mercoledì 28 settembre 2016

CI RISIAMO CON IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA


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Se davvero il detto che dice che al peggio non c'è mai limite ieri dal palco allestito per onorare il compleanno ultracentenario della Salini Impregilo,il colosso delle costruzioni o delle devastazioni territoriali dipende da che lato si vedono le loro opere in tutto il mondo,Renzi ha dato l'assist proprio ai dirigenti del gruppo per il rilancio del progetto del ponte sullo stretto di Messina di berlusconiana memoria.
Visto che le speranze di avere le olimpiadi a Roma per il 2024 si sono ridotte al lumicino ecco che i soldi che non ci sono devono essere investiti in un'altra grande opera inutile,visto che il progetto Tav è ormai portato avanti con determinazione solo dall'Italia visto che Germania e Francia stanno disinvestendo nei progetti sulle alte velocità ferroviarie.
Quello che da più fastidio è proprio il contesto dal quale è partito il rilancio del ponte,non da un altro twitter cazzata del premier ma proprio dal pulpito di chi,se dovesse partire il bando,con quasi assoluta certezza se lo aggiudicherebbe.
L'articolo preso da Infoaut parla in maniera specifica del discorso ponte(renzi-sempre-peggio )mentre quello di Senza Soste parla in maniera più ampia della sparate del mago di Firenze che mettono a repentaglio la vita degli italiani di tutti i giorni(il-declino-di-renzi-tra-una-cazzata )parlando di politiche in materia sociale,sanitaria,di lavoro e pensioni.

Renzi sempre peggio: rilancia addirittura il Ponte sullo Stretto!

Chissà se dopo oggi anche quelli del "Renzi non mi piace, ma da qui a paragonarlo a Berlusconi ce ne vuole" si toglieranno le fette di salame dagli occhi e guarderanno la realtà per quella che è. Immediatamente dopo la decisione sulla data del referendum, che si terrà il 4 dicembre, il premier fa capire a quali forze vuole rivolgere la sua attenzione per ottenere sostegno nella (difficile) consultazione elettorale. Dal palco allestito per i 110 anni di Impregilo, una delle aziende da sempre all'avanguardia nella devastazione dei territori, il premier ha esposto il suo sostegno nientepopodimenoche..per il Ponte sullo Stretto, ovvero quella che sin dagli anni dell'apogeo di Berlusconi è considerata il massimo esempio di grande opera inutile!
La promessa sollecita qualche riflessione: o Renzi è in grande confusione mentale, o la sua strategia è ormai ben chiara. Non sembrano comprensibili infatti le motivazioni di lanciare una boutade come questa, dal dubbio appeal, ad una società che a poco più di un mese dalla tragedia di Amatrice è ormai conscia che prima anche solo di pensare ad opere del genere si debba provvedere a mettere in sicurezza i territori, a rilanciare gli investimenti sulla sanità, a rinforzare in qualche modo i redditi provati da anni e anni di crisi. Probabilmente, dopo il boccone amaro da ingoiare per le lobby dell'edilizia costituito dallo stop alle Olimpiadi, Renzi doveva assicurare qualche nuova torta da sbranare agli appetiti famelici di aziende come appunto la Impregilo.
La stessa popolazione del Sud Italia, la cui vita è stata devastata da anni di non-investimenti sulle necessità reali, sa che negli anni delle morti per i binari unici delle linee ferroviarie il Ponte sullo Stretto non è altro che l'ennesima speculazione politica sulle loro esistenze. Altro che Italia che riparte! Non sarà l'enigmatico e francamente poco credibile appello alla costruzione di una fantomatica "gigabyte society" a far guadagnare qualche punto a Renzi, nel momento in cui le priorità, come detto, sono ben altre, come mettere mano ad una disoccupazione alle stelle, all'assenza di una rete accettabile di trasporto pubblico di base, al dissesto idrogeologico che caratterizza la gran parte del nostro paese.
Renzi dimostra ulteriormente quale sia la sua linea: tirare dritto sulla strada della ricerca del consenso dei giganti dell'economia nostrana, sapendo che neanche l'enfasi - anch'essa molto berlusconiana - sui 100.000 posti di lavoro che l'opera porterebbe con sè riuscirà a fargli guadagnare consenso. Del resto tutti i sondaggi mostrano come il NO sia in forte vantaggio, nonostante un'informazione a senso più che unico e l'appoggio pressochè totale di tutti i poteri che contano, dall'ambasciatore americano a Confindustria. Appoggi guadagnati grazie a misure come il JobsAct e la BuonaScuola che lungi dall'aver portato benefici reali alle persone hanno ulteriormente innalzato i processi di disciplinamento negli istituti come sui luoghi di lavoro, in una coerente strategia ultraliberista.
La china di Renzi verso la consultazione appare sempre più chiara: una costante politica degli annunci, il più possibile dal forte impatto mediatico, volti ad accreditarsi con maggiore forza possibile verso i padroni del vapore, unici suoi alleati: una strategia che nasconde la dura realtà, quella di una sfiducia fortissima nei confronti del governo che andrà incentivata sempre di più soprattutto con pratiche di attivazione dal basso, a partire dall'assemblea di questo sabato, 1 ottobre, che si interrogherà a Roma su come costruire nei territori il NO sociale al governo Renzi.

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Non tutti i presidenti del consiglio di centrosinistra sono uguali: tra un premier di scuderia (Letta) e uno acquisito (Monti) abbiamo avuto delle vere iniezioni di serietà. Sia nelle forme della comunicazione, Letta parla un ottimo inglese che Renzi si è messo in testa di imitare con l'effetto che sappiamo, che nelle intenzioni. Peccato che le politiche fossero disastrose, tipiche di chi vuol restare dentro un modello di sviluppo bollito perchè, almeno con quello, ha una rendita certa. Basti ricordare che, con Monti, l'Italia ha finanziato il salvataggio dei crediti delle banche tedesche e francesi, rimasti incagliati nelle banche greche e portoghesi, in misura molto maggiore di quanto sia intervenuta sulla situazione bancaria nazionale.
Matteo Renzi che, a parole, è arrivato a palazzo Chigi per dare una spinta al paese, è altrettanto disastroso e, in compenso, non è neanche serio. Oltretutto la riforma costituzionale, sulla quale si gioca la testa (politicamente parlando), non ha alcun peso economico. E le eventuali oscillazioni di borsa, prima o dopo il referendum, nel caso saranno collegate allo stato del settore bancario, scosso magari anche dall'ennnesima crisi di comando, piuttosto che alla Costituzione magari non approvata. La riforma Renzi-Boschi della costituzione non consente un risvolto neanche contabile: Cnel e province, che sarebbero abolite con un "si" al referendum, sono enti svuotati da tempo senza possibilità di rinascita. L'abolizione della riforma del titolo V della Costituzione, promossa da Renzi, se non la faranno l'elettorato o il parlamento ci penserà l'eventuale pressione dei mercati finanziari.
Insomma, Matteo Renzi si gioca tutto su una riforma non organica, non epocale. Probabilmente la Costituzione riformata serviva più a una nuova grande coalizione (quella morta dopo il Nazareno) che alle esigenze di una finanza che ha già le mani libere. La vera riforma costituzionale l'ha fatta il centrosinistra di Bersani assieme a Monti: l'introduzione del pareggio di bilancio. Un orrore economico-sociale che ha accompagnato il crollo degli investimenti pubblici e privati nel paese. Nessuno che ci abbia fatto caso, dove c'è l'obbligo del pareggio del bilancio il pubblico non può investire e il privato non vuole (non si investe in un paese fermo), ma in Italia quando ci si è riempiti la bocca col "rigore" ci si considera politicamente arrivati.
Il punto però è che Renzi questa benedetta riforma, che contiene articoli che sono un inno al contenzioso presso la Corte Costituzionale (il famigerato articolo 70 ad esempio), deve farsela approvare. Per poi continuare a tirare politicamente a campare quanto possibile. E allora vai, prima di tutto, con trasmissioni a reti unificate: una muraglia crossmediale di dichiarazioni di Renzi e dei suoi prossimi, tutte uguali e tutte accolte in modo acritico, che tessono l'elogio della propria riforma. E poi vai con le promesse: dai centomila posti di lavoro con il ponte sullo stretto, al raddoppio della quattordicesima per le fasce di pensionati piu' indigenti, al bonus di 5000 euro per trovare un nuovo lavoro. Un diluvio di promesse di sconti, di vantaggi, di benefit come se si fosse appena scaricato un volantino Unieuro piuttosto che un programma di palazzo Chigi. Certo, la dice lunga sullla concezione che il governo ha della società italiana. Quale sia il rapporto tra la quattordicesima "raddoppiata" ai pensionati e l'abolizione della riforma del titolo V della costituzione è un mistero. Anzi, il rapporto viene, di fatto, negato. Eppure, l'insistenza di Renzi, in termini di messaggio di propaganda, serve proprio per rafforzare questo legame: se votate la riforma il governo tiene allora arrivano le pensioni. E' uno dei punti piu' bassi della storia della repubblica, pur in un paese rotto ad ogni cialtroneria: un governo senza prospettiva economica, emarginato in Europa (basta leggere lo scherno con il quale la stampa tedesca tratta Renzi da sempre), senza consento maggioritario cerca la strada del consenso spicciolo. Quello strappato a suon di piccole promesse, di bonus immaginari, di promesse improbabili (la mitica riduzione delle tasse, tirata fuori in primavera poi lasciata cadere in discrezione) nella speranza di rosicchiare qualche voto e rimanere cosi' in sella.
Il cantore della rottamazione, ottimo per gonfiare il petto alle serate presso la platea amica della Leopolda, prova così, di cazzata in cazzata, a sopravvivere come il presidente del consiglio di un governicchio balneare dei tempi andati. Della boria e della baldanza tipiche della partenza è rimasta, quella si, la disinvoltura nello spararle sempre più grosse. Eppure Renzi era arrivato anche a dire che l'Italia sarebbe cresciuta più della Germania. Il successore, che si tratti di un proconsole di qualche fondo di "assistenza" europea o di un sobrio interprete dello stile littorio-liberista ministeriale, non sarà così vivace. Dopo il carnevale renziano, con i suoi personaggi improbabili e chiassosi, la quaresima sarà tra le più luttuose di sempre.
redazione, 27 settembre 2016

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