Infatti questo personaggio ormai irreperibile(Panama?)è stato intercettato durante una telefonata col premier puttaniere nella vicenda delle escort(D'Addario)fornitegli coi soldi"offerti"da Tarantini poi risultati essere un prestito generoso di Berluscojoni ad un amico in difficoltà(infatti il premier clown credeva che le prostitute dei festini venissero di loro spontanea volontà senza venir pagate).
C'è da aggiungere che il fine della chiamata sotto la lente d'ingrandimento è l'invito del neo dvce di non tornare in Italia al faccendiere,e la cosa è vera visto il fatto che l'avvocato nonchè parlamentare Ghedini ha asserito che la telefonata sia avvenuta prima che Lavitola entrasse a far parte del registro degli indagati.
Fatto sta che questa ennesima puntata della soap opera che fa ridere gran parte dell'Italia ed il mondo intero fa parlare il premier mafioso dei soliti magistrati di sinistra,dell'opposizione indecente tacendo sullo sfascio economico che il paese dei balocchi(ma solo per lui)sta affrontando.
Sperando vivamente nella sua fine politica e legislativa,intanto la"sua"manovra finanziaria impoverisce sempre più i deboli e arricchisce maggiormente i ricchi e gli evasori,fanculo stronzo:il primo contributo arriva dal sito"notizia alternativa"mentre il secondo tratto da"Il fatto quotidiano"è segnalato da Indymedia e parla del padre di Lavitola,di Cutolo,della massoneria e della nascita politica del direttore de"L'Avanti".
IL PREMIER, TARANTINI, LAVITOLA E LE ESCORT.
Una vicenda intricata che va dallo Sfruttamento della Prostituzione all’Estorsione.
Tarantini ha ammesso nel corso dell’ultimo, lungo interrogatorio, di aver ricevuto delle cifre di circa 20 mila euro mensili dal premier Silvio Berlusconi fino al mese di Luglio. L’imprenditore Giampaolo Tarantini, al centro di una vicenda scandalosa da alcuni anni, è, com’ha ammesso, l’uomo che portava e pagava le escort per le feste del Premier a Palazzo Grazioli.
La vicenda è emersa chiaramente nella caldissima estate del 2009, durante la quale la D’Addario ammise di aver partecipato come escort ad una di questa festa, rivelando particolari osceni e consegnando registrazioni evidenti a dimostrazione della fondatezza delle sue parole.
Nella vicenda, come emerge da gravissime intercettazioni, è coinvolto anche il direttore del giornale L’Avanti, Valter Lavitola.
Sia per Tarantini che per Lavitola è subito partita la richiesta di custodia cautelare. Il primo si trova già dall’altro ieri nel carcere di Poggioreale, l’altro, ricercato, si trova probabilmente a Panama per motivi di lavoro, almeno da quello che viene detto da un suo conoscente.
L’accusa di estorsione è abbastanza verosimile e verificata dai discorsi al telefono con Lavitola, nei quali quest’ultimo istruiva Tarantini ad evitare il patteggiamento, poichè altrimenti il premier, una volta archiviato il caso, avrebbe smesso di esser “generoso” e versare la quota mensile, che invece ha continuato ad essere incassata dalla moglie dell’imprenditore (anch’essa in custodia cautelare).
I soldi, però, secondo le dichiarazioni abbastanza dubbie del Tarantini erano un “aiuto” generoso per un amico in difficoltà. Ma c’è anche da dire che questo “amico del Premier”, oltre ad essere stato travolto dallo scandalo escort, già era indagato per una presunta truffa in una struttura sanitaria ed altre vicende, dunque non proprio una personcina raccomandabile.
Inoltre la dichiarazione di estraneità di Silvio Berlusconi dalle feste appare ancora più fumosa.
“Il presidente non sapeva che le ragazze venivano pagate”.
Ma per quali ragioni Giampaolo Tarantini avrebbe dovuto organizzare festini a base di prostituzione e oscenità in casa del suo “amico” senza informarlo preventivamente? Si trattava di feste a sorpresa? E ancora perché nessuno nè a Villa Certosa nè a Palazzo Grazioli impediva a queste “sconosciute” di entrare senza permesso, nonostante fosse così folto lo staff di camerieri ed operai del premier?
Le indagini proseguono. Sicuramente ci saranno delle belle.
Il papà di Valter Lavitola si chiamava Peppino ed era uno psichiatra. Aveva in cura don Raffaele Cutolo, il boss della Nuova camorra Organizzata dichiarato incapace d’intendere e di volere.
Quando l’impero della Nco iniziò a crollare, Cutolo fu trasferito nell’isolamento dell’Asinara.
Sulla nave che lo portava in Sardegna ripeteva a se stesso: “Verranno gli amici a salvarmi, verranno da ogni dove, cielo, mare e terra”. Era il 1982 e il boss sperava di salvarsi ricattando la Dc coi segreti della trattativa per liberare il doroteo Ciro Cirillo, assessore regionale campano, rapito dalle Br: una triangolazione tra Servizi, politica e camorra coi terroristi.
Ma la Balena Bianca mollò il capo della Nco e l’unico amico a presentarsi nel carcere sardo fu il professore Giuseppe Lavitola detto Peppino.
Lo psichiatra ascoltò Cutolo, che minacciava di suicidarsi se la Dc non avesse rispettato i patti. Poi andò a riferire al potente capo democristiano Antonio Gava, figlio di Silvio, che rispose: “Peppino, pure tu hai fatto politica e ti sei servito, come me, di questa gente. Io l’ho fatto come già faceva mio padre”. E Cutolo venne lasciato al suo destino. L’episodio lo racconta lo stesso Lavitola senior all’Antimafia di Luciano Violante.
All’epoca della trasferta sarda del padre, Valter è un ragazzo di sedici anni che rimane folgorato dalle tenebre del potere, quell’enorme zona grigia intessuta di ricatti, segreti, cinismo.
La famiglia Lavitola vive in Lucania. Il papà è democristiano ma lui sceglie i socialisti. Si fa presto a dirsi craxiani, però. Il primo vero riferimento di Valterino, come viene chiamato, è un deputato pugliese del Psi, eletto alla Camera per la prima volta nel 1987. Si tratta di Francesco Colucci detto Ciccio.
Lui e il fratello Michele controllano una delle tante correnti del Psi. Portano voti, con ogni mezzo. Ciccio Colucci, nel 1994, sarà il primo condannato in Italia per voto di scambio. Solo in primo grado, però. Assolto successivamente. Lavitola junior, di Colucci, è l’assistente parlamentare. La frequentazione di Montecitorio gli allarga gli orizzonti. I suoi amici raccontano con perfidia che “se non lo conosci, Valter la prima volta ti fa un’impressione notevole”.
Nel Psi si lega anche a Fabrizio Cicchitto, attuale capogruppo del Pdl alla Camera. I due sono veri “compagni e fratelli”. Ossia socialisti e massoni.
Cicchitto è stato nella P2, e pure Lavitola è attratto da grembiuli e compassi. Un mensile, La voce delle voci, ha scritto che Lavitola figura al numero 13.462 dell’elenco degli iscritti del Grande Oriente d’Italia (Goi) di Gustavo Raffi, la maggiore obbedienza massonica nel nostro Paese.
Altri esperti, invece, hanno precisato che il numero sarebbe il 13.048 su 26.411 affiliati.
Come che sia, ecco cosa ha messo in rete il sito del God di Gioele Magaldi, frangia dissidente e democratica del Goi: “Aldo Chiarle, ultranovantenne 33° grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, Gran Maestro Onorario del Goi, grande estimatore del Fratello Silvio Berlusconi, grande amico e grande elettore del Gran Maestro Gustavo Raffi, patrono del Fratello Massone Valter Lavitola – a sua volta grande amico del Fratello Massone Silvio Berlusconi – che insieme a Chiarle dirige e gestisce l’Avanti”.
Già l’Avanti. Il rampante faccendiere lucano è attivissimo nel backstage del potere. Fa politica ma è anche giornalista ed editore. Nel 1997, mette le mani sull’antica testata socialista e lo riporta in edicola coi finanziamenti pubblici. Craxi ci scriverà con lo pseudonimo di Edmond Dantes. Dopo il duemila, il quotidiano diventa l’organo dell’anima liberalsocialista di Forza Italia. Ci sono le firme di vecchi amici come Cicchitto e Colucci (oggi senatore questore del Pdl alla sua nona legislatura) e di altri berlusconiani: Brunetta, Boniver, Straquadanio, Cazzola, Lehner. Poi, l’anziano massone Chiarle.
Che scrive: “Non ho avuto la fortuna di conoscere il primo direttore dell’Avanti, il socialista e massone Loenida Bissolati, morto a Roma nel 1920 e non l’ho potuto abbracciare e salutare chiamandolo compagno e fratello, come faccio con l’attuale direttore Valter Lavitola”.
Con la gestione dell’Avanti, Lavitola rinsalda un’amicizia fondamentale nella sua resistibile ascesa. Quella con un napoletano spregiudicato e tondo di nome Sergio De Gregorio. I due hanno preso casa al Parco dei Fiori, speculazione sulla collina di Positano che finì in un processo per camorra.
Lavitola e De Gregorio viaggiano insieme.
Il secondo è più scaltro in politica. Tenta la scalata alla regione Campania, nel 2005, con la Nuova Dc di Rotondi ma gli va male. Un anno dopo trasloca nell’Italia dei Valori e centra l’obiettivo alle elezioni politiche: senatore. Tempo qualche mese e De Gregorio riapproda a destra, con Berlusconi. I rapporti con Antonio Di Pietro restano buoni: è il cugino di Lavitola, Antonio detto Tonino (beneficiario di parte dei soldi di provenienza berlusconiana, secondo i pm di Napoli), a mettere su la redazione del quotidiano dell’Idv. La sede dell’Editrice Mediterranea è in un appartamento in via della Vite a Roma di proprietà della Propaganda Fide. La storia è nei verbali della cricca di Anemone, Balducci e Zampolini. Come De Gregorio, anche Lavitola tenta l’ingresso diretto in politica. Alle elezioni europee del 2004, Valter Lavitola si candida con Forza Italia. Cicchitto gira il sud a fare comizi. Non basta. Con 51.283 voti, l’ambizioso socialista di destra non riesce ad a farsi eleggere a Strasburgo. In compenso, continua a tessere rapporti.
Da editore penetra nella lobby dei giornali di piazza Mignanelli, dove ha sede anche l’ufficio di Gigi Bisignani, il faccendiere della P4 amico di Gianni Letta. È il gruppo di stampatori e politici che controlla i giornali finanziati dallo Stato. In questo periodo conosce anche Mauro Masi, l’ex dg della Rai allora a Palazzo Chigi. Lavitola, racconta chi lo conosce, lavora per scalzare Bisignani dal ruolo di consigliere del Principe.
Come emerge anche dalle telefonate intercettate con Berlusconi. “Bisignani è uno stronzo”, dice Lavitola. I legami con la P4 però sono vari.
Per esempio: la raccomandazione al maresciallo La Monica, amico di Alfonso Papa, per l’Aise e la casa a Roma per Tarantini, procurata da un armatore legato a Papa.
La prima volta che il nome di Lavitola finisce in prima pagina è nell’estate del 2010: il viaggio carioca di B. con serate di lap dance. Il quarantenne lucano si accredita come rappresentante di Palazzo Chigi. Poi l’affaire di Montecarlo, con la patacca di Santa Lucia. L’arrivo alla corte del Cavaliere è riuscito. Ma l’amicizia con il pugliese Tarantini rovina tutto. Lavitola oggi è a Panama. Dagospia ha scritto che è stato visto a Procida fino al 21 agosto. Una fonte al Fatto dice che era a Roma il 29 agosto, nella sua casa di Ponte Milvio. Poi la fuga.
Voleva diventare il nuovo Bisignani, è rimasto Valter Lavitola.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/08/camorra-massoni-e-craxianivit...
Quando l’impero della Nco iniziò a crollare, Cutolo fu trasferito nell’isolamento dell’Asinara.
Sulla nave che lo portava in Sardegna ripeteva a se stesso: “Verranno gli amici a salvarmi, verranno da ogni dove, cielo, mare e terra”. Era il 1982 e il boss sperava di salvarsi ricattando la Dc coi segreti della trattativa per liberare il doroteo Ciro Cirillo, assessore regionale campano, rapito dalle Br: una triangolazione tra Servizi, politica e camorra coi terroristi.
Ma la Balena Bianca mollò il capo della Nco e l’unico amico a presentarsi nel carcere sardo fu il professore Giuseppe Lavitola detto Peppino.
Lo psichiatra ascoltò Cutolo, che minacciava di suicidarsi se la Dc non avesse rispettato i patti. Poi andò a riferire al potente capo democristiano Antonio Gava, figlio di Silvio, che rispose: “Peppino, pure tu hai fatto politica e ti sei servito, come me, di questa gente. Io l’ho fatto come già faceva mio padre”. E Cutolo venne lasciato al suo destino. L’episodio lo racconta lo stesso Lavitola senior all’Antimafia di Luciano Violante.
All’epoca della trasferta sarda del padre, Valter è un ragazzo di sedici anni che rimane folgorato dalle tenebre del potere, quell’enorme zona grigia intessuta di ricatti, segreti, cinismo.
La famiglia Lavitola vive in Lucania. Il papà è democristiano ma lui sceglie i socialisti. Si fa presto a dirsi craxiani, però. Il primo vero riferimento di Valterino, come viene chiamato, è un deputato pugliese del Psi, eletto alla Camera per la prima volta nel 1987. Si tratta di Francesco Colucci detto Ciccio.
Lui e il fratello Michele controllano una delle tante correnti del Psi. Portano voti, con ogni mezzo. Ciccio Colucci, nel 1994, sarà il primo condannato in Italia per voto di scambio. Solo in primo grado, però. Assolto successivamente. Lavitola junior, di Colucci, è l’assistente parlamentare. La frequentazione di Montecitorio gli allarga gli orizzonti. I suoi amici raccontano con perfidia che “se non lo conosci, Valter la prima volta ti fa un’impressione notevole”.
Nel Psi si lega anche a Fabrizio Cicchitto, attuale capogruppo del Pdl alla Camera. I due sono veri “compagni e fratelli”. Ossia socialisti e massoni.
Cicchitto è stato nella P2, e pure Lavitola è attratto da grembiuli e compassi. Un mensile, La voce delle voci, ha scritto che Lavitola figura al numero 13.462 dell’elenco degli iscritti del Grande Oriente d’Italia (Goi) di Gustavo Raffi, la maggiore obbedienza massonica nel nostro Paese.
Altri esperti, invece, hanno precisato che il numero sarebbe il 13.048 su 26.411 affiliati.
Come che sia, ecco cosa ha messo in rete il sito del God di Gioele Magaldi, frangia dissidente e democratica del Goi: “Aldo Chiarle, ultranovantenne 33° grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, Gran Maestro Onorario del Goi, grande estimatore del Fratello Silvio Berlusconi, grande amico e grande elettore del Gran Maestro Gustavo Raffi, patrono del Fratello Massone Valter Lavitola – a sua volta grande amico del Fratello Massone Silvio Berlusconi – che insieme a Chiarle dirige e gestisce l’Avanti”.
Già l’Avanti. Il rampante faccendiere lucano è attivissimo nel backstage del potere. Fa politica ma è anche giornalista ed editore. Nel 1997, mette le mani sull’antica testata socialista e lo riporta in edicola coi finanziamenti pubblici. Craxi ci scriverà con lo pseudonimo di Edmond Dantes. Dopo il duemila, il quotidiano diventa l’organo dell’anima liberalsocialista di Forza Italia. Ci sono le firme di vecchi amici come Cicchitto e Colucci (oggi senatore questore del Pdl alla sua nona legislatura) e di altri berlusconiani: Brunetta, Boniver, Straquadanio, Cazzola, Lehner. Poi, l’anziano massone Chiarle.
Che scrive: “Non ho avuto la fortuna di conoscere il primo direttore dell’Avanti, il socialista e massone Loenida Bissolati, morto a Roma nel 1920 e non l’ho potuto abbracciare e salutare chiamandolo compagno e fratello, come faccio con l’attuale direttore Valter Lavitola”.
Con la gestione dell’Avanti, Lavitola rinsalda un’amicizia fondamentale nella sua resistibile ascesa. Quella con un napoletano spregiudicato e tondo di nome Sergio De Gregorio. I due hanno preso casa al Parco dei Fiori, speculazione sulla collina di Positano che finì in un processo per camorra.
Lavitola e De Gregorio viaggiano insieme.
Il secondo è più scaltro in politica. Tenta la scalata alla regione Campania, nel 2005, con la Nuova Dc di Rotondi ma gli va male. Un anno dopo trasloca nell’Italia dei Valori e centra l’obiettivo alle elezioni politiche: senatore. Tempo qualche mese e De Gregorio riapproda a destra, con Berlusconi. I rapporti con Antonio Di Pietro restano buoni: è il cugino di Lavitola, Antonio detto Tonino (beneficiario di parte dei soldi di provenienza berlusconiana, secondo i pm di Napoli), a mettere su la redazione del quotidiano dell’Idv. La sede dell’Editrice Mediterranea è in un appartamento in via della Vite a Roma di proprietà della Propaganda Fide. La storia è nei verbali della cricca di Anemone, Balducci e Zampolini. Come De Gregorio, anche Lavitola tenta l’ingresso diretto in politica. Alle elezioni europee del 2004, Valter Lavitola si candida con Forza Italia. Cicchitto gira il sud a fare comizi. Non basta. Con 51.283 voti, l’ambizioso socialista di destra non riesce ad a farsi eleggere a Strasburgo. In compenso, continua a tessere rapporti.
Da editore penetra nella lobby dei giornali di piazza Mignanelli, dove ha sede anche l’ufficio di Gigi Bisignani, il faccendiere della P4 amico di Gianni Letta. È il gruppo di stampatori e politici che controlla i giornali finanziati dallo Stato. In questo periodo conosce anche Mauro Masi, l’ex dg della Rai allora a Palazzo Chigi. Lavitola, racconta chi lo conosce, lavora per scalzare Bisignani dal ruolo di consigliere del Principe.
Come emerge anche dalle telefonate intercettate con Berlusconi. “Bisignani è uno stronzo”, dice Lavitola. I legami con la P4 però sono vari.
Per esempio: la raccomandazione al maresciallo La Monica, amico di Alfonso Papa, per l’Aise e la casa a Roma per Tarantini, procurata da un armatore legato a Papa.
La prima volta che il nome di Lavitola finisce in prima pagina è nell’estate del 2010: il viaggio carioca di B. con serate di lap dance. Il quarantenne lucano si accredita come rappresentante di Palazzo Chigi. Poi l’affaire di Montecarlo, con la patacca di Santa Lucia. L’arrivo alla corte del Cavaliere è riuscito. Ma l’amicizia con il pugliese Tarantini rovina tutto. Lavitola oggi è a Panama. Dagospia ha scritto che è stato visto a Procida fino al 21 agosto. Una fonte al Fatto dice che era a Roma il 29 agosto, nella sua casa di Ponte Milvio. Poi la fuga.
Voleva diventare il nuovo Bisignani, è rimasto Valter Lavitola.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/08/camorra-massoni-e-craxianivit...
2 commenti:
Buonasera,
Le scrivo per chiederle gentilmente di rimuovere il mio nome dall'articolo pubblicato nel 2011 al link che segue, in quanto nell'articolo è riportato che io sarei l'autore dell'articolo stesso (a cura di ....). La prego pertanto di voler rimuovere il riferimento nel più breve tempo possibile o comunque di contattarmi in risposta al seguente commento.
Non le costa niente, spero voglia ovviare all'inconveniente. Grazie.
https://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2011/09/i-consigli-del-premier-puttaniere.html?m=1#comment-form
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