domenica 29 novembre 2015

LIBERTA',SICUREZZA E REPRESSIONE

Siamo disposti a barattare la libertà con le misure speciali sulla sicurezza adottate dopo i fatti di Parigi?
Proprio nella capitale francese,dopo gli appelli di Hollande di tornare a vivere come s è sempre fatto,di andare a passeggiare,al cinema,al ristorante,quete misure straordinarie inficiano una vita vera,perché anche il diritto di manifestare per molti è un modo di vivere la propria vita come andare a mangiare una pizza.
Gli articoli presi da Infoaut(il primo presenta un'intervista:http://www.infoaut.org/index.php/blog/prima-pagina/item/16006-un-clima-da-paura-lacrimogeni-a-parigi-su-chi-manifesta )parlano della conferenza mondiale sul clima(Cop 21)e il primo parla degli aggiornamenti sugli scontri dei manifestanti di un corteo che non era stato autorizzato così come saranno vietate manifestazione per le prossime settimane,con la polizia.
Il secondo parla più nello specifico dell'associazione che è nata nella testa dei politici che chi cerca di manifestare è sinonimo di terrorismo,con tutto quello che succede ovviamente di sbagliato e di repressivo.

Un clima... da paura! (lacrimogeni a Parigi su chi manifesta).

16h45 :In Place de la République, 200 persone restano imbottigliate. Notizie dalla piazza parlano di lancio di granate stordenti ad altezza uomo.

16.30: la polizia conferma almeno un centinaio di arresti.

16: imbottigliamenti e cariche. La polizia cerca di disperdere. Centinaia di persone partono in manif sauvage.

15: Circa 2000 persone restano nella piazza. I poliziotti lanciano numerose granate offensive (molte ad altezza uomo!), i manifestanti rispondono gettando pietre. molte cariche, almeno un ferito per le granate. stordenti.

14:45 : ennesimo gasamento e cariche dopo il lancio di pietre, oggetti e numerose scarpe contro la polizia. Metropolitana chiusa. Scontri a margine della rue du Temple. Piazza sommersa dai gas lacrimogeni
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Non più di due settimane fa, si è verificato in Brasile un disastro ecologico senza precedenti nella storia del paese: la diga di un gigantesco deposito di fanghi tossici prodotti dalle miniere (ferro, mercurio, arsenico...ecc) si è rotta  invadendo il corso d'acqua e i terreni circostanti di un'ampia regione, non lontana da Rio de Janeiro,  per giungere fino all'oceano. Qualcuno ha parlato di "Fukushima brasiliana", ultimo capitolo di una lunghissima lista di grandi disastri che costella come un ombra rimossa la storia lunga del sistema capitalistico: Chernobyl, Seveso, Bhopal, vari incidenti petroliferi, prima ancora la distruzione di interi ecositemi per l'impianto forzato di monoculture (rese possibili dalla parallela introduzione forzata dello sfruttamento schiavistico della forza-lavoro), prosciugamento di interi bacini idrici (fiume Giallo, lago Aral)...

Quest'immagine è la rappresentazione plastica del disastro quotidiano in cui viviamo, dove una parte consistente (destinata ad aumentare in termini assoluti e relativi) della popolazione mondiale si riproduce e si riprodurrà sempre più tra rifiuti, nocività e scarsità d'accesso alle risorse primarie per la vita.

"System Change Not Climate Change!" dicono da qualche anno i movimenti, individuando con metodo la sorgente del problema. In molte città del mondo si sono tenute e si stanno tenendo in queste ore mobilitazioni contro la Conferenza Globale sul Clima che quest'anno si tiene a Parigi, una delle città più iper-blindate e securizzate del mondo che, dopo gli attentati di due settimane fa, ha visto istituzionalizzare di fatto lo stato d'emergenza.

Nei giorni scorsi (fino alle ultime 24 ore) si sono svolte numerose perquisizioni, fermi  (gardes-a-vue) e arresti domiciliari ai danni di decine di compagn* e attivist*. Carovane giunte da diversi angoli della Francia (tra tutte, quella partita dalla zad di Notre-Dame-des-Landes) sono state ripetutamente fermate, ostacolate nella loro marcia.

Oggi nella capitale francese si stanno svolgendo più iniziative in un clima surreale, tra catene umane rigorosamente confinate sui marciapiedi e scarpe ammucchiate per simboleggiare le presenze vietate dalla Rèpublique.

Ma un assembramento meno propenso ad accettare i divieti si è comunque dato appuntamento in Place de la Repubblique per manifestare contro la gestione capitalistica globale del clima e contro lo stato d'emergenza varato da Hollande e Valls con il sostegno dei media e l'acquiescenza passiva e terrorizzata dell'opinione pubblica.

Almeno 3000 persone si sono concentrate nella e  ai bordi della piazza, sfidando un dispositivo di controllo poliziesco senza precedenti. Molto velocemnete (intorno alle 14.30) sono iniziati a piovere i lacrimogeni sui manifestanti indisponibili a vievere nel terrore del prossimo attentato o della prossima catastrofe climatica.
 
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Francia, l’eccezione si fa Stato, contro i militanti di sinistra.
Arresti domiciliari per il responsabile del legal team della Coalizione Francese COP21. Una montagna di abusi di polizia in nome dello stato d’eccezione. La testimonianza di due attivisti perquisiti,

di Checchino Antonini ed Eugenia Foddai.

Il ministro degli interni francese, Bernard Cazeneuve, perde i nervi, confonde e assimila il movimento associativo al terrorismo. La notizia ci arriva dalla rete internazionale che sta organizzando le mobilitazioni ambientaliste per Cop 21 proprio nel giorno in cui la Francia ha La ha informato il consiglio D’europa “della sua decisione di derogare alla Convenzione europea dei diritti umani” a seguito dell’adozione dello stato di emergenza.  Tali misure “potrebbero necessitare una deroga a certi diritti garantiti dalla Convenzione europea dei diritti umani”, ha spiegato il Consiglio europeo.
Dopo aver proibito le manifestazioni civili durante la COP21ecco che il ministro dell’interno mette ai domiciliari Joel Domenjoud, responsabile del team legale della Coalizione Francese COP21, perché farebbe parte della estrema sinistra parigina che vorrebbe mettere in discussione lo svolgimento della COP21. Domenjoud è obbligato a firmare tre volte al giorno al commissariato. «Se avevamo bisogno di una conferma che lo stato d’emergenza è un pericolo per la libertà pubbliche, questa misura ne costituisce una prova, rivelando che la lotta al terrorismo viene usata come pretesto per vietare tutte le voci dissonanti. Come avevamo già denunciato, lo stato d’emergenza si accompagna a misure sempre più arbitrarie. Chiediamo con forza di togliere immediatamente i domiciliari a Joel Domenjoud».
Joel Domenjoud sarà ai domiciliari fino al 12 dicembre, cioè, all’indomani della Conferenza per il clima. In tutta la Francia, le prefetture stanno applicando il divieto di manifestazioni. Indre e Loira, la prefettura del Rodano, hanno recentemente vietato “qualsiasi evento o riunione di strada pubblica [...] su tutto il territorio del dipartimento, indipendentemente dal motivo, con l’eccezione dei tributi per le vittime degli attacchi al 13 novembre 2015, nei giorni di sabato 28 novembre 2015 domenica 29 novembre 2015 lunedì 30 novembre 2015″.
Il sito Bastamag ha raccontato il raid della polizia contro due coltivatori bio a causa della loro attività militanti. Nel 2012, avevano bloccato il casello autostradale di Mussomeli per protestare contro l’aeroporto di Notre-Dame-des-Landes.
Il 24 novembre, il prefetto della Dordogna ha ordinato una perquisizione in una fattoria del Périgor. La polizia cercava “persone, armi o oggetti che possono essere collegati ad attività terroristiche” ma, tra le 1233 perquisizioni amministrative condotte finora in Francia in questi giorni, gli abusi cominciano ad accumularsi.
L’azienda di Elodie e Julien, a metà strada tra Perigueux e Angouleme, è indicata in un opuscolo dell’ufficio turistico al capitolo “Vendita diretta di frutta e verdura”, Martedì mattina alle 7 del mattino del 20, dalla sua camera con vista sul retro della casa, un amico ospitato dalla coppia ha sentito porte che sbattevano, si vedeva la luce delle torce. “Quando siamo scesi, la polizia era già in cucina”, dice Elodie, 36 anni. Non sa se l’amico “ha aperto o se sono entrati loro”, in ogni caso “la porta era aperta.” Prima che lei e il suo compagno Julien, 34enne, davanti a loro si sono schierati una decina di gendarmi venuti da Nontron Ribérac e Verteillac.
I coltivatori chiedono spiegazioni, la polizia invoca lo stato di emergenza e mostra loro un mandato di perquisizione firmato dal prefetto Christophe Bay. Secondo il documento, facendo riferimento agli attacchi del 13 novembre e per “la gravità della minaccia terroristica sul territorio nazionale”, “ci sono serie ragioni per ritenere” che da loro “si potrebbero trovare persone, armi o oggetti collegati ad attività terroristiche”. “Cosa si aspettavano, delle bombe camuffate da verdura?”, ha provato a scherzare Elodie dopo lo spavento. Trasferiti da tre anni e mezzo in Dordogna, Julien e la sua ragazza hanno una figlia di due anni, vendono verdure di stagione al mercato del sabato.
Per quasi tre ore, la polizia ha perquisito ogni stanza guardando “in armadi, cassapanche, biblioteca, angoli, scatole”, ha raccontato Elodie. Sembravano “molto interessati a piccoli taccuini, ritagli di giornale, ai libri gli interessavano meno. “Ci hanno chiesto del G8, dei vertici dell’UE, delle proteste per l’ambiente, citando anche la COP 21. Ovviamente, la ricerca ha a che fare con il nostro attivismo”. Questa impressione è confermata quando la polizia finalmente ha evocato “una cosa tangibile”, un’azione a cui Elodie e Julien hanno partecipato tre anni fa contro l’aeroporto a Notre-Dame-des-Landes, bloccando l’uscita autostradale Mussidan. Come in Val Susa, gli ambientalisti stanno presidiando da anni l’area per impedire la grande opera. L’anno scorso, durante una manifestazione, la polizia ha ucciso un manifestante. Il poliziotto più zelante ha spiegato agli abitanti della fattoria che, con lo stato di emergenza, ogni incontro pubblico è vietato, e che l’organizzazione di un evento è illegal. Elodie ha chiesto: “Se si trovasse una carta che dimostra che sto organizzando un evento, mi arrestereste?”La risposta dell’agente è stata affermativa sì. Ma non hanno trovato niente del genere”.
I computer in casa sono stati connessi a un dispositivo che sembrava un hard disc esterno, a quanto pare per copiare il contenuto, senza nemmeno bisogno di chiedere per le password. Hanno anche collegati i telefoni cellulari ad una macchina, spiegando che il software viene attivato sulla base di parole chiave.
Quando gli occhi dell’agente trovano sugli adesivi della CNT, la polizia chiede di cosa si tratta. “Questo è il mio sindacato”, risponde Elodie. Anche l’amico ospitato verrà perquisito. L’agricoltura non sembra suscitare la loro curiosità. La conversazione prende una piega più preoccupante quando la polizia vede scritto “Bruxelles” in un taccuino e sulla carta d’identità di Julien, che ha lavorato in Belgio, dove ha ancora amici. Vogliono sapere se la coppia ci va spesso. Questo segno di agitazione febbrile infastidisce Elodie: “Di cosa stiamo parlando? Si parla di estrema sinistra e improvvisamente si intende che siamo gli islamisti? Non sappiamo che cosa cercavano. Per tutta risposta, l’agente ci esortava a vedersela con il prefetto, stiamo eseguendo gli ordini, diceva”.
Come molti attivisti, i due agricoltori temono le conseguenze di uno stato di emergenza.
La prefettura (il prefetto è considerato un duro), contattata da Bastamag, si rifiuta di commentare questo caso particolare. “Stiamo preparando un comunicato stampa per la fine della settimana sul numero di ricerche amministrative, ma nient’altro”. Lunedi scorso, il primo rapporto era stato reso pubblico: 26 perquisizioni amministrative in Dordogna dopo l’entrata in vigore dello stato di emergenza, tra la notte del 13 novembre e il 14. Una raccolta di armi detenute illegalmente, è stata consegnata alla polizia e distrutta.
Sul territorio francese, ci sono stati 1233 perquisizioni, 165 arresti, 142 custodie cautelari, e il sequestro di 230 armi. Un certo numero di abusi e stranezze stato denunciato: per esempio, una bambina di sei anni ferito a Nizza, un TGV sfollato per un film d’azione, un trombettiere trattenuto senza motivo alla Gare du Nord di Parigi, un ristorante perquisito dalla polizia durante l’orario di apertura.
Il ministro dell’Interno ha promesso che avrebbe inviato una circolare a tutti i prefetti in modo che queste indagini da stato di emergenza, siano fatte in conformità con la legge. Certo è che se nessuno impedisce ai prefetti di fare in modo che diritti siano rispettati.
da popoffquotidiano.it

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