martedì 12 giugno 2018

BERSAGLIO NERO


Risultati immagini per moustafa 4 anni e 8 mesi
I fatti della manifestazione antirazzista di Piacenza risalgono ancora ai primi di febbraio,dove alle proteste per l'apertura di una sede di Caga Povnd nei pressi di quella dei SI Cobas(anche se l'avessero fatta in mezzo al Po era tanto uguale il disgusto)si erano aggiunte tutte le tensioni della sparatoria di Macerata(madn pazzi-e-imbecillibenvenuti-nel-nuovo terrorismo italiano )cui si è aggiunto ultimamente il ben più tragico tiro al bersaglio nero nella zona di Gioia Tauro(madn ndrangheta-e-razzismo-al-lavoro-assieme).
Per aver atterrato letteralmente un carabiniere ed aver armeggiato col suo scudo a Piacenza Moustafa si è preso la bellezza di quattro anni e otto mesi di carcere,una sentenza politica figlia dei ministri Minniti e Salvini e della voglia e ricerca a tutti i costi della sicurezza,non si sa di chi però.
Una condanna simile a quella dei ragazzi di Altsasu(madn la-sentenza-per-i-fatti-di-altsasu )dove per un soffio si è evitato il terrorismo come matrice di un'aggressione a delle merde della Guardia Civil,paesi differenti ma uniti nella repressione poliziesca sia che si parli di dimostrare per i propri diritti ed ideali in piazza che per girare per le strade.
I due articoli di Infoaut(4-anni-e-8-mesi-a-moustafa e fucilate-alla-testa-e-pugni-in-faccia )sono collegati tra loro così come i fatti sovra citati di Macerata e della Calabria vedono nella persona di colore,soprattutto se clandestina o richiedente asilo,se non sono da sfruttare e schiavizzare sono il nemico pubblico numero uno buoni da picchiare ed ammazzare.
E se come a Pisa uno sbirro arrogante si merita un pugno in faccia allora l'opinione pubblica si lancia in un grido d'allarmismo fomentato dai soliti giornalai sia televisivi che scribacchini,al soldo della destra italiana che sia Berlusconi o Salvini non fa differenza.

4 anni e 8 mesi a Moustafa per i fatti di Piacenza

4 anni e 8 mesi. Questa la sentenza nei confronti di Moustafa, lavoratore della logistica iscritto al SI Cobas, in merito ai fatti di Piacenza dello scorso 10 febbraio.

Negli scorsi giorni Moustafa era stato già colpito dalla vendetta dei Carabinieri di Belgioioso che lo avevano sottratto dalla sua abitazione dove era ai domiciliari.

Una sentenza pesante che va oltre la singola questione, animata da una volontà di attacco nei confronti delle lotte operaie e antifasciste degli scorsi mesi, che vuole fungere da monito per quelle che verranno.

Di seguito i comunicati di solidarietà a Moustafà scritti da Movimento Pavia e ControTendenza Piacenza, a cui aggiungiamo la nostra solidarietà come redazione di Infoaut.

Pena esemplare per Moustafa: 4 anni e 8 mesi in un processo politico dove tutto è stato giocato sul solco della vendetta.

Oggi il tribunale di Piacenza ha condannato, con riferimento al corteo antifascista del 10 febbraio scorso, Moustafa per resistenza e lesioni, e a risarcire il comune di Piacenza, costituitosi parte civile, per 50mila euro.

Si è rivalso così lo stato italiano su un ragazzo ventenne incensurato che quel 10 febbraio insieme a tutte e tutti si trovava a marciare per le vie di Piacenza per chiedere che non venisse aperta la sede di Casapound accanto a quella del Si Cobas, il suo sindacato.

Per quanto ci riguarda continueremo a lottare al fianco della famiglia di Moustafa per chiedere una casa e la libertà per Moustafa.

L'antifascismo e l'antirazzismo non si processano, siamo tutte e tutti Moustafa!

Movimento Pavia

Ora Moustafà siamo tutti e tutte noi

Quattro anni e otto mesi, questa la sentenza della borghesia contro l’antirazzismo.
La nostra, invece, è che siete tutti voi i colpevoli.

Voi Comune, capace di perdere la gara a “capitale della cultura” a causa della chiusura di ogni spazio culturale di socialità ma con la faccia tosta di chiedere a chi ha difeso un minimo di dignità 50’000 euro per danno di immagine.

Voi istituzioni, con la vostra finta neutralità fatta di rigore da un lato e tolleranza verso chi in questi anni ha avvelenato la convivenza civile in città e nel paese.

Voi rappresentanti dello stato, così prodighi a interpretare il vento politico e a rendere fatti le parole del neoministro Salvini. Forti con i deboli al punto di non volerli far dormire sulle panchine ma sempre e comunque leccapiedi di chi sta al gradino superiore al vostro.

Voi sinistroidi sempre pronti a dissociarvi per calcolo di bottega, incuranti del reale svolgersi degli eventi e di cosa li produce. Buoni giusto per fare qualche favore alle coop dai banchi del governo prima di consegnare un’Italia marcita alla peggior destra.

Voi padronato locale, mandante e beneficiario della repressione contro chi vi fa sborsare il dovuto che vorreste mettervi in tasca.

Voi editori dei media locali che, non paghi di dare 20 euro ad articolo a dei ragazzini, cercate sempre lo scandalismo funzionale ad alzare la tensione, selezionando pezzi di realtà, ma ben attenti ad evitare di raccontare una carica avvenuta pochi istanti prima dello scontro e sempre e comunque a difesa dell’ordine costituito.

A tutti voi possiamo solo giurare che non esiste repressione capace di farci demordere, non esiste compagno che sarà lasciato da solo.

Esistono solo l’odio e la rabbia, oggi ancora più di ieri ma, statene certi, meno di quelli che troverete domani.

ControTendenza Piacenza

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Fucilate alla testa e pugni in faccia.

Pisa, il duomo e la torre sono a due passi. L’estate non decolla, ancora non fa troppo caldo ma qui l’inizio della stagione è segnato dall’ingrossarsi del fiume dei turisti. Buoni clienti. Ne hanno fatto un mercato di questa piazza in cui solo alcuni possono fare affari. Dentro le mura, sotto la torre, hanno lasciato solo quelli dell’Opera primaziale: i bancarellai volevano espellere i senegalesi dall’area sono poi diventati i negri di turno e ora sono fuori anche loro. Tutti in piazza Manin. Ancora più in là, in via Cammeo, i senegalesi che vendono merce contraffatta: borse, bracciali, accendini. Qualche chincaglieria da “abusivi” perché ormai anche in conceria in Valdarno ti assumono come interinale e d’estate sei a casa oppure gli stipendi sono in arretrato, come l’affitto da pagare… e se l’affitto non lo paghi per quella casa di merda con altri cinque connazionali ti prendi le bastonate in mezzo alla via, come successo qualche settimana fa a Castelfranco di Sotto. A 30 km da Pisa, verso Firenze.

Poi ci sono gli sbirri. Di ogni ordine e grado, i vigili, i finanzieri la polizia di Stato. Si assicurano che le distanze vengano mantenute. I neri il più lontano possibile, poi il resto. Gli autorizzati e quelli abusivi. Se il criterio della legalità non basta a distinguere basta guardare i visi: i secondi sono sempre neri. Non sbaglia, la legge. “È che quelli qui proprio non ci devono stare”. In tutti i sensi. “Esplusioni per i clandestini”… ripete come un disco rotto mister Viminale. Sono sempre clandestini anche se si spaccano la schiena qui da trent’anni con regolare permesso di soggiorno… ma bla bla, la carta è solo carta. È proprio vero, quella è bianca e se ce l’hai non cambia il colore della pelle.

Stavolta è il turno dei carabinieri. Come al solito: sequestro della merce. Serve per le statistiche del questore. C’è rabbia. Qualche mese fa i senegalesi si difesero dai vigili e salvarono la merce. Con questi è diverso. Fanno per andare via, sono già in macchina. Qualcuno protesta, forse batte i pugni sulla macchina. Un carabiniere scende, petto in fuori. Si scaglia su una donna. Parapiglia. Fa per tornare indietro ma un cazzotto gli spacca il naso. Monta in macchina, ingrana la marcia e sfreccia.

Salvini lancia l’hashtag #tolleranzaZero e si riempie la bocca di ripristino della legalità. Il video dell’accaduto diventa virale. È tutto documentato ma nessuno parla della prepotenza del carabiniere che scatena il pugno. È quella la regola, non il pugno. Purtroppo, in un paese dove il nero è usato per fare il tiro a bersaglio: in pasto al discorso pubblico, non parla mai. È oggetto delle parole degli altri, dei loro sfoghi, delle invettive: “bestie”, “animali” “pacchia e stra-pacchia”. Ma che cazzo ne sa questo coglione che hanno fatto ministro della vita che conduce questa gente. È nero e sapere non serve perché a quello che si conosce si deve rispetto. Ma è solo un oggetto da prendere di mira. Fino anche a fargli saltare la testa. A fucilate. Era solo un “furfante abbronzato” come ha scritto Feltri. Manco i cani.

Prepotenza, umiliazione, denigrazione. È questo che vive la gente nera in questo paese. Proletari o graziati dalla sorte. Non importa. Sono vite che valgono meno. Moustafa può anche farsi quattro anni e otto mesi di galera per aver atterrato un carabiniere a Piacenza. Una piccola cambiale dopo anni di dure lotte in cui i carabinieri parlavano ai picchetti la stessa lingua violenta dei crumiri, dei capi e dei fascisti: quella delle offese e delle bastonate. Ma è un nero, Moustafa. Una condanna spropositata non rovina una vita che già non vale un cazzo anche se con una busta paga sola manteneva una famiglia di cinque persone. Come tutti i proletari. Non importa quanto si facciano il culo. Restano dei negri. Gente che vale meno. Come Balotelli, non più ricco collega di stimati professionisti, come si ama dire di quel mestiere da showbiz in cui hanno trasformato il calcio, ma solo uno che si “diverte dietro al pallone” e che neanche quando parla di sé, della sua gente e del paese in cui nato è degno di essere ascoltato. Restano dei negri per i quali un pugno in faccia sferrato all’ennesimo razzista di merda non sarà mai un rimborso sufficiente.

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