sabato 2 gennaio 2016

I FURBI DELLE TASSE PAGATE ALL'ESTERO

Il problema dell'evasione delle tasse,come sottolineato pure dal discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Mattarella,oltre che un reato che dovrebbe essere perseguito e punito dalla legge,ha una importante valore morale per chi lo compie e per chi deve pagare per chi non lo fa,il classico esempio della furberia italiana.
Lo sconto di circa un terzo di quello che l'azienda Apple avrebbe dovuto interamente corrispondere su quello dovuto al nostro paese è un regalo bello e buono al colosso informatico statunitense che al posto di pagare all'agenzia delle entrate un miliardo di Euro ne verserà 318 milioni.
E come la Apple sono decine le aziende sotto il mirino dell'agenzia italiana e altre ancora legate al mondo on line come Google,Amazon,Western Digital e Facebook potrebbero subire in futuro lo stesso trattamento e le stesse regalie.
E comunque sono anche centinaia i singoli cittadini che ogni anno ricorrono a questo trucco legalizzato dichiarando residenza all'estero in paradisi fiscali eludendo di pagare le tasse al proprio paese dando una sorta di una tantum che è parecchio minore al corrispettivo dovuto.
Non è certo la prima volta che capita questo e sia le aziende che le singole persone fanno i loro dovuti calcoli visto che se alla fine vengono pizzicati versano comunque una cifra irrisoria rispetto a quello che avrebbero dovuto pagare.
Mentre il povero contribuente vede la tassazione piombargli addosso con percentuale sul proprio reddito tra le più alte al mondo anche per ovviare a questi ingiusti regali:altro che lo sconto,in un mondo lontanamente giusto dovrebbero pagare una pesante multa oltre che a risarcire e comunque pagare quello dovuto.
 
Apple e i generosi sconti in Italia alle multinazionali che evadono le tasse.
Da contropiano.org

La notizia viene paradossalmente data come  positiva: la Apple pagherà le imposte dovute allo Stato italiano per gli ottimi affari realizzati nel nostro paese (vi ricordate la kermesse del 2 luglio all'Apple store di Milano?). Ma la notizia va letta tutta e in controluce: la Apple doveva pagare quasi 1 miliardo di euro di evasione fiscale ma ne pagherà solo meno di un terzo, 318 milioni per l’esattezza. Un trattamento decisamente generoso, da fare invidia ai milioni di contribuenti che fanno i conti con le implacabili contestazioni del Mef e devono pagare fino all’ultimo euro. E’ un problema di “peso” risponderanno i soliti pragmatici. “Meglio che una multinazionali paghi un terzo del dovuto piuttosto che vederla andar via dal paese” ci ripetono in continuazione perpetrando una logica del ricatto e della subalternità che andrebbe spezzata con decisione. Al di là delle mille possibili contestazioni politiche e morali a questo impianto di ragionamento, un aspetto del problema è proprio quello fiscale.
Le multinazionali infatti depositano i loro libri contabili nei paesi che offrono i sistemi fiscali più vantaggiosi, praticando a piene mani quel dumping fiscale tanto deplorato ma altrettanto praticato a tutti i livelli anche dentro l’Unione Europea.  Ad esempio l’attività economica della Apple in Italia pagava però le imposte in Irlanda dove sono tra lo 0,05 e lo 0,06% rispetto al 27,5% previsto nel nostro paese ( dove le attività industriali continuano ad avere una tassazione più alta di quelle finanziarie o immobiliari).
Alla fine la Apple ha ammesso ufficialmente l’esistenza di una sua “stabile ed occulta organizzazione in Italia” (sembra quasi di parlare dell’Isis, ndr) ed è pervenuta ad un accordo con il Ministero delle Finanze sia per sanare le imposte dovute sia per coordinare il pagamento di quelle future.  Lo sconto sui pagamenti dovuti è stato, come abbiamo visto, assai generoso. A quel punto l’ufficio contabilità della Apple ha compilato un modello F24 (come quello che molti hanno usato per pagare la Tasi) ed ha versato il malloppo. Sembra che contenziosi e accordi analoghi sia in itinere anche con Google, Amazon, Western Digital e Facebook.
Ma la generosità del Ministero delle Finanze verso le multinazionali può mettere a memoria anche un altro sconto generoso, quello fatto ad una società operante nel verminaio del gioco d’azzardo online: la PokerStars.  Aveva dichiarato dei mancati ricavi per 300 milioni di euro… ne pagherà al fisco solo 10. Una conferma che le società concessionarie o attive nel gioco d’azzardo continuano a usufruire nel nostro paese di una indulgenza fiscale estremamente sospetta.

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