lunedì 13 ottobre 2008

APPELLO DEI COMPAGNI DI ROMA

28 ottobre fermiamo chi su Roma ci marcia

Invitiamo tutte e tutti quelli che si sentono antifascisti, oppositori e ribelli ad incontrarsi al Centro sociale EX Snia, in via Prenestina, il giorno 15 ottobre alle ore 19 per discutere insieme la necessaria organizzazione di una manifestazione cittadina il 28 ottobre.

Il 28 ottobre è l’anniversario della marcia su Roma; nel 1922 in questa data l’Italia entrava nel ventennio della dittatura fascista. Cominciava quella discesa verso il fondo di un paese a cui, nel tempo, sarebbe stato tolto ogni diritto di critica, ogni margine di dissenso, trascinato da una concezione del potere autoritaria e vicina ai grandi interessi industriali

La paura e la violenza: gli strumenti con cui i fascisti hanno imposto il proprio governo e che hanno permesso loro di decidere sul vivere quotidiano delle persone, sul loro modo di lavorare, studiare, stare insieme, su chi avesse diritto di cittadinanza e su cosa fosse lecito, morale e giusto.
La formazione dello Stato organico trasformò i cittadini in strumenti, ingranaggi di un sistema senza autonoma volontà, guidati dalla propaganda del regime che portò dritti al fronte, scambiando una tragedia collettiva per un dovere necessario.

Da più di 60 anni per gli antifascisti è il giorno dell'insurrezione generale del 25 aprile a rappresentare la festa della liberazione, il giorno in cui finalmente esplosero desideri e sogni costretti da venti anni di regime.
Ricordare con la mobilitazione il 28 ottobre, il giorno dal quale quei desideri e sogni furono ingabbiati con il manganello e la censura, le leggi razziali e la guerra, vuol dire ricordare e tornare a combattere nella nostra città contro quel processo infame che chiuse un paese nella paura e che, oggi più che mai sta tornando sotto altre forme e con ben altri strumenti.

Oggi 2008, a Roma e in Italia il ceto politico nel suo insieme attacca le nostre esperienze di attivismo per la dignità, la libertà e i diritti di cittadinanza, e colpisce qualsiasi spazio di dissenso che parta dalla viva partecipazione dei cittadini. Si illude di poter gestire fenomeni come la crisi economica, le migrazioni, le culture urbane, con il semplice gesto di autorità.

E allora militari per strada, violenza della polizia ovunque, decreti e ordinanze d’emergenza di cui siamo noi, cittadini e cittadine, i primi a pagare le conseguenze.

Oggi, il governo ha deciso, con il consenso di tutto il ceto politico di salvare enormi capitali privati con denaro pubblico e, nello stesso tempo, ha emanato una serie di norme senza opposizione politica ne sindacale, che ledono ancor più la dignità delle persone nei loro posti di lavoro.

Oggi, permette agli squadristi in divisa di compiere violenze, impuniti e protetti, dichiarando apertamente il proprio razzismo anche in atti amministrativi ufficiali, contro giovani, donne e padri di famiglia, perché il colore della loro pelle è nero.

Dal giorno dell'omicidio di Carlo Giuliani a Genova nel 2001 fino ad oggi, al duplice omicidio di Peppe e Pasquale a Palermo, la violenza poliziesca e l'assassinio caratterizzano la gestione delle politiche giovanili in Italia.

Giovane, immigrato, G2, alternativo, donna, omosessuale o lesbica, lavoratore e precario, occupante di case, ecologista dei NO, ribelle, questo è l'identikit di chi viene ricercato, pestato, ucciso. Oggi.

Siamo noi, cittadini e cittadine del mondo a pagare le conseguenze di una cultura appiattita, invertita di senso, in cui i peggiori crimini, le scelte più infami, sono minimizzate o negate.

Siamo noi a pagare la riabilitazione dello stesso regime fascista, di salò e dei criminali che ne hanno fatto parte.
Siamo noi a doverci riprendere le strade e le piazze della città, nel giorno della marcia su Roma, per ribadire la nostra opposizione a tutto questo e per togliere a chiunque, nostalgico e xenofobo, lo spazio per commemorare una delle pagine più nere della nostra storia.
Antifascist* Sempre

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