La Befana porta al blog una dura critica verso chi dovrebbe almeno numericamente guidare l'opposizione al regime di destra instaurato in Italia,ovvedo il Pd ed i suoi uomini più importanti e visibili.
Partendo da Fassino e passando da Veltroni e D'Alema quest'armata Brancaleone messa su alla bella e buona dai cadaveri dei DS e dell'Ulivo e prima ancora dal glorioso PCI(quello di Berlinguer ultimo grande statista di sinistra visto che l'ultimo Bertinotti s'è sputtanato alla grande)vacilla in un momento in cui basterebbe dare solo una spallata per far crollare il governo fascista:sta implodendo come il Pdl e ricerca aiuti al cattolico integralista Casini ed all(ex??)fascista Fini.
Di quello che pensa e dice e attua Fassino c'è un articolo postato su Indymedia Lombardia con qualche bel commentino caustico che ho voluto lasciare,mentre dell'affaire Lula-Battisti che comprende tutto il Pd ho scelto un bel pezzo di Gennaro Carotenuto preso da"Senza Soste".
Con un'opposizione come quella odierna(compreso Di Pietro e le minoranze presenti in Parlamento)la speranza di una lotta al governo scema sempre meno,in una deprimente giostra che se pure passassero i cinque anni di legislazione non sembra che gliene importi molto.
Chi è Fassino?
Ma chi è Fassino?
Di fronte all'accordo-capestro FIAT, dichiara che se fosse lui un operaio (sic!) accetterebbe il piatto di lenticchie (senza fiatare e magari baciando la mano a chi glielo porge)).
Di fronte al braccio di ferro Battisti-Lula-governoitalico, chiede a Lula di decidere per l'estradizione (perché chi ha fatto la lotta armata, anche se non ha ucciso nessuno, deve pagare sempre e comunque).
Uno che ha bluffato per decenni dicendosi non dico "comunista", ma almeno "marxista", facendo carriera sotto l'ombrello di un partito maneggione come è sempre stato il PCI, prima, e i suoi cloni liberisti, si permette di autodefinirsi "democratico" senza specificare nient'altro (tutti, ufficialmente, sono democratici in una democrazia parlamentare, al di là delle leggi elettorali, più o meno truffaldine, che regolano le modalità "elettive").
Infatti non è né carne, né pesce. Coi suoi compari insegue fette di popolazione qualunquista (e quindi di destra) e non ha il coraggio (ma forse nemmeno la capacità) di chi è fornito di onestà intellettuale.
Io credo che si meriti dei gran calci nel culo.
Commenti.
Ben detto! Fassino è una.
Ben detto! Fassino è una merda tal quale i compari suoi del PD...però scusa...ti aspettavi dell'altro da lui??? Guarda che Fassino è uno che và in giro già da un po' e che già in numerose altre occasioni ci ha regalato le sue perle di saggezza paraculiana e genuflessoide. E' un leccaculo servo di merda e non credo che ci serva sapere altro. Saluti!
Puntualizzo.
Non mi sono aspettato mai niente, né da Fassino, né dai suoi soci (e per la verità nemmeno da chi si proclama "a sinistra" del PD: troppo facile essere "a sinistra" del PD!)
Semplicemente è bene sputtanare sempre e comunque 'sti stronzi che si permettono di sproloquiare in pubblico. È bene dare il senso che costoro abbiano sempre il fiato sul collo, anche se - come in questo caso - su questo sito.
Comunque, penso, invece, che ci serva sapere altro, e come! per quando presenteremo il conto!
Certo, certo...dicevo per
Certo, certo...dicevo per dire...nel senso che non mi sorprende piu' nulla di quella gente. D'accordo anch'io nello sputtanare sempre e comunque i pezzi di merda!
Il PD e Lula .
Fa letteralmente gridare di stupore l’appellarsi del Partito Democratico a Luiz Inácio da Silva.
Indimenticabile (Lula non l’ha dimenticato sicuramente) è il Massimo d’Alema che, pochi mesi prima dell’elezione a presidente del dirigente del partito dei lavoratori (PT), scelleratamente ripeteva che “il nostro referente in Brasile è Fernando Henrique Cardoso”. Era convinto D’Alema che Cardoso non fosse l’ultimo presidente neoliberale e che Lula e il PT fossero solo una minoranza vetero-sinistrese che mai e poi mai avrebbe potuto vincere le elezioni in un mondo che andava altrove.
Non solo le previsioni di D’Alema dimostravano sua totale ignoranza di America latina ma, in questi otto anni, Lula, e il suo governo, hanno rappresentato un sassolino nella scarpa del cammino del PD oltre e fuori la sinistra. Mentre i D’Alema, i Veltroni, i Rutelli erano convinti che non fosse possibile pensare, dire e fare “cose di sinistra”, per dirla alla Nanni Moretti, gli otto anni di Lula hanno dimostrato esattamente l’opposto: che anche in un contesto liberaldemocratico è possibile concepire idee di sinistra e metterle in pratica.
Così corre un brivido nella schiena a leggere che Piero Fassino, politico favorevole ai respingimenti dei migranti voluto da Calderoli e Gentilini e che hanno messo l’Italia sotto accusa in tutto il mondo civile per flagrante violazione del diritto internazionale, abbandonando solo parzialmente il linguaggio e le gabbie mentali italo-italiane di questi anni, firmi una dichiarazione che ha come incipit: “ci rivolgiamo a Lula, uomo di sinistra”. Erano anni che Fassino non pronunciava la parola “sinistra”. Perché mai si rivolgerà a me in quanto “uomo di sinistra”, deve essersi domandato Lula se qualche funzionario troppo solerte gli ha passato anche quelle inutili righe propinate in queste ore agli italiani in ogni pastone politico a cercare di dimostrare che il PD esiste ancora.
Per il PD, in questi anni, Lula e gli altri governi integrazionisti latinoamericani hanno rappresentato un problema da rimuovere, una seccatura, un’eccezione che conferma la regola della “fine della storia” per la quale non è il berlusconismo ma l’intera cultura politica italiana ad essere arretrata. Lo dimostra il fatto che in questi anni, a livello internazionale, i cuori del PD non solo non hanno battuto per la sinistra latinoamericana ma nemmeno per altri casi di pallida socialdemocrazia come quello dello spagnolo José Luís Rodríguez Zapatero, troppo laico o del tedesco Gerhard Schröder, troppo legato ai sindacati. Solo il guerrafondaio Tony Blair, rottamatore del laburismo e più tardi Barack Obama, non meno esotico per l’Italia di vari presidenti latinoamericani, hanno scaldato i cuori del centro-sinistra italiano.
Il PD (e prima di questo i DS) ha quindi deliberatamente scelto in questo decennio non solo di ignorare ma di contribuire a demonizzare il cammino dei governi latinoamericani che si sono allontanati dall’ortodossia neoliberale e dal fondomonetarismo. Ciò non perché questi potessero essere calco o copia per l’Italia, ma perché la loro stessa esistenza rivelava l’incapacità di offrire un’alternativa a quello che i DS hanno sempre considerato come il migliore dei mondi possibili: un berlusconismo liberato appena delle sue caratteristiche circensi e delle peggiori asprezze e inefficienze.
Non è perché la politica latinoamericana, il centro-sinistra di Lula, il peronismo dei Kirchner, il riformismo del socialismo del XXI secolo di Hugo Chávez, il “buon vivere” di Evo Morales, possano essere importati nella cultura politica europea. E’ perché il centro-sinistra italiano è incapace di pensare alternative al modello vigente (il Fassino che “se fossi un operaio starei con Marchionne” è un’altra perla) che “con questi dirigenti non vinceremo mai” e viviamo nella palude attuale. Al contrario l’America latina ha dimostrato che il concetto di “battaglia delle idee” sia più centrale che mai e proprio perciò vive una delle più vivaci stagioni della sua storia. Cosa ne sapete voi del PD di uomini di sinistra?
Gennaro Carotenuto
tratto da http://www.gennarocarotenuto.it/
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