martedì 8 ottobre 2019
ANCORA SUI METODI PER TASSARE
I proclami di questi giorni,parole gettate al vento che vorrei rileggere già nel giro di poche settimane,sono incentrati su dove attingere dalle tasche degli italiani per giungere ad una manovra economica senza disturbare troppo i sonni delle popolazioni.
L'idea di fondo su di un'ulteriore contrasto all'evasione fiscale potrebbe dare certamente una mano ma solo questo non basterà,perché tutto il sommerso che viene scoperto e che viene aggiustato con chi ha sgarrato e che comunque se beccato ci guadagna lo stesso,è solo una piccola percentuale rispetto alla somma totale degli ammanchi totali.
L'articolo che riprende il comunicato sindacale Usb(contropiano.org/news/news-economia )non dice cose nuove ma ragionevoli,esempi pratici di come dovrebbe essere gestita una politica tributaria solo che non si fa il conto con l'oste perché di patrimoniale qui ancora non si parla,argomento molto tabù,dell'Iva meglio non parlarne perché qui si parla di un calo se non di un abbattimento totale dell'imposta sul valore aggiunto per i beni necessari e primari,nonché delle assunzioni di massa per combattere la disoccupazione e cominciare davvero"a fare girare"l'economia aumentando i redditi e di conseguenza i consumi.
Non confondo questo fatto col mero consumismo e capitalismo,ma di certo se in tasca non ho nulla da spendere anche le attività dalle piccole alle grandi stanno male di conseguenza,un cane che si morde la coda,un'economia stagnante che fa comodo solo al padrone ed agli arricchiti delle speculazioni finanziarie.
Abbassare l’Iva, patrimoniale, progressività. Queste le priorità per battere l’evasione fiscale.
di Unione Sindacale di Base
Improvvisamente il tema della lotta all’evasione, anzi “contrasto duro all’evasione” per ripetere le parole spese da Giuseppe Conte incontrando gli amici Cgil,Cisl e Uil, sembra essere tornato al centro del dibattito politico.
Con l’inevitabile seguito di indiscrezioni su possibili interventi normativi che dovrebbero consentire di recuperare una parte (7 miliardi) di quel gigantesco ammanco determinato dall’evasione fiscale (circa 190 miliardi).
Su tutto aleggia l’eterno ricatto dell’aumento dell’Iva e della necessità di recuperare risorse necessarie per scongiurarlo: dal taglio delle detrazioni fiscali ad aumenti selettivi dell’Iva, magari con un sistema di penalizzazioni per chi paga in contante.
In mancanza di proposte concrete e strutturate non possiamo non rilevare una certa schizofrenia che da sempre accompagna il tema dell’evasione fiscale: dalle “manette agli evasori” al “Fisco amico”, dall’innalzamento del tetto per l’uso del contante alla lotta contro il contante.
E proprio mentre il governo rivolge tutta la sua attenzione (giustamente) verso chi non emette scontrini o ricevute, uno studio della CGIA di Mestre registra, invece, che l’entità dell’evasione delle grandi aziende è superiore di ben 16 volte rispetto a quella delle piccole aziende!
E qui entrano in campo tutti quei provvedimenti normativi che, nel corso degli anni, hanno così tanto allargato le maglie della legge da consentire al mondo delle grandi imprese e alle banche di conseguire indebiti vantaggi di imposta, pur tenendo formalmente un comportamento “legale”.
Quello che manca, oramai da decenni a questa parte, è una seria riflessione sul nostro sistema fiscale e sulla sua funzione sociale: perché dovrebbe essere esattamente questa riflessione ad orientare le politiche fiscali.
L’USB è convinta da sempre che l’attività sindacale deve coniugare le sacrosante rivendicazioni salariali con la difesa della funzione sociale che anche all’interno del settore fiscale siamo chiamati a svolgere.
Investire sui lavoratori attraverso un piano massiccio di assunzioni, determinare percorsi di valorizzazione del personale, difendere la presenza degli uffici sul territorio quale presidio di legalità sono strumenti indispensabili per combattere la piaga dell’evasione fiscale, perché politiche sul personale espansive e politiche fiscali socialmente eque sono strettamente connesse.
In altre parole non si può fare una seria lotta all’evasione in presenza di una contrazione degli organici e di politiche retributive che, lungi dal riconoscere le professionalità, hanno sistematicamente mortificato i lavoratori.
Allo stesso tempo occorre mettere al centro del dibattito il tema della lotta alle diseguaglianze perché è sotto gli occhi di tutti la trasformazione del Fisco da strumento di giustizia sociale attraverso il principio di progressività dell’imposta, a strumento che ha acuito ed approfondito le diseguaglianze sociali.
Ed allora è a livello sistemico che bisogna intervenire non limitandosi ad interventi spot che magari recuperano qualche risorsa qua e là ma riproducono quella insopportabile iniquità fiscale che caratterizza il nostro sistema.
La bussola deve essere l’articolo 53 della Costituzione poiché è all’interno di questo ragionamento che si deve collocare la politica fiscale.
Occorre tornare ad un sistema fiscale allineato con la nostra Costituzione, a partire da una vera riforma dell’Irpef, e relegando le imposte indirette, in particolare l’IVA, il cui peso negli anni si è notevolmente accresciuto, ad una funzione marginale: è nota a tutti, infatti, la natura regressiva di tale imposta che grava nella stessa maniera sui redditi più bassi così come su quegli più alti.
L’USB ha, quindi, da tempo individuato proposte concrete volte proprio a riallineare il nostro sistema fiscale al dettato costituzionale:
-Abolire l’IVA sui beni di prima necessità;
– Reintrodurre una forte progressività dell’imposta rideterminando aliquote e scaglioni di reddito affinché chi guadagna di più paghi di più e contestualmente si alleggerisca il carico fiscale sui redditi da lavoro dipendente e pensionati;
– Introdurre una patrimoniale sulle grandi ricchezze per colpire lo stock di ricchezza accumulata nel tempo se superiore a un determinato tetto.
Non si tratta del libro dei sogni, ma di intervenire sulla redistribuzione del reddito, precondizione per favorire un aumento dei consumi e quindi della domanda aggregata, della produzione e dell’occupazione.
Su questi argomenti l’USB vuole aprire una riflessione a tutto campo con i lavoratori perché per riportare il dibattito nei giusti binari occorre far emergere la voce e il punto di vista del mondo del lavoro e in particolare di chi quotidianamente lavora nel settore.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento