lunedì 2 febbraio 2015

LE RIVOLUZIONI DI TSIPRAS

Tanto per mettere i puntini sulle"i"ed evitare ulteriori polemiche e contraddizioni nate all'indomani del successo elettorale di Tsipras che a suon di piccole rivoluzioni sta cercando di cambiare il volto della Grecia in meglio,ecco un contributo che parla di come il Pd cerchi di sfruttare da sciacallo l'onda lunga della vittoria elettorale del giovane politico greco.
Sembrava che la vittoria di Syriza fosse stata salutata con un grande entusiasmo anche da alcuni componenti del Pd,cosa assolutamente vera e quanto meno bizzarra siccome che le caratteristiche politiche del movimento greco rispetto a quello italiano dei democratici siano praticamente opposte.
L'articolo di Senza Soste cui aggiungo questo di Contropiano(http://contropiano.org/internazionale/item/28903-grecia-un-giornalista-ai-servizi-segreti-meno-polizia-ai-cortei )dove si parla esclusivamente della riforma della polizia e dei servizi segreti,parla dello stop alle privatizzazioni,ed alla proposta dal"basso"della situazione del debito che la Grecia ha con l'Europa,la Bce e il Fmi.
Perché i costi della crisi Tsipras non vuole farle pagare al popolo che non ha nessuna colpa,questo è stato chiaro fin da subito.

Atene, nuovo governo al lavoro: "Stop privatizzazioni, sul debito niente rotture". I mercati rispondono con le minacce.
Claudio Conti - tratto da http://contropiano.org
Crolla la borsa di Atene (-16% in tre giorni). Vola lo spread (1.000 punti sui bond trentennali). Nella stratosfera gli interessi sui titoli di stato (17%).
La fomazione del governo Tsipras - che alla sua prima riunione ha deciso l'unica cosa concreta in tutto il polverone di chiacchiere immediatamente cosparso dai media di casa nostra: stop ai processi di privatizzzione già avviati da Samaras per elettricità e porto del Pireo - è stata salutata dai mercati finanziari con una fuga massiccia da Atene. Il messaggio sembra chiaro: dovete morire.
La realtà è alquanto diversa: nessuno si può permettere, neanche "i mercati" più speculativi, l'esplosione della Grecia, la sua uscita dall'euro, la conseguente rottura della moneta unica (tutti i paesi attualmente "con problemi" diventerebbero immediatamente bersaglio della speculazione al posto di Atene), un caos non limitabile alla sola Europa.
Così come la Grecia non può rompere da sola il vincolo coercitivo creato con i trattati dell'Unione Europea, così la Ue e i mercati non possono pensare semplicemente di "estromettere" un paese, per quanto piccolo, dove la popolazione ha democraticamente deciso di volere un governo più attento alle proprie condizioni di vita che non ai diktat della Troika.
L'attacco dunque c'è, e fortissimo, quasi terroristico. Ma è più un segnale, un avvertimento, una minaccia, che non una dichiarazione di "soluzione finale".
Con lo stop alle privatizzazioni il governo Syriza ha fatto vedere di voler fare sul serio, realizzando subito un punto chiave del proprio programma elettorale. "I mercati" hanno fatto altrettanto sul serio, preparando il terreno per i ricatti che il capo dell'Eurogruppo - l'olandese Jeroen Dijsselbloem - metterà sul tavolo domani, nel suo primo incontro con i nuovi dirigenti greci. La partita a scacchi è iniziata e durerà a lungo.
La prima cosa da capire è che ci troviamo di fronte a una situazione storica mai vista prima, anche sul piano strettamente economico. Il capitalismo è in crisi conclamata da otto anni e non si vede da nessuna parte una via d'uscita. Le idee su come cercarla sono per un verso ideologia al servizio dei capitali forti (l'"austerità" in piena crisi è solo un modo di impoverire i già poveri e la "classe media" per arricchire chi già ha troppo), per l'altro soluzioni empiriche "di necessità", "riformismo obbligato", che attinge in modo ondivago a un patrimonio ideale senza però esserne condizionato o rispettarlo più di tanto. Syriza è un calderone, non l'erede unitario di una visione socialdemocratica un po' più radicale del quasi defunto Pasok. E' tenuta insieme dalla pressione di una popolazione alla fame, bisognosa di risposte immediate, non da una prospettiva di "riforma di lunga durata" del sistema capitalistico.
Ed anche il più criminale degli speculatori di un certo peso sa che non è mai interesse del creditore far morire il debitore. La partita si gioca dunque sulla lunghezza del guinzaglio che deve continuare a tenere per il collo un debitore ormai senza fiato; il quale, da parte sua, sa che solo una maggiore libertà d'azione e più tempo a disposizione possono evitare una morte altrimenti certa. Un po' come il prigioniero messo con le spalle al muro dalle botte delle guardie: primo obiettivo, farle smettere di picchiare, poi si ragiona per il passo successivo.
Non è un caso che stavolta "il contagio" tra titoli greci e titoli italiani o spagnoli non ci sia stato. "I mercati" sanno che la Bce sta per cominciare a comprare, quindi la stabilità finanziaria è per il momento - 60 miliardi di euro al mese per 18 mesi - assicurata. Sanno anche che il debito greco in mano ai privati - ovvero in mano propria - è ben poca roba. Oltre l'80% è nelle casseforti di Fmi, Bce, Unione europea e diverse banche centrali; che non hanno alcun interesse a venderli, tanto meno ai prezzi di queste ore.
C'è insomma spazio e tempo. Quel che serve per trattative complicate, complesse, dure. Quel che serve per dare un po' di respiro a un popolo usato come cavia di laboratorio da un pugno di criminali assisi nel gotha della finanza o ai vertici delle "istituzioni sovranazionali".
29 gennaio 2015
 
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Marco Santopadre - tratto http://contropiano.org
Marcia a tappe forzate per il nuovo governo greco che è già alle prese con le prime decisioni e i primi provvedimenti dopo il giuramento lampo di ieri. Un governo snello, dieci ministri in tutto, di cui uno solo è andato alla destra nazionalista, il centrale dicastero della Difesa affidato a quel Panos Kammenos che in numerose interviste insiste sulla consonanza con Syriza ma anche sulla richiesta di bloccare l'immigrazione clandestina e rimpatriare i migranti 'irregolari'.
Il nuovo governo si è messo subito al lavoro imprimendo immediatamente una inversione di rotta rispetto agli esecutivi precedenti (anche se occorrerà valutare poi in concreto se alla buona volontà e alle buone intenzioni corrisponderanno coerenza e risultati).
 "Siamo un governo di salvezza sociale - ha detto il premier Alexis Tsipras - La nostra priorità dovrà essere quella di affrontare la crisi umana. Il popolo pretende da noi che lavoriamo duramente per difendere la sua dignità".
In linea con quanto promesso durante la campagna elettorale, il primo consiglio dei ministri che si è tenuto questa mattina ha detto “stop alle privatizzazioni”, pilastro delle politiche gestite dai governi di centrodestra, centrosinistra e unità nazionale degli ultimi anni e tra le richieste principali della troika per concedere una ulteriore tranche di ‘aiuti’ entro fine febbraio.
Il ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis – leader della “Corrente di Sinistra” di Syriza - ha dichiarato che interverrà non solo per bloccare nuovi programmi di svendita del patrimonio pubblico ma anche che bloccherà immediatamente il previsto piano di privatizzazione del 30% della compagnia elettrica Public Power Company, la più grande public utility del paese, di cui lo Stato ellenico controlla una quota di maggioranza e della compagnia di distribuzione dell’energia elettrica (Admie). «La posizione del governo - ha detto il vice-ministro alle Infrastrutture  Spirtzis - è di fermare le privatizzazioni nelle infrastrutture per sviluppare il Paese».
Congelata anche la vendita del 67% del Porto di Pireo, un’operazione già avviata dall’esecutivo Samaras per la quale erano rimaste in corsa quattro società, tra cui la grande holding cinese Cosco. «L’accordo per Cosco sarà rivisto per il beneficio del popolo greco» ha detto il vice ministro Thodoris Dritsas. Una brutta notizia per le aspirazioni cinesi nel mediterraneo, anche se ieri il neopremier Tsipras aveva incontrato l’ambasciatore di Pechino ad Atene probabilmente proprio per informarlo di persona.
Le decisioni dell’esecutivo non sono piaciute ai “mercati”, con in particolare la Borsa di Atene che mentre scriviamo sta perdendo vari punti. A picco le azioni del “Porto del Pireo” (-22%), della Ppc (-16%), e anche i titoli di numerose banche: Nbg -20%, Eurobank -21%, Alpha -18%.
In materia di lavoro, una delle prime decisioni del nuovo esecutivo Syriza-Anel sarà quella di reintegrare i dipendenti pubblici il cui licenziamento è stato giudicato incostituzionale. Tra questi, centinaia di lavoratrici delle pulizie che da un anno e mezzo presidiano il Ministero delle Finanze che le ha licenziate e che stamattina hanno festeggiato in lacrime la buona notizia.
Il nuovo ministro del Lavoro greco, Panos Skourletis, ha annunciato che un’altra delle prime misure adottate dal governo sarà ripristinare il salario minimo interprofessionale almeno a quota 751 euro (tagliato in questi anni a circa 500) e la tredicesima mensilità per le pensioni inferiori ai 700 euro mensili. “La nostra priorità è quella di bloccare l’innalzamento dell’età pensionabile e interrompere i tagli imposti dai precedenti governi” ha annunciato Skourletis. La prossima mossa dovrebbe essere il ristabilimento della contrattazione collettiva cancellata da Samaras sotto dettatura della Troika.Novità anche nel settore sanitario, uno dei più disastrati dopo anni di politiche di tagli e licenziamenti. Il Ministero competente ha infatto annunciato la cancellazione immediata dei ticket di un euro per ogni ricetta medica e di 5 per ogni prestazione ospedaliera, e l'aumento della gamma di farmaci che possono essere assunti gratuitamente.
Sul fronte della rinegoziazione del debito il neo-premier ha invece rilasciato dichiarazioni più interlocutorie affermando: «Non andremo ad una rottura distruttiva per entrambi sul debito: il governo di Atene è pronto a negoziare con partner e finanziatori per una soluzione giusta e duratura per il taglio del debito». «Abbiamo un piano greco - ha aggiunto Tsipras - per attuare riforme senza incorrere in deficit, ma senza gli obblighi asfissianti» degli ultimi anni.
La cancelliera tedesca Angela Merkel fa sapere però di essere contraria ad un eventuale taglio del debito greco - richiesta, ha precisato, che non è ancora formalmente giunta da Atene - proprio mentre il nuovo viceministro degli Esteri con delega agli affari economici internazionali Euclid Tsakalotos dice in una intervista alla Bbc: "Nessuno crede che il debito greco sia sostenibile", nessun economista può pensare "che potremo pagare tutto quel debito. È impossibile".
Intanto il governo – nella fattispecie il Ministero per la Protezione del Cittadino – ha voluto mandare un messaggio di vicinanza alla società ellenica, ordinando di rimuovere le transenne che erano state installate dai precedenti governi in piazza Syntagma e che rendevano ai cittadini impossibile avvicinarsi al Palazzo del Parlamento, negli ultimi anni oggetto di continue proteste e veri e propri assalti da parte dei manifestanti contrari al commissariamento del paese da parte di Ue, Bce e Fmi.
28 gennaio 2015

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