giovedì 20 novembre 2014

LA PRESCRIZIONE NEL PROCESSO ETERNIT

La notizia che da ieri sera imperversa sui media televisivi nazionali sull'annullamento della condanna per prescrizione del reato di Stephan Schmidheiny,l'eminenza nera del processo Eternit,fa scalpore e vergogna per tutti i parenti e gli amici delle centinaia di vittime morte per i danni provocati dall'amianto.
Con questa sentenza sono stati pure bloccati gli iter per poter permettere un risarcimento:l'articolo di Contropiano(http://contropiano.org/ambiente/item/27626-eternit-lo-scandalo-della-prescrizione )spiega i giorni precedenti a questo esito della Corte di Cassazione che ha fatto morire per la seconda volta le vittime.
A Casale Monferrato,dove si muore ancora oggi a distanza di anni dalla chiusura dello stabilimento,oggi è stato proclamato il lutto cittadino in solidarietà a tutte le persone morte per vari tumori e leucemie,soprattutto il mesotelioma maligno pleurico.
Si parla di un processo bis che vede ancora imputato l'imprenditore svizzero che ha lucrato sulla pelle di lavoratori e cittadini ben sapendo i rischi che la lavorazione dell'amianto comportava:si vocifera anche che la legge sulla prescrizione debba essere modificata il più prima possibile,staremo a vedere.

Eternit.Lo scandalo della prescrizione.


Bruciando ogni ipotesi di velocità per l'emissione della sentenza, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio, dichiarando prescritto il reato, la sentenza di condanna per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny nel maxiprocesso Eternit. Sono stati annullati anche i risarcimenti per le vittime. La prescrizione è maturata al termine del primo grado.
Con la sentenza della Cassazione che ha dichiarato la prescrizione ed ha cancellato la condanna al magnate svizzero Stephan Schmidheiny sfuma anche la possibilità per i familiari delle vittime e per le comunità locali di ottenere i risarcimenti.
La decisione della Prima sezione penale della Cassazione che ha dato un colpo di spugna al processo Eternit ha suscitato le proteste dei numerosi familiari delle vittime dell'amianto presenti nell'Aula magna. "Vergogna, vergogna" hanno detto in tanti, urlando subito dopo la lettura del verdetto.
"Per l'Inail i costi per le sole prestazioni ai lavoratori colpiti dalle patologie provocate dall'amianto sono costate 280 milioni di euro che non si recupereranno più perché il verdetto della Cassazione ha demolito in radice questo processo". Lo ha detto l'avvocato generale dell'Inail Giuseppe Vella commentando il verdetto insieme all'avvocato Teresa Ottolini che ha difeso l'Inail in Cassazione. (Ansa)
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Avevamo scritto poche ore prima:
La madre di tutti i processi per inquinamento si avvia alla più infame delle conclusioni: la prescrizione. Non un'assoluzione, perché le prove della strage eccedono le possibilità di computarle tutte. Ma una dichiarazione di colpevolezza senza alcuna condanna. Una beffa firmata dallo Stato e dalla sua giustizia, sempre troppo lenta quando si tratta di mettere alla sbarra "chi può".
E dire che le cifre dei morti per "patologie asbesto-correlate" - tumori e leucemie, in linguaggio ordinario - sono al di là delle soglie dell'orrore:  da più di 4 mila fino a 5 mila l'anno. Finora. Perché l'amianto è un killer che non va in pensione. Una volta sparso sul territorio vi resta, riemerge, si volatilizza, penetra in corpi che non erano neanche nati quando era stato seminato in cento modi, nell'aria e a terra.
Secondo le previsioni più prudenti, il picco di casi per "mesotelioma maligno pleurico" - la più diffusa delle patologie tumorali per amianto nel Monferrato e dintorni - è atteso entro il 2020-2025. Non c'è nessuno che neghi, ormai, la stretta connessione causale tra amianto e asbestosi. Ma ci sono voluti decenni perché gli organi dello Stato, e la stessa magistratura, muovessero i passi necessari per mettere sul banco degli accusati i proprietari e i massimi dirigenti della Eternit di Casale Monferrato.
E' stato lo stesso rappresentante dell'accusa, procuratore generale di Cassazione, Francesco Mauro Iacoviello, a chiedere l'"annullamento senza rinvio per intervenuta prescrizione". Il proprietario della multinazionale, lo svizzero Stephan Schmidheiny, dovrebbe dunque vedersi cancellare la sentenza a 18 anni di reclusione, emessa il 3 giugno 2013 dalla Corte d'appello di Torino.
I fatti risalgono addirittura al 1966. La pubblica accusa non mette in discussione la colpevolezzaa dei padroni e dei dirigenti; semplicemente registra che è passato troppo tempo rispetto ai fatti. Anche se l'amianto continuerà ad uccidere per i decenni a venire.
Questo è il «primo processo sull'Eternit in Italia, ci sono attese notevoli da parte di tutta la comunità scientifica: voi - rivolto alla Corte - sancirete un precedente che varrà per il futuro». E, secondo la sua stessa richiesta, sarà un verdetto di impunità, se altri riusciranno - com'è riuscito ai proprietari svizzeri dell'Eternit - a ingarbugliare l'eventuale processo portandolo a prescrizione. Curiosamente, il codice penale non prevede la possibilità di prescrizione per l'omicidio singolo, spece se premeditato. Per la strage dell'Eternit, invece, rubricata sotto altro tipo di accusa, e nonostante sia stato ampiamente provato che Schmidheiny e soci erano perfettamente a conoscenza del carattere mortale dell'esposizione all'amianto per dipendenti e residenti nel territorio circostante, tutto può essere sepolto nella "nullità".
L'imputato, ha spiegato il magistrato dell'accusa, «è responsabile di tutte le condizioni ascritte. È facile cedere alle tentazioni del homo economicus di avere il profitto oggi e il morto domani, ma ciò che perdura non è il disastro, ma le morti». Ciò nonostante...
L'avvocato Sergio Bonetto, che difende i familiari di 400 vittime, olltre che dell'Associazione italiana esposti amianto (Aiea) e altre associazioni, ha criticato duramente la posizione del Pg. «Sarebbe invece necessario fare uno sforzo per avvicinare i principi del diritto alla realtà dei fatti; ad esempio rifacendosi alla Costituzione che suggerisce soluzioni giuridiche che tutelino valori fondamentali come quello della salute e l'utilizzo del buon senso». Una prescrizione breve, infatti, «non tiene conto del fatto che tutti i cancerogeni hanno un tempo di latenza molto lungo, e quello dell'amianto varia dai 25 fino ai 40 anni».
Il verdetto finale è previsto per la prossima settimana.

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