Invece le news che riguardano il padre,che s'è incazzato non poco per il servizio del settimanale di Rai 3 Report,vedono ancora l'amicopoli e la parentopoli del pirla con la fascia tricolore che hanno magnato per bene sulle spalle dei romani e degli italiani.
L'articolo è preso da Indymedia Lombardia.
Roma 15 aprile 2013
Mafia, ‘ndrangheta, criminalità vicina alla destra estrema e un giro di tangenti che lambisce il Comune di Roma. Sono questi gli appetiti obliqui scatenati dalla linea C della metropolitana e raccontati nella puntata di Report dal titolo “Romanzo Capitale” andato in onda domenica 14 aprile.
Al centro la più grande opera pubblica italiana oggi in costruzione: un costo di 3,5 miliardi di euro per 21 chilometri che uniscono la periferia al Colosseo. E degli affari sulla metro C (rivela Report) avrebbero parlato in una cena l’ex-ad di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, il suo superconsulente Lorenzo Cola, il sindaco Gianni Alemanno e l’ex-delegato alle politiche agricole del Campidoglio Pietro Di Paolantonio. I diretti interessati smentiscono, ma sia gli inquirenti che altre fonti sentite nell’indagine confermano che oltre alla metro si sarebbe discusso della dismissione del patrimonio immobiliare del Campidoglio.
E oggi le briciole di pane lasciate dai protagonisti di questa vicenda portano alla crosta di affari sedimentata intorno ai cantieri dell’opera realizzata dal consorzio costituito da Astaldi, Vianini Lavori, Ansaldo Sts, Cmb e CCC. L’attenzione degli inquirenti si concentra su alcune aziende, alla ricerca dei legami col mondo criminale. Tra queste il Consorzio Stabile Roma Duemila che, in Ati con la Marcantonio Spa, ha ottenuto appalti per16 milioni di euro. Presidente del Consorzio è Maurizio Marronaro, membro della stessa famiglia di imprenditori di Lorenzo Marronaro, che fino al 9/2/2011 è stato socio di Marco Iannilli, il commercialista di Cola indagato sia per le tangenti Enav che per quelle dell’appalto romano sui filobus affidato a Finmeccanica. E i legami col mondo vicino all’amministrazione comunale vengono confermati a Report da un imprenditore. «Dal 2008 è Riccardo Mancini (l’uomo di fiducia di Alemanno arrestato 20 giorni fa per le tangenti sui filobus pagate da Finmeccanica) che si mette al tavolo con le imprese e spartisce subappalti per realizzare la metro C».
Tra queste – secondo la fonte – ce ne sarebbero alcune espressione degli interessi di Massimo Carminati, già membro della banda della Magliana considerato oggi uno dei boss più potenti della Capitale. E proprio l’Ati Marcantonio-Consorzio Stabile Roma Duemila ha affidato diversi subappalti ad aziende intrecciate alla criminalità organizzata. Tra loro la Fravesa, di proprietà dell’imprenditore Giovanni Tripodi di Melito Porto Salvo, in Calabria. Secondo gli inquirenti, la forza della Fravesa e di Giovanni Tripodi è legata «all’appoggio derivante dall’appartenenza ad una cosca ben radicata sull’intero territorio nazionale, qual è la cosca Iamonte».
L’informativa interdittiva della Prefettura di Roma nei confronti della Fravesa arriva il 28/1/2010 a lavoro già affidato. La famiglia Tripodi di Melito Porto Salvo entra nei cantieri della metro anche attraverso un’altra azienda, la Tripodi Trasporti. E anche questa partecipazione viene bloccata dopo l’intervento della Prefettura. La Palma srl, specializzata nell’affitto di macchinari e movimentazione di terra, ottiene invece quattro appalti, tre dei quali arrivano dall’Ati Marcantonio-Consorzio Stabile Roma Duemila. I subaffidamenti vanno dal 29/7/2008 al 10/6/2009 e vengono interrotti il 2/2/2010 dall’interdittiva antimafia. Nel documento interno della Prefettura si legge: «la famiglia Farruggio (Angelo Farruggio è proprietario e procuratore de La Palma srl) è notoriamente vicina alla mafia di Palma di Montechiaro, contando su vincoli di parentela con esponenti di spicco della criminalità organizzata locale».
Negli ultimi anni la Prefettura di Roma ha risposto a 5.265 richieste di informative antimafia sulla metro C; 12 sono stati gli interventi per bloccare gli appalti e 11 le informative atipiche su aziende vicine ad ambienti criminali. Un’attività intensa che non è bastata a fermare le infiltrazioni e a saziare gli appetiti.
Roma 13 aprile 2013
Il figlio troglodita di Alemanno
Un raid fascista senza colpevoli e due poliziotti, che hanno coperto quel blitz in cui era presente il figlio del sindaco di Roma Gianni Alemanno, indagati per falso in atto pubblico, favoreggiamento e omessa denuncia.
A finire sotto accusa per una vicenda che ha coinvolto Manfredi Alemanno, figlio di Gianni e nipote di Pino Rauti, sono due agenti della questura di Roma: Roberto Macellaro, autista personale nel tempo libero del sindaco e consorte, e Pietro Ronca, ispettore capo prima del commissariato Flaminio, poi trasferito a Primavalle.
Nel giorno della festa della Repubblica del 2009, Manfredi Alemanno, allora quattordicenne, partecipò insieme a 4 coetanei e 4 ragazzine, a una festa nella piscina di un condominio della Camilluccia, quartiere della Roma bene. I giovani, una volta nel comprensorio, iniziarono cori che inneggiavano al duce e alzarono le mani per il saluto romano. Un gesto a quanto pare molto caro al rampollo della famiglia Alemanno, visto che, nell'estate 2012, alcune fotografie di un viaggio in Grecia con gli amici lo ritraggono, fiero, nella stessa posa.
Il pomeriggio di quel 2 giugno, però, le esternazioni di estrema destra furono bloccate da chi aveva organizzato quella festicciola: uno degli adolescenti presenti zittì i canti fascisti e invitò il gruppetto a lasciare la festa. A questo punto la situazione degenerò: uno degli amici di Manfredi, dopo aver fatto presente di far parte del Blocco Studentesco (l'organizzazione giovanile di CasaPound della quale Alemanno jr diventerà nel 2011 rappresentante nel suo liceo) annunciò vendetta. Col suo cellulare cominciò a fare decine di chiamate. Di lì a poco arrivò un gruppo di maggiorenni, 4-5 ragazzi secondo i testimoni, che iniziò a picchiare, anche con un casco, l'adolescente che si era opposto alle loro manifestazioni fasciste. Manfredi Alemanno è stato presente alla spedizione punitiva ed è fuggito soltanto quando il raid punitivo è terminato.
Ma questa verità viene coperta. E qui entrano in gioco i due agenti. Il poliziotto autista, Macellaro, che era proprio fuori dal cancello del comprensorio, fa salire in macchina Manfredi e lo porta a casa senza mai far parola con nessuno della vicenda e negando persino ai pm di aver visto entrare e uscire gli autori del pestaggio. L'altro ispettore, invece, Ronca, in forza al commissariato Flaminio, prende a verbale una delle ragazzine che aveva assistito dall'inizio alla fine al blitz, e la convince a dichiarare nero su bianco che non era sicura se nel comprensorio, insieme agli aggressori, ci fosse Manfredi. Così, la presenza del figlio del sindaco nel raid viene insabbiata.
Mafia, ‘ndrangheta, criminalità vicina alla destra estrema e un giro di tangenti che lambisce il Comune di Roma. Sono questi gli appetiti obliqui scatenati dalla linea C della metropolitana e raccontati nella puntata di Report dal titolo “Romanzo Capitale” andato in onda domenica 14 aprile.
Al centro la più grande opera pubblica italiana oggi in costruzione: un costo di 3,5 miliardi di euro per 21 chilometri che uniscono la periferia al Colosseo. E degli affari sulla metro C (rivela Report) avrebbero parlato in una cena l’ex-ad di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, il suo superconsulente Lorenzo Cola, il sindaco Gianni Alemanno e l’ex-delegato alle politiche agricole del Campidoglio Pietro Di Paolantonio. I diretti interessati smentiscono, ma sia gli inquirenti che altre fonti sentite nell’indagine confermano che oltre alla metro si sarebbe discusso della dismissione del patrimonio immobiliare del Campidoglio.
E oggi le briciole di pane lasciate dai protagonisti di questa vicenda portano alla crosta di affari sedimentata intorno ai cantieri dell’opera realizzata dal consorzio costituito da Astaldi, Vianini Lavori, Ansaldo Sts, Cmb e CCC. L’attenzione degli inquirenti si concentra su alcune aziende, alla ricerca dei legami col mondo criminale. Tra queste il Consorzio Stabile Roma Duemila che, in Ati con la Marcantonio Spa, ha ottenuto appalti per16 milioni di euro. Presidente del Consorzio è Maurizio Marronaro, membro della stessa famiglia di imprenditori di Lorenzo Marronaro, che fino al 9/2/2011 è stato socio di Marco Iannilli, il commercialista di Cola indagato sia per le tangenti Enav che per quelle dell’appalto romano sui filobus affidato a Finmeccanica. E i legami col mondo vicino all’amministrazione comunale vengono confermati a Report da un imprenditore. «Dal 2008 è Riccardo Mancini (l’uomo di fiducia di Alemanno arrestato 20 giorni fa per le tangenti sui filobus pagate da Finmeccanica) che si mette al tavolo con le imprese e spartisce subappalti per realizzare la metro C».
Tra queste – secondo la fonte – ce ne sarebbero alcune espressione degli interessi di Massimo Carminati, già membro della banda della Magliana considerato oggi uno dei boss più potenti della Capitale. E proprio l’Ati Marcantonio-Consorzio Stabile Roma Duemila ha affidato diversi subappalti ad aziende intrecciate alla criminalità organizzata. Tra loro la Fravesa, di proprietà dell’imprenditore Giovanni Tripodi di Melito Porto Salvo, in Calabria. Secondo gli inquirenti, la forza della Fravesa e di Giovanni Tripodi è legata «all’appoggio derivante dall’appartenenza ad una cosca ben radicata sull’intero territorio nazionale, qual è la cosca Iamonte».
L’informativa interdittiva della Prefettura di Roma nei confronti della Fravesa arriva il 28/1/2010 a lavoro già affidato. La famiglia Tripodi di Melito Porto Salvo entra nei cantieri della metro anche attraverso un’altra azienda, la Tripodi Trasporti. E anche questa partecipazione viene bloccata dopo l’intervento della Prefettura. La Palma srl, specializzata nell’affitto di macchinari e movimentazione di terra, ottiene invece quattro appalti, tre dei quali arrivano dall’Ati Marcantonio-Consorzio Stabile Roma Duemila. I subaffidamenti vanno dal 29/7/2008 al 10/6/2009 e vengono interrotti il 2/2/2010 dall’interdittiva antimafia. Nel documento interno della Prefettura si legge: «la famiglia Farruggio (Angelo Farruggio è proprietario e procuratore de La Palma srl) è notoriamente vicina alla mafia di Palma di Montechiaro, contando su vincoli di parentela con esponenti di spicco della criminalità organizzata locale».
Negli ultimi anni la Prefettura di Roma ha risposto a 5.265 richieste di informative antimafia sulla metro C; 12 sono stati gli interventi per bloccare gli appalti e 11 le informative atipiche su aziende vicine ad ambienti criminali. Un’attività intensa che non è bastata a fermare le infiltrazioni e a saziare gli appetiti.
Roma 13 aprile 2013
Il figlio troglodita di Alemanno
Un raid fascista senza colpevoli e due poliziotti, che hanno coperto quel blitz in cui era presente il figlio del sindaco di Roma Gianni Alemanno, indagati per falso in atto pubblico, favoreggiamento e omessa denuncia.
A finire sotto accusa per una vicenda che ha coinvolto Manfredi Alemanno, figlio di Gianni e nipote di Pino Rauti, sono due agenti della questura di Roma: Roberto Macellaro, autista personale nel tempo libero del sindaco e consorte, e Pietro Ronca, ispettore capo prima del commissariato Flaminio, poi trasferito a Primavalle.
Nel giorno della festa della Repubblica del 2009, Manfredi Alemanno, allora quattordicenne, partecipò insieme a 4 coetanei e 4 ragazzine, a una festa nella piscina di un condominio della Camilluccia, quartiere della Roma bene. I giovani, una volta nel comprensorio, iniziarono cori che inneggiavano al duce e alzarono le mani per il saluto romano. Un gesto a quanto pare molto caro al rampollo della famiglia Alemanno, visto che, nell'estate 2012, alcune fotografie di un viaggio in Grecia con gli amici lo ritraggono, fiero, nella stessa posa.
Il pomeriggio di quel 2 giugno, però, le esternazioni di estrema destra furono bloccate da chi aveva organizzato quella festicciola: uno degli adolescenti presenti zittì i canti fascisti e invitò il gruppetto a lasciare la festa. A questo punto la situazione degenerò: uno degli amici di Manfredi, dopo aver fatto presente di far parte del Blocco Studentesco (l'organizzazione giovanile di CasaPound della quale Alemanno jr diventerà nel 2011 rappresentante nel suo liceo) annunciò vendetta. Col suo cellulare cominciò a fare decine di chiamate. Di lì a poco arrivò un gruppo di maggiorenni, 4-5 ragazzi secondo i testimoni, che iniziò a picchiare, anche con un casco, l'adolescente che si era opposto alle loro manifestazioni fasciste. Manfredi Alemanno è stato presente alla spedizione punitiva ed è fuggito soltanto quando il raid punitivo è terminato.
Ma questa verità viene coperta. E qui entrano in gioco i due agenti. Il poliziotto autista, Macellaro, che era proprio fuori dal cancello del comprensorio, fa salire in macchina Manfredi e lo porta a casa senza mai far parola con nessuno della vicenda e negando persino ai pm di aver visto entrare e uscire gli autori del pestaggio. L'altro ispettore, invece, Ronca, in forza al commissariato Flaminio, prende a verbale una delle ragazzine che aveva assistito dall'inizio alla fine al blitz, e la convince a dichiarare nero su bianco che non era sicura se nel comprensorio, insieme agli aggressori, ci fosse Manfredi. Così, la presenza del figlio del sindaco nel raid viene insabbiata.
Nessun commento:
Posta un commento