venerdì 14 gennaio 2011

MINCHIONNE E BERLUSCOJONI A BRACCETTO

All'indomani della fatidica e per molti versi tragica votazione che riguarderà il futuro degli operai Fiat e non solo,ecco pescato da"Senza Soste"un pezzo di un'articolo(qui nella sua integrità:http://www.senzasoste.it/lavoro-capitale/fiat-la-bufala-della-sfida-dei-paesi-emergenti-e-intanto-si-torna-al-fascismo)in cui basta cambiare il nome Agnelli con Minchionne e quello di Mussolini con Berluscojoni che magicamente ed orridamente potrebbe essere un discorso dell'altroieri e non di ottant'anni fà.
La tremenda scelta della manovalanza di Mirafiori,ovvero decidere se chinare la testa e continuare a lavorare o alzarla e venire licenziati,è davvero dura e non voglio polemizzare con alcune decisioni personali comprensibili,ma c'è da dire che se il ricatto di Minchionne dovesse passare allora il padrone(e molti altri)sarebbero legittimati a schiavizzare i loro dipendenti alla faccia di accordi sindacali raggiunti in anni di lotte e di diritti umani.
Per gente come i viventi sopracitati dei grandi calci in culo ed in faccia cascherebbero proprio a fagiolo,sporca gente che dello sfruttamento del prossimo hanno sempre campato(e con che razza di stile di vita),e alla faccia delle minacce presunte o tali emerse in queste ultime settimane la violenza sembra che sia l'unica strada possibile per cambiare qualcosa in questo paese di merda.

Fiat, la bufala della sfida dei paesi emergenti. E intanto si torna al fascismo


Torino, visita alla Fiat, 24 ottobre 1932

Il discorso di Benito Mussolini viene introdotto dal senatore Agnelli.

Agnelli: Questo sentimento che ogni vero italiano nutre per voi è fatto di ammirazione e gratitudine. Ammirazione per la vostra personalità dominatrice e gratitudine per la confidabile opera di governo con la quale avete migliorato in ogni campo della vita nazionale e internazionale il posto e il destino del Paese. I risultati di questo vostro lavoro, che è atto di fede ed esempio di organizzazione e di metodo, si impongono a tutti. Ma soprattutto parlano alla coscienza dei lavoratori perché voi stesso venite dal popolo ed è sempre soltanto verso di esso che andate col pensiero e con l'azione. Qui al Lingotto batte il cuore di Torino operaia, dal nostro cuore si leva con entusiasmo l'evviva alla rinnovata Italia e al suo Duce. Viva Benito Mussolini. (EVVIVA).

Mussolini: Camerati e operai della Fiat, ascoltatemi per alcuni minuti. Sarò breve, perché il mio discorso di ieri certamente lo avete ascoltato e poi perché la mia giornata di oggi è piena. Sarò breve ma voglio dirvi alcune cose importanti. Quando in occasione della mia visita a Torino si fece anche il caso se avessi dovuto o no venire tra voi, io risposi: “andrò tra gli operai della Fiat e meno sarò circondato e meglio sarà”. Quello che vi ha detto poco fa il senatore Agnelli è sacrosantamente vero. Io mi preoccupo tutti i giorni, dalla mattina alla sera, lavorando senza contare le ore di lavoro, mi preoccupo di dare il massimo lavoro possibile a tutti gli italiani. (applausi). E sono felice quando so che una fabbrica, che un'industria, che una maestranza ha garantito il lavoro per un lungo periodo di tempo. Nessuno può smentirmi perché questa è la parola della veridica verità (Duce, Duce). Ora i doveri mi chiamano ma io sono convinto che il nostro incontro di questa mane resterà perennemente scolpito nei vostri cuori così come resta fermamente scolpito nel mio cuore.

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