Tutto ok come spiega Franco Lucenti nel suo lavoro visto che il maggior partito dell'opposizione durante governi di destra ha sempre appoggiato i lavoratori,ma qui si ha proprio il caso di aver visto uno spremere il Pd per farne uscire le ultime gocce di rosso sangue e rosso comunismo prima della lenta agonia e morte.
Ormai questo è un partito sempre più simile alla maggioranza e se una volta ci si poteva consolare dal punto di vista della moralità e degli ideali ora ho molte perplessità su questo:è altresì vero che pure il sindacato principe della scena lavorativa italiana ha perso charme e sono più le volte che si perdono dei diritti che il solo mantenerli dopo anni di lotte e di battaglie.
Per non parlare apertamente di complotti con Confindustria ed in singoli casi con i padroni.
Questa scena mi auguro che cambi e se davvero dovesse cambiare sarà per il fatto che i lavoratori s'incazzino veramente e comincino a dare calci in culo non solo virtuali a chi se li merita,perché se dobbiamo seguire i singoli elementi che compongono Pd e Cgil abbiamo già le chiappe a terra(vecchio discorso ma fa sempre meglio ripeterlo).
Il Pd volta pagina. Una volta per tutte.
C'era un tempo in cui lo schema classico dell'intreccio politica-sindacalismo in Italia era il seguente: governo di destra che affama lavoratori e ceti popolari tramite pesante manovra finanziaria, Cgil che indice lo sciopero generale, principale partito di opposizione di centrosinistra che lo fa suo e in Parlamento chiede a gran voce che il governo vada a casa "perché lo vogliono i lavoratori e tutto il paese". Poco importa se in realtà quel principale partito di opposizione se fosse stato al potere avrebbe fatto più o meno la stessa manovra economica del governo di destra (specie se, come in questo caso, è il mondo della grande finanza e l'Unione europea a chiederla), l'importante è sempre stato lì per lì cavalcare lo sciopero generale e recitare la parte di un'opposizione che sa farsi rispettare.
A questo giro però qualcosa non è andato come storia avrebbe voluto: il tassello della manovra economica lacrime e sangue della destra c'è, quello dello sciopero generale Cgil pure (questa volta rafforzato anche da quello del sindacalismo di base che ha intelligentemente scelto la stessa data), ma all'appello è mancata la chiusura del cerchio, ossia la benedizione del Partito Democratico. Una discontinuità di portata epocale, il cui significato pesa come un macigno nel panorama politico italiano.
Andiamo a leggere le dichiarazioni dei gerarchi del Pd.
Fioroni (braccio destro di Veltroni): "Ritengo che ogni sindacato possa autonomamente e come meglio vuole dare il proprio contributo per salvare l'Italia e dare sicurezza agli italiani. Ma penso che nel Partito Democratico non debba riaprirsi la sarabanda o la giostra del 'io vado, io sostengo, io faccio e io dico', perché credo che al Pd sia chiesto il coraggio della responsabilità di dover contribuire a trovare una profonda condivisione in Parlamento per dare le risposte giuste al Paese. E non credo che uno sciopero generale sia il modo di aiutare a far crescere un paese che non cresce. Un sindacato è legittimo che faccia ciò che voglia, ma il Partito Democratico deve avere il coraggio della responsabilità e non ritengo che sia responsabile oggi aiutare ad uscire dalla crisi con gli scioperi".
Bersani (segretario Pd): "Noi siamo un partito che come mille altre volte è presente dove sono le forze sociali e civili ma oggi abbiamo chiarito la nostra preoccupazione principale, cioè che non si disperda la convergenza raggiunta tra le forze sociali con l'accordo del 28 giugno."
Per la cronaca l'accordo del 28 giugno è quello con cui la Cgil era tornata ad allinearsi con le conniventi Cisl e Uil sottoscrivendo un'intesa spazzatura con Confindustria. Solo che da quella data è successo che dall'interno della Cgil (con la Fiom in particolare) si sono levate voci di forte dissenso contro quella scelta della Camusso, e che dal basso dei luoghi di lavoro si è mossa una rabbia spontanea che ha in pratica costretto il vertice Cgil ad indire lo sciopero generale per il 6 settembre. Per la disperazione di Bersani, il quale sperava di non doversi più trovare sotto il fuoco dell'ala destra del suo partito (Veltroni in primis) che non vede l'ora di fargli la festa impallinandolo per ogni sua sortita che non mantiene il giusto equilibrio del partito di opposizione "responsabile".
E così il Pd ha gettato la sua ultima maschera, quella che grazie all'amicizia storica con la Cgil poteva far credere a qualche distratto che una parvenza di sinistra ci potesse ancora essere. Non è più così, per chi non l'aveva capito finora: il Pd è un nemico conclamato dei lavoratori e dei ceti più bassi, e lo dichiara senza pudore.
Se neanche dopo una manovra come questa (che, lo ricordiamo, oltre alla pesantissima parte economica porta un attacco tremendo ai diritti dei lavoratori, allo Statuto e all'articolo 18) è giusto indire uno sciopero generale, quando dovrebbero protestare i lavoratori secondo il Pd? Possibile che non si rendano conto che il loro vocabolario è tremendamente anacronistico? Possibile che non si vergognino neanche un po' a dire che "dobbiamo uscire dalla crisi solo con una condivisione in Parlamento"? E il mondo reale? E la popolazione che loro dovrebbero rappresentare e dalla cui voglia di mobilitazione dovrebbero prendere linfa e forza anziché contestarla? E la sinistra come parte politica che rappresenta e tutela i lavoratori?
Ci immaginiamo una sublime scena a coronamento di questa svolta: i cortei dello sciopero del 6 settembre che in tutte le piazza italiane oltre che contro le sedi dei partiti di governo marcino compatti anche contro quelle del Pd. A suon di lanci di coriandoli magari, che sennò con le uova poi parlano di terrorismo....
Per Senza Soste, Franco Lucenti
A questo giro però qualcosa non è andato come storia avrebbe voluto: il tassello della manovra economica lacrime e sangue della destra c'è, quello dello sciopero generale Cgil pure (questa volta rafforzato anche da quello del sindacalismo di base che ha intelligentemente scelto la stessa data), ma all'appello è mancata la chiusura del cerchio, ossia la benedizione del Partito Democratico. Una discontinuità di portata epocale, il cui significato pesa come un macigno nel panorama politico italiano.
Andiamo a leggere le dichiarazioni dei gerarchi del Pd.
Fioroni (braccio destro di Veltroni): "Ritengo che ogni sindacato possa autonomamente e come meglio vuole dare il proprio contributo per salvare l'Italia e dare sicurezza agli italiani. Ma penso che nel Partito Democratico non debba riaprirsi la sarabanda o la giostra del 'io vado, io sostengo, io faccio e io dico', perché credo che al Pd sia chiesto il coraggio della responsabilità di dover contribuire a trovare una profonda condivisione in Parlamento per dare le risposte giuste al Paese. E non credo che uno sciopero generale sia il modo di aiutare a far crescere un paese che non cresce. Un sindacato è legittimo che faccia ciò che voglia, ma il Partito Democratico deve avere il coraggio della responsabilità e non ritengo che sia responsabile oggi aiutare ad uscire dalla crisi con gli scioperi".
Bersani (segretario Pd): "Noi siamo un partito che come mille altre volte è presente dove sono le forze sociali e civili ma oggi abbiamo chiarito la nostra preoccupazione principale, cioè che non si disperda la convergenza raggiunta tra le forze sociali con l'accordo del 28 giugno."
Per la cronaca l'accordo del 28 giugno è quello con cui la Cgil era tornata ad allinearsi con le conniventi Cisl e Uil sottoscrivendo un'intesa spazzatura con Confindustria. Solo che da quella data è successo che dall'interno della Cgil (con la Fiom in particolare) si sono levate voci di forte dissenso contro quella scelta della Camusso, e che dal basso dei luoghi di lavoro si è mossa una rabbia spontanea che ha in pratica costretto il vertice Cgil ad indire lo sciopero generale per il 6 settembre. Per la disperazione di Bersani, il quale sperava di non doversi più trovare sotto il fuoco dell'ala destra del suo partito (Veltroni in primis) che non vede l'ora di fargli la festa impallinandolo per ogni sua sortita che non mantiene il giusto equilibrio del partito di opposizione "responsabile".
E così il Pd ha gettato la sua ultima maschera, quella che grazie all'amicizia storica con la Cgil poteva far credere a qualche distratto che una parvenza di sinistra ci potesse ancora essere. Non è più così, per chi non l'aveva capito finora: il Pd è un nemico conclamato dei lavoratori e dei ceti più bassi, e lo dichiara senza pudore.
Se neanche dopo una manovra come questa (che, lo ricordiamo, oltre alla pesantissima parte economica porta un attacco tremendo ai diritti dei lavoratori, allo Statuto e all'articolo 18) è giusto indire uno sciopero generale, quando dovrebbero protestare i lavoratori secondo il Pd? Possibile che non si rendano conto che il loro vocabolario è tremendamente anacronistico? Possibile che non si vergognino neanche un po' a dire che "dobbiamo uscire dalla crisi solo con una condivisione in Parlamento"? E il mondo reale? E la popolazione che loro dovrebbero rappresentare e dalla cui voglia di mobilitazione dovrebbero prendere linfa e forza anziché contestarla? E la sinistra come parte politica che rappresenta e tutela i lavoratori?
Ci immaginiamo una sublime scena a coronamento di questa svolta: i cortei dello sciopero del 6 settembre che in tutte le piazza italiane oltre che contro le sedi dei partiti di governo marcino compatti anche contro quelle del Pd. A suon di lanci di coriandoli magari, che sennò con le uova poi parlano di terrorismo....
Per Senza Soste, Franco Lucenti
1 commento:
Ciao Lillo,
e' vero, scioperare sotto le bandiere oggi non e piu' tollerabile, non c'e' piu' nessuno con le palle per sostenere i diritti dei lavoratori quando e' "l'alta finanaza" a farla da padrone; e quella si sa, guarda ai profitti, non alle persone. Altrimenti non si spiegherebbero le "distrazioni" di cisl e uil. Sostengo anche che lo sciopero del 6 e' stata una cosa buona e giusta. Un inizio, spero l'inizio della fine di questo Stato delle cose e non di Diritto. Lascerei stare dove stanno i paraculi pronti a saltare sul carro piu' bello. Vero anche che se non fermiamo il Paese nessuno ci dara' ascolto. Mi trovi d'accordo quando dici che la mobilitazione deve essere attuatta da tutti, contro tutti questi spregevoli personaggioni che somigliano di piu' ai malvagi dei fumetti che a personaggi reali. Ti saluto.
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