Siamo disposti a barattare la libertà con le misure speciali sulla sicurezza adottate dopo i fatti di Parigi?
Proprio nella capitale francese,dopo gli appelli di Hollande di tornare a vivere come s è sempre fatto,di andare a passeggiare,al cinema,al ristorante,quete misure straordinarie inficiano una vita vera,perché anche il diritto di manifestare per molti è un modo di vivere la propria vita come andare a mangiare una pizza.
Gli articoli presi da Infoaut(il primo presenta un'intervista:
http://www.infoaut.org/index.php/blog/prima-pagina/item/16006-un-clima-da-paura-lacrimogeni-a-parigi-su-chi-manifesta )parlano della conferenza mondiale sul clima(Cop 21)e il primo parla degli aggiornamenti sugli scontri dei manifestanti di un corteo che non era stato autorizzato così come saranno vietate manifestazione per le prossime settimane,con la polizia.
Il secondo parla più nello specifico dell'associazione che è nata nella testa dei politici che chi cerca di manifestare è sinonimo di terrorismo,con tutto quello che succede ovviamente di sbagliato e di repressivo.
Un clima... da paura! (lacrimogeni a Parigi su chi
manifesta).
16h45 :In Place de la République, 200 persone restano imbottigliate. Notizie dalla
piazza parlano di lancio di granate stordenti ad altezza uomo.
16.30: la polizia conferma almeno un centinaio di
arresti.
16: imbottigliamenti e cariche. La polizia cerca di
disperdere. Centinaia di persone partono in
manif sauvage.
15: Circa 2000 persone restano
nella piazza. I poliziotti lanciano numerose granate offensive (molte ad altezza
uomo!), i manifestanti rispondono gettando pietre. molte cariche, almeno un
ferito per le granate. stordenti.
14:45 : ennesimo gasamento e
cariche dopo il lancio di pietre, oggetti e numerose scarpe contro la polizia.
Metropolitana chiusa. Scontri a margine della rue du Temple. Piazza sommersa dai
gas lacrimogeni
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Non più di due settimane fa, si è verificato in Brasile un disastro ecologico
senza precedenti nella storia del paese: la diga di un gigantesco deposito di
fanghi tossici prodotti dalle miniere (ferro, mercurio, arsenico...ecc) si è
rotta invadendo il corso d'acqua e i terreni circostanti di un'ampia regione,
non lontana da Rio de Janeiro, per giungere fino all'oceano. Qualcuno ha
parlato di "Fukushima brasiliana", ultimo capitolo di una lunghissima lista di
grandi disastri che costella come un ombra rimossa la storia lunga del sistema
capitalistico: Chernobyl, Seveso, Bhopal, vari incidenti petroliferi, prima
ancora la distruzione di interi ecositemi per l'impianto forzato di monoculture
(rese possibili dalla parallela introduzione forzata dello sfruttamento
schiavistico della forza-lavoro), prosciugamento di interi bacini idrici (fiume
Giallo, lago Aral)...
Quest'immagine è
la rappresentazione plastica del disastro quotidiano in cui viviamo, dove una
parte consistente (destinata ad aumentare in termini assoluti e relativi) della
popolazione mondiale si riproduce e si riprodurrà sempre più tra rifiuti,
nocività e scarsità d'accesso alle risorse primarie per la vita.
"System Change Not Climate Change!" dicono da
qualche anno i movimenti, individuando con metodo la sorgente del problema. In
molte città del mondo si sono tenute e si stanno tenendo in queste ore
mobilitazioni contro la Conferenza Globale sul Clima che quest'anno si tiene a
Parigi, una delle città più iper-blindate e securizzate del mondo che, dopo gli
attentati di due settimane fa, ha visto istituzionalizzare di fatto lo stato
d'emergenza.
Nei giorni scorsi (fino alle ultime 24 ore) si sono svolte numerose
perquisizioni, fermi (gardes-a-vue) e arresti domiciliari ai danni di decine di
compagn* e attivist*. Carovane giunte da diversi angoli della Francia (tra
tutte, quella partita dalla zad di Notre-Dame-des-Landes) sono state
ripetutamente fermate, ostacolate nella loro marcia.
Oggi nella capitale francese si stanno svolgendo più iniziative in un
clima surreale, tra catene umane rigorosamente confinate sui marciapiedi e
scarpe ammucchiate per simboleggiare le presenze vietate dalla Rèpublique.
Ma un assembramento meno propenso ad accettare i divieti si è
comunque dato appuntamento in Place de la Repubblique per manifestare contro la
gestione capitalistica globale del clima e contro lo stato d'emergenza varato da
Hollande e Valls con il sostegno dei media e l'acquiescenza passiva e
terrorizzata dell'opinione pubblica.
Almeno 3000 persone si sono concentrate nella e ai bordi della
piazza, sfidando un dispositivo di controllo poliziesco senza precedenti. Molto
velocemnete (intorno alle 14.30) sono iniziati a piovere i lacrimogeni sui
manifestanti indisponibili a vievere nel terrore del prossimo attentato o della
prossima catastrofe climatica.
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Francia, l’eccezione si fa Stato, contro i militanti di sinistra.
Arresti domiciliari per il responsabile del legal team della Coalizione
Francese COP21. Una montagna di abusi di polizia in nome dello stato
d’eccezione. La testimonianza di due attivisti perquisiti,
di Checchino Antonini ed Eugenia Foddai.
Il ministro degli interni francese, Bernard Cazeneuve, perde i nervi,
confonde e assimila il movimento associativo al terrorismo. La notizia ci arriva
dalla rete internazionale che sta organizzando le mobilitazioni ambientaliste
per Cop 21 proprio nel giorno in cui la Francia ha La ha informato il consiglio
D’europa “della sua decisione di derogare alla Convenzione europea dei diritti
umani” a seguito dell’adozione dello stato di emergenza. Tali misure
“potrebbero necessitare una deroga a certi diritti garantiti dalla Convenzione
europea dei diritti umani”, ha spiegato il Consiglio europeo.
Dopo aver proibito le manifestazioni civili durante la COP21ecco che il
ministro dell’interno mette ai domiciliari Joel Domenjoud, responsabile del team
legale della Coalizione Francese COP21, perché farebbe parte della estrema
sinistra parigina che vorrebbe mettere in discussione lo svolgimento della
COP21. Domenjoud è obbligato a firmare tre volte al giorno al commissariato. «Se
avevamo bisogno di una conferma che lo stato d’emergenza è un pericolo per la
libertà pubbliche, questa misura ne costituisce una prova, rivelando che la
lotta al terrorismo viene usata come pretesto per vietare tutte le voci
dissonanti. Come avevamo già denunciato, lo stato d’emergenza si accompagna a
misure sempre più arbitrarie. Chiediamo con forza di togliere immediatamente i
domiciliari a Joel Domenjoud».
Joel Domenjoud sarà ai domiciliari fino al 12 dicembre, cioè, all’indomani
della Conferenza per il clima. In tutta la Francia, le prefetture stanno
applicando il divieto di manifestazioni. Indre e Loira, la prefettura del
Rodano, hanno recentemente vietato “qualsiasi evento o riunione di strada
pubblica [...] su tutto il territorio del dipartimento, indipendentemente dal
motivo, con l’eccezione dei tributi per le vittime degli attacchi al 13 novembre
2015, nei giorni di sabato 28 novembre 2015 domenica 29 novembre 2015 lunedì 30
novembre 2015″.
Il sito Bastamag ha raccontato il raid della polizia contro due coltivatori
bio a causa della loro attività militanti. Nel 2012, avevano bloccato il casello
autostradale di Mussomeli per protestare contro l’aeroporto di
Notre-Dame-des-Landes.
Il 24 novembre, il prefetto della Dordogna ha ordinato una perquisizione in
una fattoria del Périgor. La polizia cercava “persone, armi o oggetti che
possono essere collegati ad attività terroristiche” ma, tra le 1233
perquisizioni amministrative condotte finora in Francia in questi giorni, gli
abusi cominciano ad accumularsi.
L’azienda di Elodie e Julien, a metà strada tra Perigueux e Angouleme, è
indicata in un opuscolo dell’ufficio turistico al capitolo “Vendita diretta di
frutta e verdura”, Martedì mattina alle 7 del mattino del 20, dalla sua camera
con vista sul retro della casa, un amico ospitato dalla coppia ha sentito porte
che sbattevano, si vedeva la luce delle torce. “Quando siamo scesi, la polizia
era già in cucina”, dice Elodie, 36 anni. Non sa se l’amico “ha aperto o se sono
entrati loro”, in ogni caso “la porta era aperta.” Prima che lei e il suo
compagno Julien, 34enne, davanti a loro si sono schierati una decina di gendarmi
venuti da Nontron Ribérac e Verteillac.
I coltivatori chiedono spiegazioni, la polizia invoca lo stato di emergenza e
mostra loro un mandato di perquisizione firmato dal prefetto Christophe Bay.
Secondo il documento, facendo riferimento agli attacchi del 13 novembre e per
“la gravità della minaccia terroristica sul territorio nazionale”, “ci sono
serie ragioni per ritenere” che da loro “si potrebbero trovare persone, armi o
oggetti collegati ad attività terroristiche”. “Cosa si aspettavano, delle bombe
camuffate da verdura?”, ha provato a scherzare Elodie dopo lo spavento.
Trasferiti da tre anni e mezzo in Dordogna, Julien e la sua ragazza hanno una
figlia di due anni, vendono verdure di stagione al mercato del sabato.
Per quasi tre ore, la polizia ha perquisito ogni stanza guardando “in armadi,
cassapanche, biblioteca, angoli, scatole”, ha raccontato Elodie. Sembravano
“molto interessati a piccoli taccuini, ritagli di giornale, ai libri gli
interessavano meno. “Ci hanno chiesto del G8, dei vertici dell’UE, delle
proteste per l’ambiente, citando anche la COP 21. Ovviamente, la ricerca ha a
che fare con il nostro attivismo”. Questa impressione è confermata quando la
polizia finalmente ha evocato “una cosa tangibile”, un’azione a cui Elodie e
Julien hanno partecipato tre anni fa contro l’aeroporto a Notre-Dame-des-Landes,
bloccando l’uscita autostradale Mussidan. Come in Val Susa, gli ambientalisti
stanno presidiando da anni l’area per impedire la grande opera. L’anno scorso,
durante una manifestazione, la polizia ha ucciso un manifestante. Il poliziotto
più zelante ha spiegato agli abitanti della fattoria che, con lo stato di
emergenza, ogni incontro pubblico è vietato, e che l’organizzazione di un evento
è illegal. Elodie ha chiesto: “Se si trovasse una carta che dimostra che sto
organizzando un evento, mi arrestereste?”La risposta dell’agente è stata
affermativa sì. Ma non hanno trovato niente del genere”.
I computer in casa sono stati connessi a un dispositivo che sembrava un hard
disc esterno, a quanto pare per copiare il contenuto, senza nemmeno bisogno di
chiedere per le password. Hanno anche collegati i telefoni cellulari ad una
macchina, spiegando che il software viene attivato sulla base di parole
chiave.
Quando gli occhi dell’agente trovano sugli adesivi della CNT, la polizia
chiede di cosa si tratta. “Questo è il mio sindacato”, risponde Elodie. Anche
l’amico ospitato verrà perquisito. L’agricoltura non sembra suscitare la loro
curiosità. La conversazione prende una piega più preoccupante quando la polizia
vede scritto “Bruxelles” in un taccuino e sulla carta d’identità di Julien, che
ha lavorato in Belgio, dove ha ancora amici. Vogliono sapere se la coppia ci va
spesso. Questo segno di agitazione febbrile infastidisce Elodie: “Di cosa stiamo
parlando? Si parla di estrema sinistra e improvvisamente si intende che siamo
gli islamisti? Non sappiamo che cosa cercavano. Per tutta risposta, l’agente ci
esortava a vedersela con il prefetto, stiamo eseguendo gli ordini, diceva”.
Come molti attivisti, i due agricoltori temono le conseguenze di uno stato di
emergenza.
La prefettura (il prefetto è considerato un duro), contattata da Bastamag, si
rifiuta di commentare questo caso particolare. “Stiamo preparando un comunicato
stampa per la fine della settimana sul numero di ricerche amministrative, ma
nient’altro”. Lunedi scorso, il primo rapporto era stato reso pubblico: 26
perquisizioni amministrative in Dordogna dopo l’entrata in vigore dello stato di
emergenza, tra la notte del 13 novembre e il 14. Una raccolta di armi detenute
illegalmente, è stata consegnata alla polizia e distrutta.
Sul territorio francese, ci sono stati 1233 perquisizioni, 165 arresti, 142
custodie cautelari, e il sequestro di 230 armi. Un certo numero di abusi e
stranezze stato denunciato: per esempio, una bambina di sei anni ferito a Nizza,
un TGV sfollato per un film d’azione, un trombettiere trattenuto senza motivo
alla Gare du Nord di Parigi, un ristorante perquisito dalla polizia durante
l’orario di apertura.
Il ministro dell’Interno ha promesso che avrebbe inviato una circolare a
tutti i prefetti in modo che queste indagini da stato di emergenza, siano fatte
in conformità con la legge. Certo è che se nessuno impedisce ai prefetti di fare
in modo che diritti siano rispettati.
da popoffquotidiano.it