martedì 25 settembre 2018

UN DECRETO FIGLIO DI QUELLO DI MINNITI


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Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge sulla sicurezza e l'immigrazione fortemente voluto da Salvini e che il premier Conte non ha tardato ad accontentare mandando avanti l'iter burocratico che potrebbe avere slittamenti temporali per l'autorizzazione definitiva vuoi per la presentazione degli emendamenti da parte dell'opposizione ma anche per decidere la costituzionalità del decreto stesso.
Perché in primis questo è solamente il proseguimento naturale del decreto Minniti(madn minnitiluomo-del-manganello-e-dellolio di ricino )osannato dal Pd ora dall'altra parte della barricata,e anche perché vi sono degli articoli che vanno contro la carte dei diritti dell'uomo come l'impossibilità del richiedente asilo di essere giudicato nei tre gradi previsti dalla legge(ora ne basta uno).
Una legge molto razzista,sono in gioco le cittadinanze,saranno aboliti i permessi di soggiorno per motivi umanitari,le permanenze nei lager dei centri per il rimpatrio raddoppieranno di tempo,ci sarà una politica dei rimpatri stessi massiccia e che farà aumentare il numero dei clandestini e non di certo diminuirlo,insomma un decreto dettato dalla rabbia e dall'odio usando poco o niente il cervello ed il ragionamento.
Sono stati inseriti anche articoli riguardo il decoro urbano almeno dei salotti buoni delle città,anche questo figlio del decreto Minniti,punizioni per i poveri e per chi occupa le case anche se in stato di necessità,taser anche alla polizia locale e Daspo ai senza tetto.
Gli articoli sono di Contropiano(decreto-salvini-guerra-ai-poveri-e-leggi-razziali )e Left(la-sicurezza-che-manca-in-italia )dove in quest'ultimo si puntualizzano veramente i fatti salienti riguardo la sicurezza che manca in Italia,quella delle infrastrutture e nel caso delle situazioni di emergenza che si ripropongono quotidianamente.
SSuggerisco anche questo articolo di Infoaut(ddl-immigrazione-la-spettacolarizzazione-del-razzismo-istituzionale )scritto ancor prima dell'approvazione al CdM che analizza dettagliatamente i nuovi punti di questo decreto.

Decreto Salvini: guerra ai poveri e leggi razziali.

di  Sergio Scorza 
Qualche minuto dopo che il Consiglio dei Ministri aveva approvato all’unanimità il decreto legge in materia di “sicurezza e immigrazione”, ovvero, il provvedimento che modifica la normativa in materia di accoglienza dei richiedenti asilo – abolendo i permessi umanitari – ed inasprisce ulteriormente la guerra ai poveri inaugurata dal precedente governo Gentiloni, Matteo Salvini era già su Facebook a scrivere: «#DecretoSicurezza, alle 12,38 il Consiglio dei Ministri approva all’unanimità! Sono felice. Un passo in avanti per rendere l’Italia più sicura ».

I due decreti legge su “immigrazione e sicurezza” sono stati unificati in un solo testo di 42 articoli. Quasi a cercare di attenuare la portata del decreto il presidente del consiglio Conte, subito dopo, ha detto ai cronisti «Non cacciamo nessuno dall’Italia dall’oggi al domani, ma rendiamo più efficace il sistema dei rimpatri. In un quadro di assoluta garanzia dei diritti delle persone e dei trattamenti, creiamo un intervento per una disciplina più efficace ». Ed aggiunge che in quel Decreto legge «ci sono pure norme contro la mafia e il terrorismo». Poi Salvini e Conte, insieme, hanno esibito sorridenti un cartello con l’hashtag #decretoSalvini e la scritta «sicurezza e immigrazione».

Le associazioni umanitarie, l’Anci e lo stesso ufficio legislativo della Presidenza della Repubblica, nei giorni scorsi, avevano espresso molte perplessità tanto sui contenuti del provvedimento quanto sulla effettiva sussistenza dei requisiti di necessità e urgenza previsti dalla Costituzione per i decreti legge. Lo stesso Conte ha ammesso a denti stretti che c’è stata un’interlocuzione, al livello massimo di esponenti e tra le strutture tecniche, e che il Presidente della Repubblica “avrà tutto l’agio, quando riceverà formalmente il testo, per fare eventuali rilievi. Cortesia vuole che al Quirinale si preannuncino i contenuti e si anticipi un testo. Ed è stato fatto anche in questo caso. Sarebbe stato un fuor d’opera che il testo circolasse nelle redazioni e al Quirinale non fosse stato mandato nulla”.

Ma cosa c’è nel Decreto? È già detto, innanzitutto, l’abolizione dei permessi umanitari ed una serie di modifiche sostanziali al sistema di accoglienza SPRAR, ovvero, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati del Ministero che in Italia gestisce i progetti di accoglienza, di assistenza e di integrazione dei richiedenti asilo a livello locale.

Gli articoli dall’1 al 16 contengono le misure in materia di permessi di soggiorno, di protezione internazionale e di cittadinanza. “Il permesso di soggiorno per motivi umanitari” è sostituito dai “permessi speciali”, per “motivi di salute”, “violenza domestica”, “calamità nel paese d’origine”, “cura medica” ” ed “atti di particolare valore civile”. SPRAR sarà riservato semplicemente ai titoli di protezione internazionale ed ai minori non accompagnati. I richiedenti asilo saranno collocati nei CARA (Centri di accoglienza per I richiedenti asilo). Sarà molto più facile negare o revocare la protezione internazionale, sospendere la domanda d’asilo e revocare la cittadinanza italiana.

La durata massima di permanenza negli orridi CPR (Centri per il rimpatrio) passa da 3 a sei mesi al fine di conseguire l’espulsione. Oltre a quelli già presenti sul territorio è previsto la «costruzione» di altri CPR. Ai fini del “potenziamento delle attività di rimpatrio” il decreto stanzia 500mila euro per il 2018 e 1,5 milioni per il 2019 e 2020.

Il ministro dell’Interno ha sostenuto davanti ai cronisti parlamentari la bontà del “suo decreto” con la consueta sensibilità e profondità di pensiero: «Non lediamo nessuno diritto fondamentale: se sei condannato a casa mia e spacci ti accompagno da dove sei arrivato … Se sei condannato in via definitiva è di buon senso toglierti la cittadinanza.”.

Dunque niente più SPRAR per richiedenti asilo ma solo per “rifugiati e minori non accompagnati”. Nel decreto è prevista per i richiedenti asilo la sospensione della domanda “in caso di pericolosità sociale” con invio ai CPR in caso di condanna in primo grado. Dunque il richiedente asilo non ha più diritto ai tre gradi di giudizio ed una  condanna in primo grado sarà inappellabile e definitiva, ciò in aperta violazione del principio di uguaglianza davanti alla legge mediante l’introduzione di una giustizia speciale per i migranti lasciati in quel limbo in cui restano per lunghi periodi di tempo in attesa di essere riconosciuti come esseri umani e, come tali, detentori di diritti fondamentali, tra i quali, quello di avere una giustizia giusta ed un processo equo.

Ai ministri gialli e verdi andrebbe ricordato che quel principio è fondamentale quando si parla di diritti umani  e che sta dentro la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, all’articolo 7,  laddove si dice che “Tutti sono eguali davanti alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione”.

A fugare ogni residuo dubbio sul carattere repressivo e reazionario dell’esecutivo gialloverde c’è la parte del Decreto Legge dedicata alla “sicurezza” che estende il “Daspo” ai senza tetto; introduce la  dotazione del taser anche alla polizia locale e prevede un inasprimento delle pene fino  a 4 anni di carcere per chi occupa stabili, anche se in stato di necessità.

Il ministro dei Rapporti col Parlamento, Riccardo Fraccaro (M5S) sul decreto ha dichiarato: «In Consiglio dei ministri non c’è stato alcuno scontro», aggiungendo che, in ogni caso, «saranno Camera e Senato a vedere di migliorare il testo. Ora sarà centrale il lavoro del Parlamento”. Ma ha poi aggiunto che, a suo parere, ”non vi è nessun dubbio sulla costituzionalità del decreto “.

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La sicurezza che manca in Italia.

di Simona Maggiorelli
Il crollo del viadotto Morandi ha messo dolorosamente davanti agli occhi di tutti qual è la sicurezza che davvero manca al nostro Paese. A minacciare il diritto all’incolumità di chi vive in Italia non sono certo i migranti come vogliono far credere politici xenofobi che hanno costruito il proprio successo elettorale sulla paura di invasioni (inesistenti). È inaccettabile il braccio di ferro che, ancora una volta, i ministri Salvini e Toninelli hanno ingaggiato sulla pelle di chi scappa da guerre e dalla povertà, cercando un futuro altrove. Nel mirino del governo giallonero questa volta sono finiti 177 migranti che, mentre scriviamo, non hanno ancora un approdo sicuro benché si trovino a bordo della Diciotti della guardia costiera italiana! . (Sabato 25 agosto il Viminale ha dato il via agli abarchi). In un colpo solo sono stati calpestati i valori della Costituzione e l’articolo 33 della convenzione di Ginevra. Negati i diritti umani fondamentali, come hanno denunciato Magistratura democratica e Asgi (Sempre domenica è arrivata la notizia che Salvini è indagato per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio nda).

Il governo legastellato si accanisce sulle persone più vulnerabili, additandole come nemici del popolo italiano e intanto pensa a imporre l’iniqua flat tax che premia i più ricchi invece di rimboccarsi le maniche, mettendosi a lavorare ad un massiccio piano di messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture. In quella stessa drammatica settimana di ferragosto scosse di magnitudo 5.1 sono state registrate in Molise e successivamente in Emilia (3.9). Sono già trascorsi due anni dal terremoto che devastò regioni del centro Italia e ancora oggi lo scenario è quello di paesi bombardati con la popolazione locale che vive in condizioni precarie, come raccontano Federica Tourn e Stefano Stranges in un ampio reportage dalla Valle del Tronto. I terremoti sono eventi naturali difficili da prevedere. Ma si può fare prevenzione per evitare crolli di case, ponti, infrastrutture.

Non è stata una fatalità naturale a far crollare il 14 agosto il ponte genovese di cui erano ben note le fragilità dovute all’usura del tempo e dei materiali. Un’opera all’avanguardia quando fu costruita, ma che aveva bisogno di manutenzione, di un monitoraggio moderno e scientifico, come gran parte dei 50mila ponti sparsi per l’Italia. Sulle cause del disastro di Genova costato vite umane indaga la magistratura. Emergeranno le responsabilità. Ma pensando alle vittime, insieme al dolore, cresce la nausea per il comportamento di una classe dirigente italiana composta da politici e industriali irresponsabili. È agghiacciante la leggerezza con cui sono stati svenduti a privati beni pubblici, essenziali, come le autostrade, senza imporre ai gestori, che ne ricavano lauti profitti, adeguati investimenti per la manutenzione e la modernizzazione delle strutture.

Dall’Italia spa ideata da Andreotti nel 1991 per arrivare alla stagione delle svendite e delle cartolarizzazioni, politici di centrosinistra e di centrodestra si sono dati man forte in questa operazione scellerata di messa all’incanto di beni comuni, per fare cassa nell’immediato, senza peraltro nemmeno ricavarci cifre consistenti. La storia chiama in causa i governi Berlusconi e il provvedimento salva Benetton votato anche da Salvini nel 2008. Ma chiama in causa pesantemente anche Prodi che dette il via alla stagione dei saldi e poi, D’Alema, Amato, Di Pietro ecc. È stata la sagra delle privatizzazioni all’italiana. Anche per colpa di un centrosinistra sedotto dal neoliberismo alla Blair, che considerava la Borsa l’ombelico del mondo. Correre ai ripari oggi pensando a un piano di ri-nazionalizzazioni non è facile, ma è un tema che merita una discussione pubblica, è un tema che la sinistra dovrebbe riproporre con forza, come sta facendo Corbyn che è riuscito a risollevare il Labour rifiutando l’ideologia liberista della Terza via. E non basta.

Poco prima che si verificasse il dramma di Genova su Left cercavamo di riflettere sul futuro delle città, (le mani sulla città) strette nella morsa della speculazione finanziaria e della corsa al cemento. Tema centrale, ineludibile. A Genova c’erano  studi per spostare su rotaia parte del traffico di merci. Ma si parla da anni della Gronda e di altri progetti e ha continuato a prevalere un modello di sviluppo legato al traffico su gomma. Il caso del capoluogo ligure purtroppo non è unico e isolato. Anche grazie a provvedimenti come lo Sblocca Italia  sostenuto dal ministro Lupi durante il governo Renzi, un Paese fragile dal punto di vista idrogeologico come l’Italia è sempre più a rischio. È quanto mai urgente aumentare il livello di sicurezza. Serve un gigantesco piano di monitoraggi con sensori e tecnologie satellitari, per fare la tac alle infrastrutture, come suggerisce l’urbanista Paolo Berdini, che insieme all’architetto e docente di Scienza delle costruzioni Ugo Tonietti e al giurista Mario Sentimenti, da diversi punti di vista, offrono importanti spunti di riflessione e proposte per rimettere al centro la questione del controllo pubblico, della prevenzione e della conoscenza. Tema chiave, perché il Paese possa uscire dallo stato di arretratezza in cui versa.

Proprio per questo proponiamo oltre alla storia di copertina, un’ampia contro copertina dedicata alla scuola.

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