mercoledì 12 novembre 2014

LA CONSULTAZIONE POPOLARE CATALANA

La risposta data dai catalani all'annullamento del referendum vietato dallo stato spagnolo dal tribunale costituzionale ha avuto come risposta più di due milioni di votanti per una consultazione per l'indipendenza della regione iberica.
L'80% dei votanti ha risposto affermativamente al quesito sull'avere uno stato catalano indipendente dalla Spagna,e nonostante alcune episodi di sabotaggio ed un'aggressione fascista ad un seggio tutto si è svolto nella massima serenità e consapevolezza di poter ottenere al più presto la possibilità di avere un referendum che sia valido anche dal punto di vista costituzionale.
Per quanto riguarda il punto di vista politico non c'è nessun dubbio:articolo preso da Infoaut.

L'80% dei catalani dice"sì"all'indipendenza.


Più di 2,2 milioni di votanti per la consultazione per l'indipendenza prevista per la giornata di ieri in Catalunya. Il referendum vietato dal Tribunale Costituzionale spagnolo è diventato quindi simbolico e carico di curiosità e aspettativa relativa all'esito che avrebbe dato. Un risultato che rappresenta la volontà del popolo catalano riguardo all'autodeterminazione e all'indipendenza dallo Stato spagnolo.
Le domande a cui i cittadini e le cittadine catalane hanno risposto sono state due: "Vuoi che Catalunya sia uno Stato?" e "Vuoi che sia uno Stato indipendente?". I risultati con il 100% degli scrutini riflette una risposta positiva ad ambedue le domande con un 80%, determinando così che 1.861.753 di catalani sono a favore dell'indipendenza.

Durante la giornata di ieri, piccoli episodi isolati hanno anche dato riprova dei rigurgiti fascisti presenti in Catalunya. In alcune sedi dedicate al voto, le serrature sono state riempite di silicone per impedire di accedervi, mentre a Girona un gruppuscolo di fascisti è entrato incappucciato all'interno di un edificio distruggendo con calci e pugni le urne. Nonostante piccoli episodi di questo tipo, il clima è stato estremamente tranquillo in tutte le principali città catalane.

Il 9 novembre si è convertito quindi in una dimostrazione di disobbedienza contro quella che è stata l'illegalizzazione del Referendum da parte del Tribunale Costituzionale che non ha sortito alcun effetto a livello di partecipazione alle urne, le stesse che ora il Governo spagnolo cerca di disprezzare, togliendogli legittimità e chiudendo gli occhi di fronte al forte carattere significativo che ha avuto la giornata di ieri. Una realtà che il governo di Rajoy non vuole accettare, così come dimostrano le parole del Ministro della Giustizia spagnolo che prima di conoscere i risultati, parlava di propaganda politica organizzata da componenti indipendentiste, sottolineando l'assenza di qualsiasi tipo di validità democratica del voto.

Se da una parte lo Stato spagnolo continua quindi a mettere i bastoni tra le ruote al processo di indipendentismo catalano (emblematico è che a meno di 24 ore dall'inizio della votazione, la Fiscalía del Tribunal Superior de Cataluña, ha aperto un procedimento per determinare se la concessione dei locali pubblici per la votazione costituisce un reato, dovuto al divieto sul referendum), dall'altra parte la società catalana ha dimostrato ieri con determinazione che è disposta a fare passi avanti verso l'indipendenza e l'autoderminazione.

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