto di
vista capitalistico, le guerre del futuro saranno sempre più combattute
attraverso strumenti informatici, risulta paradossale l’acquisto ulteriore di
mezzi come carri armati se non per sottolineare ulteriormente quanto le
industrie delle armi siano importanti.
I paragoni per queste cifre sono per i forti di stomaco: se da un
lato abbiamo 23 miliardi di euro spesi in materia di armi nell’ultimo anno,
dall’altro siamo costretti a tagliare da scuole, ospedali, posti di lavoro, la
messa in sicurezza dei territori. Ancora, da un lato carri armati scintillanti,
cacciabombardieri dall’enorme potenza di fuoco da utilizzare in chissà quali
altre guerre; dall’altro scuole in cui crollano i soffitti, ospedali che
tagliano posti letto o chiudono intere cliniche, territori che franano causando
centinaia di morti perché non esiste la messa in sicurezza degli stessi.
Ma il nodo allo stomaco arriva quando si legge, esattamente due
giorni fa, che la protezione civile ha stimato i danni subiti dai territori di
Amatrice per le scosse di terremoto in esattamente quegli stessi 23 miliardi di
euro. Basterebbe fermare un anno dei cingoli per fare un favore al centro Italia
e vederlo rinascere. Evidentemente le priorità sono altre.
venerdì 17 febbraio 2017
NOTIZIE VERE E FALSE
La proposta che dovrebbe discutersi a breve in Parlamento riguardante la diffusione di false notizie atte a destabilizzare l'opinione pubblica ed in modo indiretto a gettare ombre proprio addosso a chi questa legge vorrebbe approvarla,potrebbe essere vista sotto un altro punto di vista.
Il fatto che le testate giornalistiche che operino nei mass media dalla carta stampata alla televisione fino ad arrivare all'informazione on line,sempre più seguita,possano essere perseguite per il reato di diffamazione è visto come un bavaglio appunto per i giornalisti tendenziosi e che non sanno fare il proprio mestiere a dovere senza approfondire le fonti e la veridicità dei fatti proposti e/o commentati.
L'emendamento presentato da Ala(il gruppo parlamentare di Verdini tanto per intenderci)è pericoloso in questo contesto delle cosìdette fake news in quanto si tenderebbe a sanzionare le notizie vere ma che parlino delle nefandezze compiute dai politici in Parlamento e fuori.
E c'è una bella differenza in questo che è certamente una museruola messa alla bocca e alle mani dei giornalisti che invece fanno dell'indagine,della ricerca della verità al di la del proprio credo ideologico e della professionalità(sempre meno addetti ai lavori rispondono a queste regole basilari)il punto fermo della loro competenza e moralità.
Articolo preso da Contropiano:solo-potere-diritto-raccontare-bufale .
Solo il potere ha il diritto di raccontare bufale…
di Dante Barontini
Altro che legge bavaglio… Al Senato, alcuni semisconosciuti membri del gruppo Ala (il cui mentore resta pur sempre Denis Verdini) si sono preoccupati di depositare un disegno di legge per “prevenire la manipolazione dell’informazione online, garantire la trasparenza sul web e incentivare l’alfabetizzazione mediatica”. Prima firmataria, l’unica donna del gruppo, Adele Gambaro, sostenuta dai colleghi Riccardo Mazzoni, Sergio Divina (Ln-Aut) e Francesco Maria Giro (Forza Italia).
L’iniziativa cerca di “concretizzare” legislativamente il gran chiacchiericcio sulle fake news, bufale o post-verità che dir si voglia. E lo fa con gli strumenti culturali propri della destra italiana, se ne esistessero.
Nel leggere il dispositivo appare chiara una prima distinzione fondamentale tra informazione online e testate giornalistiche mainstream, perché il proposto art. 656-bis non si dovrebbe applicare alle seconde (come definite dalla l. 47 del 1948, ampliata nel 2001). Come se le seconde fossero per natura esenti dal raccontar favole…
Si dirà: beh, ma una testata registrata è pur sempre perseguibile per il reato di diffamazione… Vero, ma il tema cui questo ddl cerca di dar soluzione non è affatto la diffamazione (c’è comunque un articolo anche su questo), ma decisamente altri.
In primo luogo, “la pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico attraverso piattaforme informatiche”. Un giurista di professione probabilmente farebbe fatica a definire quando una notizia può esser considerata esagerata (parola che rimanda a criteri quantitativi impossibili da delineare; ad esempio, “la patata bollente” ha una relazione qualsiasi con la temperatura corporea normale?).
Su quelle false, naturalmente, non ci dovrebbe essere problema già ora in sede giudiziaria (la normativa risale all’invenzione della stampa, probabilmente). Mentre su quelle tendenziose ogni giornalista, anche di infimo livello, sa che ci si potrebbe inutilmente spaccare la testa per anni. Altro esempio: la frase attribuita da Repubblica a Luigi Di Maio, in cui Raffaele Marra viene definito “servitore dello stato”, è certamente vera (era stata scritta in una chat del vicepresidente della Camera), ma altrettanto certamente qualificabile come tendenziosa perché estrapolata dal contesto in modo da descrivere l’esponente grillino come un “garante” dell’assessore poi arrestato (la pubblicazione della chat integrale ha poi dimostrato che così non era; perlomeno in quel caso). Ma secondo il ddl Gambaro non sarebbe perseguibile se pubblicata da un giornale mainstream e sanzionabile se pubblicata da questo o altri siti… Multa, in questo caso, di 5.000 euro.
Se invece si tratta di “diffusione di notizie false che possono destare pubblico allarme, fuorviare settori dell’opinione pubblica o aventi ad oggetto campagne d’odio e campagne volte a minare il processo democratico” – art. 265-ter – la pena editale sale a 10.000 e “la reclusione non inferiore a due anni”. Capperi, si rischia la galera…
Il problema è: quali possano essere queste notizie dagli effetti tanto pericolosi quanto incerti? Per fuorviare settori dell’opinione pubblica, infatti, ci vogliono media potenti, capaci di arrivare a milioni di persone. E a volte – vedi l'esito del referendum del 4 dicembre – neanche risultano sufficienti… Idem per animare campagne d’odio oppure volte a minare il processo democratico. Un sitarello fai-da-te o una pagina facebook gestita da un singolo o da un piccolo gruppo di emarginati politici, per quanto possa essere condivisa, difficilmente raggiunge “milioni” di persone. E ancora più difficilmente le convince fino a fuorviarle…
Dunque, cosa resta? Le campagne politiche, evidentemente. Le quali – se animate da gruppi di opposizione (al governo o ai “poteri forti”, tanto per restare ai luoghi comuni) – evidentemente presentano in luce molto negativa provvedimenti, leggi di stabilità, sottrazione di diritti acquisiti, ecc.
Si dirà: ma questo ddl si preoccupa solo di sanzionare quelle notizie che possono avere questi effetti che risultino false. Piccola obiezione giuridica: le notizie false sono sanzionabili a prescindere dal loro contenuto. Non importa insomma se ledano l’onorabilità di una persona o la credibilità di un governo. Perché dunque un nuovo articolo di legge mirante a sanzionare specificamente quelle di natura politica?
La risposta è fin troppo facile… Una classe politica – diciamo… – di nominati non può contare su alcuna credibilità nei confronti dell’elettorato, o “popolo” che dir si voglia. Dunque si preoccupa di erigere una muraglia di leggi, uomini armati e trappole finalizzate alla propria esclusiva protezione.
Non hanno paura delle notizie false. Si premurano di poter sanzionare quelle vere che rivelano il loro mondo immondo …
Qui l’articolato del disegno di legge: gambaro
17 FEBBRAIO 1992-2017,NULLA E' CAMBIATO
Un altro giorno è passato tra nuove accuse e nuovi indagati nel giorno che ci ricorda un lontano 17 febbraio 1992 quando venne arrestato l'esponente socialista Mario Chiesa per lo scandalo milanese delle tangenti al Pio albergo Trivulzio e che fu il primo atto dell'indagine di Mani pulite che portò la fine della Prima Repubblica.
Tutta la società italiana s'indignò di quella che fu il principio di una lunga serie di arresti,processi e condanne che riguardarono i principali partiti politici di allora,e che ancora non si è arrestata nonostante migliaia di promesse di non ricascarci e centinaia di dichiarazioni prontamente disattese.
Solamente ieri la notizia della proroga nel registro degli indagati del presidente Pd dell'Abruzzo D'Alfonso(www.ilfattoquotidiano.it )per i reati di corruzione,turbativa d'asta e abuso d'ufficio per i lavori post terremoto,ed è finito tra i cattivi in maniera ufficiale e non per la prima volta il padre dell'ex premier giullare,Tiziano Renzi,che a Firenze assieme al figlio e ad altri loschi figuri presenti in provincia e in regione avevano messo in piedi una lobby di affari e d'interessi.
L'articolo(left.it )parla dell'inchiesta Consip(madn tutti-in-campo-con-lotti )che vede indagati lo stesso ad di Consip,il generale dei carabinieri e un altro elemento della cricca fiorentina,l'attuale ministro dello sport Lotti,con il padre di Renzi che ha ricevuto l'avviso di garanzia per il reato di concorso in traffico d'influenza.
Ciò che accomuna tutti questi indagati che vanno dal centrosinistra al centrodestra passando per i grillini è il fatto di avere piena fiducia nella magistratura mentre personalmente,e credo per la maggior parte della gente,l'ottimismo nel vederli in galera non è così tanta.
Ops
di Giulio Cavalli
Quindi l’indagine Consip,tra generali dei carabinieri indagati e Luca Lotti impegnato da settimane a minimizzare, alla fine arriva anche a Renzi per via indiretta attraverso l’avviso di garanzia al padre dell’ex premier. Un’inchiesta come tante altre, numerosissime, che in questi anni ormai ci hanno abituato a guardare di sbieco la politica con la diffidenza che si riserva alle professioni cadute in disgrazia nel sentire comune.
E così oggi riparte la grancassa della sarabanda del “così fan tutti” da una parte e della “fiducia nella magistratura” dall’altra in questo eterno balletto di strepiti gli uni contro gli altri. I renziani passeranno tutto il giorno a dirci che “però la Raggi è indagata lei e i suoi collaboratori, mica un parente” facendo finta di non sapere che la cricca fiorentina (al di là dei rilievi penali che eventualmente emergeranno) è stata a lungo una cosa sola mentre il M5S può continuare a percorrere la strada del “voi siete peggio”.
Un brutto spettacolo, comunque. È che a forza di giocare alla pornografia giudiziaria contro la sindaca di Roma (quando ci sarebbe così tanto da dire e discutere sulle responsabilità politiche) alla fine si è scesi nell’agone del fango e se ne accettano le conseguenze: le baruffe sull’onestà finiscono per trovare sempre qualcuno più puro che ti epura, del resto.
Allora sarebbe il caso, forse, di non cadere nell’euforia della vendetta (che boccone prezioso, il padre di un ex presidente del Consiglio) e ricordarsi che l’indagato numero uno rimane sempre lui, Matteo, per questioni meramente politiche: una sorta di concorso esterno alle politiche destrorse simulandosi centrosinistro e una visione di gestione del partito partito solidale solo con i proprio sodali, come avviene nei clan. Questo è il punto. Questo.
Buon venerdì.
(un pensiero solidale ai giornali che relegarono questa inchiesta ai box piccoli piccoli di cronaca ritenendola “una bufala” e alle alte cariche dello Stato che hanno espresso solidarietà agli indagati ritenendola una “cosa minima”. A forza di fake-news dappertutto si stanno consumando le peggiori figure di palta da parte dei benepensanti dirigenti e editorialisti del so-tutto-io. Bravi. Avanti così)
Tutta la società italiana s'indignò di quella che fu il principio di una lunga serie di arresti,processi e condanne che riguardarono i principali partiti politici di allora,e che ancora non si è arrestata nonostante migliaia di promesse di non ricascarci e centinaia di dichiarazioni prontamente disattese.
Solamente ieri la notizia della proroga nel registro degli indagati del presidente Pd dell'Abruzzo D'Alfonso(www.ilfattoquotidiano.it )per i reati di corruzione,turbativa d'asta e abuso d'ufficio per i lavori post terremoto,ed è finito tra i cattivi in maniera ufficiale e non per la prima volta il padre dell'ex premier giullare,Tiziano Renzi,che a Firenze assieme al figlio e ad altri loschi figuri presenti in provincia e in regione avevano messo in piedi una lobby di affari e d'interessi.
L'articolo(left.it )parla dell'inchiesta Consip(madn tutti-in-campo-con-lotti )che vede indagati lo stesso ad di Consip,il generale dei carabinieri e un altro elemento della cricca fiorentina,l'attuale ministro dello sport Lotti,con il padre di Renzi che ha ricevuto l'avviso di garanzia per il reato di concorso in traffico d'influenza.
Ciò che accomuna tutti questi indagati che vanno dal centrosinistra al centrodestra passando per i grillini è il fatto di avere piena fiducia nella magistratura mentre personalmente,e credo per la maggior parte della gente,l'ottimismo nel vederli in galera non è così tanta.
Ops
di Giulio Cavalli
Quindi l’indagine Consip,tra generali dei carabinieri indagati e Luca Lotti impegnato da settimane a minimizzare, alla fine arriva anche a Renzi per via indiretta attraverso l’avviso di garanzia al padre dell’ex premier. Un’inchiesta come tante altre, numerosissime, che in questi anni ormai ci hanno abituato a guardare di sbieco la politica con la diffidenza che si riserva alle professioni cadute in disgrazia nel sentire comune.
E così oggi riparte la grancassa della sarabanda del “così fan tutti” da una parte e della “fiducia nella magistratura” dall’altra in questo eterno balletto di strepiti gli uni contro gli altri. I renziani passeranno tutto il giorno a dirci che “però la Raggi è indagata lei e i suoi collaboratori, mica un parente” facendo finta di non sapere che la cricca fiorentina (al di là dei rilievi penali che eventualmente emergeranno) è stata a lungo una cosa sola mentre il M5S può continuare a percorrere la strada del “voi siete peggio”.
Un brutto spettacolo, comunque. È che a forza di giocare alla pornografia giudiziaria contro la sindaca di Roma (quando ci sarebbe così tanto da dire e discutere sulle responsabilità politiche) alla fine si è scesi nell’agone del fango e se ne accettano le conseguenze: le baruffe sull’onestà finiscono per trovare sempre qualcuno più puro che ti epura, del resto.
Allora sarebbe il caso, forse, di non cadere nell’euforia della vendetta (che boccone prezioso, il padre di un ex presidente del Consiglio) e ricordarsi che l’indagato numero uno rimane sempre lui, Matteo, per questioni meramente politiche: una sorta di concorso esterno alle politiche destrorse simulandosi centrosinistro e una visione di gestione del partito partito solidale solo con i proprio sodali, come avviene nei clan. Questo è il punto. Questo.
Buon venerdì.
(un pensiero solidale ai giornali che relegarono questa inchiesta ai box piccoli piccoli di cronaca ritenendola “una bufala” e alle alte cariche dello Stato che hanno espresso solidarietà agli indagati ritenendola una “cosa minima”. A forza di fake-news dappertutto si stanno consumando le peggiori figure di palta da parte dei benepensanti dirigenti e editorialisti del so-tutto-io. Bravi. Avanti così)
giovedì 16 febbraio 2017
I DECRETI FASCISTI DI MINNITI
Gli ultimi due decreti firmati dal ministro dell'interno Marco Minniti ed approvati a breve giro di posta dal governo riguardanti l'immigrazione e la sicurezza pubblica sono stati due compimenti di un processo che è stato voluto dai governi precedenti,di centrodestra o centrosinistra non cambia molto,ma che sono comunque emanazioni di uno Stato di polizia prettamente di destra.
Nell'articolo preso da Infouat(decreti-minniti )si fa riferimento alla creazione di Cpr(centri permanenti per i rimpatri)e al daspo urbano,due livelli superiori e che poco cambiano dagli originari Cie e i daspo riservato alle tifoserie.
Riassumendo in poche righe per quanto riguarda i nuovi lager(madn da-un-lager-verso-un-altro )per i migranti ne verranno istituiti uno per regione,ci saranno norme più restrittive per i permessi di soggiorno e nonostante si annunci che i tempi saranno più brevi ciò sarà vero per le espulsioni in quanto se le richieste di asilo o soggiorno non verranno accettate ci sarà la possibilità di ricorrere solo in cassazione e non in appello,eventualità più costosa e impraticabile per la maggior parte dei disperati vittime delle nostre guerre:inoltre queste persone trattate peggio delle bestie lavoreranno gratis,per lo schiavismo ci mancano le catene ma non è escluso un loro uso.
Invece la questione dei daspo urbani o di piazza(madn il-daspo-di-piazza-di-pisa )l'esperimento è già cominciato parecchi anni addietro con quello degli stadi,e già da tempo(le-nuove-norme-antimanifestanti )lo si sapeva che questi interventi di negazione di accesso ad impianti sportivi si sarebbe allargato agli indesiderati politici di manifestazioni varie o per multare,incarcerare o esiliare(anche tutte e tre le situazioni assieme)chi non è conforme alle regole che vanno contro al decoro urbano(come se le persone siano considerate oggetti)o se danno fastidio per la propria ideologia e la voglia legittima di protestare.
Decreti Minniti. Daspo urbano e nuovi Cie.
Nei giorni scorsi il governo ha lavorato: due decreti firmati dal ministro degli interni Minniti ed approvati dal Consiglio dei Ministri nel giro di poche ore. I temi sono quello della migrazione, verso la quale si procede sempre più verso una stretta, e quello della sicurezza urbana. Si procede con un sistema di “daspo” (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) nei confronti di chi, diciamola così, non è particolarmente bello da vedere tra le strade scintillanti dei centri urbani. Ma parliamone con ordine.
Il primo decreto in materia di
immigrazione innanzitutto prevede l’apertura dei cosiddetti CPR (Centri
Permanenti per i Rimpatri), altro non sono che i vecchi Cie. Prevedono una
capienza totale di 1600 persone e saranno dislocati uno per regione
sparpagliando e dividendo sul territorio nazionale i flussi migratori. Cambia il
nome ma non la sostanza. Dopo anni di polemiche rispetto alla loro utilità e di
scandali rispetto le condizioni nelle quali i migranti sono rinchiusi,
imprigionati, altro non sanno fare Renzi, Gentiloni e soci che riaprirli
cambiandogli nome.
Cambiano anche le modalità dei
permessi di soggiorno. Saranno aperte 14 nuove sezioni nei tribunali con 250
nuovi “specialisti” che tratteranno soltanto di richiedenti asilo e, a detta del
ministro Minniti, dovrebbero accorciare i tempi della richiesta. Nei fatti è
invece stata eliminata la possibilità di fare ricorso in Appello in caso di
diniego lasciando solo la possibilità di ricorrere in Cassazione, ben più
costosa quindi difficilmente praticabile per chi viaggia con pochi soldi in
tasca.
In ultimo è stata ammessa la
possibilità per i Comuni di assumere richiedenti asilo gratis in lavori
“socialmente utili”!
Il secondo decreto si basa
sulla sicurezza urbana, o quantomeno dei centri città, con vari sistemi di multe
e daspo. Innanzitutto nascono i “comitati metropolitani” presieduti da Sindaco e
Prefetto dotati di nuovi poteri. Multe da 300 a 900 euro con l’allontanamento
fino a 48 ore dal centro città per chi leda il decoro urbano o la libera
accessibilità o la fruizione di infrastrutture (ferrovie, aeroporti, ecc.),
luoghi di pregio artistico, storico o interessati da flussi turistici; così per
chi sarà beccato ubriaco “molesto” vicino gli stessi, chi spaccia, esercita
prostituzione, commercio abusivo o elemosina. Addirittura un sistema di daspo
per i recidivi (come negli stadi) per un periodo fino ad 1 anno. Da 1 a 5 anni,
invece, per chi fa lo stesso in discoteche o locali di intrattenimento. Arriva
anche la possibilità di imporre il divieto di frequentazione di determinati
pubblici esercizi e aree urbane ai soggetti condannati per reati di particolare
allarme sociale (e bisognerà vedere verso chi sarà usata, magari anche a scopi
politici).
Per chi sporca o danneggia
scattano i lavori socialmente utili e l’obbligo di ripulitura e ripristino dei
luoghi danneggiati con l’onere delle spese. Introdotte anche norme per conferire
ai Prefetti misure di prevenzione per l’occupazione abusiva di
immobili.
In sunto, un favore del
governo ai sindaci per tenerli buoni viste le proteste degli ultimi mesi
soprattutto in materia d'immigrazione, una serie di nuove armi per agevolare il
ruolo sempre più da “sceriffo”. Se all’introduzione dei daspo negli stadi già si
sospettava che quello sarebbe stato solo il primo passo in direzione di altri
soggetti, ne vediamo qui la conferma. Questo sistema di allontanamento viene ora
applicato, sostanzialmente a tutti coloro saranno ritenuti “rompiballe” ed
“indecorosi”. Sembra una misura ottocentesca: un allontanamento forzoso dai
centri città, mentre rispetto le periferie non c’è il minimo intervento. Si
vuole che i centri siano splendenti, che si possa fare shopping senza vedersi
mendicanti chiedere spiccioli; il fenomeno dello spaccio non viene solamente
spostato, quindi concentrato nelle periferie; così come quegli ubriaconi brutti
da vedere tra un giro ad un museo ed un aperitivo che siano sbattuti un po’ più
là, lontano il nostro sguardo, addirittura misure specificatamente più pesanti
per chi disturba in discoteche e locali della movida.
Con la scusa del decoro si
compie un ennesimo passo verso nuove limitazioni delle libertà personali, la
figura dei “sindaci-sceriffo” sarà un primo passo verso un utilizzo sempre più
arbitrario di queste nuove norme, soprattutto verso un loro utilizzo politico.
C’è chi già parla di daspo per manifestanti, come è successo a Pisa, o addirittura di vietare
manifestazioni e cortei dai centri città.
Queste nuove norme, che
rappresentano una forte crociata verso i poveri, sono passate con il favore di
tutti gli schieramenti politici, d’altronde il dissenso è scomodo per tutti.
Guai chi sporca le scintillanti vetrine del centro, la polvere va buttata sotto
il tappeto, in periferia.
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